Cos'è il capitale sociale o capitale di rischio? Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi del finanziamento con capitale proprio? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Il capitale proprio è la quota di capitale conferita in azienda o in una società dai suoi proprietari. Essa varia a seconda della struttura organizzativa, per le società di capitali (S.r.l., S.a.p. A., S.p.A.) è infatti previsto un conferimento finanziario formale da parte di uno o più detentori della proprietà societaria, mentre un'impresa individuale viene dotata di capitale proprio attraverso gli apporti, formali o non, di denaro o di altri beni, mobili e immobili, effettuati dal (co)proprietario o dai suoi familiari. Tali apporti possono avvenire sia in sede di costituzione sia durante la normale attività di gestione, anche in forma di ricapitalizzazione o autofinanziamento qualora l'azienda decida di reinvestire al suo interno gli utili realizzati. Finanziare un'impresa con capitale proprio può essere vantaggioso, ma può presentare anche determinate problematicità.

Un buon livello di mezzi propri rappresenta indubbiamente una sicurezza per i creditori e in quanto tale garantisce all'azienda un merito creditizio migliore; inoltre, il capitale proprio non comporta l'obbligo di remunerazione, il che significa che nel caso in cui l'azienda si trovi in difficoltà non è obbligata a ripagarlo (contrariamente a quel che accade per le fonti di finanziamento da terzi – debito bancario) e può liberamente decidere di trattenere al suo interno gli utili. Tuttavia il finanziamento di capitale proprio comporta, soprattutto per le società di capitale dove questo avviene con l'emissione di nuove azioni, una potenziale perdita di controllo sull'azienda da parte del fondatore, in quanto i versamenti a titolo di capitale sociale garantiscono a coloro che li effettuano il diritto alla proprietà societaria. Di conseguenza, i fondatori o i proprietari possono subire pressioni da parte di questi nuovi investitori che hanno grandi aspettative circa il rendimento (almeno implicito) dell'azienda.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Perché investire patrimonio proprio nell'impresa? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

I proprietari di qualsiasi impresa (indipendentemente dalla sua forma giuridica o dalla sua organizzazione) devono necessariamente conferire nell'impresa mezzi propri che vanno a formare il capitale sociale. Una società di capitali non può essere neppure registrata senza il versamento di una quota minima di capitale sociale, mentre una ditta individuale pur non necessitando di capitale sociale formale ha bisogno di mezzi propri per operare. Nelle ditte individuali i proprietari garantiscono le obbligazioni dell'impresa con il patrimonio personale, il che significa che in caso di fallimento i creditori possono aggredire il patrimonio personale del fallito. Per le piccole imprese il capitale sociale rappresenta in genere la principale (o addirittura l'unica) fonte di finanziamento, data la difficoltà di queste ad accedere ai crediti presso banche o altri istituti finanziari. Il capitale sociale funge anche da garanzia ai creditori, in quanto in caso di liquidazione o fallimento questi possono rifarsi su di esso.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quanto capitale proprio serve per costituire un'impresa? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

La legge impone un capitale minimo per la costituzione di società di capitale che varia a seconda della forma giuridica dell'impresa (es. per una S.r.l. il capitale sociale minimo legale in Italia è di 10.000 euro, in Slovenia 7.500 euro), ma di fatto ce ne può essere anche di più. Le società raramente riescono ad operare solamente con il capitale sociale iniziale, ma ne aumentano man mano il valore – anche sotto forma di utili non distribuiti. Nelle ditte individuali, dove la legge non prevede capitale sociale formale, sta all'imprenditore decidere quanti mezzi propri conferire, naturalmente a seconda dell'ammontare e del tipo di patrimonio personale, del settore e del volume d'affari dell'impresa. Per iniziare un'attività di parrucchiera in un salone preso in affitto servirà meno capitale iniziale che per iniziare un'attività di falegnameria. Alla domanda quanto capitale proprio serva in un'azienda è dunque difficile dare una risposta in termini assoluti, e si preferisce parlare di rapporto fra capitale proprio e capitale di terzi (rapporto D/E). Qui la risposta è chiara: un'azienda deve avere un rapporto fra capitale proprio e capitale di terzi tale da permetterle di tenere il costo medio del finanziamento (WACC) al minimo, considerando che il capitale di terzi (ad es. un credito bancario) costa sempre meno del capitale proprio, tuttavia un livello maggiore di indebitamento comporta un maggiore rischio d'impresa, in quanto gli interessi sui debiti, a differenza degli utili, devono essere pagati a prescindere dall'andamento dell'impresa.

 

Dalla figura sopra risulta evidente che in una prima fase l'aumento della quota di debito fa diminuire il costo medio del capitale, in quanto l'impresa sostituisce il capitale sociale, che è più dispendioso, con il più conveniente capitale a debito. Tuttavia con l'aumentare della quota di indebitamento cambia anche la valutazione del livello di rischio dell'impresa da parte degli istituti di credito che iniziano a chiedere interessi più alti. Gradualmente la curva WACC inizia a salire e ad allontanarsi dal livello ottimale. Il valore ottimale di rapporto D/E è dato dal punto in cui la curva WACC tocca il valore minimo e questo rappresenta la struttura di finanziamento (D/E*) ottimale dell'impresa. Questo valore può essere approssimativamente calcolato su base analitico-finanziaria o empirica, tuttavia è da escludere la possibilità di una previsione esatta.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quanto costa il finanziamento di capitale proprio? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Fra gli imprenditori è diffusa l'erronea convinzione che il capitale proprio sia a disposizione dell'impresa a titolo gratuito. Niente di più sbagliato. Come tutte le fonti di finanziamento, anche il capitale proprio ha un suo costo, anche se chiaramente non è paragonabile con il capitale di debito, il cui costo è immediatamente deducibile dal tasso di interesse; tuttavia, anche il capitale proprio – anche nel caso di realtà minori, quali una s.r.l. individuale – ha un proprio “costo” che dipende da più fattori. Questi vanno presi in considerazione ogni qualvolta si debbano prendere decisioni finanziarie.

Il costo del capitale proprio non è prefissato, ma è legato soprattutto alle aspettative di uno o più proprietari circa il rendimento dell'impresa. L'importanza di questo aspetto viene spesso sottovalutata, ad esempio l'analisi finanziaria di un investimento (vedi sezione) non considera il costo del capitale fra i flussi di cassa, che includono solamente i costi d'esercizio, ma piuttosto li considera in modo implicito nell'attualizzazione dei flussi futuri al valore attuale (utilizzando il WACC). Per perseguire in modo corretto l'obiettivo aziendale bisogna invece tenere conto anche del costo del capitale proprio quando ci si trova ad affrontare decisioni commerciali (vedi sezioneErrore: sorgente del riferimento non trovata) e tenere sempre a mente il fatto che chi investe in capitale sociale dell'azienda lo fa per trarne guadagno e vedere il capitale restituito sotto forma di utili. Ciononostante, questi utili potrebbero anche non arrivare nel caso in cui l'azienda dovesse decidere di reinvestirli al suo interno optando per il cosiddetto trattenimento degli utili.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Qual'è dunque il giusto costo del capitale proprio? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Qui entrano in gioco diversi fattori, tra i quali spicca soprattutto la percezione dei proprietari circa il rendimento atteso del capitale investito. Il rendimento atteso del capitale proprio (=il costo del capitale) è relativamente semplice da calcolare nel caso di imprese più grandi, soprattutto società per azioni, in quanto esso è immediatamente desumibile dal prezzo delle azioni quotate in borsa o dall'ammontare di denaro necessario per un'eventuale ricapitalizzazione. Nel caso di imprese più piccole o ditte individuali la cosa risulta invece più difficoltosa e nonostante si utilizzino modelli di calcolo complessi il risultato ottenuto è sempre implicito ed approssimativo.

Secondo uno dei modelli finanziari – il CAPM (si veda il sito: http://en.wikipedia.org/wiki/Capital_asset_pricing_model) il rendimento atteso dell'investimento finanziario dipende dal rendimento dell'investimento free risk e dalla sua rischiosità. In pratica ciò significa che ci si dovrebbe aspettare un rendimento del capitale proprio (tasso di sconto) almeno pari al tasso di sconto di un investimento free risk (ad es. un deposito bancario a lungo termine) più il premio assicurativo commisurato al suo rischio. L'ammontare del premio è abbastanza facilmente determinabile su base empirica, esistono tuttavia anche delle stime standard dei premi per il rischio che si basano soprattutto sul merito creditizio dell'impresa. A titolo esemplificativo si vedano i dati pubblicati sul sito http://pages.stern.nyu.edu/~adamodar/.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

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