L'imprenditoria fa per me? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

L'imprenditoria fa per me? Chi è un imprenditore? Imprenditore si nasce o si diventa?

Non esiste una risposta univoca a queste domande e gli stessi economisti e studiosi in materia hanno opinioni molto diverse in merito. Nonostante numerosi tentativi non si è infatti ancora riusciti a stilare un identikit dell'imprenditore. Gli imprenditori hanno caratteristiche psicologiche molto diverse fra di loro, provengono da background familiari diversi, hanno esperienze lavorative e livelli di istruzione diversi: per questo è impossibile tracciare un profilo dettagliato dell'imprenditore tipo.

Ciononostante, nel tempo si sono sviluppate diverse teorie che hanno cercato di individuare nelle persone che decidono di mettersi in proprio alcuni tratti psicologici comuni, per i quali queste si distinguono dal resto della popolazione. Fra questi spiccano soprattutto:

  • Bisogno di indipendenza

Gli imprenditori sono spesso considerati persone che hanno difficoltà ad adeguarsi ai sistemi esistenti e che non accettano facilmente l'autorità. Sono persone che desiderano lavorare secondo le proprie regole e i propri principi, motivo per il quale decidono di intraprendere il cammino del lavoro autonomo. Questo gli permette di avere un controllo totale sulla propria vita. Il bisogno di indipendenza viene considerato da molti studiosi una delle esigenze più forti dell'imprenditore. I soggetti con un forte bisogno di indipendenza sono solitamente anche sicuri di sé, arroganti, tendono alla diversità, pongono regole proprie e hanno il luogo del controllo interno.

  • Bisogno di successo

Le persone che non sentono la necessità di avere successo si assumono il più delle volte compiti estremamente elementari, dove le probabilità di fallimento sono molto basse, oppure compiti estremamente difficili, dove possono facilmente trovare un espediente per giustificare il proprio fallimento. Chi ha invece un forte bisogno di successo e di autorealizzazione si assume compiti di difficoltà media, che rappresentano una sfida, ma al contempo rientrano nell'ambito delle sue capacità. Gli individui con un forte bisogno di successo sono costantemente alla ricerca di sfide nuove e aspirano all'indipendenza. La soddisfazione maggiore deriva loro dal fatto che la società riconosca i loro successi. Questo bisogno di autorealizzazione sembra essere più marcato negli imprenditori rispetto al resto della popolazione: essi sono infatti individui con un forte desiderio di affermarsi e di ricevere riconoscimenti, motivo che li spinge a iniziare un'attività in proprio. Tuttavia bisogna anche ricordare che il bisogno di autorealizzazione è un tratto che accomuna tutte le persone di successo, dai manager, sportivi, politici, agli artisti e via dicendo.

  • Propensione al rischio

Per poter sfruttare le opportunità commerciali gli imprenditori devono assumersi dei rischi, sia finanziari che sociali e psicologici. Per questo tra gli elementi chiave di ogni definizione di imprenditoria e di imprenditore troviamo la propensione al rischio. L'economista irlandese Richard Cantillon definì già nel 1725 l'imprenditore come colui che si assume rischi. Tuttavia, studi più recenti hanno dimostrato che in realtà gli imprenditori sono sì disposti ad assumersi rischi, ma solamente fino ad un certo punto. Prima di prendere una decisione commerciale, gli imprenditori infatti analizzano le diverse alternative possibili, abbassando in questo modo il livello di rischio a cui vanno incontro. Gli imprenditori dunque non sono intrinsecamente propensi ai rischi di natura incontrollabile, ma spesso a causa della troppa autostima e fiducia in se stessi e nelle proprie capacità si spingono in situazioni azzardate.

  • Luogo del controllo interno

Il luogo del controllo rappresenta uno dei punti cardine della personalità di ciascuno di noi. Alcune persone sono convinte che i risultati delle loro azioni siano la conseguenza di scelte e capacità proprie (luogo del controllo interno), altre invece credono che i risultati dipendano dalla fortuna e dal caso (luogo di controllo esterno). Gli imprenditori sono persone con un forte bisogno di successo e con un forte desiderio di controllare le proprie azioni, perciò si ritiene che abbiano il luogo del controllo interno. Queste persone si distinguono per il desiderio di controllare la propria vita e sono convinte che il risultato del loro lavoro dipenda unicamente da loro stessi e non dalla fortuna o dal caso.

  • Autoefficacia dell'imprenditore

Le ultime ricerche in ambito di psicologia imprenditoriale assegnano un ruolo importante alla percezione dell' autoefficacia dell'imprenditore. Questa può essere definita come la certezza di avere le capacità necessarie per portare a termine gli incarichi in campi diversi, quali ad esempio marketing, finanza, direzione ecc. La percezione della propria efficacia influisce sul comportamento, sul modo di pensare e sui livelli della motivazione. Le persone che si ritengono autoefficaci sono ambiziose e si assumono compiti difficili che considerano alla stregua di sfide da affrontare, si pongono obiettivi molto alti e credono fermamente nella loro realizzazione.

Retribuzione mensile Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La retribuzione del lavoro svolto secondo il contratto di lavoro corrisponde allo stipendio, che va sempre versato in denaro.

Lo stipendio si compone di:
  • paga base: parte fissa dello stipendio, determinata in base alla complessità del lavoro (nei contratti collettivi chiamata minimo contrattuale);
  • parte dello stipendio versato a fronte di risultati individuali o aziendali: parte variabile dello stipendio, determinata in base alla produttività del lavoratore o ai risultati dell’azienda;
  • supplementi per particolari condizioni di lavoro: supplemento per lavoro notturno, per ore di lavoro straordinario, per lavoro domenicale, lavoro durante le festività e i giorni stabiliti per legge come non lavorativi (il contratto collettivo può prevedere anche supplementi per carichi di lavoro particolari, per condizioni ambientali svantaggiose e per i rischi di lavoro);
  • scatti di anzianità: l’ammontare di questi supplementi è definito dai contratti collettivi di settore (in genere corrisponde al 0,5 % della paga base per ciascun anno completato di servizio);
  • rimborso spese di lavoro (pasti, trasporto da e verso il luogo di lavoro, costi sostenuti nello svolgimento di determinati incarichi, spese di viaggio, supplemento per lavoro sul campo/attività esterna, premi di anzianità, TFR al momento del pensionamento, contributi di solidarietà): parte autonoma dello stipendio, che non fa parte della retribuzione per il lavoro svolto ed è quindi esclusa dalla base per il calcolo delle imposte e dei contributi sociali.
 

Lo stipendio si versa per periodi di paga non superiori a 1 mese e al massimo entro il 18° giorno dalla scadenza del periodo di paga.

Lo stipendio non deve essere inferiore alla retribuzione minima definita per legge (vedi Legge sul salario minimo) che il lavoratore può percepire a fronte di un lavoro a tempo pieno. Il salario minimo è definito con importo nominale e, una volta l’anno, viene adeguato almeno all’aumento dei prezzi al consumo ovvero del costo della vita. L’ammontare del salario minimo è pubblicato alla pagina web: http://www.durs.gov.si/si/aktualno/minimalna_in_zajamcena_placa/minimalna_placa_po_mesecih/ (in lingua slovena).

La retribuzione costituisce il corrispettivo della prestazione fornita dal lavoratore subordinato (art. 2094 c.c.): questi, per principio costituzionale (art. 36 Cost.), ha diritto a un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente a garantire a lui ed alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

La legge non stabilisce una paga minima, però la giurisprudenza – sulla base del precedente principio costituzionale – ha stabilito, che non può essere minore di quanto stabilito dalla contrattazione collettiva.

La paga è costituita da elementi fissi, e cioè la paga base, dall'indennità di contingenza, dall'elemento distinto della retribuzione e da elementi accessori, come superminimo e indennità di vario genere e da elementi variabili, cioè la maggiorazione per straordinario, per lavoro notturno e per lavoro festivo.

Oltre a questi elementi spettano al dipendente anche gli scatti di anzianità, che vengono erogati al compimento di una determinata anzianità di servizio del lavoratore presso una medesima azienda.

Secondo la legge e la contrattazione collettiva il pagamento della retribuzione deve avvenire ogni mese, ma può essere stabilito diversamente. In ogni caso i contratti collettivi possono prevedere una scadenza entro la quale deve essere versato lo stipendio.

Tredicesima mensilità Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La tredicesima mensilità e/o la gratifica natalizia in Slovenia non sono obbligatorie, ma piuttosto prassi aziendali comuni.

La tredicesima mensilità e la gratifica natalizia rientrano tra i premi, ovvero i pagamenti a fronte di risultati aziendali e vengono versate se l’azienda registra buoni risultati ovvero raggiunge gli obiettivi prefissati, se ciò è previsto dal contratto collettivo di settore o aziendale, da un atto generale del datore di lavoro o dal contratto di lavoro.

La gratifica natalizia e la tredicesima sono soggette alle trattenute dei contributi sociali e dell’imposta sul reddito. Qualora la gratifica natalizia venga calcolata come altro tipo di reddito derivante dal rapporto di lavoro, non è compresa nella base per il calcolo della pensione.

La tredicesima mensilità (o gratifica natalizia) obbligatoria per legge è regolata dai contratti collettivi e corrisponde a una somma di pari entità di una mensilità normale. Viene corrisposta in genere alle scadenze fissate dalla contrattazione collettiva in occasione delle festività natalizie.

L'intero ammontare della tredicesima viene corrisposto al lavoratore che ha prestato la sua opera ininterrottamente per un anno. Nel caso di assunzione o cessazione del rapporto durante l'anno, il lavoratore maturerà tanti dodicesimi di tredicesima, quanti sono i mesi di servizio, contando che i periodi di 15 giorni in un mese vengono conteggiati come mese intero.

Quattordicesima Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La quattordicesima mensilità è regolata da alcuni contratti collettivi. Di norma viene corrisposta nel mese di luglio. Anche in questo caso viene corrisposta in dodicesimi per i lavoratori assunti o cessati durante l'anno e per il lavoratore che è in servizio ininterrottamente dal mese di luglio al mese di giugno dell'anno seguente.

Trattamento di fine rapporto Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Trattamento di fine rapporto in caso di cessazione del rapporto di lavoro

Il datore di lavoro che procede alla disdetta del contratto di lavoro per motivi economici o per incapacità, è tenuto al pagamento dell’indennità di fine rapporto al lavoratore. 

La base per il calcolo dell’indennità di fine rapporto è la busta paga mensile media che il lavoratore ha percepito o che percepirebbe se lavorasse negli ultimi tre mesi antecedenti alla disdetta.

L’indennità di fine rapporto ammonta a (dati anno 2014; in caso di modifiche di legge, vedere Legge sui rapporti di lavoro ZDR, art. 108):
  • 1/5 della base per ogni anno di lavoro presso il datore di lavoro, se il lavoratore è impiegato presso il datore di lavoro da più di 1 anno e fino a 10 anni,
  • 1/4 della base per ogni anno di lavoro presso il datore di lavoro, se il lavoratore è impiegato presso il datore di lavoro da più di 10 anni e fino a 20 anni,
  • 1/3 della base per ogni anno di lavoro presso il datore di lavoro, se il lavoratore è impiegato presso il datore di lavoro da più 20 anni.

 

Trattamento di fine rapporto al momento del pensionamento

Se il lavoratore va in pensione, al momento della cessazione del contratto di lavoro egli ha diritto ad un’indennità di fine rapporto corrispondente a due mensilità medie della Repubblica di Slovenia calcolate sui tre mesi precedenti ovvero a due mensilità medie del lavoratore stesso calcolate sui tre mesi precedenti, se ciò risulta più vantaggioso per il lavoratore (vedi art. 132. Della Legge sui rapporti di lavoro, ZDR).

In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato il lavoratore ha diritto (art. 1, legge 297/82) per ciascun anno di servizio ad un trattamento pari alla retribuzione utile (che è pari alla retribuzione annua, a cui vengono detratti tutti gli elementi occasionali) divisa per 13,5. A questo bisogna sottrarre anche lo 0,50% sull'imponibile previdenziale come trattenuta al fondo pensioni.

Nel caso di assunzione o cessazione del rapporto durante l'anno, il lavoratore maturerà tanti dodicesimi di TFR, quanti sono i mesi di servizio, contando che i periodi di 15 giorni in un mese vengono conteggiati come mese intero.

Il TFR deve essere pagato all'atto della cessazione del rapporto o entro il termine stabilito da ciascun contratto collettivo.

Come si calcola l’indennità di compensazione? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il datore di lavoro è tenuto a pagare l’indennità di compensazione per assenza per ferie annue, per assenze retribuite per motivi personali, per motivi di studio, per festività e giorni non lavorativi previsti per legge, oltre che nel caso in cui il lavoratore sia assente per ragioni che dipendono dal datore di lavoro.

Il datore di lavoro versa l’indennità di compensazione con risorse proprie in caso di impedimento al lavoro del lavoratore per malattia o infortunio non legato al lavoro fino a 30 giorni lavorativi per ciascun periodo di assenza dal lavoro, per un massimo di 120 giorni lavorativi nell’arco di un anno solare. In caso di impedimento al lavoro del lavoratore per malattia professionale o infortunio sul lavoro, il datore di lavoro versa l’indennità di compensazione al lavoratore con risorse proprie fino a 30 giorni lavorativi per ciascun periodo di assenza dal lavoro. In caso di assenze prolungate dal lavoro, l’indennità viene versata dal datore di lavoro a carico dell’assicurazione sanitaria.

 

La retribuzione è un compenso per il tempo prestato dal lavoratore al datore di lavoro. In alcuni casi però il principio di corrispettività è derogato per assenze dal lavoro. La retribuzione è ugualmente corrisposta anche se manca la prestazione del lavoratore.

La retribuzione delle assenze è prevista dai contratti collettivi e dalla legge. Le assenze che danno diritto alla retribuzione sono
  • le ferie;
  • la malattia e gli infortuni sul lavoro e malattie professionali (in questo caso i primi tre giorni sono a totale carico del datore di lavoro mentre per gli altri giorni il datore di lavoro anticipa il trattamento che è a carico degli istituti previdenziali.);
  • maternità, anticipata dal datore di lavoro in nome dell'istituto di previdenza sociale;
  • festività (in caso di festività che coincidono con il giorno di riposo viene corrisposta un'indennità per la festività non goduta);
  • congedo matrimoniale;
  • Permessi per motivi personali, per motivi di studio, permessi ai donatori di sangue e di midollo osseo, permessi ai lavoratori portatori di handicap, permessi sindacali, permessi per carchi pubbliche.

Busta paga Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il datore di lavoro è tenuto a emettere al lavoratore, a fronte di ciascun versamento, entro il 31 gennaio del nuovo anno solare, un rendiconto scritto della busta paga e delle indennità per il periodo di lavoro ovvero per il precedente anno solare, nel quale siano riportati i dati sulle ore lavorate, la paga lorda e netta, i contributi dalla paga lorda e sulla paga lorda, i costi di trasporto da e verso il lavoro e dei pasti in orario di lavoro.

Vi suggeriamo di prendere visione di un modello di busta paga in lingua slovena.

Tutti i datori di lavoro son tenuti a consegnare ai propri dipendenti, contemporaneamente alla retribuzione, una busta paga (c.d. prospetto paga), che deve contenere i dati del lavoratore, il periodo cui la retribuzione si riferisce, gli elementi della retribuzione, compreso l'assegno per il nucleo familiare (ANF) e le trattenute. Le singole annotazioni sulla busta paga devono corrispondere esattamente a quanto riportato sul libro unico del lavoro.

La legge non ha stabilito un particolare modello di busta paga. Un esempio di busta paga è il seguente, per una ditta con meno di 15 dipendenti che applica il contratto Terziario Confcommercio, per un impiegato 5° livello assunto il 1 gennaio 2012 a tempo indeterminato:

Vi suggeriamo di prendere visione di un modello di busta paga.

I soggetti della sicurezza Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La normativa italiana individua le figure aziendali sulle quali gravano determinati obblighi in materia di sicurezza. Tali figure sono le seguenti.

a) Datore di Lavoro

E’ il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa.

Principali obblighi del datore di lavoro:
  1. Effettuare la valutazione di tutti i rischi ed elaborare il relativo documento (obbligo non delegabile)
  2. Designare il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) (obbligo non delegabile)
  3. adottare tutte le misure di prevenzione e protezione e dare attuazione al piano di miglioramento e raggiungimento degli obiettivi;
  4. designare, formare ed addestrare i lavoratori incaricati della gestione dell’emergenza e del pronto soccorso;
  5. fornire ai lavoratori i necessari e idonei DPI;
  6. adempiere agli obblighi generali di informazione, formazione e addestramento.
 

b) Preposto

Persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovrintende alla attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa.

Principali obblighi del preposto
I preposti, secondo le loro attribuzioni e competenze, devono:
  1. sovrintendere e vigilare sulla osservanza da parte dei singoli lavoratori dei loro obblighi di legge, nonché delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro
  2. verificare affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico;
  3. segnalare tempestivamente al datore di lavoro o al dirigente sia le deficienze dei mezzi e delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale,
 

c) Dirigente

Il dirigente è la persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa. Egli ha dei poteri sostanzialmente analoghi a quelli del datore di lavoro.

Nelle aziende medio/piccole il dirigente può anche non essere presente.

d) Responsabile del servizio di prevenzione e protezione

Il datore di lavoro deve sempre designare un responsabile della sicurezza, che nella normativa italiana si chiama responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP).

Il servizio di prevenzione e protezione è uno strumento di supporto tecnico del datore di lavoro per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro.

Il datore di lavoro ha le seguenti alternative:

1) assume direttamente l’incarico di RSPP nei casi previsti dalla legge, per esempio nelle imprese industriali ed artigiane che occupano sino a 30 lavoratori e che non siano classificate a rischio di incidente rilevante.

In questo caso gli obblighi formativi sono i seguenti:
  • imprese con “Rischio alto” - corso 48 ore (Aggiornamento quinquennale di 16 ore)
  • imprese con “Rischio medio” – corso 32 ore (Aggiornamento quinquennale di12 ore)
  • imprese con “Rischio alto” – corso 16 ore (Aggiornamento quinquennale di 8 ore)
 
2) designa un altro soggetto interno all’impresa (lavoratore, socio ecc.):
 
3) designa un soggetto esterno all’azienda
 

Nelle ipotesi in cui il datore di lavoro non assuma i compiti di R.S.P.P., gli obblighi formativi sono più impegnativi.

Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione può altresì nominare uno o più addetti del servizio di prevenzione e protezione (A.S.P.P.), i quali devono essere parimenti formati.
 
Obblighi del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi:
  1. Individuare i fattori di rischio e le misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro
  2. Collaborare alla valutazione dei rischi, individuando le misure preventive e protettive e i sistemi di controllo di tali misure
  3. Proporre i programmi di informazione e formazione dei lavoratori:
  4. Fornire le informazioni in merito a rischi generali e specifici, misure di prevenzione e protezione, procedure di emergenza
  5. Partecipare alle consultazioni in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, nonché alla riunione periodica
 

e) Medico competente

Per le imprese con particolari rischi, il datore di lavoro deve provvedere alla nomina di un medico del lavoro, denominato medico competente.

Il medico collabora con il datore di lavoro ai fini della valutazione dei rischi, effettua la sorveglianza sanitaria e tutti gli altri compiti previsti dalla legge.

In particolare, il medico competente:
  • collabora ai fini della valutazione del rischio;
  • effettua la sorveglianza sanitaria secondo tutte le disposizioni di legge previste (visita medica preassuntiva, preventiva, periodica, straordinaria, di ripresa del lavoro, di fine rapporto);
  • esprime il giudizio di idoneità alla mansione specifica: tiene la cartella sanitaria secondo le norme deontologiche e della privacy;
  • effettua il sopralluogo annuale degli ambienti di lavoro
  • effettua attività di informazione dei lavoratori;
  • partecipa alla riunione periodica del servizio dei prevenzione e protezione;
  • collabora all’attuazione delle misure di primo soccorso aziendale;
 

f) Lavoratore

Il lavoratore è la persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell‘organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione,

Al lavoratore così definito sono equiparati il socio lavoratore di cooperativa o di società, anche di fatto, che presta la sua attività per conto delle società e dell’ente; l’associato in partecipazione, il tirocinante.

Obblighi dei lavoratori:
  1. Prendersi cura della propria ed altrui sicurezza, sottoporsi ai controlli sanitari, contribuire all’adempimento degli obblighi in materia e partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro
  2. Osservare le disposizioni e le istruzioni ai fini della protezione collettiva ed individuale ed utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, i dispositivi di sicurezza e i DPI.
  3. Segnalare immediatamente le deficienze dei mezzi, dei dispositivi di sicurezza e dei DPI e ogni eventuale condizione di pericolo adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
  4. Non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo e non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori.
  5. Esporre apposita tessera di riconoscimento in caso di lavori in appalto o subappalto
 

g) Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza RLS

Persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro.

Attribuzioni del RLS:
  • Accede ai luoghi di lavoro, promuove l’elaborazione, l’individuazione e l’attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l’integrità fisica dei lavoratori, fa proposte in merito alla attività di prevenzione, avverte il responsabile della azienda dei rischi individuati.
  • È consultato e formula osservazioni in ordine alla valutazione dei rischi, alla individuazione, programmazione, realizzazione e verifica della prevenzione, alla formazione, alla designazione del RSPP/ASPP, del MC alla attività di PI, PS ed evacuazione dei luoghi di lavoro; partecipa alla riunione periodica.
  • Riceve le informazioni e la documentazione aziendale inerente alla valutazione dei rischi e le misure di prevenzione relative ed agli infortuni ed alle malattie professionali; riceve le informazioni provenienti dai servizi di vigilanza.
 

h) Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale

Viene individuato nell’ambito della bilateralità e degli organismi paritetici per più aziende del territorio che di norma occupano fino a 15 lavoratori. L’attività è incompatibile con l’esercizio di altre funzioni sindacali operative.

La nomina del RLST presuppone che il rappresentante non sia stato eletto o designato in ambito aziendale.
  • Esercita le competenze del RLS nelle aziende del territorio di competenza
  • Accede ai luoghi di lavoro nel rispetto delle modalità e del termine di preavviso individuati dagli accordi collettivi nazionali, interconfederali o di categoria tranne nel caso di infortunio grave previa segnalazione all’organismo paritetico.
  • Ove l’azienda impedisca l’accesso, nel rispetto delle modalità previste effettua la comunicazione all’organismo paritetico o, in sua mancanza, all’organo di vigilanza territorialmente competente.
  • L’organismo paritetico comunica alle aziende e ai lavoratori interessati il nominativo del rappresentante della sicurezza territoriale.
 

La nomina del RLST rappresenta un costo per l’azienda.

Informazione, formazione ed addestramento del personale Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Tutte le figure sopra indicate devono essere adeguatamente formate ed informate su iniziativa del datore di lavoro. La corretta formazione, informazione ed addestramento costituiscono infatti un obbligo per il datore di lavoro che viene sanzionato ove non adempia.

La formazione deve essere attestata, per cui il datore di lavoro deve dimostrare con idonea documentazione l’avvenuto adempimento degli obblighi formativi.

Per i lavoratori stranieri operanti in Italia, in linea di principio essi devono essere formati secondo la normativa in vigore in Italia. Ove essi abbiamo svolto attività formative nel paese di origine, queste devono essere valutate in termini di contenuti e durata rispetto alla normativa italiana. In caso contrario è necessaria una integrazione.

In Italia la normativa che regola gli obblighi formativi è molto dettagliata. Per ciascuna delle figure aziendali sopra descritte vi sono obblighi di frequenza a determinati corsi, che qui in breve si espongono:

a. La formazione dei lavoratori

La norma italiana obbliga il datore di lavoro ad assicurare a tutti i lavoratori una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispetto alle conoscenze linguistiche. Per i lavoratori stranieri la formazione può avvenire anche in una lingua diversa dall’italiano, ma il datore di lavoro deve assicurarsi che la lingua utilizzata sia in ogni caso compresa dal lavoratore, in maniera tale che la formazione sia efficace.

La formazione dei lavoratori è distinta in due tipologie:

1) Una formazione generale della durata di 4 ore, comune a tutti i settori lavorativi. Contenuto della formazione: concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti, doveri e sanzioni per i vari soggetti aziendali, organi di vigilanza, controllo ed assistenza 

2) Una formazione specifica di durata variabile in funzione del livello di rischio dell’azienda (rischio basso: 4 ore, rischio medio: 8 ore; rischio alto: 12 ore). Contenuti: rischi infortuni, meccanici generali, elettrici generali, macchine, attrezzature, cadute dall’alto, rischi da esplosione, rischi chimici, nebbie, oli, fumi, vapori, polveri, etichettatura, rischi cancerogeni, biologici e fisici, rumore, vibrazioni, radiazioni, microclima e illuminazione, videoterminali, dpi, organizzazione del lavoro, ambienti di lavoro – stress lavoro correlato, movimentazione manuale dei carichi, movimentazione merci (apparecchi di sollevamento, mezzi di trasporto), segnaletica, emergenze, le procedure di sicurezza con riferimento al profilo di rischio specifico, procedure esodo e incendi, procedure organizzative e primo soccorso incidenti e infortuni mancati – altri rischi

Aggiornamento: Ogni lavoratore deve frequentare dei corsi di aggiornamento della durata minima di 6 ore ogni 5 anni. 

b. La formazione specifica per i preposti

 In azienda o in cantiere è sempre individuabile una persona che svolge il ruolo di “caposquadra”, che, anche in assenza del datore di lavoro, organizza il lavoro, distribuisce i compiti ai lavoratori e verifica che vengano eseguiti correttamente, attuando quindi le indicazioni ricevute dal dirigente o dal datore di lavoro.

Questo soggetto, in aggiunta all’obbligo di generale formazione dei lavoratori, deve ricevere una formazione aggiuntiva della durata di 8 ore, con aggiornamento di 6 ore ogni 5 anni. 

c. La formazione specifica per i dirigenti

 Il dirigente deve essere adeguatamente formato ed essere inviato ad un corso della durata complessiva minima di 16 ore, strutturata in 4 moduli, con aggiornamento di 6 ore ogni 5 anni. 

d. La formazione specifica degli addetti alla prevenzione incendi, all’emergenza ed all’evacuazione

Il datore di lavoro ha l’obbligo di designare i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave ed immediato, anche mettendo loro a disposizione un numero congruo di apprestamenti antincendio (es. estintori).

Durata
I percorsi formativi sono articolati in base alla classificazione delle attività:
  • Attività a rischio basso: 4 ore
  • Attività a rischio medio: 8 ore
  • Attività a rischio elevato: 16 ore
 
Contenuti

I contenuti della formazione sono attualmente regolati dall’allegato IX al D.M. 10 marzo 1998. Sono in ogni caso previste una parte teorica nonché delle esercitazioni pratiche.

e. La formazione specifica degli addetti al primo soccorso

 Il datore di lavoro ha l’obbligo di designare anche uno o più lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di primo soccorso.

Gli addetti al primo soccorso sono i soggetti che gestiscono l’emergenza nel caso di infortunio di un lavoratore e provvedono ad attivare i soccorsi prestando, se possibile, le prime cure.

Anche per il primo soccorso le aziende sono classificate in più categorie a seconda del rischio, con durata di 12 ore ovvero 16 ore.

Il corso deve essere ripetuto ogni tre anni e tale aggiornamento ha la durata di 4 o 6 ore.

f. Formazione dei rappresentanti dei lavoratori

Per gli RLS, è previsto un corso base di 32 ore, di cui 20 ore di formazione generale e 12 ore di formazione specifica relativa all’attività effettivamente svolta.

Ogni anno sono necessari aggiornamenti della durata di 4 o 8 ore a seconda che nell’impresa son occupati meno o più di 50 lavoratori.

La valutazione dei rischi Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Costituisce il più importante obbligo a carico del datore di lavoro.

Trattasi di un processo di valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori derivanti da pericoli presenti sul luogo di lavoro. Il datore di lavoro deve quindi esaminare tutti gli aspetti dell’attività lavorativa al fine di constatare:
  • cosa può provocare lesioni o danni;
  • se è possibile eliminare i pericoli e, nel caso in cui ciò non sia possibile, ridurli
  • quali misure di prevenzione o di protezione sono o devono essere messe in atto per controllare i rischi.
 
Tra le misure, rientrano gli obblighi di
  • informare i lavoratori;
  • addestrare i lavoratori;
  • mettere a disposizione l’organizzazione e i mezzi per attuare le misure necessarie.
 
La valutazione dei rischi deve essere strutturata e applicata in maniera tale da consentire ai datori di lavoro di:
  • individuare i pericoli presenti sul lavoro e valutare i rischi associati a questi pericoli; stabilire quali misure adottare per proteggere la salute e la sicurezza dei dipendenti e degli altri lavoratori, nel rispetto dei requisiti di legge;
  • valutare i rischi allo scopo di una scelta informata delle attrezzature di lavoro, delle sostanze o dei preparati chimici utilizzati nonché per allestire al meglio l'ambiente di lavoro e garantire un'organizzazione ottimale dell'attività;
  • verificare che le misure messe in atto siano adeguate;
  • dare un ordine di priorità a eventuali altre misure ritenute necessarie a seguito della valutazione;
  • dimostrare a se stessi, alle autorità competenti, ai lavoratori e ai loro rappresentanti di aver considerato tutti i fattori pertinenti all'attività e di aver raggiunto un giudizio valido e informato dei rischi e delle misure necessarie per salvaguardare la salute e la sicurezza;
  • garantire che le misure preventive e i metodi di lavoro e di produzione, ritenuti necessari e attuati in funzione di una valutazione dei rischi, migliorino il livello di protezione dei lavoratori.
 
Particolare attenzione deve essere prestata a:
 

La valutazione del rischio risulta da un documento (documento di valutazione dei rischi) che dal 2013 può essere redatto secondo le c.d. procedure standardizzate di valutazione dei rischi.

Principali fattori di rischio presenti nelle attività imprenditoriali:
  • Rischio da esposizione al rumore
  • Rischio d’incendio
  • Rischio di esplosione
  • Rischio da esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni
  • Rischio da esposizione ad agenti chimici
  • Rischio da esposizione ad agenti biologici
  • Rischio da esposizione a polveri di amianto
  • Rischio da esposizione a vibrazioni Rischio da movimentazione manuale dei carichi
  • Rischio collegati allo stress lavoro- correlato
  • Rischio da esposizione/utilizzo di attrezzature munite di videoterminali
  • Rischi collegati ad aspetti ergonomici (posture incongrue, movimenti ripetuti degli arti superiori, ecc)
  • Lavori in appalto / subappalto
  • Altri rischi (ad es. di caduta dall’alto, di folgorazione, di seppellimento, in particolare nel campo delle costruzioni, ecc.)

Altri obblighi per le imprese Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Lavori in cantieri edili e assimilati

Le imprese operanti in cantieri devono essere in possesso dell’idoneità tecnico professionale per svolgere i lavori.

La documentazione minima comprovante tale idoneità che deve essere esibita al committente o all’impresa appaltatrice è la seguente:

a) iscrizione alla camera di commercio, industria ed artigianato con oggetto sociale inerente alla tipologia dell’appalto

b) documento di valutazione dei rischi o autocertificazione secondo le procedure standardizzate

c) documento unico di regolarità contributiva d) dichiarazione di non essere oggetto di provvedimenti di sospensione o interdittivi di cui all’articolo 14 del D.Lgs. 81/08

d) documentazione attestante l’adempimento agli obblighi di formazione e informazione del personale 

Cassetta di sicurezza e pacchetto di medicazione

Ciascuna impresa, oltre a formare uno o più addetti al primo soccorso, deve predisporre una vera e propria organizzazione di pronto soccorso.

In particolare, l’impresa deve munirsi di

a) cassetta di pronto soccorso, tenuta presso ciascun luogo di lavoro, adeguatamente custodita in un luogo facilmente accessibile ed individuabile con segnaletica appropriata, contenente la dotazione minima di cui sotto (se ci sono 3 e più persone operanti in azienda)

b) pacchetto di medicazione, tenuto presso ciascun luogo di lavoro, adeguatamente custodito e facilmente individuabile, contenente la dotazione minima di cui sotto (se ci sono massimo due persone operanti in azienda) 

CONTENUTO MINIMO DELLA CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO
Guanti sterili monouso (5 paia).

Visiera paraschizzi Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro (1).
Flaconi di soluzione fisiologica ( sodio cloruro - 0, 9%) da 500 ml (3).
Compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole (10).
Compresse di garza sterile 18 x 40 in buste singole (2).
Teli sterili monouso (2).
Pinzette da medicazione sterili monouso (2).
Confezione di rete elastica di misura media (1).
Confezione di cotone idrofilo (1).
Confezioni di cerotti di varie misure pronti all'uso (2).
Rotoli di cerotto alto cm. 2,5 (2).
Un paio di forbici.
Lacci emostatici (3).
Ghiaccio pronto uso (due confezioni).
Sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari (2).
Termometro.
Apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa.

CONTENUTO MINIMO DEL PACCHETTO DI MEDICAZIONE fino 2 Persone (Piccola)
Guanti sterili monouso (2 paia).

Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 125 ml (1).
Flacone di soluzione fisiologica (sodio cloruro 0,9%) da 250 ml (1).
Compresse di garza sterile 18 x 40 in buste singole (1).
Compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole (3).
Pinzette da medicazione sterili monouso (1).
Confezione di cotone idrofilo (1).
Confezione di cerotti di varie misure pronti all'uso (1).
Rotolo di cerotto alto cm 2,5 (1).
Rotolo di benda orlata alta cm 10 (1).
Un paio di forbici (1).
Un laccio emostatico (1).
Confezione di ghiaccio pronto uso (1).
Sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari (1).
Istruzioni sul modo di usare i presidi suddetti e di prestare i primi soccorsi in attesa del servizio di emergenza. 

Obblighi formativi per particolari attività

  • formazione specifica dei lavoratori che effettuano lavori sotto tensione
  • corsi abilitanti all’utilizzo delle seguenti attrezzature di lavoro:
conduzione di piattaforme di lavoro mobili elevabili (senza stabilizzatori)
conduzione di piattaforme di lavoro mobili elevabili (con stabilizzatori)
conduzione di piattaforme di lavoro mobili elevabili (con e senza stabilizzatori)
conduzione di gru per autocarro
conduzione di gru a torre a rotazione in alto
conduzione di gru a torre a rotazione in basso
conduzione di gru a torre a rotazione sia in basso che in alto
conduzione di carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo (carrelli industriali semoventi)
conduzione di carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo (carrelli semoventi a braccio telescopico)
conduzione di carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo (carrelli/sollevatori/elevatori semoventi telescopici rotativi)
conduzione di carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo (carrelli industriali semoventi, semoventi a braccio telescopico, carrelli/sollevatori/elevatori semoventi telescopici rotativi)
conduzione di gru mobili
conduzione di trattori agricoli o forestali (trattori a ruote)
conduzione di trattori agricoli o forestali (trattori a cingoli)
conduzione di escavatori idraulici
conduzione di escavatori a fune
conduzione di caricatori frontali
conduzione di terne ( a ruote o a cingoli)
conduzione di autoribaltabili a cingoli
conduzione di escavatori idraulici, caricatori frontali e terne
conduzione di pompe per calcestruzzo

Per la conduzione di ciascuno di tali mezzi ci sono corsi specifici, consistenti in una parte teorica ed una pratica.

  • formazione dei lavoratori che utilizzano DPI di III categoria.

Cenni sull’attivita’ di vigilanza Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e' svolta dai seguenti organi:
a)    Aziende Sanitarie Locali (AUSL) competenti per territorio;
b)    Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
c)    Direzione Territoriale del Lavoro
d)    INAIL

 

a)    Azienda Unità Sanitaria Locale

Ogni AUSL ha una Struttura di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro che svolge attività di prevenzione degli infortuni e malattie professionali; la stessa interviene quando vi siano segnalazioni/esposti, a seguito delle richieste di intervento da parte dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza o da altri lavoratori e loro referenti; a seguito di segnalazioni da parte di altri Enti di vigilanza (es: Vigili del Fuoco, Direzione Territoriale del Lavoro, Comune, ecc.), a seguito di delega della Magistratura (Pubblico Ministero) in relazione ad infortuni sul lavoro o malattie professionali o ad altri fatti ritenuti penalmente rilevanti.

Procedura ispettiva

Gli operatori delle AUSL hanno accesso a tutti i luoghi di lavoro, in qualunque ora.

Nell’ambito dell’ispezione gli operatori che hanno la qualifica di Ufficiali di Polizia Giudiziaria possono accedere a tutta la documentazione presente ed acquisirne copia, oppure richiedere che questa venga messa loro a disposizione in modi e tempi definiti.

Nella normativa italiana la maggior parte dei reati in materia di sicurezza sul lavoro ha rilevanza penale.

Vi è possibilità di pagare soltanto una somma di denaro, senza risvolti penali, quando il soggetto ispezionato sana le irregolarità rilevate (facendo seguito all’istituto della c.d. “prescrizione”) e viene poi ammesso al pagamento di una sanzione pari ad ¼ della pena massima prevista.

Nei casi più gravi può essere disposta anche la sospensione dell’attività imprenditoriale o del cantiere.

Resta ferma inoltre la procedibilità penale a fronte dei reati di lesione personale colposa o di omicidio colposo a seguito di infortuni sul lavoro o malattie professionali.

b)    Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

Tra i compiti dei V.V.F. rientrano la verifica e i controlli in materia di prevenzione incendi negli ambienti di lavoro.

c)    Direzione Provinciale del Lavoro

La Direzione Provinciale del Lavoro è un ufficio periferico del Ministero del Lavoro, che esercita anche un’attività di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di sicurezza nelle attività lavorative comportanti rischi particolarmente elevati, tra cui cantieri edili, opere stradali, montaggio prefabbricati, lavori sotterranei, utilizzo di esplosivi.

d)    INAIL

L’INAIL è un Ente pubblico che gestisce l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Avendo un interesse diretto alla riduzione delle spese legate alle prestazioni agli infortunati, svolge attività di prevenzione, vigilanza e informazione in materia di sicurezza sul lavoro, nonché controlli della sorveglianza sanitaria in aziende a rischio.

Cos'è la finanza aziendale? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

Nel senso più lato del termine potremmo definire la finanza come disciplina che si occupa della gestione del denaro. Nell'economia moderna il denaro è la chiave di volta su cui poggia l'attività degli individui, delle famiglie, delle imprese e dello Stato, in cambio di denaro si svolgono servizi, si vendono e si acquistano beni. Oggigiorno la moneta assolve pertanto ad almeno tre funzioni importanti: mezzo di scambio, unità di misura del valore e deposito di valore.

La finanza in quanto disciplina che studia la gestione di denaro si divide in finanza personale, finanza aziendale e finanza pubblica. Se la finanza personale si interessa delle questioni finanziarie dell'individuo (ad esempio come investire i risparmi o come e dove ottenere un prestito) e la finanza pubblica si occupa delle questioni finanziarie dello Stato (ad esempio come finanziare la spesa pubblica, quale deve essere la struttura delle entrate e delle uscite ecc.), la finanza a livello aziendale si interessa invece di tutte quelle attività all'interno dell'azienda che concernono l'acquisizione dei mezzi finanziari necessari all'attività dell'impresa e la loro gestione. 

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Di cosa si occupa la finanza aziendale? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

Per amore della semplificazione si può definire la finanza aziendale come quella disciplina che si occupa dell'acquisizione dei mezzi finanziari necessari per l'attività dell'impresa e della loro gestione.

Per quanto riguarda l'acquisizione dei mezzi finanziari, la finanza aziendale cerca risposte a domande come:
  • con quali strumenti finanziari e in che modo ottenere fonti di finanziamento,
  • quanto costa la struttura di finanziamento adottata,
  • come deve essere la struttura di finanziamento, ovvero quale deve essere il rapporto fra capitale proprio e capitale di debito,
  • come deve essere la struttura di finanziamento in relazione alle scadenze dei singoli finanziamenti,
  • quale deve essere la politica di pagamento dei fornitori.
 
A livello di gestione la finanza aziendale affronta invece le seguenti questioni:
  • Verso quali progetti o quali investimenti indirizzare le risorse aziendali?
  • È sensato fare anche investimenti finanziari? Se sì, dove investire e quanto investire?
  • Quale deve essere la politica di gestione del capitale operativo, soprattutto in merito alle scorte e ai crediti verso clienti?
 
Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Cosa sono le decisioni di investimento e le scelte di finanziamento? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

La funzione finanziaria all'interno di un'impresa ha il compito di prendere decisioni di investimento e scelte di finanziamento. Per capire cosa siano le une e cosa le altre si veda la versione semplificata di uno stato patrimoniale di una piccola impresa:

Attivo

Passivo

Immobilizzazioni

Immobilizzazioni immateriali, ratei e risconti a lungo termine

Immobilizzazioni materiali

Investimenti immobiliari

Partecipazioni a lungo termine

Crediti commerciali a lungo termine

Attività fiscali differite

Attivo corrente

Attivo corrente

Attività per la vendita

Magazzino

Attività finanziarie

Crediti commerciali a breve termine

Disponibilità liquide

Ratei e risconti a breve

Patrimonio netto

Capitale richiamato

Riserva da capitale

Riserve di utili

Avanzo da rivalutazione

Risultato operativo netto portato a nuovo

Risultato operativo netto per l'esercizio

Accantonamenti, ratei e risconti a lungo termine

Passivo a lungo termine

Debiti finanziari a lungo termine

Debiti commerciali a lungo termine

Passività fiscali differite

Passivo corrente

Passività associate a gruppi in dismissione

Debiti finanziari a breve termine

Debiti commerciali a breve termine

Ratei e risconti a breve

Decisioni di investimento

Scelte di finanziamento

Come risulta evidente dall'esempio, le decisioni di investimento concernono le politiche e le decisioni relative all'attivo del bilancio d'impresa.

Le scelte finanziarie concernono invece le politiche e le decisioni relative al passivo d'impresa. 

Le decisioni finanziarie in senso lato comprendono invece sia decisioni di investimento che scelte finanziarie più specifiche.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Perché e quanto bisogna occuparsi di finanza all'interno di un'impresa? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

Le scelte finanziarie giuste possono portare un'impresa al successo e al conseguimento degli obiettivi commerciali, pertanto ogni imprenditore è chiamato a prendere decisioni finanziarie di vario genere, che naturalmente variano quantitativamente e qualitativamente a seconda delle dimensioni dell'impresa (cioè in base al volume del fatturato e alla struttura dello stato patrimoniale), del settore, dei prodotti o dei servizi che essa produce.

Una microimpresa individuale che opera nel settore dei servizi si troverà ad affrontare delle scelte finanziarie di minore complessità concernenti soprattutto la gestione del circolante (es. magazzino, crediti verso i clienti, ecc.) ed eventualmente anche la struttura di finanziamento, mentre un'impresa di produzione di dimensioni maggiori dovrà prendere anche decisioni più complesse, ad esempio circa la sensatezza economica di determinati investimenti a lungo termine, le forme di indebitamento a lungo termine, la struttura finanziaria e altro.

Sebbene la natura delle decisioni finanziarie cambi a seconda della forma, delle dimensioni e del settore di un'impresa, esse sono delle decisioni di importanza fondamentale per ogni azienda.

L'idea di alcuni imprenditori o proprietari di microimprese di lasciare all'ufficio contabilità carta bianca in merito è pertanto sbagliata e pericolosa. Il reparto contabilità può indubbiamente avere una funzione di consulenza, soprattutto per le decisioni che in qualche modo ricadono nella sfera della contabilità, tuttavia l'ultima parola spetta sempre al proprietario, in quanto la maggior parte delle scelte finanziarie si ripercuote a lungo termine sul successo dell'azienda e sul raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Contabilità: cos'è, perché si utilizza? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

La contabilità si può definire in modo elementare come attività di monitoraggio, valutazione e studio di fenomeni legati alla gestione del mondo degli affari (dell’azienda) dal punto di vista del valore (espresso in unità di misura in danaro - Zaman, Hočevar in Igličar, 2007). La contabilità comprende quattro funzioni contabili:
  • contabilità --> trattamento di dati passati,
  • contabilità preventiva --> trattamento di dati futuri,
  • analisi contabile --> analisi dei dati,
  • controllo contabile --> controllo del trattamento dei dati.
 

La contabilità, per quanto riguarda la conduzione dei libri contabili e di contabilità preventiva, significa monitorare la gestione, mentre le altre due funzioni rappresentano lo studio dell’andamento degli affari.

A utilizzare i dati contabili sono diversi gruppi, sia all’interno che all’esterno dell’azienda. I primi utilizzatori sono naturalmente i proprietari e dirigenti dell’azienda (e gli impiegati); altri utilizzatori sono lo Stato, coloro che concedono prestiti, i fornitori, i consumatori ecc.

In un’azienda, la contabilità non comprende necessariamente tutte e quattro le funzioni: la complessità della contabilità di un’azienda dipende dalla complessità dell’attività aziendale. La conduzione dei libri contabili si effettua in ogni azienda, mentre le altre funzioni contabili, in particolare l’analisi e il controllo contabile, normalmente esistono solo nei sistemi aziendali più grandi.

In un’azienda, la contabilità consente anzitutto di avere informazioni esatte sull’andamento passato della gestione nell’azienda stessa. Queste informazioni sono importanti e necessarie non solamente dal punto di vista dei proprietari e dei dirigenti, ma consentono creare relazioni precise sulla gestione per gli utilizzatori esterni. Infatti, le relazioni sulla gestione sono in certa parte anche regolamentate e obbligatorie (es. Contabilità fiscale, contabilità delle buste paga…).

Fonte: Zaman, M., M. Hočevar e A. Igličar: Temelji računovodstva. (Basi della contabilità). Ljubljana: EF, 2007.

Posso gestire da solo la contabilità? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

Accounting of the company must be kept by the company itself or entrusted to third parties, such as accountants, accountants, data processing centres etc. The regulations that govern the keeping of accounts, especially the tax laws, are constantly evolving; new obligations are on the agenda, so that even the majority, if not all, of small and medium-sized enterprises make use of the accounting of external subjects. The market also offers a multitude of software applications for the digitalisation of the company, from simple invoicing, to the complete preparation of accounting and tax declarations required by law. All relations with institutions (Revenue Agency, Chambers of Commerce, injury insurance ...) exist exclusively by electronic means. All communications and declarations must be sent within the terms established by law, otherwise you will be subject to penalties that vary and can also be very heavy, in addition to possible audits by the relevant offices. In light of all these factors, it is undoubtedly advisable to rely on an external structure to carry out all the procedures for opening the company and for keeping the accounts.

Quali sono gli obiettivi dell'impresa? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

Domanda apparentemente banale, ma in realtà molto complessa, poiché gli obiettivi aziendali dipendono non solo dall'impresa, bensì anche dalle circostanze in cui questa si trova ad operare.

Per avere successo bisogna avere un obiettivo chiaro e univoco, altrimenti si rischia di perdere la bussola. Lo stesso vale anche per le decisioni finanziarie, che devono essere sempre coerenti con l'obiettivo aziendale. Prima di fare scelte finanziarie che inevitabilmente andranno a incidere direttamente sull'esercizio aziendale, è dunque necessario definire con chiarezza dove si vuole arrivare. Senza un obiettivo ben definito nessuna scelta finanziaria potrà essere efficace.

Per vedere quali possono essere i vari obiettivi di un'impresa, si rimanda alla sezione "Quale dovrebbe essere l'obiettivo aziendale e in che misura questo dipende dalla forma organizzativa dell'impresa?"

Quale dovrebbe essere l'obiettivo aziendale e in che misura questo dipende dalla forma organizzativa dell'impresa? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

Come già visto nella sezione "Quali sono gli obiettivi dell'impresa?", non sempre è chiaro quale sia l'obiettivo aziendale. Un'azienda racchiude infatti più gruppi di interesse e ciascuno nutre delle aspettative diverse: per i lavoratori è importante avere uno stipendio decoroso e un impiego stabile, per i creditori la restituzione dei crediti nei termini stabiliti, i proprietari vorrebbero far fruttare al massimo il proprio denaro, la società vorrebbe che l'azienda operasse secondo i criteri di ecosostenibilità e responsabilità sociale, mentre i manager vorrebbero conservare il proprio status.

L'obiettivo aziendale dovrebbe essere, almeno in teoria, quantificato e misurabile: per questo gli imprenditori tendono sovente a definirlo in termini di aumento delle vendite, profitto, acquisizione di una maggiore porzione di mercato, sopravvivenza dell'azienda e via dicendo. Tuttavia tali parametri possono essere soggetti a tutta una serie di problematicità. Ad esempio, il profitto come indicatore del successo soffre di alcune evidenti carenze: è un parametro “storico” (si calcola per l'anno precedente), non tiene conto del rischio d'impresa e spesso dipende dallo spirito creativo del reparto contabilità. Anche definire l'obiettivo aziendale in termini di porzioni di mercato può portare l'impresa a fare scelte irrazionali tutt'altro che proficue. Analogamente, un maggiore volume di vendita non significa automaticamente anche un maggiore profitto.

Per riuscire a definire l'obiettivo aziendale bisogna dunque porsi la domanda: chi e a quale scopo ha fondato l'impresa? Le imprese vengono costituite da uno o più proprietari che trovano il capitale di base, vi mettono le proprie idee e si assumono i rischi al fine di trarne dei guadagni. Da un tale ragionamento si evince chiaramente che il fine ultimo di ogni impresa non può essere altro che quello di far aumentare il valore del capitale sociale, vale a dire del capitale inizialmente investito dai proprietari. Questo non significa che obiettivi quali l'aumento della quota di mercato o del volume di vendita non siano importanti, ma vuol dire semplicemente che questi sono obiettivi complementari al fine ultimo che è quello di far crescere il valore dell'impresa (ad esempio far aumentare il prezzo di un'azione in una società per azioni).

A lungo termine anche le microimprese e le imprese individuali devono perseguire questo obiettivo se vogliono continuare ad esistere e non devono lasciarsi fuorviare da altri obiettivi apparentemente o più allettanti (ad es. garantire una remunerazione all'unico proprietario) oppure più specifici.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Il denaro è gratuito? Cos'è il prezzo del denaro ovvero il tasso d'interesse? Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

Per trovare una risposta a queste domande bisogna in primo luogo chiedersi:

  • Per un venditore è indifferente se il compratore gli paga la somma pattuita (es. 10.000,00 euro) oggi o fra tre anni? Naturalmente no, perché a parità di altre condizioni preferirebbe avere il denaro oggi invece che fra tre anni. Con questi soldi potrebbe pagare un prestito a breve termine e in questo modo abbassare il costo del capitale, oppure potrebbe investire il denaro in attività commerciali o in investimenti finanziari e ricavarne dei guadagni.
 
  • Alla scadenza di un mutuo il debitore versa una somma maggiore (in euro) alla banca se il mutuo era a tre o se era a dodici mesi? La somma da pagare alla scadenza è maggiore (in euro) per un prestito a dodici mesi, anche se il tasso di interesse annuale in percentuale è lo stesso.
 
  • Alla scadenza del periodo di vincolo dei risparmi, si avrà una somma maggiore se si ha vincolato il deposito per un anno oppure per cinque anni? Dopo cinque anni viene restituito il capitale con una somma di interessi maggiore di quella che si avrebbe se lo si avesse vincolato ad un anno, anche se il tasso di interesse è lo stesso.
 

Il denaro dunque non è gratuito, ma ha un suo prezzo. Il prezzo del denaro è detto tasso di interesse e una delle sue componenti principali è il tempo (periodo di prestito, di vincolo, di investimento, … ). Non è possibile paragonare direttamente il denaro in momenti temporali differenti, pertanto non è possibile stabilire con certezza se sia più conveniente scegliere un pagamento di 110 euro fra tre mesi o un pagamento di 115 euro fra sei mesi. Per poter paragonare gli importi di denaro che si verificano in momenti temporali differenti bisogna rapportarli ad un comune denominatore temporale con il metodo dell'attualizzazione (calcolo del valore attuale) e con il metodo del calcolo del montante (calcolo del valore futuro).

Esempio pratico

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come si ripercuote il prezzo del denaro sull'imprenditore? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Il prezzo del denaro si ripercuote in pratica su tutti gli ambiti dell'attività del lavoratore autonomo. Innanzitutto si riflette sui costi del capitale a lungo termine ovvero sul costo del finanziamento a debito e del finanziamento in conto capitale. Infatti, maggiore è il prezzo del denaro, espresso in termini di costo medio ponderato del capitale (Weighted Average Cost of Capital, WACC), maggiore dovrà essere il reddito operativo dopo le imposte (senza tenere conto degli effetti degli investimenti finanziari). Lo stesso vale per le eventuali decisioni di finanziamento a lungo termine, dove il WACC è un parametro chiave utilizzato per valutare la sensatezza dei progetti di investimento. Il prezzo del denaro può, in determinate condizioni, influire anche sulle decisioni relative alla struttura finanziaria dell'impresa.

Il costo del denaro, che assume il nome di tasso di interesse equivale inoltre al costo opportunità del tenere il denaro necessario all'attività dell'impresa in forma liquida e l'aumento del tasso comporta una riduzione prevista del denaro sul conto dell'impresa (a parità di altre condizioni). Il prezzo del denaro condiziona inoltre le politiche di gestione delle scorte e dei crediti verso i clienti e la politica di finanziamento degli investimenti a breve termine. Per ulteriori informazioni sulle conseguenze del costo del denaro sulle singole decisioni commerciali si rimanda alle sezioni dedicate agli argomenti specifici.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Perché considerare il costo del denaro? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Come si è già visto nella sezione Il denaro è gratuito? non è possibile paragonare direttamente gli importi di denaro (entrate o uscite) che si realizzano in momenti temporali diversi. Se si vuole dunque analizzare correttamente le decisioni, le politiche e le strategie commerciali, bisogna considerare anche il fattore del valore temporale del denaro. Il valore temporale del denaro, che in questo caso è dato dal costo medio del capitale (WACC), si ripercuote soprattutto sulle scelte di investimento. Queste hanno in genere un ciclo di vita molto lungo e fanno uscire denaro dall'impresa all'inizio della realizzazione dell'investimento, facendolo rientrare solamente nella fase successiva. Chiaramente non è indifferente se i flussi di denaro iniziano ad entrare immediatamente dopo la realizzazione dell'investimento oppure dopo che è passato un lasso di tempo molto più ampio, in quanto le somme di denaro che l'impresa dovrebbe ricevere in futuro assumono un valore odierno minore più sono lontane nel tempo. Se ci trovassimo dunque a dover scegliere fra due investimenti che frutteranno in futuro gli stessi flussi di denaro, ma con la differenza che il primo investimento inizierà a fruttare poco dopo la realizzazione dell'investimento, mentre il secondo inizierà a fruttare appena a distanza di qualche anno, allora è chiaro che la prima opportunità di investimento è la più sensata. In altri casi sono necessari calcoli più dettagliati, per i quali si veda la sezione Investimenti.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come variano i tassi di interesse e da cosa dipendono? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

I tassi di interesse sono soggetti a variazione e non sono mai costanti nel tempo. In generale possiamo dire che esistono sul mercato finanziario numerosi tassi di interesse diversi fra loro, che sono però interconnessi e si muovono in modo più o meno analogo. I tassi di interesse si definiscono attraverso la politica monetaria attuata dalla banca centrale (nell'Eurozona dalla BCE - Banca centrale europea). I tassi di interesse della BCE assolvono dunque alla funzione di tassi base, sui quali poggiano tutti gli altri. I tassi si definiscono solitamente sulla base di principi di mercato e non vengono stabiliti direttamente dalla banca centrale, anche se ne subiscono comunque una forte influenza (ad esempio i tassi crescono quando la BCE alza i propri tassi e scendono quando la BCE li abbassa). Ad ogni modo i tassi commerciali sono molto più volatili dei tassi della BCE e nella maggior parte dei casi cambiano anche nell'arco della giornata.

I tassi su un prestito per l'impresa dipendono naturalmente dalla natura e dallo scopo dello stesso, nonché da fattori a livello di mercato del denaro (macro) e a livello di impresa (micro). Tra i primi si annoverano soprattutto il tasso di interesse della banca centrale (tasso di base), la percezione di rischio generale, il rendimento atteso di un investimento medio sul mercato, ecc. Tra i fattori micro si possono indicare invece il rischio (ovvero l'instabilità) dell'impresa, il tipo di transazione (il tasso sui depositi è diverso dal tasso sui mutui), la durata della transazione (ad es. il periodo di vincolo del deposito), la liquidità del mercato monetario e via dicendo. A titolo di esempio riportiamo qui sotto il tasso di interesse EURIBOR, il quale compare spesso nei contratti di credito e il suo andamento è strettamente legato all'andamento dei tassi di interesse all'interno dell'azienda. Nella figura si vede l'andamento dell'EURIBOR a sei mesi per l'ann0 2014 e si vede chiaramente che il tasso cambia giornalmente, mentre i tassi a lungo termine hanno, per ovvi motivi, una stabilità maggiore.
 

Figura: Andamento EURIBOR 6M, 2014

 

Fonte: http://www.euribor.org/euribor-org/euribor-rates.html

Cosa sono gli investimenti e come si dividono? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Il termine investimento può significare diverse cose. La definizione più generale di investimento secondo lo Zingarelli è: impiego di denaro in attività produttive, titoli e simili, allo scopo di ottenere o accrescere un utile o un reddito. Esistono vari tipi di investimento: se si considera la dimensione temporale, è possibile distinguere fra gli investimenti a breve, medio e lungo termine, se invece si fa una classificazione per tipo, allora si opera una distinzione fra gli investimenti reali e gli investimenti finanziari, dove gli investimenti reali possono essere investimenti di sostituzione o investimenti di ampliamento. Tuttavia esistono anche investimenti di altro genere: ad esempio un'impresa può investire nella ricerca e nello sviluppo o in altro. Ad ogni modo, gli investimenti dovrebbero essere sempre coerenti con la strategia commerciale dell'azienda (per ulteriori informazioni: Obiettivi dell'impresa) e comunque atti a realizzare l'obiettivo aziendale che è, per antonomasia, l'accrescimento di valore dell'impresa. Gli investimenti più frequenti nelle aziende sono quelli reali a lungo termine, cioè impianti, edifici e macchinari, che a causa della dimensione temporale estremamente lunga (parliamo di diversi anni) sono particolarmente gravosi per l'impresa. Per ulteriori informazioni a riguardo si veda la sezione Perché è necessario effettuare una valutazione finanziaria dei nuovi investimenti?.

Fondamentale è non confondere gli investimenti di ampliamento con quelli di sostituzione. Gli investimenti di ampliamento sono investimenti con i quali l'impresa cerca di ampliare la propria attività, mentre invece gli investimenti di sostituzione sono atti a sostituire un investimento vecchio (immobili, impianti, macchinari) con uno nuovo. In sede di valutazione degli investimenti di sostituzione vanno valutati con particolare cura i flussi di denaro e le conseguenze effettive dell'investimento nuovo rispetto a quello vecchio.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Perché è necessario effettuare una valutazione finanziaria dei nuovi investimenti? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Come si è già visto nella sezione, quando si parla di investimenti aziendali ci si riferisce di solito agli investimenti reali a lungo termine. In genere le scelte di investimento sono fra le decisioni più difficili all'interno di un'impresa. Questo dipende da vari motivi. In primo luogo, gli investimenti hanno solitamente un arco temporale molto lungo, i progetti di investimento durano infatti diversi anni, o addirittura decenni nel caso di progetti edili. In secondo luogo, un lasso di tempo così ampio rappresenta di per sé un rischio abbastanza elevato, è infatti molto difficile prevedere gli effetti futuri dell'investimento e le previsioni possono basarsi unicamente su aspettative. Inoltre, dal successo degli investimenti dipenderà il raggiungimento dell'obiettivo aziendale. Per questo motivo gli investimenti vanno programmati accuratamente e a tal fine è assolutamente indispensabile effettuare una valutazione finanziaria del progetto d'investimento, vale a dire verificare l'impatto di un determinato progetto di investimento sulla struttura adottante (l'azienda) in termini di redditività e valutarne la sensatezza economica partendo dal presupposto che l'investimento sia sensato nel caso in cui crei valore aggiunto per l'impresa. Per scoprire cosa ciò significa nella realtà dei fatti, si veda le sezione Analisi finanziaria degli investimenti.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come si effettua una valutazione degli aspetti finanziari degli investimenti e quali sono le specifiche tecniche di analisi? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

La valutazione finanziaria degli investimenti si svolge in modo analogo alla valutazione dell'impresa stessa, vale a dire in tre fasi:
  1.     stima dei flussi di cassa
  2.     stima del costo del capitale
  3.     valutazione della sensatezza
 

La principale specifica dell'analisi finanziaria degli investimenti è data dal fatto che le decisioni di investimento non sono, o meglio, non dovrebbero essere basate sul profitto in termini prettamente contabili, bensì in termini di cash flow. Il cash flow o flusso di cassa  rappresenta l'utile (operativo) netto a cui si aggiunge l'ammortamento. I calcolo dei flussi di cassa non considera il costo degli eventuali interessi su capitale di terzi e le entrate dell'investimento sono in primo luogo riservate a coloro che hanno garantito il capitale, cioè i proprietari (capitale sociale) o gli istituti di credito (prestiti a lungo termine). Il costo del capitale (WACC) si considera invece quando si effettua l'attualizzazione dei flussi di cassa futuri al valore attuale.

In fase di valutazione di un progetto di investimento sono da considerare esclusivamente i cosiddetti flussi di cassa aggiuntivi, cioè immediatamente riconducibili all'investimento e questo è un aspetto fondamentale soprattutto per quanto concerne gli investimenti di sostituzione. Se ad esempio si sostituiscono delle apparecchiature obsolete che fruttano 1 milione di euro all'anno con delle apparecchiature nuove che fruttano 2 milioni di euro all'anno, il valore aggiunto reale dato dall'investimento sarà di 1 milione di euro all'anno. Se non si considera questo aspetto fondamentale, si rischia di imbarcarsi in investimenti sbagliati. Per informazioni più dettagliate riguardo ai flussi di cassa, si veda la sezione "Quali elementi considerare in un'analisi finanziaria e come?".

Il costo del capitale necessario a finanziare l'investimento è dato dal costo medio ponderato del capitale (WACC) e a tale proposito è bene tenere sempre presente che:
  1.     Il WACC include i costi dei diversi tipi di capitale, quali i debiti a lungo termine, il capitale sociale e (se presente) il capitale privilegiato.
  2.     Va considerato il WACC che vale a livello di impresa (per progetti di investimento a medio rischio) e non quello del capitale per l'investimento concreto del caso.
  3.     Il costo medio del capitale significa il costo del capitale dopo le imposte: per questo è importante non sottovalutare l'imposizione fiscale sugli interessi.
  4.     Il costo del capitale sociale semplice deve essere considerato anche se l'impresa non distribuisce gli utili, ma li tiene al suo interno oppure se si tratta di un'impresa individuale. Anche gli utili trattenuti devono infatti avere un rendimento adeguato (in relazione a investimenti paragonabili), altrimenti all'imprenditore converrebbe distribuire gli utili e investire il denaro in qualche altro investimento paragonabile.
 

Per scoprire come calcolare il WACC in concreto, si veda la sezione "Come calcolare il costo del capitale e perché?"

Sulla base dei dati ottenuti si procede con il calcolo dell'indicatore di convenienza finanziaria prescelto e si prende una decisione. Esistono vari indicatori (si veda la sezione "Quali sono gli indicatori di convenienza finanziaria dei progetti e come si calcolano?"), ma il più adeguato fra tutti è sicuramente il valore netto attuale (VNA).

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quali elementi considerare in un'analisi finanziaria e come? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

In un'analisi finanziaria è fondamentale calcolare i flussi di cassa dell'investimento. Per fare questo, bisogna tener conto di due cose:

  1. Ai fini dell'analisi vanno considerati non i prezzi fissi, bensì i prezzi attuali (compresi di maggiorazione dovuta all'inflazione e alla fluttuazione dei prezzi e dei costi prevista). I flussi di cassa possono essere sia negativi (nel caso in cui il denaro “esce” dall'azienda) che positivi (se il denaro “entra” in azienda). 
     
  2. Vanno considerati solamente i flussi di cassa aggiuntivi immediatamente derivanti dall'investimento, facendo attenzione ai seguenti fattori:
  • I costi di opportunità. Se ad esempio l'impresa che dava in locazione dei locali d'affari decide di effettuare un certo investimento in quegli stessi locali, la perdita del canone di locazione rappresenta un flusso di cassa negativo derivante dall'investimento. Analogamente, se un vecchio investimento viene sostituito da uno nuovo, si perde il cash flow che veniva prodotto dall'investimento precedente. Le spese connesse all'investimento che sono però prima della decisione sull'investimento non sono però da considerare alla stregua di flussi di cassa dell'investimento, poiché sarebbero insorte a prescindere dallo stesso.
  • Effetti esterni dell'investimento. Possono essere positivi (ad es. se grazie ad un investimento l'impresa migliora la sua posizione sul mercato e di conseguenza può offrire prezzi migliori anche su altri prodotti) oppure negativi (ad es. a causa del cannibalismo fra i prodotti della stessa azienda le vendite degli altri prodotti diminuiscono dopo l'investimento).
  • Questi effetti, positivi o negativi che siano, devono essere considerati quali flussi di cassa dell'investimento.
 

Nei flussi di cassa dell'investimento non si considera il costo dell'investimento (WACC) che si considera implicitamente in seguito quando si calcolano gli indicatori economici.

Semplificando, si può dire che il flusso di cassa di ogni singolo anno per tutta la durata dell'investimento si definisce come la somma:
  1. degli utili da esercizio dell'investimento dopo le imposte
  2. dell'ammortamento dell'investimento
  3. degli altri effetti dell'investimento (costi di opportunità ed effetti esterni).
 

Per un esempio del calcolo dei flussi di cassa dell'investimento si veda la sezione "Organizzazione temporale dei flussi di cassa".

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Organizzazione temporale dei flussi di cassa Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Nell'analisi finanziaria si distinguono tre diversi periodi di tempo e tre flussi di cassa ad essi collegati:
  1. all'inizio dell'investimento si ha l'esborso iniziale necessario per l'investimento
  2. durante il ciclo di vita dell'investimento si hanno i flussi di cassa operativi
  3. alla fine dell'investimento si hanno gli eventuali flussi di cassa aggiuntivi.
 

Per gli investimenti che durano più anni la cosa più facile da fare è definire i flussi di cassa per anni, indipendentemente dal periodo esatto in cui si sono verificati nell'arco dell'anno. Si tratta naturalmente di una semplificazione che però in genere non produce importanti variazioni del risultato finale. La cosa più semplice da fare è dunque quella di stilare un conto profitti e perdite per anni, calcolare i flussi di cassa per anni e infine applicarvi gli indicatori di convenienza finanziaria.

Esempio pratico.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quali sono i rischi finanziari dei progetti di investimento? Come gestirli? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Quando si fanno investimenti si va incontro a rischi di vario genere; tuttavia i rischi finanziari sono principalmente di due tipi: il rischio di eventuali variazioni dei flussi di cassa previsti (nel caso in cui cambi uno qualsiasi dei parametri previsti dal progetto d'investimento, quali ad esempio il prezzo o il volume di vendita, i costi, il valore finale di mercato dei magazzini, il costo dei macchinari o anche le aliquote d'imposta), e il rischio derivante da eventuali variazioni (aumenti o diminuzioni) del costo del capitale (WACC). Questo può succedere nel caso in cui cambino i tassi di interesse sul mercato oppure a causa del rischio commerciale e del rischio specifico d'impresa.

In fase di progettazione e di realizzazione dell'investimento è molto importante saper gestire i rischi, concentrandosi soprattutto sui rischi che possono causare cambiamenti ai flussi di cassa. Il rischio che il costo delle fonti di finanziamento (WACC) subisca variazioni è più facilmente evitabile, se in fase iniziale si effettua una stima del WACC a lungo termine invece di una stima basata esclusivamente sulle condizioni attuali di mercato. In questo modo non si cade nella trappola di basare le proprie stime sul presupposto erroneo che il tasso EURIBOR, che ad esempio nel 2009 ha toccato il suo minimo storico, mantenga un valore così basso per tutta la durata dell'investimento.

Per quanto riguarda invece il rischio di variazioni dei flussi di cassa è importante in fase di progettazione dell'investimento non partire da un'unica previsione del cash flow ma piuttosto:

1. Fare un'analisi della sensibilità, cioè vedere quanto cambierebbe il risultato (vedi sezione "Come decidere una volta effettuata l'analisi finanziaria?") se ciascuna delle variabili di entrata (prezzo di vendita, spese/costi...), dovesse aumentare o diminuire del 10%, 20% o 30%. In questo modo si individuano le variabili decisive per l'esito dell'investimento che vanno tenute particolarmente d'occhio in fase di realizzazione. Se la sensibilità dell'investimento dovesse risultare troppo alta, si può anche decidere di rinunciare alla sua realizzazione.

2. Effettuare un'analisi degli scenari, il che significa definire tre o più scenari diversi (negativo, neutrale e positivo) ed eseguire una stima dei valori delle variabili per ogni scenario. Si arriva così a tre scenari con tre possibili soluzioni finali. Se il risultato finale di ogni scenario non è molto diverso da quello degli altri due, significa che il livello di rischio è relativamente basso, se invece cambia di molto allora il rischio è relativamente alto. Un'operazione di tale genere consente all'investitore di valutare attentamente i livelli minimi e massimi di rischio e di decidere se è disposto o meno ad assumerseli.

Quali sono gli indicatori di convenienza finanziaria dei progetti e come si calcolano? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Dopo aver calcolato i possibili flussi di cassa dell'investimento e la loro distribuzione nel tempo (vedi sezione "Analisi finanziaria degli investimenti") e dopo aver stabilito il costo del finanziamento (vedi sezione "Come si effettua una valutazione degli aspetti finanziari degli investimenti e quali sono le specifiche tecniche di analisi?") bisogna scegliere l'indicatore più appropriato e calcolarlo. Esistono cinque criteri, tra questi alcuni si prestano meglio di altri alla valutazione del progetto di investimento.

1. Valore attuale netto (VAN)

L'indicatore più adatto è il valore attuale netto. Questo viene dato dalla somma algebrica delle entrate e delle uscite attualizzate attraverso l'utilizzo di un tasso di attualizzazione al tempo 0 (anno di inizio dell'investimento). Per effettuare il calcolo si può utilizzare il programma adatto (vedi sezione "Come aiutarsi con i software per fare l'analisi finanziaria?") oppure la seguente formula:

dove NPV è il flusso di cassa netto, I0 è l'esborso iniziale e CFsono i flussi di cassa dell'investimento per tutta la sua durata e al termine dello stesso. Se NPV>0, allora la realizzazione dell'investimento è economicamente sensata, in quanto i flussi di cassa coprono le spese del finanziamento (sia le spese del prestito sia (!) il rendimento atteso del capitale proprio), l'eventuale differenza positiva rappresenta il valore aggiunto netto per l'impresa.

2. Tasso interno di rendimento (IRR)

Questo indicatore considera sia i flussi positivi che quelli negativi e li compara con il costo del capitale. Il tasso interno di rendimento può essere calcolato solamente con l'apposito programma (vedi sezione "Come aiutarsi con i software per fare l'analisi finanziaria?"), infatti nella seguente formula si cerca il IRR:

Se IRR>WACC, allora l'investimento è economicamente sensato, in quanto il suo rendimento è superiore al suo costo. Sebbene questo indicatore sia più facilmente comprensibile del VAN, non dà sempre risultati attendibili e non è indicato nel caso in cui si effettui la valutazione di due investimenti al fine di sceglierne uno.

3. Tasso di rendimento interno modificato (MIRR)

Questo indicatore in un certo senso corregge alcuni difetti del IRR, tuttavia il contenuto rimane fondamentalmente uguale.

Il tasso di rendimento interno modificato si calcola con un programma apposito oppure in base alla seguente formula:

 

dove si suppone di avere uscite solamente nel primo anno (anno 0). Se MIRR>WACC, allora permane la sensatezza economica dell'investimento, in quanto il suo rendimento è maggiore del costo del capitale.

 4. Indice di profittabilità (PI)

Questo indicatore assomiglia al MIRR (dà lo stesso risultato) ed è definito come il rapporto fra le entrate equivalenti e le uscite equivalenti:

 

dove si suppone di avere uscite solamente nel primo anno (anno 0). Se PI>0, allora permane la convenienza economica dell'investimento, in quanto le entrate sono maggiori delle uscite.

 5. Tempo di recupero (PBP)

L'indicatore del periodo di recupero rileva il periodo di tempo necessario per il rientro delle risorse investite. Questo indicatore, frequentemente utilizzato e facilmente comprensibile, soffre tuttavia di almeno due gravi carenze: non considera né il valore temporale del denaro né la totalità dei flussi di cassa. In pratica indica solamente in quanto tempo l'investimento produrrà abbastanza ricavi netti da garantire il rientro del capitale iniziale, senza considerare il costo del capitale – i costi del prestito e del rendimento atteso del capitale sociale, in quanto questi non vengono inclusi nella stima dei flussi – vedi sezione "Come si effettua una valutazione degli aspetti finanziari degli investimenti e quali sono le specifiche tecniche di analisi?"). Da questo punto di vista il criterio PBP è inefficace e si consiglia di utilizzarlo solamente quale criterio complementare agli altri criteri, quali il NPV.

Esempio pratico.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come calcolare il costo del capitale e perché? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Il costo del capitale (Weighted Average Cost of Capital – WACC) è dato dalla media (ponderata) di tutte le componenti del capitale aziendale (debiti a lungo termine, capitale sociale normale e talvolta anche quello privilegiato). Per il suo calcolo si veda la sezione "Come si effettua una valutazione degli aspetti finanziari degli investimenti e quali sono le specifiche tecniche di analisi?".

 Il WACC si calcola secondo la seguente formula: dove wd, wps e ws sono rispettivamente la quota di debito, la quota del capitale sociale privilegiato (se presente – raramente nelle piccole imprese e in quelle individuali) e la quota di capitale sociale ordinario, mentre rd, rps e rs sono le spese del debito, del capitale sociale privilegiato e ordinario, e t l'aliquota d'imposta.

Il costo del capitale è dunque dato dal costo medio ponderato del capitale (WACC) che considera anche l'aliquota d'imposta (gli interessi sono fiscalmente deducibili e riducono la base imponibile IRPEF). Ciò non avviene se si considera unicamente il costo del capitale proprio.

Esempio pratico.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come decidere una volta effettuata l'analisi finanziaria? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

La decisione circa l'investimento dipende dai risultati dell'analisi finanziaria dello stesso, che si basa su:
  1. stima dei flussi di cassa;
  2. stima del costo del capitale;
  3. valutazione della convenienza economica.

(vedi sezione "Quali elementi considerare in un'analisi finanziaria e come?")

Ma l'analisi finanziaria di per sé non basta: va infatti valutato anche il rischio (vedi sezione "Quali sono i rischi finanziari dei progetti di investimento? Come gestirli?"). Un investimento apparentemente conveniente potrebbe infatti celare rischi troppo alti. La decisione finale circa l'investimento dipende pertanto sempre da due fattori: da una parte dalla sua convenienza economica e dall'altra dalla propensione al rischio dell'investitore.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come aiutarsi con i software per fare l'analisi finanziaria? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Per effettuare un'analisi finanziaria è praticamente indispensabile utilizzare i programmi di software, in quanto il loro utilizzo semplifica di molto la preparazione dei dati e il calcolo degli indicatori. Per fare ciò è sufficiente disporre di un programma di software che permetta di creare dei fogli di calcolo (ad es. MS Excel) nei quali calcolare i flussi di cassa previsti, gli indicatori di convenienza finanziaria e l'analisi del rischio.

Per gli indicatori di convenienza finanziaria si possono utilizzare le formule preimpostate, denominate funzioni.

Il valore netto attuale (VAN) può essere calcolato con la formula (rettificata) del VAN – vedi figura.

Nel campo Rate va inserito il tasso di interesse WACC, mentre nel campo Value1 vanno selezionati tutti i campi che contengono i flussi di cassa dell'investimento – NOTA BENE: solo i flussi successivi al primo anno (incluso). La formula preimpostata restituisce il valore attuale dei flussi di cassa futuri, dai quali va sottratto l'esborso iniziale di investimento per ricavare il VAN.

Il tasso interno di rendimento (IRR) si calcola in base alla formula preimpostata, detta anche funzione, IRR – vedi figura.

Qui è sufficiente marcare i campi che contengono tutti (!) i flussi di cassa dell'investimento.

Il tasso di rendimento interno modificato (MIRR) si calcola con la funzione MIRR – vedi figura.

Nel campo Values vanno selezionati i flussi di cassa dell'investimento (NOTA BENE: tutti i flussi di cassa), mentre nel campo Refinance_rate si inserisce il tasso di interesse WACC, supponendo di dover sostenere spese si investimento solo nel primo anno 0.

L'indice di profittabilità (PI) non può essere calcolato direttamente, ma si ottiene dividendo il valore attuale dei flussi futuri (vedi calcolo sopra) con l'esborso iniziale.

Anche il tempo di recupero non può essere calcolato indirettamente, bensì vanno calcolati i flussi di cassa cumulati e il tempo necessario affinché questi eguaglino l'investimento iniziale. Il metodo di calcolo più semplice è quello di tracciare un grafico dei flussi cumulati e vedere in quale punto questi raggiungono un valore positivo.

Cos'è il capitale sociale o capitale di rischio? Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi del finanziamento con capitale proprio? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Il capitale proprio è la quota di capitale conferita in azienda o in una società dai suoi proprietari. Essa varia a seconda della struttura organizzativa, per le società di capitali (S.r.l., S.a.p. A., S.p.A.) è infatti previsto un conferimento finanziario formale da parte di uno o più detentori della proprietà societaria, mentre un'impresa individuale viene dotata di capitale proprio attraverso gli apporti, formali o non, di denaro o di altri beni, mobili e immobili, effettuati dal (co)proprietario o dai suoi familiari. Tali apporti possono avvenire sia in sede di costituzione sia durante la normale attività di gestione, anche in forma di ricapitalizzazione o autofinanziamento qualora l'azienda decida di reinvestire al suo interno gli utili realizzati. Finanziare un'impresa con capitale proprio può essere vantaggioso, ma può presentare anche determinate problematicità.

Un buon livello di mezzi propri rappresenta indubbiamente una sicurezza per i creditori e in quanto tale garantisce all'azienda un merito creditizio migliore; inoltre, il capitale proprio non comporta l'obbligo di remunerazione, il che significa che nel caso in cui l'azienda si trovi in difficoltà non è obbligata a ripagarlo (contrariamente a quel che accade per le fonti di finanziamento da terzi – debito bancario) e può liberamente decidere di trattenere al suo interno gli utili. Tuttavia il finanziamento di capitale proprio comporta, soprattutto per le società di capitale dove questo avviene con l'emissione di nuove azioni, una potenziale perdita di controllo sull'azienda da parte del fondatore, in quanto i versamenti a titolo di capitale sociale garantiscono a coloro che li effettuano il diritto alla proprietà societaria. Di conseguenza, i fondatori o i proprietari possono subire pressioni da parte di questi nuovi investitori che hanno grandi aspettative circa il rendimento (almeno implicito) dell'azienda.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Perché investire patrimonio proprio nell'impresa? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

I proprietari di qualsiasi impresa (indipendentemente dalla sua forma giuridica o dalla sua organizzazione) devono necessariamente conferire nell'impresa mezzi propri che vanno a formare il capitale sociale. Una società di capitali non può essere neppure registrata senza il versamento di una quota minima di capitale sociale, mentre una ditta individuale pur non necessitando di capitale sociale formale ha bisogno di mezzi propri per operare. Nelle ditte individuali i proprietari garantiscono le obbligazioni dell'impresa con il patrimonio personale, il che significa che in caso di fallimento i creditori possono aggredire il patrimonio personale del fallito. Per le piccole imprese il capitale sociale rappresenta in genere la principale (o addirittura l'unica) fonte di finanziamento, data la difficoltà di queste ad accedere ai crediti presso banche o altri istituti finanziari. Il capitale sociale funge anche da garanzia ai creditori, in quanto in caso di liquidazione o fallimento questi possono rifarsi su di esso.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quanto capitale proprio serve per costituire un'impresa? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

La legge impone un capitale minimo per la costituzione di società di capitale che varia a seconda della forma giuridica dell'impresa (es. per una S.r.l. il capitale sociale minimo legale in Italia è di 10.000 euro, in Slovenia 7.500 euro), ma di fatto ce ne può essere anche di più. Le società raramente riescono ad operare solamente con il capitale sociale iniziale, ma ne aumentano man mano il valore – anche sotto forma di utili non distribuiti. Nelle ditte individuali, dove la legge non prevede capitale sociale formale, sta all'imprenditore decidere quanti mezzi propri conferire, naturalmente a seconda dell'ammontare e del tipo di patrimonio personale, del settore e del volume d'affari dell'impresa. Per iniziare un'attività di parrucchiera in un salone preso in affitto servirà meno capitale iniziale che per iniziare un'attività di falegnameria. Alla domanda quanto capitale proprio serva in un'azienda è dunque difficile dare una risposta in termini assoluti, e si preferisce parlare di rapporto fra capitale proprio e capitale di terzi (rapporto D/E). Qui la risposta è chiara: un'azienda deve avere un rapporto fra capitale proprio e capitale di terzi tale da permetterle di tenere il costo medio del finanziamento (WACC) al minimo, considerando che il capitale di terzi (ad es. un credito bancario) costa sempre meno del capitale proprio, tuttavia un livello maggiore di indebitamento comporta un maggiore rischio d'impresa, in quanto gli interessi sui debiti, a differenza degli utili, devono essere pagati a prescindere dall'andamento dell'impresa.

 

Dalla figura sopra risulta evidente che in una prima fase l'aumento della quota di debito fa diminuire il costo medio del capitale, in quanto l'impresa sostituisce il capitale sociale, che è più dispendioso, con il più conveniente capitale a debito. Tuttavia con l'aumentare della quota di indebitamento cambia anche la valutazione del livello di rischio dell'impresa da parte degli istituti di credito che iniziano a chiedere interessi più alti. Gradualmente la curva WACC inizia a salire e ad allontanarsi dal livello ottimale. Il valore ottimale di rapporto D/E è dato dal punto in cui la curva WACC tocca il valore minimo e questo rappresenta la struttura di finanziamento (D/E*) ottimale dell'impresa. Questo valore può essere approssimativamente calcolato su base analitico-finanziaria o empirica, tuttavia è da escludere la possibilità di una previsione esatta.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quanto costa il finanziamento di capitale proprio? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Fra gli imprenditori è diffusa l'erronea convinzione che il capitale proprio sia a disposizione dell'impresa a titolo gratuito. Niente di più sbagliato. Come tutte le fonti di finanziamento, anche il capitale proprio ha un suo costo, anche se chiaramente non è paragonabile con il capitale di debito, il cui costo è immediatamente deducibile dal tasso di interesse; tuttavia, anche il capitale proprio – anche nel caso di realtà minori, quali una s.r.l. individuale – ha un proprio “costo” che dipende da più fattori. Questi vanno presi in considerazione ogni qualvolta si debbano prendere decisioni finanziarie.

Il costo del capitale proprio non è prefissato, ma è legato soprattutto alle aspettative di uno o più proprietari circa il rendimento dell'impresa. L'importanza di questo aspetto viene spesso sottovalutata, ad esempio l'analisi finanziaria di un investimento (vedi sezione) non considera il costo del capitale fra i flussi di cassa, che includono solamente i costi d'esercizio, ma piuttosto li considera in modo implicito nell'attualizzazione dei flussi futuri al valore attuale (utilizzando il WACC). Per perseguire in modo corretto l'obiettivo aziendale bisogna invece tenere conto anche del costo del capitale proprio quando ci si trova ad affrontare decisioni commerciali (vedi sezioneErrore: sorgente del riferimento non trovata) e tenere sempre a mente il fatto che chi investe in capitale sociale dell'azienda lo fa per trarne guadagno e vedere il capitale restituito sotto forma di utili. Ciononostante, questi utili potrebbero anche non arrivare nel caso in cui l'azienda dovesse decidere di reinvestirli al suo interno optando per il cosiddetto trattenimento degli utili.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Qual'è dunque il giusto costo del capitale proprio? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Qui entrano in gioco diversi fattori, tra i quali spicca soprattutto la percezione dei proprietari circa il rendimento atteso del capitale investito. Il rendimento atteso del capitale proprio (=il costo del capitale) è relativamente semplice da calcolare nel caso di imprese più grandi, soprattutto società per azioni, in quanto esso è immediatamente desumibile dal prezzo delle azioni quotate in borsa o dall'ammontare di denaro necessario per un'eventuale ricapitalizzazione. Nel caso di imprese più piccole o ditte individuali la cosa risulta invece più difficoltosa e nonostante si utilizzino modelli di calcolo complessi il risultato ottenuto è sempre implicito ed approssimativo.

Secondo uno dei modelli finanziari – il CAPM (si veda il sito: http://en.wikipedia.org/wiki/Capital_asset_pricing_model) il rendimento atteso dell'investimento finanziario dipende dal rendimento dell'investimento free risk e dalla sua rischiosità. In pratica ciò significa che ci si dovrebbe aspettare un rendimento del capitale proprio (tasso di sconto) almeno pari al tasso di sconto di un investimento free risk (ad es. un deposito bancario a lungo termine) più il premio assicurativo commisurato al suo rischio. L'ammontare del premio è abbastanza facilmente determinabile su base empirica, esistono tuttavia anche delle stime standard dei premi per il rischio che si basano soprattutto sul merito creditizio dell'impresa. A titolo esemplificativo si vedano i dati pubblicati sul sito http://pages.stern.nyu.edu/~adamodar/.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Cos'è il finanziamento a debito? Quali sono i suoi vantaggi e quali gli svantaggi? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Un'impresa può finanziarsi a debito sia a breve che a lungo termine. Tra le fonti di finanziamento a lungo termine si annoverano i debiti a lungo termine, le obbligazioni e il leasing. Nel concreto le aziende più piccole ricorrono quasi esclusivamente al debito a lungo termine e al leasing per finanziarsi, mentre l'emissione di obbligazioni rimane prerogativa delle imprese più grandi con un buon merito creditizio e delle istituzioni finanziarie.

Il finanziamento a debito a breve termine esiste in varie forme, le principali sono i prestiti bancari a breve, i prestiti provenienti da altre persone giuridiche e (eventualmente) le carte commerciali.

Il finanziamento a debito, soprattutto quello a breve termine, può portare sia benefici che svantaggi rispetto al finanziamento con capitale proprio, tra i principali vantaggi ricordiamo:
  • Gli interessi sui debiti sono detraibili e possono in un certo senso assolvere alla funzione di protezione fiscale, in quanto fanno diminuire la base imponibile per l'IRES o IRAP (ovvero l'utile al netto delle imposte) e di conseguenza attenuano il peso degli oneri tributari. Questo è un vantaggio rispetto al finanziamento con capitale proprio, dove la distribuzione degli utili non fa diminuire la base imponibile. Se si tiene dunque conto dell'alleggerimento fiscale dovuto alla detraibilità degli interessi sul debito è chiaro che il costo effettivo dello stesso è inferiore al tasso di interesse contrattuale. Il costo effettivo del debito può essere così calcolato:

 dove rpd, rd e t sono il tasso (effettivo) di interesse al netto delle imposte, il tasso (effettivo) di interesse contrattuale e l'aliquota d'imposta.

  • L'onerosità del debito è più o meno invariabile, viene stabilita al momento dell'accensione dello stesso e non dipende dall'andamento dell'esercizio dell'impresa. Questo può essere un vantaggio nel caso in cui l'impresa stia attraversando un buon momento, in quanto i proprietari non devono spartire gli utili creati con chi ha investito il capitale (come invece devono fare con i finanziamenti effettuati in conto capitale).
 
  • I debiti a lungo termine hanno anche il vantaggio, rispetto alle fonti di finanziamento interne, di consentire al proprietario di continuare ad esercitare appieno il controllo sull'impresa, senza che subentrino ulteriori detentori di proprietà societaria. In condizioni normali, gli istituti di credito non hanno alcuna possibilità di esercitare pressioni sulle decisioni commerciali e strategiche dell'impresa.

 

Il finanziamento a debito a lungo termine ha però anche diversi svantaggi:
  • L'onerosità invariabile può rivelarsi un'arma a doppio taglio, in quanto gli obblighi verso i creditori permangono anche nei momenti sfavorevoli e il mancato pagamento degli stessi può portare l'impresa al fallimento, mentre in caso di finanziamento di capitale proprio la distribuzione degli utili non fa parte degli obblighi contrattuali e può variare a seconda dell'andamento dell'esercizio.
 
  • Prima di concedere un prestito gli istituti di credito possono porre condizioni e restrizioni all'impresa, pertanto la sua attività e la ricerca di nuove opportunità di mercato da parte di quest'ultima potrebbe subire limitazioni.

 

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quali sono le forme e le possibilità offerte dal finanziamento a debito? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Il finanziamento a debito può essere a lungo o a breve termine. In genere si definiscono finanziamenti a breve quelli con durata non superiore ai dodici mesi, mentre se la durata supera l'anno si parla di finanziamenti a lungo termine. Il finanziamento a breve termine si utilizza, a seconda della politica di finanziamento del capitale circolante (vedi sezione Capitale circolante), per finanziare investimenti correnti e può essere concesso sotto forma di prestito bancario a breve termine, prestito proveniente da altre perone giuridiche ed eventualmente carte commerciali. Concretamente, le imprese si avvalgono soprattutto dei prestiti bancari a breve termine, che possono essere di varia natura:
  • prestito classico (dalla durata fissa);
  • linee di credito (l'impresa può, all'interno di un certo lasso di tempo, utilizzare e rimborsare il debito a seconda delle necessità, ma senza superare un tetto massimo);
  • prestito rinnovabile (consiste nel rinnovo automatico del prestito alle stesse condizioni, qualora l'impresa lo desideri, a condizione che essa si trovi ad operare in condizioni normali).
 

Il finanziamento a lungo termine (capitale a debito) esiste in varie forme: le più comuni sono il prestito bancario, il finanziamento tramite emissione di obbligazioni e il finanziamento con leasing. Nella realtà dei fatti, le uniche ad emettere obbligazioni per finanziarsi sono le società finanziarie, il resto delle aziende si avvale soprattutto dei prestiti bancari e del leasing. I prestiti (bancari) a lungo termine hanno di norma una durata fissa e un tasso di interesse che può essere fisso (es. 5% all'anno) o variabile, cioè determinato dal tasso di interesse di riferimento con l'aggiunta di una maggiorazione (es. Euribor +2%). Il leasing è invece sempre legato ad un'immobilizzazione e produce dal punto di vista finanziario lo stesso effetto di un prestito, anche se l'impresa non acquisisce la proprietà del bene. Per ulteriori informazioni sul leasing si veda la sezione Leasing.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quanto costa il debito e a cosa bisogna prestare attenzione? Cos’è il tasso di interesse effettivo? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Le condizioni di accesso ad un credito dipendono dallo scopo, dal merito creditizio dell'impresa, dal rapporto commerciale che questa intrattiene con l'istituto di credito, ma anche dalle condizioni generali sul mercato finanziario (vedi sezione Come variano i tassi di interesse e da cosa dipendono?). Una delle cose, alle quali bisogna prestare particolare attenzione al momento dell'accensione di un mutuo, è il cosiddetto tasso di interesse effettivo. Quando ci si trova a confrontare due offerte di due istituti di credito differenti, bisogna tenere bene in mente che gli istituti potrebbero aver utilizzato criteri differenti per calcolare il tasso di interesse e che il costo del credito è composto da più elementi, quali il tasso di interesse, il costo di apertura, gli eventuali costi di gestione, ecc. Questi costi aggiuntivi possono essere particolarmente elevati soprattutto nel caso di crediti a breve termine. Prima di prendere una decisione è dunque consigliabile calcolare il cosiddetto tasso di interesse effettivo, che dovrebbe indicare al contraente il costo effettivo del prestito (definito in punti percentuali su base annua).

Esempio pratico.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

 

Come sostituire un prestito più caro con uno più vantaggioso? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Alle volte sembra che un prestito acceso anni prima abbia costi troppo elevati. Questo può effettivamente succedere nel caso in cui il prestito sia stato acceso quando i tassi erano alti e si sono successivamente abbassati. Se il contratto prevede la possibilità di estinzione anticipata del prestito e di accensione di uno nuovo, allora sostituire il vecchio prestito con uno più vantaggioso potrebbe essere una buona idea. Tuttavia per decidere circa la convenienza non è sufficiente confrontare solo i tassi di interesse dei due prestiti. Sia l'estinzione anticipata che l'accensione di un nuovo prestito avranno con molta probabilità un certo costo, pertanto la reale convenienza della sostituzione va calcolata con un metodo simile a quello utilizzato in caso di un progetto sostitutivo (vedi sezione "Come si effettua una valutazione degli aspetti finanziari degli investimenti e quali sono le specifiche tecniche di analisi?")

Per dettagli si veda l'esempio.  

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Cos'è il leasing? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Il leasing è una forma di finanziamento a lungo termine, dove un soggetto (locatore o concedente) concede ad un altro (utilizzatore) il diritto di utilizzare un determinato bene commerciale a fronte del pagamento di un canone periodico. Il concedente (ad es. una banca) mantiene la proprietà del bene per tutto il periodo di leasing o anche oltre, a seconda dei termini del contratto.

Esistono varie categorie di leasing per le quali valgono trattamenti fiscali diversi, stabiliti anche in base al rapporto contrattuale fra le due parti.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quali tipi di leasing esistono e in cosa si distinguono? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Esistono due principali categorie di leasing, il leasing finanziario e il leasing operativo. Questi si distinguono a seconda della durata, dell'ammontare del canone, della possibilità o meno di cessare il contratto, dell'inclusione o meno dei costi di manutenzione, dell'incidenza sulla contabilità ecc.

Per leasing operativo si intende solitamente un rapporto contrattuale con il quale l'utilizzatore prende in locazione il bene oggetto del leasing per un periodo più breve della vita economica del bene (il leasing operativo è dunque simile a un noleggio di lunga durata), in alcuni casi il canone può includere anche servizi aggiuntivi, quali ad esempio i costi di manutenzione e di norma il canone del leasing non è sufficiente a coprire il costo del riscatto del bene, pertanto alla scadenza del contratto l'utilizzatore non diviene proprietario del bene, bensì può scegliere se riscattarlo pagando un prezzo di riscatto equivalente al valore del bene sul mercato. Nel leasing operativo il locatore rimane proprietario economico e giuridico del bene e lo iscrive nell'attivo del suo stato patrimoniale (e calcola le quote di ammortamento), mentre invece il locatario non rileva tali beni nel suo stato patrimoniale, ma rileva nel conto economico il canone di leasing che è solitamente deducibile dal reddito d'impresa.

Il leasing finanziario ha invece una durata maggiore, che si avvicina al periodo di vita economica del bene, analogamente al finanziamento a lungo termine. Questo tipo di leasing solitamente non prevede la cessazione del contratto e alla sua scadenza l'utilizzatore acquisisce la piena proprietà del bene riscattandolo dietro versamento di un prezzo prestabilito. Nel leasing finanziario si considera proprietario economico del bene l'utilizzatore, mentre invece il locatore rimane il proprietario giuridico del bene. L'utilizzatore rileva il bene in leasing nel proprio stato patrimoniale (e calcola l'ammortamento), mentre gli interessi sul canone di locazione si contabilizzano come passivo.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Quando scegliere il leasing? Come valutare gli aspetti finanziari della decisione? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Stabilire la convenienza in termini assoluti del leasing rispetto all'acquisto o viceversa è impossibile: di volta in volta bisogna infatti valutare la specificità del caso comparando due offerte confrontabili. È comunque bene tenere a mente che, di fatto, il leasing operativo equivale ad un noleggio a lungo termine, mentre il leasing finanziario è equiparabile ad una forma di finanziamento a lungo termine. Dovendo scegliere fra il leasing e l'acquisto di un bene si consideri che se il valore attuale dei costi del leasing è in termini assoluti minore del valore attuale netto dei costi di proprietà, allora fra i due è il leasing ad essere più conveniente. Naturalmente va da sé che prima di imbarcarsi in un leasing va letto attentamente il contratto, prestando particolare attenzione alla tipologia di leasing e agli eventuali oneri accessori, quali i costi di manutenzione, e vanno valutate bene le clausole relative alla proprietà economica, all'ammortamento, all'opzione e all'eventuale prezzo di riscatto. Di seguito si può vedere un esempio di confronto di base fra leasing e acquisto.

Esempio pratico.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Cosa significa gestire il denaro? Perché è necessario farlo? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Il denaro è, di fatto, l'investimento più liquido dell'impresa: per mezzo della moneta è possibile infatti pagare direttamente beni e servizi usufruendo di sconti e agevolazioni per pagamento in contanti. Spesso si è perciò portati a pensare che ogni azienda dovrebbe ambire a detenere più denaro liquido possibile; tuttavia il denaro liquido rappresenta la forma di investimento meno redditizia in assoluto, poiché non matura alcun interesse, contrariamente al denaro su conto corrente che matura degli interessi – almeno nominali – minimi (in realtà il rendimento reale è solitamente negativo). La liquidità ha un costo di opportunità maggiore rispetto agli altri possibili investimenti a breve termine, e per questo la strategia di gestione della liquidità di un'impresa è sempre molto importante.

Gestire il denaro in un'impresa significa dunque fondamentalmente decidere quanta liquidità detenere. Esistono diverse politiche di gestione del denaro, quelle di stampo più conservativo prevedono molta liquidità (con maggiore carico di spese), quelle di stampo più rilassato prevedono invece relativamente pochi liquidi (con spese dirette minori e spese indirette maggiori – dovute ad esempio alla perdita dello sconto per pagamento in contanti o alla perdita di opportunità commerciali).

Gestire il denaro e stabilire il volume di liquidità sono operazioni indispensabili per la normale attività di un'impresa, essa deve infatti gestire correttamente gli oneri commerciali per mantenere un buon merito creditizio ed evitare di perdere il buon nome o incorrere in problemi finanziari.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come gestire la liquidità e stabilire il budget dei flussi di cassa? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Gestire la liquidità significa innanzitutto stabilire il volume ottimale di liquidità da detenere sul conto corrente dell'impresa, dopodiché bisogna pianificare, monitorare e adeguare il budget dei flussi di cassa.

Il volume ottimale del denaro liquido può essere stabilito su base empirica, ma può anche essere calcolato in modo analitico sulla base di determinati assunti e della seguente formula:

Dove:

  • C* … volume ottimale di liquidità
  • F … spese fisse di accesso al denaro (es. accensione di un credito revolving a breve termine)
  • T … volume annuale di transazioni in contanti
  • r … tasso di interesse (sia quello che l'impresa perde non effettuando altri investimenti finanziari che quello sul prestito bancario che l'impresa utilizza per assicurarsi liquidità a breve)

 

Tuttavia, ancora più della definizione del volume ottimale di liquidità, è importante la pianificazione dei flussi di cassa (cash flow), cioè del denaro in entrata e in uscita in un determinato periodo di tempo. I flussi di cassa indicano infatti il reale bisogno di liquidità di un'impresa. Il budget del cash flow definito su base annuale, mensile o giornaliera, a seconda della tipologia e del volume d'affari dell'azienda (le imprese più piccole effettuano di norma meno transazioni e non necessitano di un monitoraggio tanto dettagliato).

Per il budget del cash flow vanno considerate da una parte tutte le entrate che si prevedono di avere a seconda delle abitudini di pagamento dei clienti e delle abitudini di concedere crediti dell'impresa, e dall'altra tutte le uscite che invece dipendono dalle abitudini di pagamento dell'impresa (pagamento dei fornitori, dei salari dei dipendenti, delle imposte, dei tributi, dei canoni di locazione e così via). Per una buona pianificazione dei flussi di cassa servono dati affidabili sull'attività commerciale e una buona conoscenza della politica d'impresa (politica di credito dei fornitori, politica di credito dell'impresa, ...).

Illustriamo di seguito un esempio di pianificazione del cash flow e delle relative decisioni commerciali.

Esempio pratico.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Cosa significa gestire le scorte? Perché è necessario farlo? Odpri
Ultima modifica: 10.01.2020

Per scorte si intendono in genere le immobilizzazioni materiali che verranno utilizzate per la realizzazione di beni o per la gestione di servizi oppure per la produzione destinata alla vendita nel corso dell'attività ordinaria dell'impresa. Sebbene le immobilizzazioni siano solitamente definite come beni materiali, in realtà possono essere anche servizi, quali ad esempio il lavoro di un progettista o di un avvocato, o anche operazioni di perfezionamento. Le scorte sono indispensabili ai fini della normale attività di ogni impresa, ma la loro tipologia e la quantità variano a seconda dell'impresa – solitamente le imprese manifatturiere hanno una quantità maggiore di scorte.

La gestione delle scorte è equiparabile alla gestione del denaro. Le scorte sono considerate alla stregua di investimenti a breve termine che non producono redditività, ma solo spese di finanziamento e di magazzino: per questo motivo l'impresa deve stabilire una propria politica di gestione delle scorte con la quale cerca di rispondere a due domande: quante scorte bisogna avere in magazzino (con conseguenti costi di finanziamento e di magazzino) e quando emettere un ordine di approvvigionamento (con conseguenti costi di emissione degli ordini e di fornitura)

Analogamente a quanto accade per la gestione della liquidità, una gestione ottimale prevede una quantità adeguata di scorte per eludere da una parte il rischio di blocco nella produzione e/o vendita dovuta a scorte insufficienti, e dall'altra il rischio di avere costi troppo elevati dovuti all'eccesso di scorta.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come gestire le scorte? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Le scorte si possono gestire, ovvero la quantità ottimale di determinati beni (prodotti finiti, semilavorati, materie prime) può essere definita in maniera empirica oppure analitica, cercando di determinare il lotto economico di acquisto, cioè la quantità ottimale che dovrebbe essere ordinata in ogni approvvigionamento di merci per rendere minima la combinazione tra i costi di ordinazione e fornitura da una parte e i costi di stoccaggio (finanziamento, magazzino e mantenimento) dall'altra. È possibile determinare anche la quantità minima desiderata di scorta.

Il lotto economico di acquisto può essere calcolato con la seguente formula:

dove

  • EOQ … quantità ottimale di merce ordinata
  • S ... domanda annuale da soddisfare espressa in unità
  • F ... costi fissi di emissione ordine
  • P … prezzo di acquisto unitario del prodotto
  • C … tasso di costo di mantenimento a scorta (espresso in % di giacenza media).
 

La quantità minima possibile per EOQ è 0, mentre il valore medio di scorte presenti a magazzino è EOQ/2.

Se si adotta una politica di gestione delle scorte più tradizionalista, si può anche definire una quantità minima di giacenza ed emettere un nuovo ordine ogni volta che si raggiunge questo livello, andando incontro a costi maggiori, ma eludendo il rischio di rimanere senza scorte in magazzino.

Esempio pratico.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Cosa significa gestire i crediti verso clienti? Perché è necessario farlo? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

I crediti verso i clienti sono la conseguenza della vendita di beni con pagamento dilazionato o differito. Per un'impresa è molto importante disporre di un'adeguata politica di gestione dei crediti verso i clienti, perché questi sono considerati alla stregua di investimenti a breve termine e in quanto tali creano dei costi di opportunità, tuttavia se gestiti correttamente possono favorire l'aumento del volume di vendita dell'impresa.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come gestire i crediti verso clienti? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Nella gestione dei crediti commerciali sorge l'eterno dilemma di quanto debba essere “rilassata” la politica di credito aziendale. Più questa è generosa, infatti, migliori sono le condizioni di acquisto per il cliente e maggiori sono i costi per l'impresa.

Per il monitoraggio dei crediti verso i clienti si utilizzano solitamente due parametri: giorni di dilazione concessi al cliente e scadenze dei crediti insoluti. Per il calcolo del primo parametro si utilizza la formula:

Più dilazione si concede ai clienti, più la politica di credito è rilassata e più i costi per l'impresa aumentano. La stessa cosa succede anche in caso di fatture insolute e di ritardi nei pagamenti da parte dei clienti a causa dei quali vengono a crearsi ulteriori costi (di opportunità) per l'impresa.

La politica di credito aziendale stabilisce dunque i termini di credito, gli standard creditizi, gli sconti e le modalità di riscossione delle fatture insolute.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Cosa sono le politiche di capitale circolante? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Il capitale circolante o capitale operativo è l'ammontare di risorse che compongono e finanziano l'attività operativa di un’azienda; il capitale circolante netto è invece dato dalla differenza fra le attività e le passività correnti. Il capitale circolante serve per finanziare l'attività ordinaria dell'impresa (transazioni commerciali) e il suo livello dipende dal tipo di attività e dalla politica di gestione dello stesso. Il circolante può essere gestito seguendo una politica restrittiva che cerca di limitarlo il più possibile o una politica più rilassata che non prevede particolari limitazioni oppure seguendo una via di mezzo.

Il livello di circolante in un'azienda non è stabile, ma è soggetto a fluttuazioni di varia natura che possono essere stagionali oppure cicliche; ciononostante ogni azienda cerca di mantenere un adeguato livello di capitale circolante stabile nel tempo. Il capitale circolante presenta dunque al suo interno due componenti: una componente durevole legata ai vincoli tecnici del processo produttivo e ai vincoli economici del sistema competitivo, e una componente fluttuante, dovuta ad espansioni temporanee del fatturato (es. punte stagionali).

Il processo di gestione del circolante è raffigurato nelle sezioni precedenti; qui invece vengono presentate le varie tipologie e le politiche di finanziamento. L'insieme dei finanziamenti a breve termine, ossia il capitale circolante, può essere finanziato in vari modi:
  • seguendo un metodo a rischio medio, che prevede la sincronizzazione tra le scadenze degli impieghi e delle fonti, finanziando la componente durevole del circolante da fonti durevoli e la componente fluttuante da fonti correnti;
  • adottando una politica più aggressiva e più rischiosa, finanziando solo parte della componente durevole con fonti durevoli e tutta la parte restante con fonti correnti;
  • adottando una politica più conservatrice e meno rischiosa, coprendo con mezzi finanziari a lungo termine anche parte delle fluttuazioni stagionali.


In questo contesto è bene ricordare che i finanziamenti a breve termine hanno, rispetto ai debiti a lungo termine, dei punti di forza come: tempi più veloci di accesso, maggiore flessibilità e in genere un tasso di interesse più conveniente, tuttavia essendo di breve durata devono essere spesso rinnovati o rinegoziati.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come si finanzia il capitale circolante? Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

Per finanziare il circolante e coprire le esigenze a breve termine un'impresa può ricorrere a:
  • debiti a breve verso il personale,
  • debiti commerciali a breve termine,
  • prestiti bancari a breve termine.
 

I debiti commerciali a breve termine e i debiti verso il personale vengono a crearsi nel corso dell'attività ordinaria dell'azienda, quando ad esempio l'azienda non paga gli stipendi liquidati, o quando un fornitore le permette di differire il pagamento oppure quando l'impresa si avvale di una dilazione di pagamento delle imposte. L'impresa è generalmente più libera di gestire questi debiti, soprattutto quelli verso i fornitori, a seconda dello stato della sua liquidità, ma deve pur sempre attenersi ad alcune regole, ad esempio per quanto concerne il versamento degli stipendi e delle imposte.

I debiti commerciali prevedono solitamente dei termini di pagamento particolari, e talvolta l'azienda può avvalersi di uno sconto se effettua il pagamento entro un certo termine; sta ad essa decidere se pagherà la merce o il servizio entro il termine yy e potrà così godere dello sconto xx%, oppure se opterà per il pagamento differito entro zz giorni senza sconto. La decisione dipende dall'importo dello sconto, espresso su base annua e paragonato al tasso di interesse del finanziamento o al tasso di interesse degli investimenti correnti aziendali. Per ulteriori informazioni si veda l'esempio.

Il circolante può essere finanziato anche con prestiti bancari a breve termine. Ne esistono di vari tipi: fra gli altri ricordiamo il prestito con scadenza fissa, le linee di credito (prestito che può essere restituito oppure utilizzato in base alle esigenze dell'impresa analogamente allo scoperto di conto corrente per le persone fisiche), e i prestiti revolving (con scadenza fissa, rinnovabile senza particolari oneri e pratiche burocratiche). La convenienza di un prestito bancario non va definita solo in base al tasso di interesse contrattuale, bensì va considerata la sua onerosità complessiva, in quanto le voci di spesa che compongono il costo finale del finanziamento sono molteplici. Per informazioni più dettagliate circa il calcolo del costo effettivo di un prestito si veda la sezione "Quanto costa il debito e a cosa bisogna prestare attenzione? Cos’è il tasso di interesse effettivo?".

Esempio pratico.

Fonte: Dolenc, P. & Stubelj, I. 2011. Poslovne finance s praktičnimi primeri. Ljubljana.

Come risparmiare telefonando via internet con il programma Skype? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il programma Skype offre la possibilità di telefonare via internet, da computer a computer, in modo completamente gratuito. Con il programma è possibile effettuare anche chiamate da computer verso fisso o verso cellulare a prezzi molto più bassi rispetto a quelli per le chiamate da telefono tradizionale o da cellulare.

Per iniziare a chiamare con Skype, basta scaricare gratuitamente il programma dal sito http://www.skype.com/. Una volta scaricato e installato il programma, si effettua la registrazione e il gioco è fatto. Per effettuare una chiamata basta essere connessi ad internet, avere un paio di cuffie, un microfono ed eventualmente una webcam. Oggigiorno la maggior parte dei computer portatili viene venduta con questi tre elementi già in dotazione di fabbrica.

Skype è particolarmente adatto alle aziende che hanno la necessità di essere in contatto  costante con altre aziende all'estero o di organizzare spesso teleconferenze. In questi casi l'azienda può risparmiare notevolmente sulla bolletta del telefono chiamando gratuitamente altri utenti skype (da computer a computer) e fissi o cellulari ad una tariffa al minuto molto bassa (listino prezzi consultabile sul sito:­http://www.skype.com/intl/it/prices/). Per chiamare i fissi (da computer a fisso) bisogna o fare un abbonamento mensile oppure acquistare anticipatamente credito Skype con una carta di credito. Onde evitare spiacevoli inconvenienti è consigliabile avere un buon antivirus attivo sul proprio computer prima di iniziare ad utilizzare Skype.

Vantaggi e svantaggi di Skype

VANTAGGI
SVANTAGGI
  •  telefonia gratuita o comunque bolletta del telefono più leggera
  • qualità dell'audio variabile
  • servizio di messaggeria istantanea (chat)
  • possibile ritardo dell'audio
  • semplicità di utilizzo
  • non è possibile effettuare chiamate se manca l'energia elettrica
  •  possibilità di effettuare videoconferenze
 
  • possibilità di inviare documenti
 

Quali sono i vantaggi dell'internet banking? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L'internet banking, detto anche online banking, offre numerosi vantaggi e permette di risparmiare tempo e denaro. Con questo servizio l'utente può infatti effettuare direttamente dal proprio computer la maggior parte delle operazioni per le quali dovrebbe altrimenti recarsi allo sportello bancario. Per poter utilizzare l'opzione di online banking basta disporre di un computer abbastanza potente e di un collegamento ad internet e avere le password necessarie (certificato, codice identificativo, dispositivo per la generazione dei token di sicurezza, chiavetta USB intelligente). Le password e i codici per accedere al servizio vengono forniti dalla propria banca, dove si fa richiesta compilando gli appositi moduli. In genere le banche chiedono solamente un costo di attivazione da pagare una tantum, ma alcune banche chiedono anche il versamento di un canone mensile.

Un imprenditore che decida di attivare quest'opzione potrà usufruire di numerosi servizi 24 su 24: ad esempio, potrà controllare direttamente dal proprio ufficio o da casa i movimenti sul proprio conto, pagare online fatture e bollette, effettuare bonifici esteri (talora anche verso paesi extracomunitari), gestire le risorse delle imprese affiliate a casa e all'estero ed emettere fatture elettroniche (emesse dal creditore a un suo debitore), il tutto a prezzi più convenienti.

Vantaggi e svantaggi dell'online banking per i clienti

VANTAGGI
 SVANTAGGI
  • è possibile accede da qualsiasi luogo, a qualsiasi ora (24/7)
  • costo di attivazione e canone mensile
  • provvigioni più basse
  • interruzioni di servizio dovute a guasti ai server
  • maggiore controllo delle transazioni
  • problema della sicurezza per le transazioni online
  • tutte le offerte della banca a portata di click

 

  • tutti i servizi bancari in un solo luogo

 

  • semplice da utilizzare

 

  • tutela giuridica (in Slovenia ZEPEP, Legge sul commercio elettronico e sulla firma digitale)

 

Come posso iniziare ad usare l'internet banking? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il conto corrente online può essere aperto pressoché in tutte le banche. Per l'apertura basta presentarsi allo sportello dell'istituto bancario dove si ha già un conto corrente o dove si desidera aprire un conto online e fare richiesta compilando gli appositi moduli. Dopodiché la banca provvederà a inviare, solitamente per raccomandata, il pacchetto del programma contenente il programma e tutti gli strumenti necessari completi di istruzioni per l'uso.

Per poter usufruire del servizio bisogna disporre di un computer con un pacchetto software più recente (es. Windows XP, 2000, Vista o Windows 7) e di una connessione ad internet. Importante è inoltre avere un buon antivirus attivo e attenersi alle disposizioni di sicurezza fornite dalla propria banca per non incorrere in episodi di pirateria informatica. Il codice di sicurezza, le password e il dispositivo per la generazione di token di sicurezza e gli altri strumenti che consentono di accedere al conto online vanno conservati con cura.

Perché devo avere un sito internet aziendale? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L'era di internet coinvolge quasi tutti gli aspetti della nostra vita: per questo un'impresa senza un sito web aziendale è una cosa ormai inimmaginabile. Oggi un'impresa deve avere un sito internet già per il solo fatto di poter esistere sul mercato (mercato digitale).

Vantaggi derivanti da un sito web aziendale:
  • sul sito è possibile presentare i prodotti e i servizi dell'azienda,
  • l'offerta dell'azienda è accessibile ai clienti non-stop (24 su 24, 7 giorni su 7),
  • attraverso il sito è possibile comunicare con i clienti (e-mail, skype, direttamente dal sito, ecc.),
  • avere un sito aziendale equivale a farsi pubblicità in modo gratuito,
  • possibilità di pubblicare le referenze dell'azienda,
  • la vendita online ha costi minori di quella tradizionale,
  • un buon sito aziendale concorre con molta probabilità all'aumento degli utili,
  • un sito aziendale può fungere anche da biglietto da visita per l'impresa,
  • offre la possibilità di tenere informati i clienti.

Come fare per un sito internet fai da te? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Un sito internet aziendale è indispensabile per ogni imprenditore. Per la sua realizzazione è consigliabile rivolgersi a degli esperti che produrranno in modo appropriato un sito corretto in termini di grafica e soddisfacente per quanto riguarda l'estetica e i contenuti (in collaborazione con l'azienda stessa). Tuttavia se l'impresa è alle prime armi e ogni centesimo conta, è possibile anche realizzare un sito internet rudimentale fai da te. Ecco alcuni consigli per chi si cimenta per la prima volta nella realizzazione di un sito web:

  1. Definite gli obiettivi del sito aziendale. Questi devono sempre collimare con gli obiettivi commerciali dell'impresa.

  2. Definite una strategia di marketing, tempo e denaro permettendo effettuate anche una ricerca di mercato e delle misurazioni.

  3. Preparate una descrizione dettagliata del gruppo target. In seguito, a sito ultimato, scambiatevi la pubblicità (i banner) con altre pagine web simili, i link esterni sono infatti un metodo perfetto per attirare nuovi membri del gruppo target.

  4. Fate in modo che chi visita il vostro sito diventi anche vostro cliente. Proponete dei contenuti interessanti e motivanti per i visitatori.

  5. Acquistate un dominio o usufruite del servizio di hosting. L'acquisto di un dominio (.it, .com, .si, …) costa sui 20 € all'anno, mentre per un servizio di hosting bisogna spendere sui 30 € all'anno. 

  6. Procedete con la creazione del sito. Per un sito internet fai da te è possibile utilizzare le piattaforme wordpress (http://wordpress.org/) e joomla  (http://www.joomla.org), oppure altre ancora più accessibili.

  7. Non esiste una regola unica per la creazione di un sito, ma esistono delle norme da rispettare per la progettazione grafica e per l'ottimizzazione dei siti internet: per questo motivo è consigliabile affidarsi ad una società che offra soluzioni informatiche, poiché questa dispone di ottimi designer, programmatori e pubblicitari esperti nella redazione di testi. Non basta infatti pubblicare sul sito le proposte di vendita, ma bisogna creare un testo promozionale convincente.

  8. Ottimizzate il sito.

  9. Pubblicizzate il sito in modo adeguato.

  10. Testate il sito prima della sua pubblicazione e successivamente tenetelo costantemente sotto controllo, controllate se funzionano i vari collegamenti e fate attenzione alla correttezza, anche grammaticale, dei testi pubblicati.  

  11. È consigliabile inoltre tenere sotto controllo anche i dati di traffico del sito, analizzandoli statisticamente e sulla base dei risultati apportare le necessarie migliorie al sito. Per le analisi statistiche è molto utile lo strumento Google Analytics (http://www.google.com/analytics).

Perché devo ottimizzare il mio sito internet? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Con il processo chiamato ottimizzazione si intende il perfezionamento del sito internet dal punto di vista tecnico e dei contenuti al fine di aumentarne il posizionamento sui motori di ricerca. L'ottimizzazione è dunque un importante strumento che permette di far salire di posizione il sito nei risultati di ricerca. Questa operazione è particolarmente necessaria e assolutamente indispensabile laddove il nostro sito web non compaia fra i risultati della ricerca nella prima o perlomeno nella seconda pagina. Se ad esempio abbiamo un negozio di calze e digitando “calze” e “negozio” nel motore di ricerca google il nome del nostro negozio non compare fra i primi risultati della ricerca, significa che il sito internet non è ottimizzato. L'ottimizzazione consente di essere più visibili e più presenti nei risultati delle ricerche in modo da permettere ai visitatori o potenziali clienti di reperire in modo più immediato informazioni sulla nostra azienda.

Vari studi hanno dimostrato che i risultati prodotti dai ricerca attraverso i motori di ricerca sono estremamente importanti per attirare nuovi visitatori del sito e potenziali compratori. Con risultati sbagliati o fuorvianti si rischia di perdere fino al 90% di volume di traffico del sito. Inoltre è dimostrato che solo il 10% degli utenti va a vedere anche la seconda pagina dei risultati, mentre la terza e le pagine successive vengono quasi totalmente ignorate.

Tuttavia la sola ottimizzazione del sito non è sufficiente: infatti se potenziale visitatore è riuscito a trovare il nostro sito sulla prima pagina dei risultati prodotti dal motore di ricerca, è possibile che decida di abbandonare il sito immediatamente dopo aver visitato la nostra home page, se i contenuti non corrispondono alle sue aspettative. Questo succede perché nei motori di ricerca è stato ottimizzato solo il sito, mentre invece si dovrebbero ottimizzare anche la forma e i contenuti.

Il posizionamento del sito nei motori di ricerca è importante, infatti:
  • la stragrande maggioranza dei visitatori (intorno al 90%) trova il nostro sito aziendale attraverso i motori di ricerca (Google, Yahoo),
  • intorno all'80% di tutti i click sui motori di ricerca viene fatto sulla prima pagina dei risultati prodotti
  • se il nostro sito non compare fra i primi 30 risultati, il volume di traffico che riceveremo dai motori di ricerca sarà molto basso
  • di conseguenza, a causa del cattivo posizionamento, si perdono potenziali clienti e potenziali grandi guadagni, poiché l'azienda è introvabile sul web
 
I principali vantaggi dell'ottimizzazione sono:
  • maggiore volume di traffico del sito: mediante l'ottimizzazione aumenta il numero dei visitatori su internet che cercano i nostri prodotti o servizi;
  • promozione del marchio: l'ottimizzazione permette di aumentare la visibilità e la riconoscibilità del nostro marchio a livello globale;
  • effetti a lungo termine: un sito internet ben progettato e ben ottimizzato mantiene un buon posizionamento posizionamento nel tempo, gli effetti sono dunque molto più duraturi di quelli della pubblicità “pay-per-click”.

Come riuscire a ottenere un prestito da una banca? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La base per ottenere un qualsiasi finanziamento è avere un buon business plan (LINK). In questo momento le banche non sono molto propense a finanziare progetti a lungo termine, perché la situazione sui mercati è troppo instabile per poter prevedere gli sviluppi futuri. Per questo motivo le banche preferiscono finanziare progetti a breve termine che garantiscono profitti immediati con il minimo rischio. Per avere più probabilità di ottenere un prestito da una banca è perciò consigliabile presentare un buon business plan con la descrizione dettagliata del progetto per il quale si chiede il finanziamento.

Nel caso in cui invece si richieda un ulteriore prestito allo stesso istituto di credito, è buona norma fornire informazioni sullo stato del progetto in corso. In questo modo verrà a crearsi un rapporto di fiducia fra l'imprenditore e la banca, che getterà le basi per il finanziamento di progetti futuri.

Inoltre è bene ricordare che la banca guarda di buon occhio l'imprenditore che conferisce anche mezzi propri nel progetto, una quota cospicua di capitale proprio investita nel progetto è infatti segno di serietà. Un ultimo consiglio per un imprenditore che chiede un prestito in banca è quello di presentarsi con la descrizione di progetti già portati a termine con successo e muniti di referenze, ovviamente premesso che siano positive.

Quali prestiti posso ottenere? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il problema più grande che sorge quando si tratta di trovare il capitale necessario per finanziare un'impresa è l'impossibilità dell'imprenditore di accedere alle fonti di finanziamento più comuni (prestiti a breve e a lungo termine), oppure la difficoltà ad accedervi finché non dispone di un merito creditizio sufficiente, di una storia aziendale abbastanza lunga o di patrimonio proprio abbastanza cospicuo da poter garantire la restituzione del prestito con esso. La ragione di queste difficoltà si cela in questo dato statistico: il 90 % delle nuove imprese fallisce nell'arco di 5 anni dalla costituzione. Investire in una neo-impresa è dunque molto rischioso. Ciononostante, tentar non nuoce.

Una banca può concedere all'impresa un prestito a breve oppure a lungo termine. Con un prestito a breve termine l'impresa riesce a finanziare le attività correnti, il capitale operativo e a superare con successo eventuali problemi di liquidità. Il finanziamento a breve termine ha di solito la durata di un anno e permette all'impresa di utilizzare il denaro per gli scopi concordati in precedenza con la banca in base ai bisogni dell'impresa. Questa forma di finanziamento è adatta a tutte quelle imprese che hanno problemi di liquidità dovuti alla mancanza di puntualità nel pagamento da parte dei clienti, ma è adatta anche alle imprese in fase di ampliamento che necessitano di mezzi per sostenere e controllare la crescita.

La caratteristica di base dei prestiti a lungo termine è invece la maggiore durata e il fatto che questi vengano concessi sulla base di un progetto d'investimento. I prestiti a lungo termine sono rivolti soprattutto al finanziamento di nuove idee commerciali. L'importo, la durata, la restituzione e la forma di assicurazione si adattano ai desideri e alle necessità che emergono dal progetto di investimento o dal business plan dell'impresa.

Forme di finanziamento a breve e a lungo termine

Prestiti a breve termine

Prestiti a lungo termine

  • scoperto di conto corrente (adatto alle imprese che vogliono finanziare il capitale circolante e che hanno saltuari problemi di liquidità)
  • finanziamento del circolante (adatto alle imprese che hanno un fabbisogno saltuario di somme importanti di denaro per poter finanziare l'attività corrente, come ad es. l'acquisto di materiale o materie prime)
  • apertura di credito in conto corrente (per far fronte ai fabbisogni frequenti di denaro liquido in importi meno importanti, come ad es. per il pagamento degli stipendi, delle imposte, delle fatture dei fornitori, dei canoni mensili di locazione ecc.)
  • linea di credito con tranche fisse (adatta alle imprese con un progetto di gestione della liquidità adeguato, che sanno esattamente quando, perché e per quanto tempo avranno bisogno del denaro)
  • finanziamento d'investimento (con i prestiti si finanzia l'acquisto di macchinari, linee di produzione e capannoni, nonché l'ampliamento dell'attività o la realizzazione di nuove idee commerciali)
  • finanziamento a lungo termine del circolante (per il finanziamento di scorte di cui l'impresa ritiene avrà bisogno in un lasso di tempo più ampio)
  • finanziamento a progetto
  • finanziamento immobiliare
  • prestiti sindacati

Quali sono i vantaggi del leasing e del factoring? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il leasing si definisce come un rapporto contrattuale fra il locatore e l'utilizzatore, nel quale il locatore concede all'utilizzatore l'utilizzo del bene oggetto del leasing per un determinato periodo di tempo, riconoscendogli in questo modo la proprietà economica del bene a fronte del pagamento di un canone periodico per tutta la durata del rapporto di leasing. Con il pagamento dell'ultimo canone, l'utilizzatore ha la facoltà di diventare proprietario del bene esercitando l'opzione di acquisto.

Vantaggi del leasing:
  • nella maggior parte dei casi per l'utilizzatore l'IVA è interamente detraibile (fatta eccezione per le autovetture e i natanti)
  • condizioni di accesso al leasing più flessibili
  • esposizione in bilancio e fuori bilancio degli investimenti nelle immobilizzazioni (il metodo di contabilizzazione cambia se si tratta di leasing finanziario o di leasing operativo)
  • pratiche più veloci e semplici (tutte le pratiche amministrative, compresa la firma del contratto presso la sede del locatore o del venditore del leasing a cui l'utilizzatore si rivolge)
  • base imponibile più bassa (nel leasing operativo il canone di leasing va rilevato interamente nel conto economico nei costi per godimento di beni di terzi, mentre per il leasing finanziario... je treba preverit, ce to drzi, v Italiji je menda nekaj razlik, jaz sem naletela na dve mozni metodi: metodo finanziario / metodo patrimoniale)
  • risparmio sul capitale circolante (l'acquisto con leasing richiede meno mezzi propri rispetto all'acquisto normale, in questo modo l'impresa può investire i mezzi a disposizione in altre mosse commerciali che garantiscono entrate maggiori rispetto ai costi del leasing)
  • pianificazione dettagliata delle uscite (i canoni di leasing sono espressi in valute stabili e non sono soggetti a variazioni fino alla fine del contratto)
  • maggiore flessibilità (è molto più facile adattare il leasing ai bisogni particolari degli utilizzatori rispetto a qualsiasi altra forma di finanziamento).
 
Svantaggi del leasing:
  • restituzione coatta del bene in caso di inadempimento degli obblighi contrattuali
  • in caso di distruzione del bene l'utilizzatore è tenuto a continuare a pagare il canone di leasing. Per questo motivo è consigliabile stipulare un'assicurazione per il bene in leasing.
 

Il factoring è uno strumento finanziario attraverso il quale un'impresa cede una parte significativa dei propri crediti commerciali ad un operatore specializzato che si occuperà della riscossione dei crediti. Il factoring offre all'impresa una forma di tutela dal rischio di insolvenze commerciali dei debitori e un servizio di gestione dei crediti.

Vantaggi del factoring:
  • migliora la liquidità dell'impresa, infatti l'80% del valore dei crediti arriva sul conto corrente nell'arco di 24 ore dall'emissione della fattura
  • tutela dal rischio di insolvenze commerciali dei creditori
  • permette di risparmiare tempo e fatica, poiché la gestione dei crediti passa alla società di factoring che contabilizza i crediti, effettua le valutazioni preventive dei debitori, provvede ad inviare solleciti ai debitori e anticipa il pagamento dei crediti oggetto di cessione

Cos'è il capitale di ventura o venture capital? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il ricorso al venture capital rappresenta spesso l'unica soluzione per un imprenditore che, dopo aver esaurito le fonti di finanziamento private (amici, parenti, patrimonio proprio), non riesce ad accedere ad un prestito bancario per finanziare il suo progetto commerciale.

Per venture capital si intende una forma di finanziamento destinata all'avvio di un'attività imprenditoriale ad elevato potenziale di sviluppo. Chi effettua un investimento di venture capital diventa socio temporaneo dell'impresa, con possibilità di realizzare elevati guadagni di capitale, ma allo stesso tempo assumendosi elevati rischi.

Per la precisione, il venture capital è l'apporto di capitale di rischio (capitale conferito dal titolare o dai soci, detto anche capitale proprio) da parte di un investitore per finanziare l'avvio di una start-up. Venture capital è spesso usato come sinonimo di private equity, in realtà sono due cose distinte e separate, anche se ormai anche la stampa specializzata li usa per indicare allo stesso modo l’investimento di capitale di rischio.

In realtà il venture capital si riferisce al finanziamento della nascita di nuove imprese, note anche come start-up, mentre il private equity è riferito a operazioni economiche successive a quella iniziale.

Per sua natura il capitale investito in tale forma finanziaria è a rischio: in inglese infatti il significato dell’espressione è proprio “capitale di rischio”. (http://www.associazionepmi.it/finanziamenti-imprese/venture-capital.html)

A differenza di un istituto di credito tradizionale, che chiede all'imprenditore di garantire il prestito con patrimonio proprio di cui però una start-up e un imprenditore agli inizi non dispongono, un istituto di venture capital è interessato solamente al potenziale e all'idea dell'imprenditore o futuro imprenditore. Le forme più comuni di questo strumento finanziario sono i fondi di venture capital e gli investitori informali, detti anche angel investor o business angel, che finanziano progetti commerciali con un'idea buona da portare sul mercato giusto, un ottimo e ambizioso management nonché una potenziale strategia d'uscita.

Il venture capital è una forma di investimento istituzionale nel capitale di rischio gestita dai fondi di capital venture. Nei fondi si riuniscono gli investitori che desiderano effettuare questo tipo di operazioni finanziarie, ma non possono o non vogliono farlo autonomamente per mancanza di tempo e mezzi. Pertanto i fondi, che operano con denaro di terzi, valutano attentamente ogni singolo progetto prima di elargire denaro. Le valutazioni vengono svolte in modo dettagliato e formale per tutti i progetti senza eccezioni. Nulla viene tralasciato al caso, all'emotività o alla fiducia sulla parola. Spesso viene richiesto all'imprenditore di presentare assieme al progetto anche un business plan, che potrà però subire variazioni per volontà dell'investitore stesso, dettaglio questo che l'imprenditore non può sottovalutare in fase di valutazione iniziale del progetto.

Lo sapevi che...?

Il venture capital arriva in genere ad avere un tasso di rendimento che va dal 30% fino al 50%, il che significa che l'investitore può vedere il suo capitale quintuplicare o addirittura decuplicare in un periodo di tempo che va dai tre ai cinque anni. A lungo termine è invece possibile arrivare anche ad un tasso di rendimento del 30% sull'intero portafoglio, ma solamente in caso di imprese veramente di successo, la maggio parte delle imprese arriva invece ad un tasso di rendimento del 10% - 15%.

Con il venture capital sono state finanziate anche imprese quali Google, Yahoo, Starbucks, Youtube, ecc.

Cosa comporta il finanziamento di venture capital? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il ricorso al venture capital può essere un'ancora di salvezza nel caso in cui un imprenditore debba far fronte a difficoltà economiche. Questo tipo di finanziamento può aiutare l'impresa a rimettersi in piedi favorendone la crescita, tuttavia il venture capital non è sempre la soluzione migliore. L'investitore istituzionale, detto venture capitalist, investe il proprio denaro in una forma finanziaria che è per definizione a rischio, e per questo è naturale che nutra grandi aspettative e altrettanto grandi pretese. Ma quali sono queste pretese?

Innanzitutto il venture capitalist, all'atto di investire denaro nella società, ne diventa socio minoritario. A prima vista questo può non sembrare molto problematico per il proprietario, tuttavia, se si considera che nell'arco di qualche anno, quando si avrà sfruttato al massimo il potenziale dell'impresa, il suo valore complessivo probabilmente supererà di gran lunga l'investimento iniziale e il proprietario dovrà restituire al venture capitalist sotto forma di dividendi cifre molto più elevate di quelle che dovrebbe invece restituire ad una banca se avesse finanziato l'impresa con un prestito bancario, allora è chiaro che la partecipazione al capitale sociale da parte del venture capitalist è in realtà un grande sacrificio per il proprietario. Naturalmente va da sé che alle volte un imprenditore, sebbene si renda conto che il venture capital non è l'opzione migliore, è costretto a ricorrervi, dal momento che, per una serie di ragioni, non riesce ad avere accesso ad un prestito bancario.

Oltre a questo, è naturale che un venture capitalist che investe denaro in un'impresa voglia fare di tutto per evitare che l'imprenditore possa, con delle mosse sbagliate, mandare in fumo il suo denaro, per questo si sente autorizzato ad esercitare un certo controllo sull'impresa e a partecipare alla sua gestione. Qui bisogna ricordare che è stato proprio il desiderio di totale autonomia a portare l'imprenditore ad avviare un'attività in proprio, perciò se egli vuole mantenere questa autonomia è preferibile che ricorra a prestiti bancari piuttosto che a finanziamenti di venture capital. Talora è infatti meglio costruire la propria impresa ad un ritmo più lento, ma con mezzi propri, e mantenere in questo modo l'autonomia gestionale senza dover spartire con altri i frutti del nostro lavoro. Ciononostante, il capitale di ventura rimane una forma di investimento e di finanziamento molto utilizzata a livello mondiale.

In alcune situazioni il venture capital è addirittura un'opzione vantaggiosa. È il caso delle start-up che necessitano di grandi investimenti in immobili, terreni, macchinari ecc. e delle nuove imprese a cui serve, oltre che il capitale, anche un aiuto professionale per la gestione dell'attività. In questi casi un venture capitalist può essere d'aiuto, poiché riesce a mettere al servizio dell'impresa una schiera di professionisti con un bagaglio di esperienza che possono aiutare l'impresa a crescere. Se un'impresa decide di ampliarsi ricorrendo all'aiuto di un venture capitalist, con lui dovrà anche dividere gli utili, che saranno però sicuramente maggiori degli utili che l'impresa avrebbe prodotto senza di lui. In altre parole: è meglio essere proprietari al 10% di un progetto che vale 100 milioni di euro, piuttosto che essere proprietari al 100% di un progetto che vale un milione di euro. Se ricorrendo al venture capital il valore dell'impresa aumenta di cento volte e la quota detenuta dal proprietario diminuisce di 10 volte, allora il ricorso ad un venture capitalist è decisamente un'opzione vantaggiosa.

Vantaggi per l'impresa derivanti dal finanziamento da fondi di venture capital

Fondo di venture capital

 Prestiti a lungo termine

Finanziamento a medio/lungo termine

 Finanziamento a lungo termine

Guadagno di capitale al momento della cessione e monetizzazione della partecipazione.

Il costo del prestito dipende dagli interessi che vengono stabiliti sulla base della legge della domanda e dell'offerta.

Offre una solida base di capitale per la crescita e lo sviluppo dell'impresa.

Utile fonte di finanziamento per imprese con cash flow positivo.

La remunerazione del capitale dipende dalla crescita di valore dell'impresa e dal suo successo.

Richiede un mantenimento di valore degli attivi per garantire il rimborso del prestito.

In caso di bancarotta il rimborso dei finanziamenti eseguiti dal venture capitalist può avvenire solo dopo che sono stati pagati gli altri creditori.

Il successo dell'impresa dipende dalla sua capacità di pagare regolarmente le rate del prestito.

Nel caso in cui l'azienda si trovi in difficoltà, il venture capitalist potrà contribuire al risanamento della stessa con il proprio sapere e la propria esperienza.

In caso di fallimento l'istituto di credito è il primo ad avere diritto al patrimonio dell'impresa.

Il venture capitalist è un partner a tutti gli effetti che divide tanto gli utili quanto le perdite con il proprietario.

In caso di insolvenza, l'istituto di credito ha diritto di pretendere che si attivi il processo fallimentare per essere liquidato.

Cosa significa finanziamento di private equity? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L'investitore che investe in private equity diventa socio dell'azienda e ne condivide le sorti.  A differenza di chi concede un prestito, il finanziatore di private equity si assume il rischio d'impresa, il che significa che se il progetto avrà successo vedrà i propri investimenti rimborsati, altrimenti perderà il denaro investito. Il finanziamento di private equity è dunque un rischio per un investitore, ma un toccasana per le imprese, soprattutto per quelle high-tech che crescono molto velocemente. Il finanziamento di private equity consente loro di avere una quota sufficiente di capitale proprio e un merito di credito migliore, il che facilita l'accesso ai prestiti bancari e ad altre forme di finanziamento.

Inoltre, un finanziamento di private equity offre all'impresa anche assistenza nella gestione. Gli investitori hanno infatti tutto l'interesse a contribuire al successo dell'impresa, facendola crescere e prosperare, per questo sono più che disponibili a mettere la propria esperienza, professionalità e conoscenza del settore al servizio dell'impresa.

La Commissione europea definisce nei suoi Orientamenti comunitari sugli aiuti di stato destinati a promuovere gli investimenti in capitale di rischio nelle piccole e medie imprese il private equity (in contrapposizione a public equity) come l'investimento nel capitale proprio di società non quotate in borsa, compresi il venture capital, il capitale di sostituzione e i buy-out.

Forme di finanziamento di capitale proprio:
  • conferimenti effettuati dal titolare, dei parenti, amici e collaboratori
  • utili non distribuiti, ammortamenti, accantonamento ai fondi
  • investitori formali di istituti finanziari, specializzati in questo genere di finanziamenti (fondi o società di venture capital)
  • investitori informali – i cosiddetti angel investor o business angel
  • borse alternative, specifiche per le PMI o vendita di azioni fuori borsa
  • i mezzanine finance (debito mezzanino, strumento ibrido fra il capitale di debito e il capitale di rischio).

Con quali criteri gli investitori di venture capital valutano le richieste di finanziamento? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Le società di venture capital ricevono numerose richieste, e non avendo molto tempo a disposizione per effettuare le valutazioni, decidono in quali progetti investire sulla base di una serie di criteri di valutazione e selezione dei candidati. In genere, i criteri che vengono valutati e che definiscono le potenzialità di successo di una PMI sono i seguenti:
  • il nuovo prodotto o servizio che si vuole introdurre è legato all'high-tech  (si valutano le ricerche di mercato, il potenziale vantaggio competitivo, l'innovatività degli altri prodotti o servizi dell'azienda, la fase di sviluppo del prodotto)
  • il team imprenditoriale, le sue capacità, le esperienze precedenti e la determinazione a portare a realizzare gli obiettivi
  • il valore aggiunto per ogni membro del team (quota di valore del prodotto o del servizio che si crea nella PMI, il profitto atteso, l'ammontare del capitale richiesto)
  • volume di vendita sui mercati esteri (possibilità di mercato, condizioni sul mercato)
  • orientamento al mercato dell'impresa in relazione ai nuovi prodotti o servizi (organizzazione interna, valutazione delle capacità del team manageriale)
  • valutazione dei vantaggi competitivi (prodotti nuovi, tecnologie nuove, difendibilità e proteggibilità della proprietà intellettuale)
  • organico della PMI (struttura dell'organico in base al livello di istruzione, organizzazione interna del lavoro, sistema di premiazione).
 

Le valutazioni degli investitori sono in genere di tipo descrittivo e non numerico con particolare attenzione alle capacità dell'equipe gestionale. Se in uno dei criteri l'impresa non raggiunge la sufficienza, la richiesta di finanziamento viene respinta. 

La trappola del prestito in nero Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Uno possibile fonte di finanziamento per l'impresa può essere anche il cosiddetto mercato grigio. I pericoli di questa opzione sono però notevoli e in genere le imprese cercano di evitarla, ricorrendovi solo dopo aver esaurito tutte le altre possibilità. Il prestito a nero è un'opzione estremamente rischiosa, che può sfociare nell'usura; inoltre non è raro che i prestatori di denaro sul mercato nero chiedano in pegno l'automobile, la casa, oggetti preziosi e altre cose di valore.

Cosa sono i parchi tecnologici? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I parchi tecnologici sono comprensori nei quali operano imprese tecnologicamente avanzate a cui vengono offerti servizi di alta tecnologia ai fini di ottimizzarne la gestione, consentirne la sopravvivenza e determinarne il corretto sviluppo. I servizi erogati nell'ambito dei parchi tecnologici favoriscono una specifica atmosfera di evoluzione imprenditoriale e, quindi, economica e sociale, in grado anche di stimolare attività economiche basate sulla valorizzazione della ricerca scientifica e tecnologica con la conseguente nascita di nuove imprese produttive.(http://www.treccani.it/enciclopedia/parchi-tecnologici_%28Enciclopedia-Italiana%29/)

I parchi tecnologici, assieme all'università, allo Stato, alle autorità locali e all'ambiente imprenditoriale connettono le piccole imprese e offrono loro servizi di consulenza e formazione, nonché supporto amministrativo e un'infrastruttura adeguata. I parchi tecnologici sono un luogo di incontro per professionisti di tutti i settori, tanto scientifici quanto commerciali. Le imprese facenti parte di un parco tecnologico hanno condizioni più favorevoli per l'accesso a nuovi finanziamenti e riescono ad avere più facilmente contatti commerciali con imprese sul territorio nazionale e all'estero.

I parchi tecnologici sono un metodo moderno per reperire conoscenze nuove nell'ambito della tecnologia avanzata e per creare legami fra le conoscenze esistenti a livello locale.

Così come gli incubatori aziendali, anche i parchi tecnologici offrono a chi ha un'idea imprenditoriale lo spazio ufficio (con tutti i servizi correlati e con un contratto di locazione agevolato), servizio di consulenza commerciale e contabile, pacchetti formativi, mediazione finanziaria, assistenza alla stesura e alla revisione del business plan, assistenza nella ricerca di partner commerciali e strategici, inoltre facilitano l'integrazione delle imprese in reti e strutture a grappolo a livello nazionale e comunitario e offrono posizioni di stage o di primo impiego per gli studenti. I parchi offrono ai membri anche ambienti comuni, quali aule conferenze e aule riunioni, nonché servizio di copisteria, di sorveglianza e ristorazione.

I parchi tecnologici si ripropongono di :
  • reare imprese tecnologicamente innovative, alle quali viene offerta una infrastruttura adeguata e condizioni di lavoro favorevoli attraverso servizi informatici e di consulenza,
  • creare un ponte fra scienza ed economia, promuovendo un adeguato trasferimento del know how,
  • sviluppare l'economia regionale trattenendo e inserendo i lavoratori migliori nei progetti locali, creando al contempo posti di lavoro attraenti e creativi,
  • garantire servizi di consulenza, promuovendo lo sviluppo delle nuove tecnologie.

Cosa sono gli incubatori aziendali e gli incubatori universitari? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L'incubatore è un ente che possiede dei locali d'affari che affitta a regime agevolato e a tempo determinato, solitamente fino a tre anni, a start-up, e al contempo offre servizi di consulenza, amministrazione e contabilità. Esistono tre tipi di incubatori: l'incubatore aziendale o tecnologico, quello universitario e quello privato.

L'incubatore aziendale o tecnologico è un'organizzazione che offre aiuto alle neo-imprese, aiutandole a superare gli ostacoli iniziali della fase di start-up. Agli incubati (imprenditori) l'incubatore offre l'ambiente ufficio e il servizio di consulenza in campo di marketing, management, finanze, know how tecnico e altri servizi, quali il servizio di networking e seed capital fino a quando la neo-azienda acquisisce abbastanza rispettabilità da essere vista come un partner commerciale affidabile e inizia a lavorare autonomamente.

Gli incubatori universitari offrono invece assistenza soprattutto agli studenti imprenditori e ai ricercatori, mettendo a loro disposizione l'infrastruttura che consente loro di operare in un ambiente che promuove la creatività e lo sviluppo. Nell'incubatore le imprese hanno a disposizione tutto il necessario per lo sviluppare, realizzare e far permanere idee nuove: uffici, sale conferenze e sale riunioni, magazzini e attrezzatura tecnica e servizio di consulenza. Nell'ambito dell'incubatore si organizzano spesso incontri formativi e seminari dedicati alle imprese tecnologicamente innovative. È proprio in questo ambiente stimolante che i giovani imprenditori hanno l'opportunità di fare conoscenza con businessman già affermati che diventano poi loro tutori e consulenti.

Cosa offrono gli incubatori? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I servizi offerti dagli incubatori si possono dividere in servizi di sostegno “hard” e “soft”. Fra i primi annoveriamo l'informazione, la consulenza e la formazione, mentre fra i secondi contiamo tutti i beni materiali come i terreni, i locali d'affari e l'assistenza finanziaria.

Gli incubatori offrono ai membri locali d'affari ammobiliati, compresi di scrivanie, computer e altre apparecchiature d'ufficio, sale riunioni, sale conferenze e in alcuni casi anche di cucinino. I membri possono usufruire del servizio di tutoraggio personalizzato e del servizio di consulenza aziendale, oltre ai corsi gratuiti di formazione e workshop ai quali possono accedere anche ricercatori esterni. Gli incubatori aiutano i propri membri anche nella ricerca di fonti di finanziamento, nella ricerca del personale e nella ricerca di potenziali investitori con cui iniziare una collaborazione. 

Negli incubatori si offre assistenza e consulenza a pagamento anche ai non membri, che possono prendere in affitto locali d'affari, sale conferenze e sale riunioni e chiedere aiuto per la stesura del business plan, per la ricerca del personale e per la valutazione dell'idea imprenditoriale. 

A cosa servono gli incubatori? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il fine ultimo degli incubatori aziendali è quello di promuovere l'imprenditoria e lo sviluppo economico dei comuni, delle regioni e degli Stati mediante la promozione della crescita, dello sviluppo e del miglioramento delle performance delle imprese. Gli incubatori tecnologici hanno come obiettivo principale il supporto ai neo-imprenditori, che si concretizza nei primi cinque anni di vita dell'impresa mediante i servizi di assistenza e consulenza, attività di marketing, attività di formazione dei consulenti e degli imprenditori, sviluppo di attività di congiunzione a livello comunale, regionale,nazionale e internazionale.

Le differenze tra un incubatore e un parco tecnologico Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Quando si parla di incubatori aziendali si citano spesso anche i parchi tecnologici e gli incubatori universitari. Pur trattandosi di strutture simili che forniscono assistenza e aiuto nelle fasi iniziali di costituzione di un’azienda (consulenza, tutoraggio, formazione, networking, assistenza nella ricerca di investitori, collegamenti con imprenditori di successo, informazioni e assistenza nella partecipazione a gare e sviluppo del contesto imprenditoriale), questi concetti si differenziano notevolmente dal punto di vista sostanziale.

In primo luogo, l’incubatore si rivolge agli imprenditori nella fase iniziale di sviluppo dai 0-18 mesi (periodo di incubazione), dopodiché le aziende proseguono il proprio percorso all’interno del parco tecnologico. In secondo luogo, l’incubatore d’azienda è adatto a tutte le attività (produzione, commercio, terziario), mentre i parchi tecnologici si concentrano sull’incubazione di aziende tecnologicamente avanzate.

Come definire l'obiettivo strategico? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Ogni neo-imprenditore che muove i primi passi nell'imprenditoria deve chiedersi innanzitutto dove vuole arrivare e come. Si tratta di due domande elementari, alle quali però non si riesce sempre a dare una risposta altrettanto semplice. Una nuova impresa che vuole fare il suo ingresso sul mercato deve però avere una missione ben definita, cioè uno scopo ultimo verso il quale indirizzare la sua strategia commerciale. Prima di definire la propria mission aziendale, una start-up deve effettuare un'analisi esterna e un'analisi interna del proprio progetto imprenditoriale.  L'analisi esterna serve a comprendere l'ambiente circostante all'impresa e a definire il mercato nel quale l'impresa intende operare, valutando il suo eventuale posizionamento competitivo.

L'analisi interna ha invece l'obiettivo di delineare i punti di forza e di debolezza dell'impresa stessa, valutandone i processi interni, le risorse, il know-how, il potenziale competitivo e i differenziali competitivi.

Il metodo più frequentemente utilizzato per analizzare l'ambiente e la propria posizione competitiva è il modello delle cinque forze competitive di Porter.

Una volta completate queste analisi, l'impresa dispone delle informazioni necessarie per definire la propria strategia. Esistono due principali strategie commerciali: la prima consiste nell'entrare sul mercato con prezzi nettamente inferiori alla concorrenza acquisendo la leadership di prezzo, la seconda consiste invece nella differenziazione dalla concorrenza.

La prima strategia va perseguita o quando il successo dell'impresa è determinato dalla sua capacità di abbassare i prezzi al minimo (si può parlare anche di leadership di costo), o quando il suo vantaggio competitivo è dato dalla superiorità di gestione dei fornitori o da un vantaggio tecnologico che le permette di offrire prezzi nettamente più vantaggiosi rispetto ai concorrenti (il che significa che l'impresa ha ottimizzato la sua posizione e ha raggiunto un margine di vantaggio permanente, cosa a cui dovrebbe mirare ogni azienda).

Una strategia di differenziazione dalla concorrenza è invece preferibile laddove l'impresa stia entrando in un mercato dove i consumatori sono alla ricerca di beni o servizi più specializzati. In un tale scenario quello che conta è che il bene o il servizio si differenzi da quelli offerti dai concorrenti o che abbia un certo margine di valore aggiunto. Se l'impresa è in grado di produrre un bene o un servizio diverso dalla concorrenza ma che è ancora soggetto a domanda, può contare sullo sviluppo di un margine di vantaggio permanente.

Per una start-up è fondamentale sviluppare una strategia adeguata per avere successo sul mercato. Ogni impresa deve identificare i propri obiettivi e inventare la formula migliore per raggiungerli adattando i propri processi interni alle condizioni esterne. Questo vale soprattutto in tempi di recessione, quando data la limitatezza e la crescente inaccessibilità delle risorse i consumatori assumono comportamenti sempre più razionali negli acquisti.  

Cos'è il Modello delle 5 forze competitive di Porter? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Lo strumento più frequentemente utilizzato per l'analisi dell'ambiente economico nel quale l'impresa opera è il  Modello delle 5 forze competitive di Porter. Michael E. Porter è un economista riconosciuto a livello mondiale, professore di scienze economiche ad Harvard e autore della maggior parte delle leve strategiche note al grande pubblico e utilizzate dalle imprese per la pianificazione delle proprie strategie commerciali. L'analisi delle 5 forze permette di valutare l'intensità di concorrenza sul mercato di riferimento e la potenziale minaccia rappresentata dai prodotti sostitutivi (prodotti alternativi) e dai nuovi beni o servizi che appaiono sul mercato. L'analisi serve inoltre a valutare il potere contrattuale degli acquirenti e dei fornitori e contribuisce alla caratterizzazione dell'ambiente competitivo, stabilendo se l'ambiente sia o meno favorevole alle imprese presenti sul mercato e a quelle che desiderano entrarvi. L'analisi delle 5 forze di Porter andrebbe effettuata ogni qualvolta si desideri attuare un progetto imprenditoriale ed è finalizzata all'identificazione dei principali fattori che determinano il successo sul mercato e a stabilire se la potenziale start-up possiede o meno le capacità necessarie per proseguire in questa direzione oppure se ha abbastanza flessibilità per potersi adattare alle condizioni di mercato.

Un ulteriore importante strumento di analisi è la catena del valore di Porter che descrive la struttura di un'organizzazione come un insieme limitato di 9 processi, di cui 5 primari e 4 di supporto. Con l'analisi della propria catena del valore un'impresa riesce a gestire meglio le sue attività interne ricalibrandole, se necessario, alle condizioni di mercato. Sia le attività primarie che quelle secondarie vengono valutate e riadattate in funzione della mission aziendale e orientate al raggiungimento del vantaggio competitivo.

Ogni impresa vorrebbe che i suoi vantaggi competitivi coincidessero con i fattori chiave di successo identificati con l'analisi di mercato. Tuttavia il più delle volte questo non accade e l'azienda deve valutare i tempi necessari per adeguare i propri processi alle condizioni di mercato.

Come individuare gli obiettivi aziendali di breve e lungo termine? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Esempi di obiettivi di breve e lungo termine

Obiettivi a breve

Obiettivi a lungo termine

  • versare gli stipendi ai dipendenti,
  • armonizzare l'andamento delle vendite con il ciclo di produzione,
  • garantire un adeguato livello di scorta,
  • pagare i fornitori e riscuotere i crediti verso clienti entro i termini stabiliti,
  • assumere risorse umane adatte,
  • cercare la location ideale,
  • finanziare l'acquisto di macchinari e di attrezzatura.
  • far crescere l'impresa o garantirne la sopravvivenza senza ampliarla,
  • ottenere profitto,
  • assumere familiari,
  • fare marketing per know how o prodotti particolari,
  • incentivare e mantenere vivo l'artigianato locale,
  • estendere l'attività a nuovi mercati,
  • ampliare la propria gamma di prodotti,
  • aumentare il volume di vendita sul mercato attuale,
  • raggiungere il massimo livello di autonomia.

Come sfruttare il proprio potenziale? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Esistono molte persone che, pur avendo una spiccata laboriosità, non riescono ad ottenere alcun risultato concreto, cioè non riescono a sfruttare il proprio potenziale. Questi soggetti sono sempre molto indaffarati e non hanno mai tempo per se stessi, non riescono a riposarsi e a raccogliere nuove energie. Spesso il loro problema non è nient'altro che  la mancanza di organizzazione. Ecco alcuni consigli per essere più organizzati e sfruttare appieno il proprio potenziale.

Lettura veloce

La capacità di leggere velocemente gioca un ruolo decisivo quando ci si ritrova sommersi di testi da leggere e di cui memorizzare il senso. Di per sé la lettura è un’attività dispendiosa in termini di tempo, tuttavia con le tecniche giuste, o perlomeno eliminando gli errori di base, è possibile diminuire di molto il tempo di lettura. Innanzitutto vanno eliminate cattive abitudini, quali:
  • sub-vocalizzazione: leggere pronunciando internamente le parole richiede almeno il doppio di tempo;
  • scarsa concentrazione: se si aumenta la concentrazione si legge più velocemente e si memorizza di più;
  • distrazione: durante la lettura bisogna focalizzarsi e concentrarsi esclusivamente sul testo.
 

Inoltre è consigliabile effettuare un'autoanalisi del proprio modo di leggere al fine di individuare le potenziali difficoltà soggettive, quali a esempio problemi di vista o rapporto emotivo con la lettura.

Prendere appunti

Esistono diversi metodi per prendere appunti e tutti si basano sull'assunto che la memoria funziona per parole chiave ossia per associazioni fra diverse parole. Per questo motivo, quando si prende nota di qualcosa, è importante annotare i termini chiave, cioè quelle parole che riescono a richiamare una data rappresentazione e portano alla ricostruzione di determinate tematiche anche dopo che è trascorso del tempo. I termini chiave si prestano in modo ottimale alla memorizzazione e favoriscono la sintesi, perciò è bene riportare le parole chiave in stampatello maiuscolo per una comprensione più immediata dello scritto anche a livello grafico.

Gestione del tempo

Organizzarsi non è difficile. Basta conoscere qualche trucchetto, essere abili e avere tanta buona volontà.  Per organizzarsi bastano tre passi: individuare le cose che devono essere fatte, stabilirne le priorità e pianificare temporalmente il tutto.

La prima cosa da fare è prendere carta e penna e scrivere un elenco di cose da fare. Dopodiché va assegnato un livello di priorità a ciascuna cosa da fare, facendo una cernita fra quelle importanti e quelle secondarie, senza dimenticare che la priorità alta è d'obbligo per tutte quelle cose che sono direttamente riconducibili agli obiettivi aziendali. Il terzo passo da fare è pianificare temporalmente il tutto, assegnando un quadro temporale per ogni cosa e si discernono le cose in “urgenti” e “meno urgenti”, decidendo quanto tempo si vuole dedicare a ogni singola cosa. Alle cose importanti dedicheremo più tempo che a quelle secondarie, e quelle più urgenti avranno la priorità assoluta. Inizieremo dunque facendo le cose che sono importanti e urgenti, seguiranno quelle meno importanti, ma urgenti, dopodiché arriveranno quelle importanti, ma non urgenti e infine quelle non importanti e non urgenti. 

Come creare un team aziendale o un gruppo di lavoro? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Con lo sviluppo dell'impresa il suo fondatore assume ruoli manageriali sempre maggiori: per questo motivo nell'azienda deve gradualmente crearsi un team vincente. I team aziendali di successo si distinguono da quelli scadenti per il fatto che l'ideatore del progetto imprenditoriale è riuscito a convincere le persone chiave nel gruppo a fare propria la sua visione e a unirsi a lui nella realizzazione dei suoi sogni.

Prima di creare un team, un imprenditore deve rispondere alle seguenti domande:
  • Quali sono le conoscenze e le competenze di cui necessito per il successo dell'impresa?
  • Possiedo le conoscenze necessarie nell'ambito di quei settori funzionali che sono critici per il successo dell'impresa?
  • Possiedo le connessioni necessarie e i contatti necessari in quei settori che sono critici per la realizzazione dell'opportunità commerciale?
  • Sono in grado di accordare gli altri partner con l'equipe gestionale?
  • Dove voglio arrivare, quali sono i miei obiettivi in termini di profitto, quali rinunce devo fare per raggiungerli?
  • Quali sono i rischi dell'opportunità commerciale? Sono disposto ad assumermeli?
  • Quale sarà il ruolo degli esperti esterni nella gestione dell'impresa?
 

Per i membri del team è di cruciale importanza percepire il legame reciproco, avere l'impressione di essere tutti sulla stessa barca e avere la percezione che solo attraverso il successo dell'azienda arriverà il successo personale dei dipendenti. Fondamentale è dunque insistere su questo senso di unione che si rivelerà cruciale al momento di prendere decisioni, quando passeranno in primo piano gli obiettivi durevoli dell'azienda come entità a sé stante e non gli effimeri interessi personali. Lavorare in un team significa completarsi a vicenda con lo scopo di portare a termine un determinato compito o raggiungere un obiettivo. In questo contesto valgono soprattutto l'impegno duraturo (l'obiettivo dell'impresa è la sopravvivenza a lungo termine), l'impegno a creare valore  (ogni membro cerca costantemente di massimizzare la propria performance), la diseguaglianza uguale (le quote nell'impresa non possono essere divise in parti uguali) e l'onestà (i premi ai membri del team e le quote di capitale sociale dipendono dal contributo dei membri all'impresa, dalle loro capacità e dai risultati da essi conseguiti nel tempo). 

Come guidare un team? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Ogni team di progetto prevede la nomina di un project leader, il cui compito è quello di distribuire in modo adeguato gli incarichi fra i membri del gruppo e seguire la loro realizzazione. Il project leader deve dunque saper delegare. Questo gli consente di avere più tempo per dedicarsi alle decisioni strategiche e ai compiti più importanti, e di mantenere l'occhio vigile sullo sviluppo delle competenze dei propri dipendenti assicurandosi costantemente che essi migliorino ulteriormente e aumentino la loro forza sociale.

Le deleghe non devono essere distribuite in modo intuitivo, ma con ponderazione. Per assegnare gli incarichi il leader deve conoscere i membri del team e all'atto di delegare deve tenere conto dei seguenti elementi:
  • competenza professionale dei dipendenti – verificare se il dipendente ha abbastanza esperienza professionale e abbastanza conoscenze per portare a termine l'incarico che gli è stato assegnato.
  • disponibilità dei dipendenti – controllare se il dipendente è così occupato con i suoi incarichi ordinari da non riuscire a completare con successo anche gli incarichi legati al progetto.
  • motivazione dei dipendenti – valutare se per il dipendente l'incarico rappresenta una sfida (consente di crescere, guadagnare di più ecc.) oppure è solo un'ulteriore fardello (il dipendente ha la sensazione che il leader gli assegni incarichi di poco conto).
 
Il project leader deve inoltre effettuare una spartizione chiara degli incarichi fra i singoli membri del team di progetto e deve fornire loro tutte le informazioni necessarie per portarli a termine. Il compito del project leader è pertanto quello di:
  • definire chiaramente gli incarichi e gli obiettivi concreti (cosa deve essere fatto, come e entro quando);
  • dividere le competenze e le responsabilità (al dipendente viene lasciata autonomia decisionale sulle modalità di realizzazione delle attività inerenti il compito affidatogli; il project leader ha una funzione di sostegno);
  • motivare i membri del team: la motivazione è la chiave del successo (informarli sui vantaggi derivanti dall'incarico, sui benefici in termini di sviluppo personale e professionale, sugli eventuali benefici economici).
 

Nonostante si dica che chi ben delega è a metà dell'opera, non va sottovalutata l'importanza della supervisione. Il project leader prepara un elenco delle attività delegabili, stabilisce il tempo necessario per portarle a compimento, le scadenze e gli assegnatari. Dopodiché effettua un'attenta supervisione delle scadenze e del corretto svolgimento del lavoro del team, rimanendo pronto ad intervenire qualora si rendesse necessario. 

Come condurre le riunioni? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Le riunioni aziendali sono molto importanti, in quanto permettono ai dipendenti di ricevere informazioni sugli sviluppi e sulla suddivisione degli incarichi all'interno dell'organizzazione e allo stesso tempo rappresentano un'ottima occasione di confronto, pianificazione e valutazione. Tuttavia accade spesso che la loro reale utilità venga messa in discussione e che i dipendenti lamentino la loro scarsa efficacia. Non di rado, infatti, a riunione finita molti nodi rimangono irrisolti e i partecipanti escono con gli stessi dubbi con i quali sono arrivati. Ecco un paio di regole semplici dedicate a chi conduce le riunioni per aumentare l'efficacia:

  • Aprite la riunione con una breve presentazione del problema, assicurandovi che tutti i partecipanti abbiano capito di cosa si tratta.
  • Indagate sulle cause del problema.
  • Riassumete di tanto in tanto quello che è stato detto.
  • Invitate i partecipanti a proporre possibili soluzioni e ad argomentare ogni singola proposta.
  • Quando ritenete che ogni proposta sia stata discussa abbastanza, tirate le somme e mettete al voto le mozioni.
  • Se necessario, designate un singolo o un gruppo di lavoro che si occuperà della realizzazione delle strategie risolutive.
  • Siate sempre gli ultimi ad esprimere opinioni e ad avanzare proposte, date agli altri la precedenza assoluta.
  • Il vostro compito principale è quello di condurre e moderare la discussione, non quello di prendervi parte.
  • Solitamente non c'è bisogno di adottare il sistema parlamentare, tuttavia se il numero dei  partecipanti supera la ventina, chi desidera intervenire deve prima ricevere l'autorizzazione dal conduttore della riunione. Il partecipante che desidera parlare deve alzare la mano e ricevere il permesso dal conduttore che gli dà la parola chiamandolo per nome o facendogli un cenno con il capo.
  • Fate in modo che la discussione sia scorrevole e che segua un filo logico. Gli interventi devono essere brevi e concisi. Insistete su questo aspetto ricordando a chi interviene di essere il più veloce possibile. Chi si dilunga o interviene troppe volte, va fermato. Chi inizia a divagare va interrotto immediatamente e richiamato ad attenersi allo scopo della riunione che è quello di trovare una soluzione alle criticità evidenziate.
  • Fate in modo che tutti siano partecipi, il che non significa fare un interrogatorio sistematico di tutti i presenti. 

Cos'è la sistematizzazione dei posti di lavoro? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

La legislazione slovena prevede, al sensi dell'art. 20 della Legge sui rapporti di lavoro (ZDR), che il datore di lavoro con più di dieci dipendenti sia obbligato ad adottare l'Atto di sistematizzazione dei rapporti di lavoro. Questo può essere adottato facoltativamente anche da datori di lavoro con meno dipendenti, qualora questi lo ritengano opportuno. Con tale atto il datore di lavoro formalizza la denominazione dei posti di lavoro, le classi tariffarie e le classi retributive,  i requisiti necessari per ricoprire i vari ruoli, le mansioni, le responsabilità e competenze previste. La formalizzazione di questi aspetti del rapporto di lavoro ha implicazioni molto ampie per il lavoratore. Chi firma un contratto di lavoro ha infatti il diritto e il dovere di svolgere esclusivamente il lavoro previsto dal contratto. In base alle mansioni si possono e si devono definire le competenze e le responsabilità, garantendo maggiore trasparenza del rapporto che lega il lavoratore e il datore di lavoro. Nelle imprese con un numero ridotto di dipendenti l'Atto di sistematizzazione dei rapporti di lavoro getta le basi per il sistema di premiazione e di avanzamento professionale dei lavoratori.

L'Atto sulla sistematizzazione dei posti di lavoro favorisce anche una maggiore flessibilità e rappresenta un caposaldo per la distribuzione dei dipendenti all'interno dell'organico. Questo strumento, ancora sottoutilizzato, è in realtà fondamentale per la gestione delle risorse umane, poiché permette di selezionare i candidati in modo standardizzato ed efficace, di pianificare gli interventi formativi, di sviluppare l'organico e di fare avanzare i dipendenti più meritevoli, offrendo infine un buon punto di partenza per l'assegnazione dei premi di produttività. La sistematizzazione è anche un buon motivatore per coloro che desiderano fare carriera e progredire professionalmente, in quanto consente un'immediata confrontabilità fra le posizioni lavorative.

Secondo gli esperti di risorse umane, la sistematizzazione dei posti di lavoro è ancora troppo sottovalutata nelle realtà minori, mentre invece fra quelle più grandi si sta diffondendo una consapevolezza sempre maggiore della sua importanza.

Come condurre un colloquio di valutazione delle prestazioni? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Il colloquio di valutazione annuale, benché non sia obbligatorio per legge, è uno strumento di gestione delle risorse umane estremamente utile, se gestito correttamente. Le sue modalità e la cadenza con la quale si esegue sono solitamente regolamentate dagli atti generali del datore di lavoro. Per colloquio di valutazione annuale si intende un confronto approfondito fra il responsabile e il dipendente, nella quale i due si scambiano opinioni sulla situazione dell'azienda, sui possibili miglioramenti nei rapporti interpersonali, nelle condizioni di lavoro, nella motivazione e nelle prestazioni professionali dei collaboratori. Il colloquio annuale è utile anche ai fini della valutazione della produttività del lavoratore, e della pianificazione degli sviluppi futuri, degli interventi formativi e dell'avanzamento professionale dei collaboratori. Durante il colloquio valutativo i dipendenti ricevono informazioni sull'operato del direttivo e sulle sue aspettative future, in questo modo entrambe le parti espletano l'obbligo di informazione reciproca. Non esistono scadenze fisse per effettuare i colloqui, tuttavia questi andrebbero svolti almeno a cadenza annuale.

Alcuni suggerimenti sullo svolgimento del colloquio di valutazione:

  • Se possibile, si eviti di svolgere il colloquio nell'ufficio del valutatore o del valutato e si preferisca piuttosto un luogo neutrale, dove nessuno è in posizione di superiorità e dove la conversazione non sarà interrotta da squilli del telefono o da viavai di persone.
  • Il colloquio va condotto possibilmente sulla base di una scheda colloquio che va consegnata al valutato qualche giorno prima affinché compili la sua parte; il valutatore compilerà successivamente la parte riservata a lui ed entrambi integreranno e firmeranno la scheda in sede di colloquio.
  • I valutatori devono avere una buona preparazione e formazione mirata e devono aver compreso fondo il senso di questi colloqui.
  • I colloqui di valutazione andrebbero condotti a tutti i livelli organizzativi, ma sono d'obbligo per il management inferiore e intermedio e per il pool di esperti.
 

Come deve essere il colloquio di valutazione delle prestazioni?

  • Sistematico, organizzato e preventivamente concordato
  • deve fornire un quadro delle prestazioni, dei risultati raggiunti e dello sviluppo complessivo del lavoratore nel periodo appena concluso
  • deve stabilire gli obiettivi e i risultati attesi per il periodo appena iniziato
  • deve programmare le attività finalizzate al raggiungimento degli obiettivi
  • deve favorire la crescita personale e professionale (proposte di interventi formativi)
  • deve consentire al dipendente di esprimere la propria opinione sull'azienda e sulla sua gestione
  • deve consentire al responsabile di offrire al collaboratore un feedback sul suo lavoro, le aspettative su di lui e le possibilità di avanzamento professionale.

Gestione del tempo e pianificazione degli obiettivi Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Esistono numerose tecniche di management del tempo con le quali un imprenditore può imparare a sfruttare in modo più efficace il tempo che ha a disposizione. L'assunto su cui poggia la maggior parte delle teorie di gestione del tempo è che è più importante fare la cosa giusta, piuttosto che fare le cose in modo giusto. Il management del tempo aiuta l'imprenditore a concentrarsi sugli obiettivi aziendali, quelli manageriali e quelli personali. Nel concreto questo significa che un imprenditore deve ogni giorno stilare un elenco di cose da fare nell'arco della giornata. Una gestione efficiente del tempo consente all'imprenditore di guidare l'impresa in modo più produttivo e di separare meglio la vita professionale da quella privata.

I principi di base sui quali poggia la gestione del tempo sono i seguenti:

  • Principio di volontà, per il quale si inizia ad apprezzare il proprio tempo e di conseguenza si cambiano le proprie abitudini solo se veramente si desidera sfruttare meglio il tempo che si ha a disposizione.
  • Principio di efficacia, in base al quale ci si concentra automaticamente sui problemi principali anche se si è sottoposti a pressioni da tutti i fronti.
  • Principio del lavoro di squadra, secondo il quale si è obbligati ad aiutare gli altri membri del team ad adottare abitudini di gestione del tempo altrettanto efficaci.
  • Principio della pianificazione prioritaria, il quale unisce gli elementi dei principi appena elencati. Ogni giorno vanno annotate le cose che devono essere fatte e a ciascuna va assegnato un livello di importanza mediante l'utilizzo di scalette di priorità.
  • Principio di analisi successiva, per il quale bisogna periodicamente rivedere ed analizzare gli obiettivi aziendali e il livello di raggiungimento degli stessi.
 

I vantaggi derivanti da una buona gestione del tempo sono:

  • Maggiore produttività: si ha sempre a disposizione abbastanza tempo per le cose più importanti, perché ci si concentra solo sugli elementi critici per la crescita e il successo dell'azienda.
  • Maggiore soddisfazione: si è soddisfatti del proprio lavoro se si fanno cose utili alla crescita dell'impresa.
  • Maggiore efficacia del team aziendale: una corretta gestione del tempo consente al team aziendale di impiegare meno tempo per ottenere gli stessi risultati, in questo modo i membri del team hanno a disposizione più tempo da dedicare alle altre attività e alla vita privata.
  • Processo decisionale più efficace: grazie al management del tempo diminuisce il numero di situazioni stressanti  e di conseguenza diminuiscono le preoccupazioni, in questo modo è possibile prendere decisioni più rapidamente e meglio. 

Come negoziare? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Durante una negoziazione è essenziale che le due parti mantengano la calma, siano creative e flessibili, comunichino in modo da soddisfare i bisogni di entrambe, siano disposte ad accettare condizioni nuove, siano pronte ad una mossa inaspettata della controparte e abbiano obiettivi alti. Le caratteristiche del buon negoziatore non sono innate, ma si possono imparare. Negoziatore di successo diventa solamente chi non smette mai di imparare e di acquisire esperienze nelle trattative commerciali. Durante la negoziazione bisogna dare l'impressione di essere sicuri di sé e bisogna sapersi vendere come la soluzione ideale ai fabbisogni della controparte, in altre parole bisogna convincere la controparte di essere migliori degli altri competitors in tutti gli aspetti.

Caratteristiche del bravo e del cattivo negoziatore :

CARATTERISTICHE VINCENTI

CARATTERISTICHE PERDENTI

Pazienza, perseveranza, immunità allo stress, capacità di ascolto, capacità di persuasione, inventiva, flessibilità, gentilezza, tatto, obiettivi alti ecc.

Desiderio di compiacere, ingenuità, rigidità, irascibilità, incapacità di sopportare l'incertezza, non essere disposto a scendere a compromessi, incapacità di controllare l'emotività, ecc.

 Errori più comuni commessi dai negoziatori:
  • dare priorità ai risultati immediati,
  • mettere in discussione le persone e non i problemi,
  • presentarsi al negoziato senza essersi adeguatamente preparati,
  • scambiare la trattativa per un circolo di discussione,
  • essere impazienti,
  • cedere troppo presto,
  • non essere disposti a cedere,
  • sottovalutare se stessi e le proprie posizioni di negoziazione,
  • reagire troppo repentinamente alle domande e alle proposte dell'avversario,
  • insistere sull'accordo ad ogni costo,
  • non verificare se la controparte dispone della delega per concludere l'affare,
  • e in ultimo, ma non meno importante: non fare alcuno sforzo per mettersi nei panni dell'avversario.

Quale dovrebbe essere l'approccio alla negoziazione? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Ogni modello di approccio al negoziato consta di più fasi. A titolo esemplificativo riportiamo quello che si divide in otto fasi: prepararsi, discutere, mostrare (segnalare), proporre, rispondere, trovare l'accordo, concluderlo e accettare.

La preparazione è probabilmente la fase più importante del processo negoziale, ma purtroppo anche la più sottovalutata. Troppe volte i negoziatori non hanno abbastanza tempo per prepararsi e senza saperlo commettono l'errore più grande. Senza un'adeguata preparazione al negoziato non riescono infatti né a definire gli obiettivi che vogliono raggiungere, né a fissare il prezzo di riserva, chiamato anche punto di resistenza (il limite minimo di utilità che essi vogliono ricavare dall'accordo), né a preparare un eventuale piano B o una strategia alternativa. Prima di ascoltare le posizioni della controparte, il negoziatore deve dunque prendersi un po' di tempo per riflettere su cosa vuole effettivamente ottenere dal negoziato. Dopo aver sentito le posizioni dell'avversario, il negoziatore tasta la sua disponibilità a cedere. In questa fase il negoziatore può illustrare il proprio punto di vista e valutare la disponibilità dell'interlocutore a modificare le sue posizioni. Segue il botta e risposta, parte fondamentale per la conclusione dell'accordo, in cui uno propone e l'altro ribatte.

Nel controbattere  il negoziatore tiene sempre conto degli interessi e delle limitazioni della controparte, il che non implica necessariamente che una capitolazione. Segue la fase di contrattazione, nella quale entrambe le parti devono rinunciare a qualcosa per avere qualcos'altro in cambio. Dopo aver discusso e risolto la maggior parte delle questioni ed essere scesi a compromessi, il negoziato finisce con una conclusione, dalla quale dipende la riuscita dell'accordo. La conclusione rappresenta anche la falsariga per un eventuale contratto da stipulare con la controparte. 

Quali sono le strategie negoziali? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Strategia morbida

Come è chiaro dal nome, si tratta di un approccio morbido al negoziato, che evita l'insorgere di conflittualità e di punti di scontro. Questa strategia funziona bene perché molte persone, e nello specifico molti negoziatori, reagiscono positivamente di fronte alla gentilezza e al calore umano. La strategia morbida è utile anche nelle trattative di ogni giorno, dove la posta in gioco è nettamente più bassa. Questo tipo di strategia è efficace anche in caso di situazioni conflittuali, in quanto:

  • entrambe le parti si impegnano per trovare una soluzione proficua per entrambe – si instaura un tipo di rapporto win-win,
  • due parti interdipendenti e con lo stesso potere negoziale in genere concludono  il processo negoziale con un compromesso,
  • le due parti si concentrano sui punti che hanno in comune e collaborano laddove questo è possibile.
 

Strategia dura

La strategia dura equivale alla disponibilità minima a cedere da parte di entrambe le parti. Si tratta della fase di negoziato più lunga, in quanto le parti cercano di trovare un punto di avvicinamento partendo da posizioni diametralmente opposte. Questo tipo di approccio lascia completamente in disparte i rapporti umani, pertanto la linea dura si presta bene ad eventuali collaborazioni saltuarie, laddove la controparte ha un reale e urgente bisogno di un bene o servizio che non riesce a trovare da nessun'altra parte (bene raro). I negoziatori sono molto duri, fermi sulle loro posizioni, aggressivi, sfacciati, non disposti a scendere a compromessi e hanno una grande capacità di persuasione.

Strategia del partenariato

La strategia del partenariato è un concetto di sviluppo dei rapporti fra le controparti utilizzato in diversi contesti. Si tratta di una filosofia della collaborazione e di responsabilità comune per la regolamentazione di determinati rapporti che nell'ottica win-win tiene conto degli interessi a lungo termine di entrambe le parti. Nel settore del commercio il partenariato è dato da un rapporto duraturo fra venditore e acquirente, dal quale traggono benefici entrambe. La collaborazione duratura si fonda sulle responsabilità comuni dei due partner e porta benefici maggiori rispetto ad una semplice serie di compravendite. Esiste anche il partenariato sociale che regola i rapporti fra sindacati e datori di lavoro.

Vantaggi e svantaggi del partenariato:

VANTAGGI

SVANTAGGI

 

  • minori costi per i bandi e per le negoziazioni per tutta la durata del rapporto
  • costante nella qualità e nelle specifiche tecniche dell'attrezzatura e dei servizi
  • il fornitore investe in quantità maggiori con maggiore fiducia
  • il fornitore risponde alle reclamazioni con più prontezza e comprensione
  • operazioni commerciali più facilmente controllabili

 

  • si perdono di vista i prezzi ed i livelli di qualità presenti sul mercato
  • dopo la sottoscrizione del contratto di partenariato si presenta una soluzione più conveniente
  • i termini pattuiti vanno mantenuti anche in condizioni sfavorevoli
  • se il mercato diminuisce, l'obbligo di acquisto permane, anche se non si dispone di mezzi finanziari sufficienti
  • il contratto rimane valido anche qualora il fornitore si trovi impossibilitato ad effettuare le forniture
  • rischio per il venditore di perdere le proprie capacità di vendita e di marketing, in quanto non più necessarie

Strategia di unione

I negoziatori tentano di eliminare l'influenza della personalità nel comportamento negoziale e di reagire alla controparte con uno spirito di mutualità. Si tratta di un approccio cauto, nel quale si lascia la prima mossa alla controparte. La pressione sull'avversario si esercita mediante l'utilizzo di uno schema di risposte negoziali che premia le proposte volute e condanna o punisce quelle indesiderate e “sbagliate”. La forza di questa strategia deriva dall'intrinseco desiderio dell'avversario di essere premiato e dalla sua paura di subire minacce. Questa strategia ben si adatta alla parte negoziante che desidera migliorare il rapporto con la controparte attraverso mosse caute e graduali.

La strategia di unione si basa sul presupposto che la negoziazione non si limita solamente alle situazioni conflittuali, ma verte soprattutto sugli interessi condivisi per i quali bisogna raggiungere il massimo livello di accordo, pertanto entrambe le parti iniziano a sviluppare soluzioni che sono per entrambe nuove, utili e realizzabili.

Cosa sono le strutture organizzative? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Definire la struttura organizzativa di un'azienda significa descrivere i compiti e la loro distribuzione fra gli individui, nonché i rapporti che vengono a crearsi fra questi due elementi in termini di percorsi formali di comunicazione e di processi decisionali. Per comprendere meglio si può immaginare che la struttura organizzativa di un'azienda sia una specie di grattacielo con molte stanze, ognuna delle quali è occupata da un esecutore preposto allo svolgimento di determinati compiti. La struttura organizzativa deve essere costruita in modo da garantire flessibilità agli esecutori. Una struttura organizzativa è da considerarsi buona laddove il suo ideatore è riuscito a creare le premesse strutturali per una comunicazione veloce, efficace, permanente e il più possibile diretta fra gli esecutori. La struttura organizzativa definisce chi all'interno dell'azienda deve fare riferimento a chi (collaboratori, dipendenti e dirigenti, …), descrive la gerarchia decisionale nonché la suddivisione dei dipendenti per posizioni lavorative, il posizionamento di queste all'interno delle unità e dei reparti e il posizionamento di questi all'interno dell'organizzazione.

La struttura organizzativa può essere rappresentata anche graficamente con uno schema chiamato organigramma, dal quale si evince quali sono gli enti organizzativi, come sono interconnessi e come è organizzata la struttura gerarchica nel suo complesso.

Rappresentazione grafica di una struttura organizzativa funzionale

 

 

 

Quali strutture organizzative esistono? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Esistono cinque tipologie di base di struttura organizzativa: per funzioni, per prodotti, per clienti o aree geografiche, per processi commerciali o a matrice (struttura a rete).

La struttura funzionale

La struttura funzionale è costruita sull'assunto che l'organizzazione scenda dall'alto verso il basso ramificandosi in base ad alcune funzioni principali. Ognuna di queste funzioni, che prendono il nome di reparti, ha un direttore che è responsabile di tutto quello che vi accade. Ogni reparto si divide poi in sottoreparti che si dividono ulteriormente in unità fino ad arrivare al singolo lavoratore. La struttura funzionale è una delle strutture organizzative più comuni e si utilizza soprattutto nelle imprese più piccole con una gamma di prodotti limitata.

VANTAGGI
SVANTAGGI
  •  chiarezza
  • sviluppo intensivo della funzione
  • processo di formazione dei dipendenti più semplice
  • poteri e status ben definiti
  • incentivazione al raggiungimento degli obiettivi funzionali
  •  scarsa adattabilità ai cambiamenti
  • la responsabilità ricade esclusivamente sugli elementi al vertice
  • lentezza del processo decisionale ed esecutivo
  • scarsa collaborazione fra i reparti

La struttura divisionale

La struttura divisionale divide l'organizzazione verticalmente a seconda dei singoli prodotti o di linee di prodotti. Nella struttura divisionale l'organizzazione opera in modo decentralizzato con divisioni strutturali che possono essere basate su prodotti, mercati o aree geografiche. Queste divisioni operano in modo sostanzialmente autonomo e sono dotate di potere decisionale. Questo tipo di struttura è particolarmente adatto alle realtà di una certa estensione e con una  gamma di prodotti vasta e diversificata.

VANTAGGI
SVANTAGGI
  •  Reazione veloce alle esigenze di mercato
  • spiccata coordinazione fra i reparti
  • decentralizzazione del processo decisionale
  • soddisfazione dei clienti
  • trasferimento veloce dei risultati di ricerca scientifica nella produzione
  •  basso livello di coordinazione fra i reparti
  • scarsa connessione, mancata armonizzazione fra i reparti
  • disinteresse per gli orientamenti strategici a lungo termine
  • tendenza dei singoli programmi di produzione ad acquisire sempre più autonomia

La struttura organizzativa per progetti

La struttura organizzativa per progetti è un tipo di struttura aziendale dove la suddivisione dei compiti avviene in relazione ai progetti che devono essere realizzati entro un temine specifico, con un budget specifico e con delle richieste specifiche da parte del committente. L'unità progettuale può essere parte integrante della struttura organizzativa e può operare o come unità autonoma oppure come sottoreparto di una delle unità esistenti o ancora come formazione temporanea creata ad hoc.

VANTAGGI
SVANTAGGI
  • unisce dipendenti che provengono da funzioni diverse
  • approccio interdisciplinare alla ricerca della soluzione del problema
  • ottimizzazione delle risorse umane
  • maggiore motivazione per i dipendenti chiamati a svolere compiti nuovi e interessanti
  • difficile consolidare la formazione del team di progetto
  • la composizione del team cambia in tempi brevi
  • serve un lungo periodo di inserimento nel lavoro
  • dispendiosa in termini di tempo a causa delle numerose riunioni

La struttura organizzativa a matrice

La struttura organizzativa a matrice è oggi presente in molte organizzazioni di successo e la si può definire come una combinazione delle strutture funzionale e divisionale. La struttura a matrice è caratterizzata dalla divisione del direttivo in base a due criteri simultanei: le funzioni da una parte e i progetti o prodotti dall'altra. Questo implica la presenza di due livelli di direzione, i dipendenti rispondono dunque a due responsabili contemporaneamente. La struttura a matrice fa cadere i confini fra reparti, garantendo all'azienda un ampio margine di adattabilità.

VANTAGGI
SVANTAGGI
  • flessibilità
  • uso efficace delle risorse
  • motivazione e impegno dei dipendenti
  •  confusione dei dipendenti dovuta alla duplice direzione
  • dispendio di tempo
  • sovente conflittualità fra progetti

La rete dinamica

La rete dinamica è un modello di struttura organizzativa che si è affermato con l'avvento di internet e delle nuove tecnologie: si tratta infatti di una struttura invisibile che collega costruttori, fabbricatori, fornitori e distributori anche da tutto il mondo. La rete dinamica consente un utilizzo incomparabilmente maggiore delle capacità, in quanto può raggruppare un numero di esperti altrimenti impensabile. La caratteristica principale della rete dinamica è la fiducia reciproca fra i partner che devono lavorare in sinergia aiutandosi a vicenda, altrimenti la rete decade.

Qual è il ciclo di crescita di una nuova impresa? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Nella fase iniziale, indicata solitamente come fase di start-up, il neo-imprenditore investe tutte le proprie energie nella ricerca e nello sviluppo dell'idea giusta, si dedica alla stesura del business plan e alla sua ottimizzazione, cercando di attirare le persone giuste affinché si uniscano a lui nella  realizzazione della sua idea. Lo sviluppo dell'idea commerciale e la stesura della bozza del business plan sono due processi creativi: per questo motivo questa primissima fase è caratterizzata dalla creatività. Questa può esprimersi su più livelli e l'idea vincente può nascere da una chiacchierata con gli amici al bar sotto casa, oppure può essere frutto di una grande visione elaborata in solitaria stando chiusi in casa per settimane. Nella fase creativa non c'è ancora nulla di definitivo, per questo è bene effettuare le ricerche di mercato il prima possibile per capire se si sta andando nella direzione giusta. Finita la fase creativa si giunge al prototipo o progetto pilota che comprende anche l'individuazione dei potenziali futuri clienti. In questa fase si sviluppa anche il business plan nel quale l'idea si concretizza in un'opportunità commerciale. Purtroppo questa è la fase in cui fallisce il maggior numero di start-up.

La fase successiva rappresenta il primo gradino di sviluppo dell'impresa. Questa fase si definisce anche fase di partenza (early stage) ed è orientata all'esecutività e al management. Qui la creatività passa in secondo piano e lascia spazio all'organizzazione, senza però dimenticare la flessibilità del team che rimane una caratteristica indispensabile in tutte le fasi del ciclo di vita di un'impresa. Nella fase di partenza si concretizzano le idee del business plan. La cesura più netta in questa fase è data dall'ambiente in cui si opera, infatti l'impresa ottiene uffici propri, si organizza per funzioni aziendali, inizia a formarsi un vero e proprio orario di lavoro e i fondatori iniziano a coinvolgere e a responsabilizzare il quadro direttivo. Mentre nella fase creativa è l'emotività ad essere in primo piano, la fase di partenza vede la rivincita del discorso razionale proprio del concetto stesso di management. In questa fase ci si dedica soprattutto agli aspetti gestionali improntati all'ottimizzazione, all'esecutività e alla realizzazione. In questa fase torna molto utile la conoscenza di materie economiche e gestionali applicate. In un momento così delicato per l'azienda molti imprenditori hanno difficoltà a passare dalla mentalità creativa a quella esecutiva. Questo passaggio diventa ancora più critico se nell'impresa subentrano investitori esterni.

La fase di partenza è seguita dalla fase di sviluppo e di espansione, in cui spesso si presenta il bisogno di ricorrere ad un management professionale esterno specializzato nella gestione dello sviluppo veloce. Non tutte le imprese scelgono la via dello sviluppo veloce, alcune si accontentano di un'espansione più graduale o addirittura non desiderano affatto crescere. Di solito si tratta di realtà minori, quali ditte individuali o a gestione familiare, che producono beni o servizi, spesso nel settore dell'artigianato. Esistono però anche imprenditori individuali con grandi ambizioni che non appena scorgono un'opportunità di crescita assumono nuovi dipendenti e allargano l'impresa a nuovi segmenti di mercato. Alcune imprese preferiscono dunque passare  immediatamente dalla fase di start-up alla fase matura, senza crescere, mentre altre cercano in tutti i modi di espandere la propria attività prima di passare alla fase matura. Nella fase matura si ha un'impresa che ha raggiunto il massimo livello di espansione, consolidato tutti i processi e ottenuto una grande quota di mercato nel settore di riferimento. In questa fase gli sforzi sono indirizzati all'ottimizzazione del sistema, del portfolio di prodotti e dello schema organizzativo nonché alla gestione delle risorse umane. La crescita dell'impresa rallenta notevolmente, il sistema è consolidato e gli sforzi possono essere concentrati sul fronte amministrativo.

Le fasi appena descritte sono una semplificazione del processo che vede determinate caratteristiche predominanti in determinate fasi del ciclo di vita di un'impresa: in realtà i confini fra le varie fasi sono spesso molto meno nitidi.  Anche un'impresa in fase matura deve infatti continuare a dedicarsi alla ricerca e allo sviluppo, ad essere creativa nelle innovazioni e deve mantenere una visione esecutiva della propria azione.

L'ultima fase del ciclo di vita di un'impresa è la fase di declino, cioè la fase in cui la curva di crescita inizia inesorabilmente a cadere, all'inizio lentamente, per poi accelerare sempre di più. Questa è la fase in cui solitamente si cede o vende l'impresa, che può essere assorbita in blocco da un sistema più grande oppure fatta “a fette” per vendere i singoli pezzi ad altre aziende che nutrono un interesse strategico. In questo modo si cerca di ottimizzare anche la fase di declino. Se la fase iniziale del ciclo di vita di un'impresa vede il confluire di capitale finalizzato alla crescita dell'impresa, la fase finale vede invece il defluire di capitale derivante dalla sua alienazione. Naturalmente un'impresa può anche finire in modo molto meno glorioso e proficuo, cioè spegnendosi lentamente fino ad estinguersi del tutto.

Cos'è la strategia di sviluppo monosettoriale? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Si ha uno sviluppo monosettoriale quando un'impresa decide di crescere nel settore in cui opera, sviluppandosi, ampliando la produzione e aumentando gli utili derivanti dalla vendita di uno dei suoi beni o servizi, all'occorrenza ricalibrando la produzione degli altri suoi prodotti.

Per uno sviluppo monosettoriale di successo devono sussistere le seguenti condizioni:
  • l'impresa deve avere un sistema di informazione tanto evoluto da garantire una buona panoramica della situazione attuale dell'impresa e degli eventuali progressi
  • la struttura organizzativa deve riconfigurarsi in funzione dei nuovi sviluppi
  • l'impresa deve concentrarsi su quei dipendenti che hanno un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi strategici aziendali
 

L'azienda deve fare particolare attenzione anche al potenziale di mercato (che deve essere abbastanza grande da soddisfare gli obiettivi di crescita aziendale), alla concorrenza (non deve essere troppo grande, altrimenti renderebbe difficoltoso l'aumento delle vendite), alle capacità produttive (devono essere abbastanza grandi da soddisfare un potenziale aumento di domanda), alla rete distributiva (deve essere adeguata al maggiore volume di vendita) e all'aumento del volume di vendita (non deve abbassare i prezzi dei prodotti a tal punto da rendere l'attività deficitaria).

Esistono due tipi di sviluppo monosettoriale, il primo prevede l'aumento della vendita e degli utili derivanti da essa, mentre il secondo prevede l'aumento del profitto. Entrambe sono una conseguenza dello sviluppo dell'impresa.

Cos'è la diversificazione? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Diversificarsi significa sviluppare nuovi beni o servizi da aggiungere al portfolio aziendale. Lo sviluppo aziendale basato sulla diversificazione è in genere più rapido dello sviluppo monosettoriale, ma espone l'azienda a rischi maggiori.

Diversificarsi significa andare a cercare nuovi prodotti o nuovi mercati espandendosi in altri settori, diversi dal proprio settore primario. Per fare un esempio concreto: un'impresa che produce carta vetrata può espandere l'attività in modo monosettoriale, cioè entrando in nuovi mercati e aumentando la produzione di carta vetrata, mentre se decide di aprire un ostello adotta la strategia di sviluppo basata sulla diversificazione, in quanto va a toccare un settore completamente estraneo al suo settore primario.

Possibili problematicità legate alla diversificazione:
  • L'attività non andrebbe mai diversificata se sussiste un qualsiasi problema con l'attività primaria, perché si rischia di concentrarsi troppo su un ramo d'azienda perdendo di vista l'altro.
  • La diversificazione presuppone che le altre attività aziendali godano di buona salute.
  • La diversificazione verso un settore di cui si sa troppo poco è un passo troppo azzardato.
  • L'attività non va diversificata senza una attenta valutazione delle possibili problematicità. Fondamentale è la percezione dei rischi.
  • Bisogna sempre minimizzare i rischi.

Cosa significa l'acquisto di un franchising? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Il sistema di franchising consente ad un imprenditore di utilizzare un bene o servizio e il suo sistema commerciale a determinate condizioni, sulla falsariga e sotto il nome di un altro proprietario. Il franchising è una formula di commercializzazione di beni e servizi (o tecnologia) basata sulla collaborazione stretta e continuativa fra due imprese giuridicamente e finanziariamente distinte e indipendenti, da una parte l'affiliante (franchisor) e dall'altra l'affiliato (franchisee). L'affiliante concede ai singoli affiliati il diritto e il dovere di commercializzare i suoi beni o servizi in modo fedele al concetto ideato dalla casa madre e di utilizzare il suo marchio, il know-how, le strategie commerciali, le tecnologie, i metodi di lavorazione e gli altri diritti di proprietà intellettuale. Il franchisor deve garantire al franchisee assistenza tecnica e professionale per tutta la durata del contratto di franchising e conformemente alle modalità concordate, mentre il franchisee è tenuto a pagare una commissione di ingresso (fee) e una quota periodica che può essere definita in termini assoluti oppure come percentuale sul fatturato (royalty).

Vantaggi e svantaggi della formula di franchising

Vantaggi
Svantaggi

meno rischioso della costituzione di un'impresa da zero

subordinazione all'affiliante

marchio affermato e prestigio del franchisor

il franchisor può pretendere l'acquisto della tecnologia di franchising a prezzi più alti di quelli di mercato

non servono conoscenze specifiche

controllo e supervisione da parte dell'affiliante

la formazione teorica e pratica sono a carico dell'affiliante

contratto difficilmente revocabile

assistenza professionale e assistenza al marketing da parte dell'affiliante

l'affiliato non ha autonomia decisionale, ma deve chiedere il benestare alla casa madre per qualsiasi modifica al processo commerciale

altri tipi di assistenza e consulenza da parte dell'affiliante

rischio di fallimento del franchisor

le attività di promozione sono solitamente a carico dell'affiliante

 

bene o servizio già affermato sul mercato

 

tutti i diritti connessi ai brevetti sono già in possesso della casa madre

 

efficacia testata del concetto commerciale

  

Come si effettua una cessione d'impresa? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

La cessione d'azienda è un processo impegnativo e dispendioso in termini di tempo ed è spesso fonte di stress per imprenditori e azionisti. Per questo motivo il processo di cessione va gestito con la massima professionalità e trasparenza. I motivi più frequenti che spingono a cedere un'attività o una sua parte sono l'uscita di scena del proprietario di maggioranza oppure il desiderio dell'investitore finanziario di disinvestire. Affinché la cessione si riveli proficua, è bene chiarirsi le idee su alcuni punti. Chi vende deve infatti sapere, perché sta vendendo, a chi vuole vendere, a quali condizioni, e in quanto tempo. A tal proposito il proprietario può prepararsi uno schema in cui includere tutte le aspettative relative alla vendita ordinandole gerarchicamente in modo da avere le priorità nero su bianco. Per prima cosa deve capire se vuole vendere tutta l'azienda o solo un suo ramo, dopodiché deve decidere a chi la vuole vendere o trasferire: ad un dipendente, a terzi oppure a familiari (figli).

Per non arrivare impreparati al momento di cedere l'azienda, può essere molto utile iniziare a pianificare il suo futuro anche molti anni prima. Non c'è nulla di strano se un imprenditore inizia a ragionare sul futuro dell'impresa dopo che lui si sarà ritirato già 10 o addirittura 15 anni prima di ritirarsi. In questo modo ha a disposizione tutto il tempo necessario per trovare un successore (che può essere un membro della famiglia), per ponderare l'opzione di vendere l'impresa oppure semplicemente per trovare una persona adatta a sostituirlo nel ruolo di direttore.

Prima di iniziare il procedimento di cessione bisogna inoltre effettuare la valutazione del valore di mercato dell'azienda, cercare i potenziali acquirenti, prepararsi ai negoziati e trovare un'adeguata base finanziaria, fiscale e giuridica. Per fare tutto questo molti imprenditori ricorrono a consulenti esterni.

Come effettuare un trasferimento d'azienda tra familiari? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Per ogni imprenditore, prima o poi, arriva il momento in cui ritirarsi dagli affari. Se l’imprenditore decide di trasferire l'impresa ai suoi familiari, deve considerare gli interessi di tutta la famiglia per evitare situazioni di conflittualità. Il momento in cui il fondatore lascia le redini in mano agli eredi rappresenta un vero punto di cesura per l'azienda. La riuscita di questo passaggio dipende dalle personalità del fondatore e dei suoi eredi, dalle competenze degli eredi necessarie per il lavoro in azienda, dalla disponibilità e dalla volontà degli eredi di assumersi questa responsabilità.

Quando si trasferisce l'azienda a membri della famiglia, bisogna considerare soprattutto i seguenti punti:
  • Cultura familiare: ogni famiglia ha dei valori specifici propri. Il trasferimento dei valori tradizionali familiari sulle generazioni più giovani può avvenire mediante l'inserimento dei membri più giovani nei singoli processi aziendali sotto l'occhio vigile della generazione precedente o mediante l'iniziazione dei membri più giovani ad alcuni riti familiari, ma anche facendo loro familiarizzare con la storia familiare e quant'altro.
  • Assunzione dei familiari: si tratta di un argomento delicato che diventa ancora più spinoso quando la famiglia si allarga e cresce il numero dei potenziali candidati all'assunzione.
  • Premiazione dei familiari che lavorano nell'azienda: è un errore premiare i familiari in modo preferenziale, poiché una tale prassi è estremamente demotivante per gli altri dipendenti.
  • Ruolo dei nuovi membri della famiglia: in caso si trasferimento dell'impresa a più familiari, il patrimonio di essa va diviso in modo trasparente per evitare di incorrere in situazioni vischiose.
 
Il fondatore deve inoltre provvedere, finché è ancora in azienda e può esercitare potere, a strutturare l'azienda in modo adeguato e a stabilire determinate regole che garantiranno il funzionamento indisturbato dell'organizzazione anche dopo il suo ritiro. In tal senso può essere utile preparare preventivamente un programma di successione, nel quale considerare i seguenti fattori:
  • quale sarà il ruolo del fondatore dopo il trasferimento (continuerà a lavorare in azienda a tempo pieno, collaborerà saltuariamente oppure si ritirerà del tutto)
  • la dinamica familiare (è possibile che alcuni membri della famiglia non riescano a lavorare insieme)
  • gli utili distribuiti ai familiari e agli azionisti
  • il clima commerciale al momento del trasferimento
  • il trattamento da riservare ai collaboratori fidati
  • le conseguenze fiscali.
 

Il trasferimento dell'impresa ad un familiare può causare conflittualità non solo fra i membri della famiglia, ma anche fra gli altri dipendenti. Questo accade sovente quando la responsabilità della gestione passa ad uno degli eredi del fondatore che però non possiede le competenze necessarie. Per consentire al nuovo proprietario di essere all'altezza del suo ruolo è buona prassi responsabilizzarlo gradualmente. Al momento fatidico del passaggio del testimone il nuovo direttore dovrà familiarizzare con tutti i rami dell'azienda e dovrà prendere dimestichezza con tutte le attività aziendali. Per il nuovo direttore è fondamentale l'appoggio dei dipendenti storici, il cui aiuto si rivela molto prezioso in questa fase. Se possibile, è bene che il fondatore rimanga in azienda ancora per un periodo di tempo in qualità di consulente, supportando il nuovo direttore nel processo decisionale. Questo può talora essere fonte di conflittualità, ma allo stesso tempo può servire ad attenuare il malcontento dei dipendenti che vedono un rampollo inesperto mettersi al timone dell'azienda.

Come fare per trasferire l'azienda a terzi? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Se nessuno dei familiari desidera subentrare in azienda in qualità di nuovo direttore, il fondatore può scegliere fra tre opzioni:
  • qualificare il collaboratore più adatto e mantenere una porzione del capitale societario
  • mantenere il controllo e assumere un manager
  • vendere l'intera azienda.
 

La prima possibilità, vale a dire la cessione dell'azienda a uno dei dipendenti, è fra tutte la più semplice, in quanto l'esperienza del collaboratore è già di per sé una garanzia di successo, inoltre questo tipo di cessione permette una transizione più lenta con l'assunzione graduale della posizione dirigente da parte del nuovo leader. Il punto più delicato della cessione aziendale al dipendente è la questione della proprietà societaria. In genere il fondatore mantiene una parte della quota societaria, talvolta causando malcontento nel nuovo direttore che vorrebbe invece avere carta bianca e vedere l'ex proprietario relegato al ruolo di semplice azionista o socio di minoranza. Solitamente sono le risorse finanziarie del collaboratore e le sue esperienze manageriali a decidere sulla spartizione della proprietà societaria.

Che cosa sono le fusioni e le acquisizioni? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Due o più società distinte possono unirsi per mezzo di fusioni e acquisizioni. Si definisce fusione l'operazione con la quale due o più aziende si uniscono per formare un unico ente sociale. Le fusioni possono essere di due tipi: d'unione o per incorporazione. Si definisce fusione per incorporazione la situazione in cui l'azienda incorporante mantiene il proprio nome e la propria identità, assumendosi però tutti gli oneri e i mezzi dell'azienda incorporata. La società incorporante ha un marchio forte ed è superiore a quella incorporata in termini finanziari, tecnologici e di mercato. La fusione d'unione è simile alla fusione per incorporazione, con la differenza che nella fusione d'unione si costituisce un'azienda completamente nuova in cui le due aziende si estinguono, cessando di essere soggetti giuridici. Lo scopo della fusione è creare delle sinergie tra le imprese e aumentare la produttività.

Si definisce acquisizione, invece, una situazione in cui una società acquirente assume il controllo sulla società bersaglio mediante l'acquisto di azioni o di patrimonio. Le acquisizioni possono essere di tipo ostile o amichevole. Si ha l'acquisizione amichevole quando il management dell'impresa bersaglio è d'accordo con l'acquisizione, ostile nel caso in cui il management sia contrario.

Quali imposte paga un imprenditore? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

In Slovenia, come in gran parte degli altri paesi, quando si parla dell’imposizione fiscale, si suddividono due tipi di entrate statali: entrate tributarie e non tributarie. Le entrate tributarie si suddividono ulteriormente in tasse e contributi, entrambi forme di “tributi obbligatori”. Inoltre, mentre nel caso delle imposte non sussiste un beneficio diretto da parte del singolo o della persona giuridica, nel caso dei contributi si “pagano” determinati diritti (es. Assicurazione sanitaria). Le entrate non tributarie sono invece tasse e diritti che rappresentano un pagamento a fronte di determinati servizi del settore pubblico (le compongono anche i mezzi ottenuti dall’alienazione del patrimonio dello Stato e i proventi delle imprese pubbliche, che hanno però contenuti diversi…). Le entrate non tributarie rappresentano solo una piccola parte del bilancio statale.

In Slovenia, le imprese devono versare diversi tipi di tasse e contributi; i più importanti sono (maggiori informazioni sulle singolo tasse alla voce "Cosa significano le singole categorie di tasse?" e "Tasse ed imposte"):
  • imposta sul valore aggiunto (IVA),
  • imposte sul reddito,
  • contributi previdenziali (ovvero per l’assicurazione pensionistica e di invalidità, assicurazione sanitaria, contributo di disoccupazione e per maternità),
  • imposte sul reddito delle persone giuridiche,
  • dazi,
  • imposte sulla vendita di servizi assicurativi,
  • tasse doganali,
  • imposte sul gioco d’azzardo.
 

Quali tipologie sia tenuto a versare l’imprenditore dipende dal tipo di attività dell’azienda e dalla forma di organizzazione della stessa; di solito, l’imprenditore è tenuto a versare almeno i primi tre tipi di tasse summenzionate e anche la quarta, se l’azienda è una società di capitali (s.r.l., s.p.a. ecc.).

È quindi opportuno definire alcuni altri concetti relativi all’imposizione fiscale. Il contribuente è una persona fisica o giuridica tenuta al versamento delle tasse in conformità alle leggi tributarie. Il contribuente non corrisponde necessariamente al sostituto d’imposta, colui (persona fisica o giuridica) che effettivamente versa imposta. (Nel calcolo delle imposte sul reddito, il contribuente è di fatto l’impiegato, ma il sostituto d’imposta è la persona giuridica o l’imprenditore autonomo da cui l’impiegato riceve la busta paga.)

La ritenuta alla fonte (inglese withholding tax) significa che l’imposta viene trattenuta nel momento del versamento dei redditi (busta paga, utile di capitale o dividendi). Questa viene operata perché riscuotere l’imposta immediatamente e alla fonte è il modo più semplice per farlo.

A volte si distingue anche tra imposte dirette e indirette. Per le imposte dirette si suppone che l’onere venga sostenuto dal contribuente, mentre per le imposte dirette si attende che l’onere non venga sostenuto dal contribuente, ma da qualcun altro (es. Acquirente del prodotto finale nel caso dell’IVA).

Sono dirette le imposte che sono correlate direttamente alla ricchezza, quando questa esiste già come un bene (es. il patrimonio) o quando viene prodotta con un servizio o una prestazione (il reddito). Le imposte dirette non si trasferiscono, ovvero rimangono a carico di chi è obbligato dalla legge a pagarle (ad es., quelle che colpiscono direttamente il reddito o il patrimonio); quindi non provocano una variazione dei prezzi dei prodotti o dei fattori, ovvero non vi è divario fra prezzi netti per il produttore e prezzi pagati dal consumatore. In Italia rientrano in questa categoria:
 
Sono indirette le imposte che sono correlate alla ricchezza nel momento in cui viene trasferita (es. la vendita di un bene) o viene consumata (es. fruizione di un servizio o di una prestazione): le imposte indirette pertanto si trasferiscono da chi è tenuto a pagarle per legge ad altri soggetti. Tali imposte possono portare ad un divario tra prezzi netti per il produttore e prezzi pagati dal consumatore. Esse colpiscono la ricchezza nel momento in cui si manifesta in maniera indiretta, ossia quando essa viene o consumata oppure trasferita. Difatti si parla di imposte sui consumi (es. IVA) o sui trasferimenti (imposta di registro). Tra le imposte indirette troviamo:

Quali sono le diverse categorie di tributi? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L’imposta sul valore aggiunto (IVA, DDV) è un’imposta generale sui consumi. Si tratta di un’imposta plurifase: si applica cioè a tutte le fasi della catena produttiva e di distribuzione e non solo al momento del consumo finale, come accadeva invece con la precedente imposta sulla cifra d’affari, in vigore prima del 1999. A pagarla sono i soggetti passivi d'imposta, cioè le persone fisiche e giuridiche che svolgono un’attività di cessione di beni o di prestazione di servizi sulla quale si calcola l’IVA.  Nelle operazioni di import/export è importante prestare attenzione al presupposto territoriale dell’IVA: l’imposta, infatti, è calcolata e pagata a seconda del luogo in cui avviene lo scambio di beni o servizi. I soggetti passivi d’imposta sono, in linea di principio, tutte le persone fisiche e giuridiche che prestano servizi o cedono beni e che superano un limite prestabilito relativo al volume di traffici. In Slovenia l’aliquota fiscale generale ammonta al 22% e riguarda tutti i beni e i servizi non esenti IVA o per i quali non è applicabile l’aliquota IVA ridotta (aliquota 9,5%). Maggiori informazioni sull’IVA, la base imponibile e i vari calcoli sono disponibili nel capitolo "Tasse e contributi".

L’imposta sul reddito riguarda le persone fisiche: il soggetto passivo è cioè una persona fisica, che non coincide necessariamente con il contribuente. Ad essere tassate sono le seguenti fonti di reddito: redditi da lavoro dipendente o autonomo, redditi agrari, redditi derivanti dalla locazione di beni e dalla cessione di diritti patrimoniali, redditi di capitale e redditi diversi. L’imposta sul reddito si basa su una tabella progressiva con quattro aliquote (dato per il 2014): 16%, 27%, 41% e 50 % (la tabella delle aliquote fiscali per ciascun anno è disponibile sulle pagine web dell’ Ufficio delle imposte della Repubblica di Slovenia); alcuni redditi (interessi, dividendi e redditi di capitale) vengono tassati con l’aliquota cedolare del 25%. Maggiori informazioni sull’imposta sul reddito sono disponibili nel capitolo "Tasse e contributi".

I contributi per la sicurezza sociale in Slovenia rappresentano una delle tre principali categorie di tributi, accanto all’imposta sul reddito e all’IVA. Semplificando si può dire che si tratta di un premio assicurativo (obbligatorio) per diversi tipi di rischio: malattia, invalidità, vecchiaia, morte del capofamiglia, disoccupazione… I contributi per la sicurezza sociale sono pagati dalla retribuzione lorda, mentre l’aliquota e il soggetto passivo variano a seconda del tipo di contributo; il contribuente è quasi sempre il datore di lavoro. Per maggiori informazioni potete consultare la sezione “tasse e contributi”.

L’imposta sul reddito delle società (o, per semplificare, l’imposta sull’utile) ha come soggetti passivi le persone giuridiche residenti nel territorio dello Stato e, per i redditi prodotti sul territorio della Repubblica di Slovenia, anche le persone giuridiche non residenti nel territorio dello Stato. Il fattore principale per determinare il soggetto passivo è l’esercizio di un’attività economica (cosa che le imprese fanno per definizione e per legge); non costituiscono soggetti passivi la Repubblica di Slovenia, le comunità locali e tutte le istituzioni, associazioni, comunità religiose senza scopo di lucro. La base per il calcolo dell’imponibile è l’utile accertato con la dichiarazione dei redditi, che non corrisponde necessariamente all’utile d’esercizio: l’imponibile, infatti, è rappresentato dai ricavi dell’impresa al netto dei costi deducibili e delle agevolazioni fiscali. Dal 2014 è in vigore un’aliquota fiscale del 17%. Maggiori informazioni sull’imposta sul reddito delle società sono disponibili nel capitolo "Tasse e contributi" e alla pagina web dell’Ufficio delle imposte della Repubblica di Slovenia.

L'imposta sul valore aggiunto, in acronimo IVA, è un'imposta applicata sul valore aggiunto di ogni fase della produzione,scambio di beni e servizi. È in vigore in 63 paesi.L'IVA è un'imposta generale sui consumi, che colpisce solo l'incremento di valore che un bene o un servizio acquista ad ogni passaggio economico (valore aggiunto), a partire dalla produzione fino ad arrivare al consumo finale del bene o del servizio stesso. Attraverso un sistema di detrazione e rivalsa, l'imposta grava completamente sul consumatore finale mentre per il soggetto passivo d'imposta – ad esempio l'imprenditore o il professionista – l'IVA resta neutrale.

Il soggetto passivo d'imposta, cioè colui che cede beni o servizi, può infatti detrarre l'imposta pagata sugli acquisti di beni e servizi effettuati nell'esercizio d'impresa, arte o professione, dall'imposta addebitata (a titolo di rivalsa) agli acquirenti dei beni o dei servizi prestati. L'IVA pertanto rappresenta un costo solamente per i soggetti che non possono esercitare il diritto alla detrazione e quindi, in generale, per i consumatori finali. Nell'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto occorre quindi distinguere il contribuente di fatto (il consumatore finale), che pur non essendo soggetto passivo dell'imposta ne sopporta l'onere economico e il contribuente di diritto (di norma un imprenditore o un professionista) su cui gravano tutti gli obblighi del soggetto passivo d'imposta, sebbene per lui l'imposta resti neutrale dal punto di vista economico.

L'imposta sul reddito delle persone fisiche, abbreviata con l'acronimo IRPEF, è un'imposta italiana diretta, personale, progressiva e generale, regolata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi, emanato con d.P.R. n. 917 del 22 dicembre1986.Il presupposto dell'imposta è il possesso di redditi, in denaro o in natura, rientranti in una delle seguenti categorie: redditi fondiariredditi di capitaleredditi di lavoro dipendenteredditi di lavoro autonomoredditi di impresaredditi diversi. È un'imposta progressiva, in quanto colpisce il reddito con aliquote che aumentano in relazione agli scaglioni di reddito, ed è di carattere personale, essendo dovuta, per i soggetti residenti sul territorio dello Stato, per tutti i redditi posseduti, anche se prodotti all'estero.

I soggetti passivi dell'IRPEF (art. 2, D.P.R. 917/1986) sono:
  • Le persone residenti sul territorio italiano (per tutti i cespiti posseduti ed i redditi prodotti in patria o all'estero).
  • Le persone non residenti sul territorio italiano (per i soli redditi prodotti nel territorio italiano).
  • I soggetti passivi impropri, ossia le società di persone e, con innovazione recente, le società di capitali i cui soci - ricorrendone le condizioni - hanno adottato la cosiddetta "tassazione per trasparenza", in tutto simile a quella delle società di persone. In questo caso è la società che deve consegnare la dichiarazione dei redditi, ma sono tenuti a pagare l'imposta i soci stessi e non la società, secondo la loro quota di partecipazione agli utili prodotti dalla società stessa.
 
I contributi sociali si dividono in :
  • Contributi previdenziali, sono versamenti obbligatori effettuati solitamente, in Italia, all'INPS (Settore privato) e all'INPDAP (settore pubblico) per ottenere successivamente una prestazione pensionistica.
  • Contributi assistenziali, altrettanto obbligatori, effettuati all'INPS o all'INAIL, per ottenere la copertura di rischi legati all'invalidità, alla malattia, agli infortuni.

La caratteristica dei contributi sociali è l'obbligo contributivo in capo al datore di lavoro in conseguenza dell'instaurazione di un rapporto di lavoro. Sono nulli accordi tra le parti volti ad evitare il pagamento dei contributi e il mancato versamento di essi (es. lavoro nero), nonché l'inosservanza degli adempimenti burocratici connessi, è pesantemente sanzionato anche in via penale.

Per i liberi professionisti, i commercianti e gli artigiani il presupposto per l'obbligo contributivo è, al pari, lo svolgimento dell'attività di lavoro autonomo. Il principio alla base del versamento dei contributi è di aiuto sociale: in primis, verrà garantito al beneficiario il diritto, al raggiungimento di determinati requisiti, alla pensione, ma, nell'immediato, il lavoratore potrà fruire di servizi circostanziati che attenuino gli effetti negativi di particolari situazioni (disoccupazione, malattia, infortunio, invalidità, carichi familiari ecc..).

L'IRES, acronimo di Imposta sul reddito delle società è una imposta proporzionale e personale con aliquota del 27,50%. Ai sensi dell'articolo 73 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi sono soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle società:
 
L'IRES, istituita col decreto legislativo n. 344/2003, ha sostituito l'IRPEG ed è entrata effettivamente in vigore il primo gennaio2004. Il legislatore ha voluto modernizzare il regime fiscale dei capitali e delle imprese facendo riferimento al modello prevalente nei Paesi dell'Unione Europea.

Contratto di leasing Odpri
Ultima modifica: 24.12.2019

In conformità con l’articolo 6 della legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1) il leasing ricade nella categoria dello scambio di beni: questo significa che, al momento del trasferimento dei diritti, l’imponibile è rappresentato dall’intero valore del leasing. Alla firma di un tale contratto, la società di leasing calcola quindi l’IVA in base al valore totale del contratto e degli interessi, indipendentemente dal momento dell’effettivo pagamento, mentre chi prende immobili, impianti o macchinari in leasing li registra nello stato patrimoniale. Se chi prende in leasing è soggetto passivo d’imposta, in accordo all’articolo 62 della legge ZDDV-1  ha diritto alla deduzione dell’IVA pagata a monte.

In base all’articolo 4 bis del Dl 16/2012 la deduzione per i beni acquisiti dall’impresa in locazione finanziaria è ammessa per un periodo non inferiore ai due terzi del periodo di ammortamento corrispondente al coefficiente stabilito con decreto del Ministro dell’Economia. Per i beni immobili la deduzione è ammessa per un periodo non inferiore a 11 anni ovvero pari almeno a 18 anni. Per esempio, se il contratto di leasing è di 12 anni, il periodo minimo di deducibilità sarebbe di 2/3, cioè di 8 anni. Tuttavia, per effetto della norma specifica per i beni immobili, i canoni leasing potranno essere dedotti in non meno di 11 anni.

Per le autovetture acquisite con il contratto di leasing il limite di deducibilità dei canoni è del 20%. La durata dell’ammortamento è di 4 anni, per cui i canoni leasing potranno essere dedotti in non meno di 3 anni. C’è, inoltre, un ulteriore limite pari a 18.075,99 euro, oltre il quale i canoni diventano totalmente indeducibili. Per esempio, il costo d’acquisto di un’autovettura è di 30.000,00 euro. I canoni complessivi ammontano a 35.000,00 euro e potranno essere proporzionalmente dedotti:

18.075,99 : 30.000,00 = 60,25%, cioè entro il limite di:

35.000,00 x 60,25% = 21.087,50 euro.

La deduzione massima consentita è del 20%, per cui: 21.087,50 x 20% = 4.217,50 euro.

La durata minima è di 36 mesi (2/3 del periodo di ammortamento), per cui si potranno dedurre ogni anno soltanto 1.405,83 euro.

Ciò dimostra che, salvo casi particolari, quando l’autovettura è utilizzata esclusivamente per le necessità aziendali (ad esempio:i tassisti), non è conveniente intestare l’autovettura all’impresa.

Valutazione dell’idea imprenditoriale Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

La valutazione dell’idea imprenditoriale è multidimensionale. Dipende soprattutto dal tipo di idea, e cioè dal fatto che si tratti di un prodotto, un servizio o un processo produttivo. Nel mondo degli affari vigono regole generali su come valutare l’adeguatezza di un’idea imprenditoriale, ma ciascuna va valutata in base alla sua specificità. A grandi linee si distinguono due modi di valutare l’idea imprenditoriale:

 1. Valutazione ampia:

  • quali sono le condizioni economiche generali nello stato in cui si intende piazzare il prodotto (in Slovenia o all’estero): legislazione, programmi strategici di governo, limitazioni ecologiche ecc.,
  • quali sono le condizioni nell’ambito dell’attività concreta dalla quale emerge l’idea: il mercato è saturo, chi sono i competitor, ci sono sufficienti materie prime, qual è il trend di sviluppo nel settore ecc..
 

2. Valutazione più ristretta:

  • quali sono i gruppi target (utilizzatori - compratori) ?
  • quali sono le località target (geografiche) ?
  • qual è il clima di affari in questo settore?
  • quali sono i trend comportamentali dei compratori di tali prodotti?
  • quali sono le caratteristiche culturali dell’area?
 
Dopo aver risposto a queste domande, è necessario rispondere in maniera chiara anche alle seguenti:
  1. La mia idea è interessante per il mercato? Verificare la competitività dell’offerta attraverso internet, attraverso analisi di mercato, chiedendo ad altri informazioni sulle loro esperienze o studiando la letteratura settoriale.
  2. Potete produrre il prodotto da soli o avete bisogno di aiuto? Riflettete su come realizzerete l’idea in termini organizzativi, se avete bisogno di capitale di avviamento, personale, locali di affari.
  3. Come lancerete sul mercato il prodotto? Verificate le vie commerciali, le strategie di mercato più adatte, calcolate il prezzo del vostro prodotto.
 

Queste sono solo alcune domande fondamentali alle quali è necessario rispondere in modo dettagliato. Se l’idea imprenditoriale va sviluppata anche in termini tecnologici, è necessario valutarla anche dal punto di vista tecnico e tecnologico e produrre un prototipo.

Fonte: www.imamidejo.si

Quali sono gli errori più frequenti che gli imprenditori fanno nel coinvolgere altre persone nell’impresa? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

  • L’imprenditore coinvolge nel gruppo amici, parenti e altre persone non sufficientemente qualificate per le singole funzioni o non sufficientemente fedeli all’impresa.
  • L’imprenditore offre ad alcuni soci una quota di proprietà troppo alta o guadagni troppo alti, demotivando gli altri soci.
  • L’imprenditore deve definire molto chiaramente quali siano i diritti dei soci che escono dal team.
  • Per la tendenza al controllo totale dell’azienda, l’imprenditore non è disposto a cedere ad altri una parte della proprietà.
  • L’imprenditore deve definire molto chiaramente le responsabilità per i compiti chiave in modo da evitare duplicazioni di responsabilità e competenze. Deve essere chiaramente definito chi ha responsabilità decisionali definitive e come si appianano le differenze nelle varie prese di posizione.
  • L’imprenditore non ha stabilito un vero piano di perfezionamento del gruppo imprenditoriale.
  • Il team deve avere chiari i valori e obiettivi. Nelle aziende di successo, gli obiettivi e valori personali si fondono armoniosamente  e, inoltre, gli obiettivi dell’azienda corrispondono a quelli dei membri del team.
  • L’imprenditore non si assicura consulenze e aiuto da altri esperti.

 

Come programmare le risorse umane? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

La programmazione delle risorse umane è un processo costante che va di pari passo con l'elaborazione del piano strategico aziendale. Ogni azienda deve costantemente riflettere sul proprio fabbisogno di personale in termini quantitativi e qualitativi, rispondendo alle seguenti domande:

  • L'attuale dotazione organica soddisfa le esigenze aziendali?
  • Le potenzialità dell'organico sono sfruttate appieno?
  • Si può prevedere il fabbisogno futuro di personale?
  • Come trovare le risorse umane necessarie?
 

Dare risposta a queste domande è indispensabile ai fini della programmazione del personale in quanto forniscono un quadro generale dell'attuale stato dell'organico e dei suoi possibili sviluppi futuri consentendo all'azienda di redigere un piano di assunzioni a breve, medio e lungo termine.

Per una buona programmazione dell'organico un'azienda deve inoltre effettuare una dettagliata analisi dei seguenti fattori: fluttuazione del personale, assenteismo e riorganizzazione strutturale, senza dimenticare che per un'efficace programmazione delle risorse umane serve una buona dose di realismo e flessibilità.

Fluttuazione del personale e assenteismo Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

In fase di pianificazione e organizzazione del personale sono da considerare due ulteriori fattori: la fluttuazione del personale e l'assenteismo.

Per fluttuazione del personale si intende l'uscita del personale dall'organico aziendale che può avere cause tanto oggettive quanto soggettive. Le cause oggettive (contratti a tempo determinato, pensionamenti, …) sono prevedibili e pianificabili e consentono di sopperire alla mancanza di personale in modo efficace e in tempi brevi, mentre l'uscita di personale dall'azienda per motivi soggettivi (insoddisfazione, salario inadeguato, rapporti con i colleghi, …) è invece imprevedibile e può causare scompiglio. Per questo è bene che l'azienda abbia un buon coordinamento interno che le consenta di continuare ad operare normalmente.

Per assenteismo si intende invece, al di là della connotazione negativa che il termine ha assunto nella lingua italiana, l'assenza di un dipendente dal luogo di lavoro durante l'orario di lavoro dovuta a permessi, aspettative, mancanza di puntualità o altro. L'assenteismo si combatte innanzitutto con il controllo e il monitoraggio costante delle assenze su base mensile o annuale; oltre a questo è necessario identificarne le caratteristiche e ricercarne le cause, che possono essere di natura oggettiva e pertanto non controllabili, oppure di natura soggettiva (psichiche e sociali) e dunque gestibili mediante l'individuazione della causa scatenante e la sua eliminazione.

Come raccogliere informazioni sui possibili futuri dipendenti? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Per raccogliere informazioni sui candidati per un posto di lavoro esistono numerosi metodi: i più comuni sono sicuramente il modulo di candidatura, il curriculum vitae completo di attestati e certificati, il colloquio di valutazione, i test psicoattitudinali, le referenze e la visita medica. Tali metodi si possono utilizzare singolarmente o congiuntamente; di seguito ne illustriamo le caratteristiche.

Il modulo di candidatura è uno strumento che permette di valutare l'idoneità del candidato a colpo d'occhio, in quanto presenta in modo schematico e facilmente confrontabile, oltre alle generalità del candidato (nome, cognome, data di nascita, indirizzo di residenza, stato civile, titolo di studio) anche informazioni circa il percorso formativo e professionale (dove, quando, da chi si è formato il candidato) e le esperienze di lavoro pregresse (dove, quanto). Va da sé che tali informazioni sono utili e rilevanti solamente se veritiere, è dunque buona norma chiedere al candidato di produrre certificati e documenti che attestino la veridicità dei dati.

Il curriculum vitae contiene informazioni simili a quelle contenute nel modulo di candidatura, con la differenza che nel CV tali informazioni sono esposte in modo più dettagliato, ma allo stesso tempo anche più soggettivo.

Il colloquio di assunzione può essere utile per conoscere meglio il candidato. Affinché il colloquio sia veramente efficace, è importante che l'intervistatore non lasci nulla al caso, che prepari le domande e soprattutto stabilisca a priori gli obiettivi. Durante il colloquio l'intervistatore dovrebbe evitare domande che spingono l'intervistato in una certa direzione (del tipo: “È vero che desidera lavorare da noi?”) e dovrebbe annotare fedelmente le risposte e successivamente utilizzarle per la stesura di una scheda colloquio da consultare al momento della selezione finale dei candidati. Il colloquio rappresenta un'occasione per conoscere personalmente il candidato: l'intervistatore dovrebbe pertanto assicurarsi che questi si senta a proprio agio, magari ponendogli qualche domanda informale o offrendogli un caffè.

I test psicoattitudinali servono per valutare l'attitudine del candidato al ruolo in questione, mentre le prove pratiche e situazionali si usano per valutare le competenze specifiche del candidato, poiché pongono il candidato di fronte ad un compito concreto oppure analizzano le sue reazioni in una situazione ipotetica sperimentale. Nel primo caso il candidato riceve un compito concreto da svolgere – meglio se non strettamente legato all'ambito lavorativo per il quale si candida – in modo da avere una visione più completa delle sue competenze e capacità, mentre il secondo metodo, che data la sua complessità viene solitamente utilizzato esclusivamente da personale esperto, consiste nel porre il candidato di fronte alla simulazione di un problema e a seconda dell'adeguatezza della sua risposta il valutatore è teoricamente in grado di predire l'efficacia della sua prestazione lavorativa.

Un'ulteriore utile fonte di informazioni sui candidati possono essere le referenze che provengono da persone che hanno conosciuto il candidato nel rapporto lavorativo precedente o durante il suo percorso formativo. L'affidabilità delle informazioni aumenta se l'esaminatore conosce di persona chi fornisce le referenze.

Prima di assumere un dipendente è infine bene farsi un'idea sul suo stato di salute. Il più delle volte è possibile intuire già a prima vista se il candidato è in buono stato di salute e abile al lavoro, mentre per informazioni più specifiche è necessaria una visita medica.

Dove trovare il personale più adatto? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Quando si cerca un candidato per un determinato incarico, è necessario darne informazione al più alto numero di persone che potrebbero diventare potenziali dipendenti e che soddisfano i nostri requisiti. Si può ottenere questo obiettivo pubblicizzando il posto di lavoro vacante, in modo da raggiungere tutti i candidati idonei interessati e garantirsi così la più ampia possibilità di scelta per trovare il candidato più adatto all’incarico. In questo genere di ricerca di candidati per mansioni specifiche è necessario definire anzitutto il gruppo target al quale è destinato l’annuncio e in seguito definire i media attraverso i quali ricercheremo i candidati, per poi creare l’annuncio in modo adeguato.

Se abbiamo bisogno di forza lavoro per la parte operativa, vanno cercati candidati locali, che vivano nei pressi della sede di lavoro e non debbano impiegare più di un’ora al giorno per arrivare sul luogo di lavoro e tornare a casa. Per gli incarichi che non richiedono la presenza nella sede dell’azienda, oppure per quelli che richiedono tale presenza solamente poche volte a settimana, è possibile cercare candidati in un raggio più ampio. Se si desidera impiegare un tipo di esperto che non si trova frequentemente in Slovenia, allora i candidati vanno cercati anche al di fuori dei confini dello stato.

Anche le modalità di ricerca dei dipendenti vanno adeguate al gruppo target predefinito. Questo significa che nella ricerca di un operaio locale dovremo usare soprattutto spazi pubblicitari locali. Può trattarsi di giornali, bacheche di annunci, emittenti televisive locali, manifesti e volantini in luoghi nei quali il pubblico target si trova con molta probabilità (scuole, facoltà) e naturalmente di centri per l’impiego e agenzie del lavoro private. Non vanno dimenticati altri due mezzi fondamentali per cercare nuovi dipendenti: uno è internet, quindi pubblicità online e ricerca dei candidati attraverso il media virtuale. L’annuncio online può essere pubblicato sulla pagina web dell’azienda, su un profilo Facebook oppure si possono cercare candidati nelle pagine web delle agenzie di pubblicità. L’altro modo, più tradizionale, è diffondere la parola tra amici e conoscenti.

Come attirare i collaboratori migliori? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Un'azienda può ricorrere a vari metodi per reclutare e attrarre nuovo personale, a partire dall'avviamento dei giovani al lavoro, alla collaborazione con le scuole e le università e alla formazione di una propria rete di reclutamento; può inoltre incentivare i dipendenti a reperire nuovi collaboratori e offrire borse di studio. La ricerca di nuovo personale può essere svolta anche in modo diretto per mezzo di inserzioni di lavoro. L'annuncio di lavoro deve presentare in modo chiaro i requisiti di candidatura e deve fornire una descrizione esaustiva della posizione lavorativa per far sì che all'annuncio risponda solo chi corrisponde realmente al profilo richiesto. Nell'annuncio devono essere descritti anche i vantaggi offerti dalla posizione (remunerazione, benefit, opportunità formative, possibilità di avanzamento professionale, piacevole ambiente lavorativo, ecc.). Il testo dell'annuncio deve essere semplice, chiaro, conciso e non deve fare false promesse.

Alcuni consigli:
  • la scelta del titolo deve essere accurata in modo da attirare l'attenzione dei candidati;
  • le prime righe devono essere interessanti e attraenti per promuovere attivamente la posizione lavorativa;
  • le frasi devono essere concise e devono contenere le informazioni necessarie senza però esserne sature;
  • sono da evitare paroloni difficilmente comprensibili;
  • vanno incluse tutte le informazioni rilevanti;
  • l'annuncio deve essere conforme alla normativa vigente in materia di collocamento;
  • l'annuncio deve essere graficamente ed esteticamente attraente;
  • il testo deve essere corretto dal punto di vista linguistico;
  • è possibile aumentare la visibilità dell'annuncio aumentandone le dimensioni, pubblicandolo in sezioni non preposte a tale scopo o dotandolo di un design insolito.

Cosa deve contenere un buon annuncio di lavoro? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Punto primo: Titolo della posizione vacante (job title)

Il titolo dell'annuncio deve essere auto-esplicativo, cioè sufficiente ad inquadrare da solo la posizione lavorativa, mentre il corpo del testo deve contenere informazioni aggiuntive importanti per il potenziale candidato quali la descrizione delle principali mansioni e responsabilità, il posizionamento in azienda, l'orario di lavoro (full time o part time), il numero delle posizioni vacanti e, se possibile, almeno il valore approssimativo della retribuzione offerta.

Punto secondo: Punti di forza della posizione

I candidati desiderano conoscere le caratteristiche dell'area di inserimento e i rapporti gerarchici dell'azienda e sono interessati da subito a sapere a chi dovranno fare riferimento nell'ambito della posizione ricoperta e chi invece dovrà fare riferimento a loro. Al contempo i candidati cercano di capire se il ruolo può essere fonte di soddisfazione personale, se offre la possibilità di fare nuove esperienze o corrisponde alle loro ambizioni di avanzamento professionale.

Punto terzo: Requisiti chiave

È buona prassi indicare nell'annuncio 3 o 4 requisiti chiave per la selezione dei candidati, in modo da consentire loro di valutare da soli se corrispondono o meno al profilo ricercato. Con questa prima scrematura si consente ai selezionatori di ricevere solo candidature mirate; se invece si desidera valutare più candidati, vanno posti criteri più generici, tenendo naturalmente conto della situazione sul mercato del lavoro nel settore di riferimento.

Punto quarto: L'impresa e/o l'unità organizzativa

I potenziali candidati sono interessati a conoscere la struttura e la mission aziendale, è perciò consigliabile fornire una breve descrizione dei punti di forza dell'azienda, dei suoi obiettivi e delle sue strategie.

Punto quinto: Contatti e termine ultimo per la presentazione delle domande

Nel caso in cui il candidato abbia bisogno di ulteriori informazioni o chiarimenti è bene che abbia a disposizione il recapito e il nome di un responsabile a cui potersi rivolgere. È inoltre bene che l'annuncio contenga anche il termine ultimo di presentazione delle domande per permettere al candidato di avere il tempo necessario per raccogliere le informazioni richieste, preparare la documentazione e prepararsi ad un eventuale colloquio.  

Come scegliere il collaboratore più adatto? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Negli ultimi tempi si sta affermando sempre di più la convinzione che i candidati in assoluto più intelligenti non sempre si rivelino i dipendenti migliori e si sta sviluppando la tendenza ad assumere piuttosto candidati che condividono i valori dell'azienda e pertanto riescono ad integrarsi meglio nella sua cultura organizzativa, ottenendo i primi risultati già poco dopo l'entrata in organico. Prima di procedere alla selezione di nuovi collaboratori vanno dunque definiti i fabbisogni e individuate le caratteristiche della posizione vacante: mansioni, compiti, responsabilità, competenze, mezzi, condizioni di lavoro e capacità fisiche richieste. Una volta raccolti questi dati viene delineato il profilo ideale per tale ruolo sia dal punto di vista professionale (titolo di studio e qualifiche, esperienze lavorative), che funzionale (conoscenze acquisite in modo formale o informale, es. lingue straniere, conoscenze informatiche), delle competenze (capacità di trattativa, precisione, velocità) e delle caratteristiche psicofisiche (gentilezza, creatività, inventiva, resistenza, forza fisica).

Una volta ottenute queste informazioni si procede con la scrematura dei potenziali candidati e si seleziona quello più adatto aiutandosi con gli strumenti per la selezione dei collaboratori (colloquio, test).

Quali sono gli strumenti per la selezione di nuovi collaboratori? Odpri
Ultima modifica: 13.01.2020

Gli studi dimostrano che il metodo più efficace per avere informazioni dettagliate sui candidati ad un posto di lavoro è il cosiddetto colloquio strutturato, seguito da test situazionali e dalle prove pratiche. Nella realtà dei fatti il metodo più utilizzato è il colloquio semplice.

Un selezionatore di risorse umane accede alle prime informazioni sui candidati attraverso il modulo di candidatura, dal quale si evincono le generalità, i titoli di studio e le altre competenze, formali e non, attestate da apposita documentazione allegata (diploma, certificati, certificato medico) e dalle referenze fornite da professori, organizzazioni o precedenti datori di lavoro). Ulteriori informazioni utili possono essere ricavate dai cv, nei quali i candidati inseriscono anche informazioni non espressamente richieste nel modulo di candidatura.

Fra tutti gli strumenti utilizzati dalle aziende per selezionare risorse umane, quelli più oggettivi e standardizzati sono sicuramente i test per la selezione del personale. Essi consentono di definire nel modo più preciso possibile le caratteristiche personali e professionali dei candidati. I test sono affidabili, il che significa che se si utilizzassero due volte sullo stesso candidato a parità di altre condizioni si avrebbero gli stessi risultati, e mirati, cioè misurano esattamente le caratteristiche richieste.

Vantaggi e svantaggi dei test per la selezione del personale

VANTAGGI
SVANTAGGI

garantiscono confrontabilità oggettiva dei candidati

possono essere aggirati

offrono risultati attendibili sulla personalità e sulle competenze del candidato

se non sono mirati non riescono a misurare la reale attitudine del candidato

eludono la parzialità, la corruttibilità e il pregiudizio dei selezionatori

talvolta non misurano le qualità veramente indispensabili per ricoprire il ruolo

offrono un quadro generale del candidato

 

Ciononostante, il metodo più frequentemente utilizzato per selezionare il personale rimane il colloquio. Esso è infatti l'unico strumento che consente di raccogliere informazioni sul candidato in modo immediato e flessibile, soprattutto se si tratta di informazioni più dettagliate che non sono state raccolte nelle fasi precedenti di selezione. Il colloquio consente all'intervistatore di fornire al candidato, su richiesta o di propria iniziativa, ulteriori informazioni circa l'organizzazione, l'impiego e l'ambiente di lavoro.

Colloquio di lavoro: consigli per l'intervistatore Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Il colloquio di lavoro è ancora uno dei metodi più utilizzati per selezionare personale e questo soprattutto grazie alla sua praticità e semplicità di esecuzione e per la possibilità di contatto diretto con il candidato. Tuttavia, la sua semplicità può rivelarsi un'arma a doppio taglio, poiché induce l'intervistatore a pensare che il metodo sia così semplice da non necessitare di alcuna preparazione. Non di rado, infatti, i colloqui vengono condotti da persone senza un'adeguata base professionale. Gli errori fatti da un intervistatore durante un colloquio possono costare molto caro all'azienda; è dunque bene che egli non si perda in una chiacchierata qualunque con l'intervistato, bensì segua un percorso prefissato che si divide in tre fasi principali:

1. Fase di organizzazione e preparazione dei contenuti

In questa fase l'intervistatore deve:
  • acquisire tutte le informazioni relative alla posizione vacante e al profilo richiesto
  • analizzare le informazioni sul candidato di cui è già in possesso
  • definire i criteri per valutare i requisiti del candidato, che devono essere quantificabili e preinseriti nelle domande
  • disporre le domande in un ordine tale da favorire un colloquio scorrevole ed efficace
  • prevedere le possibili domande da parte del candidato e prepararsi a rispondere correttamente
  • definire la durata del colloquio, garantire un ambiente tranquillo e accogliente e preparare la scheda colloquio in modo da avere abbastanza spazio per segnarsi le risposte
 

2. Realizzazione

L'intervistatore riceve il candidato con un sorriso, lo saluta e si presenta, senza dimenticare di illustrare brevemente lo scopo del colloquio.

 Alcuni consigli per l'intervistatore per condurre in modo efficace un colloquio di assunzione:
  • L'intervistatore deve prestare attenzione alla comunicazione non verbale sua e del candidato.
  • Il candidato deve parlare il più possibile. Il rapporto fra le parole del candidato e quelle dell'intervistatore dovrebbe essere all'incirca 70:30.
  • Il colloquio dovrebbe essere almeno parzialmente strutturato per permettere una maggiore confrontabilità fra i candidati. Mentre il candidato parla, è bene che l'intervistatore annuisca, mostri interesse per quello che viene detto, si esprima in modo rilassato, stia inclinato all'indietro, eviti di esprimere disappunto e di esporre le proprie opinioni e che taccia per indurre il candidato a spiegarsi meglio.
  • Il colloquio dovrebbe essere formale, ma allo stesso tempo amichevole affinché il candidato si rilassi e l'intervistatore riesca ad avere maggiori informazioni su di lui.
  • Le domande devono essere poste in modo positivo e affabile.
  • Man mano che si procede con le domande si annotano le risposte nell'apposita scheda.
  • Una volta terminato il colloquio, l'intervistatore comunica al candidato il prosieguo della selezione.
 

3. Analisi

Dopo la conclusione del colloquio l'intervistatore effettua un'analisi dell'andamento, del contenuto e dei risultati dello stesso, inoltre avanza proposte e prende decisioni. A tale fine può servirsi dell'apposito modulo – la scheda colloquio – che permette una valutazione più obiettiva dei candidati. 

Come inserire un nuovo dipendente? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Dopo aver assunto un nuovo dipendente bisogna prepararlo adeguatamente al lavoro in azienda. Indipendentemente dal livello di competenze e capacità, chiunque ha bisogno di un po' di tempo per prendere dimestichezza con il nuovo lavoro e per acclimatarsi. L'inserimento in azienda può avvenire in modi differenti e con le tempistiche più svariate: per questo le aziende modificano di volta in volta il processo in base alle caratteristiche dell'impiego e del nuovo assunto. La situazione sarà ovviamente diversa a seconda che si inserisca un tirocinante oppure un collaboratore con esperienza. L'inserimento può avere una durata più o meno lunga, che può andare da una settimana o un mese fino a sei mesi o un intero anno, a seconda del livello di difficoltà del lavoro, delle capacità del nuovo assunto e delle sue esperienze pregresse. Esistono svariati processi di inserimento, così come esistono svariati impieghi, ciascuno diverso dall'altro.

Ogni processo di inserimento deve essere redatto in forma scritta e deve contenere le indicazioni sugli obblighi del tutore e del neoassunto, il quale dovrà a fine percorso firmare un documento contenente tutte le informazioni che ha ricevuto durante il processo di inserimento. Il tutore deve pianificare il programma di inserimento, che si svolge congiuntamente a diverse attività di formazione, quali ad esempio la partecipazione a corsi per l'utilizzo di programmi informatici specifici, seminari, corsi di vario genere, riunioni ecc. Il reparto risorse umane non ha modo di incidere direttamente sul modo in cui il tutore assolve alle sue funzioni e nemmeno sulle sue capacità innate di motivare il neoassunto e di svolgere l'azione didattica, tuttavia il reparto di risorse umane può, con delle azioni formative mirate, aiutare i dirigenti ad incentivare i tutori ad inserire i neoassunti in modo più efficace mediante l'utilizzo di un approccio più propositivo e meno rigoroso. L'inserimento in azienda non è infatti un processo volto unicamente a fornire al nuovo collaboratore le nozioni necessarie per il corretto svolgimento delle sue mansioni professionali in senso stretto, ma il suo scopo è anche quello di far familiarizzare il neoassunto con l'azienda, la sua storia, i colleghi e i loro piccoli riti quotidiani quali la pausa caffè.

In quali fasi si articola la formazione del personale? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Il processo di formazione del personale si articola solitamente in tre fasi principali che iniziano con un'analisi dei fabbisogni formativi atta ad individuare le carenze di conoscenze e di competenze specifiche all'interno dell'organico, continuano con la progettazione degli interventi formativi e con la loro realizzazione e si concludono con la valutazione dei risultati. Le aziende più grandi gestiscono queste tre fasi con l'aiuto di esperti di risorse umane, manager e consulenti esterni.

Nella prima fase, chiamata anche fase di osservazione, si individuano le competenze dei singoli dipendenti che vanno sviluppate per soddisfare le esigenze future dell'azienda. Nella seconda fase, detta anche fase di progettazione, si traduce l'analisi dei fabbisogni in obiettivi di formazione specifici e si scelgono le strategie di apprendimento, che possono essere lezioni frontali, rotazione del personale, consulenza o tutoraggio. In questa fase si individuano i contenuti e il materiale didattico e si procede con la realizzazione dell'intervento formativo. La terza fase consiste nel monitoraggio e nella valutazione dei risultati. In questa fase si misurano la riuscita e l'efficacia dell'intervento formativo, rispondendo alle seguenti domande:

  • Il personale ha effettivamente imparato qualcosa di nuovo?
  • Ha imparato a svolgere meglio le proprie mansioni?
  • Le competenze acquisite hanno avuto un impatto positivo sul lavoro e sull'azienda (in termini di riduzione del costo del lavoro)?
  • Come si potrebbe aumentare ulteriormente l'efficacia dell'intervento formativo?
 

Se la valutazione dell'intervento formativo è efficace, fa emergere numerose proposte e soluzioni per gli interventi futuri che andranno a migliorare ulteriormente le prestazioni professionali e il processo di inserimento delle nuove risorse umane in azienda.

Prima fase

Seconda fase

Terza fase

OSSERVAZIONE
PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE
MISURAZIONE DELL'EFFICACIA

Analisi dei fabbisogni formativi

Definizione delle strategie formative

Valutazione dei risultati dell'intervento

Definizione degli obiettivi

Sviluppo del materiale e dei contenuti per l'intervento formativo

 

Sviluppo dei criteri di valutazione dei risultati

Realizzazione degli interventi

 

Come trattenere i collaboratori migliori? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Per trattenere in organico i collaboratori migliori bisogna offrire loro condizioni di lavoro favorevoli, saperli motivare e premiare (non solo in senso pecuniario) per i risultati raggiunti.

Un errore comunemente commesso dal personale dirigente è quello di distribuire i bonus variabili fra i dipendenti in modo equo. In realtà così facendo, seppur in buona fede, si fa la cosa in assoluto più iniqua. Ogni qualvolta che un dirigente distribuisce feedback positivi, riconoscimenti, premi alla produttività e incentivi vari in modo uguale fra i dipendenti, in realtà penalizza chi ha lavorato di più e meglio degli altri. Agli occhi dei dipendenti, infatti, è un'ingiustizia trattare in modo uguale coloro che si impegnano e danno il massimo da sé e coloro che fanno solo il minimo indispensabile.

A detta degli esperti esistono numerose strategie per trattenere il personale in azienda; tuttavia, quasi tutte si possono ridurre ad un unico denominatore comune: il modo di trattare i dipendenti. Se questi vengono trattati con lo stesso riguardo con cui ci si rivolge ai clienti, allora i lavoratori si sentiranno inseriti, appagati e soddisfatti di far parte dell'azienda. Se da loro si desidera non solo fedeltà, ma anche impegno e motivazione, bisogna fare in modo di renderli partecipi delle decisioni, invitarli a contribuire al piano strategico aziendale e alla redazione di altri documenti importanti. In questo modo lavoreranno con più entusiasmo e saranno più collaborativi.

Il personale va anche coinvolto nella modernizzazione aziendale e nella progettazione di un sistema di valutazione e premiazione, nel processo di sistematizzazione dei posti di lavoro e nell'introduzione di un modello di competenze. A tale fine può essere una buona idea ricorrere a professionisti esterni specializzati, che sono spesso in grado di avvicinarsi meglio al personale.

Per trattenere il personale è inoltre importante non sottovalutare il ruolo dei dirigenti. Succede spesso che un dipendente lasci l'azienda proprio a causa di un dirigente. Per trattenere le migliori risorse umane in organico è dunque necessario l'impegno del top management e dei singoli dirigenti, i quali invece spesso, pur essendo molto preparati nel loro campo, hanno conoscenze insufficienti per quanto riguarda la corretta gestione del personale. È proprio a questa carenza che bisogna supplire. 

Come valutare le prestazioni del personale? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

La valutazione delle prestazioni del lavoratore è un processo assolutamente indispensabile all'interno di un'azienda e i feedback ottenuti in tale sede tornano utili in vari contesti. Quando un datore di lavoro effettua una valutazione delle prestazioni dei suoi collaboratori, lo fa principalmente perché vuole sapere se ha fatto le scelte giuste, se ha selezionato il lavoratore più adatto, se le prestazioni del lavoratore migliorano, se la posizione è adatta alle sue capacità e se meriterebbe una retribuzione maggiore.

Prima di dare inizio alla valutazione delle prestazioni del personale bisogna definire la metodologia di valutazione, con quale cadenza verrà eseguita, chi saranno i valutatori (da sottoporre a formazione mirata) e chi i valutati, a chi spetterà la decisione circa la metodologia di esecuzione, cosa si valuterà e quale sarà l'utilità dei risultati.

La valutazione delle prestazioni si esegue il più delle volte per mezzo di un colloquio che può eventualmente essere integrato da altri strumenti valutativi. Il colloquio consiste in una conversazione libera tra il collaboratore e il suo superiore e offre un'importante opportunità di confronto fra lavoratore e dirigente sugli obiettivi dell'organizzazione da una parte e la situazione dei lavoratori, le loro aspettative, i loro progetti di carriera e quant'altro dall'altra. Il fine ultimo della valutazione delle prestazioni è valutare i risultati ottenuti dal lavoratore nel periodo che si prende in esame e sentire la sua l'opinione e le sue proposte su come migliorare le sue prestazioni professionali. Il colloquio è inoltre finalizzato alla definizione dei fabbisogni di istruzione, motivazione e consulenza e alla definizione dei compiti e degli obiettivi per il periodo successivo. La valutazione delle prestazioni è uno strumento molto efficace, in quanto offre a tutte e due le parti informazioni utili per eliminare eventuali errori e risolvere problemi, migliorare le prestazioni e i rapporti reciproci, nonché ottimizzare il management e, più in generale, contribuire allo sviluppo aziendale.

Esempi di domande che un superiore potrebbe porre al collaboratore in sede di colloquio valutativo:
  • Quali sono stati i risultati ottenuti in relazione agli obiettivi assegnati nel periodo appena trascorso?
  • Sono stati realizzati i cambiamenti che il valutato si era impegnato ad effettuare nel periodo valutativo precedente (miglioramenti, sviluppo, formazione...)?
  • Il valutato ha avuto difficoltà nello svolgimento dei compiti assegnatigli? Se sì, quali e come si possono eliminare?
  • Il valutato sfrutta al massimi livelli il suo potenziale e il suo sapere?
  • È disposto ad accettare nuove o ulteriori responsabilità sul posto di lavoro? Quali?
  • Se il valutato accettasse nuove responsabilità, ci sarebbero vantaggi per lui e per l'azienda?
  • Quale dovrebbe essere il percorso da seguire in funzione degli sviluppi professionali futuri del collaboratore?
 

I criteri di valutazione possono essere di natura quantitativa o qualitativa e  la modalità di esecuzione dovrebbe essere basata sulla confrontabilità, in modo da poter paragonare direttamente fra loro i dipendenti che occupano le stesse posizioni e rapportarli ai risultati dei dipendenti degli anni passati. Si possono elaborare anche delle scale di valutazione, dei sistemi di confronto diretto, di etichettatura e di punti critici. 

Come motivare il personale? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Il personale motivato non solo lavorerà meglio, in modo più efficace e veloce, ma sarà anche più leale, meno assente (ad es. per malattia), meno propenso a lasciare l'azienda (con conseguente diminuzione della fluttuazione del personale), otterrà risultati migliori, sarà meno stressato, creerà un clima positivo nell'azienda e sarà più gratificato nella vita privata.

Il primo passo da compiere per favorire la motivazione dei dipendenti è quello di creare un ambiente non ostile alla motivazione eliminando i fattori demotivanti e scongiurando gli elementi che creano malcontento fra i collaboratori e i dirigenti. Tali demotivatori possono ad esempio essere ambienti di lavoro inadeguati, assenza di luce nelle postazioni di lavoro, burocraticismo, computer malfunzionanti, scarsa pulizia e via dicendo.

Dopo aver eliminato questi elementi, si può passare ai motivatori in senso stretto. Questi stimoleranno i dipendenti ad investire nel proprio lavoro non solo il proprio tempo bensì anche le proprie energie. Il motivatore per eccellenza è da molti considerato il denaro, tuttavia tutti gli studi dimostrano il contrario. Naturalmente tutti lavoriamo per denaro ed è un errore sottovalutarne l'importanza. Una retribuzione onesta è la base su cui costruire un'impresa di successo che assume e trattiene il proprio personale migliore: pertanto si può iniziare a parlare di motivazione del personale solo dopo aver raggiunto una retribuzione tale da garantire una vita decorosa. Ciononostante, il solo riscontro economico non porta certamente a dare il massimo di se stessi, e una remunerazione maggiore può sì essere motivante, ma solo per un periodo di tempo limitato.

Anche un'eccessiva imposizione di regole ha un effetto demotivante sul personale. Naturalmente una sana dose di ordine è indispensabile in un'organizzazione, tuttavia è buona norma che ci sia un numero finito di regole, possibilmente stabilite in concertazione con il personale: la costante apertura al dialogo e la disponibilità ad accogliere proposte sono infatti una buona formula per avere rispetto e sostegno da parte dei dipendenti.

Un importante motivatore è inoltre rappresentato dal buon management. Aspettative chiare, rispetto, incentivi e feedback frequenti, questi i fattori chiave. Ai dipendenti vanno anche dedicati tempo, premure e riconoscenza. I dipendenti vanno lodati e ricompensati laddove questo sia appropriato e meritato, tuttavia ogni apprezzamento va espresso solo se veramente sincero. Ai lavoratori va inoltre concessa maggiore autonomia e la possibilità di crescere personalmente e professionalmente. Importante è anche mantenere un dialogo aperto con i dipendenti e farli sentire parte attiva dell'azienda.

Per far ritrovare loro la motivazione è inoltre buona prassi:

  • Promuovere la socializzazione e il lavoro di squadra fra il personale
  • sviluppare obiettivi e sfide per tutto lo staff
  • aggiungere un pizzico di svago e cambiamento ai lavori di routine
  • non vincolare i dipendenti nelle modalità di svolgimento del loro operato
  • tollerare gli errori ed evitare le critiche durante il processo di formazione
  • incoraggiare i dipendenti e fare capire loro che si apprezza il lavoro ben fatto
  • promuovere le opportunità di responsabilizzazione e di presa di leadership. 

Quali sono i fattori motivazionali? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

La motivazione è data dall'insieme di scopi che spingono l'individuo ad agire e ad impegnarsi attivamente in quello che fa. I fattori motivazionali sono gli elementi in presenza dei quali i dipendenti lavorano meglio e con più energia, mossi dalla voglia di fare. Quali sono questi fattori?

  • Il riscontro economico: la retribuzione in quanto mezzo diretto per la soddisfazione dei bisogni può essere causa o di soddisfazione oppure di scontento. Uno stipendio alto non implica automaticamente che il lavoratore lavorerà di più e meglio, ma con uno stipendio indegno il lavoratore non lavorerà proprio.
  • L'utilità del lavoro: è fondamentale, poiché il dipendente si impegnerà di più nel suo lavoro se vedrà una reale utilità in ciò che produce e sarà consapevole dell'importanza del suo operato.
  • Conoscere lo scopo del proprio lavoro: se questo non è noto o è inesistente, viene a mancare la voglia di lavorare e la performance peggiora. Per questo motivo devono essere sempre note e chiaramente definite le finalità di ogni singolo incarico.
  • Ambiente di lavoro: i rapporti sociali non soddisfacenti, l'ambiente ostile e condizioni fisiche difficili hanno effetti negativi sul lavoratore.
  • Lode e rimprovero: due leve con le quali è possibile motivare i lavoratori prestando però particolare attenzione a non sfociare nell'offesa, altrimenti si ottiene un effetto deterrente e tutt'altro che stimolante.
  • Istruzioni chiare: uno dei fattori più elementari ed efficaci per ottenere una buona performance. Il capo deve sapere esattamente qualè sia il compito del lavoratore e glielo deve spiegare in modo chiaro.
  • Competitività: ne esistono due possibili forme:
    • il lavoratore compete con se stesso, il che può essere efficace, laddove si desidera che il lavoratore superi gli obiettivi stabiliti
    • il lavoratore compete con gli altri, il che può essere efficace, se a competere sono dipendenti con lo stesso livello di capacità.

 

Come premiare i dipendenti? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Un metodo efficace per motivare i dipendenti è anche quello di premiare le prestazioni particolarmente buone: in questo modo i collaboratori sono incentivati a perseguire con successo gli obiettivi preposti. Una buona performance va lodata con sincerità e tempismo. Dimostrate rispetto, simpatia e soddisfazione per il lavoro dei vostri migliori collaboratori. Lodateli e premiateli laddove questo sia opportuno e meritato. Questo sarà un importante stimolo per i lavoratori, poiché farete capire loro di essere una figura importante all'interno dell'organizzazione.

Per dimostrare stima ai dipendenti può essere sufficiente anche premiarli con benefit di natura non prettamente economica oppure rendere il loro ambiente di lavoro più confortevole e accogliente. I vostri collaboratori passano una fetta troppo grande del proprio tempo e della propria vita sul posto di lavoro, per cui fate in modo di farli sentire bene. Molte cose possono essere migliorate in modo semplice e relativamente poco dispendioso: arredate gli uffici con gusto e in modo confortevole, dotateli di attrezzature moderne, di scrivanie abbastanza ampie, schermi LCD, grandi finestre che illuminino con luce naturale l'ambiente, mettete a loro disposizione bevande analcoliche a titolo gratuito ecc. Altri possibili benefit stimolanti possono essere ad esempio periodi aggiuntivi di ferie, orario flessibile, automobile aziendale o entrate gratuite per palestre o piscine.

Un'efficace sistema di premiazione non può prescindere dalle seguenti constatazioni:

  • I premi materiali devono essere correlati agli indicatori di performance sui quali un lavoratore o un gruppo di lavoro può incidere direttamente con il proprio operato.
  • Fra la performance e il premio deve sussistere una correlazione univoca.
  • Il sistema di premiazione deve concentrarsi sulle conseguenze positive e non su quelle negative del comportamento assunto dal lavoratore sul posto di lavoro.
  • Le differenze nei premi materiali dei dipendenti che ottengono i risultati migliori e quelli che ottengono i risultati peggiori devono essere abbastanza nette da stimolare la produttività dei lavoratori.
  • I premi materiali devono essere proporzionali all'impegno investito e devono essere equi.
  • Il bonus di produttività deve essere abbastanza cospicuo da essere allettante ed avere una funzione stimolante per il dipendente.
  • Il lavoratore deve essere premiato immediatamente dopo aver migliorato la propria prestazione professionale.

Quali tipi di incentivi esistono? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Gli incentivi ai lavoratori possono essere di due tipi: incentivi economici e incentivi di altra natura. Ogni impresa utilizza un sistema di retribuzione proprio e offre livelli di retribuzione diversificati a seconda della tipologia di rapporto di lavoro. Per un lavoratore la prima forma di incentivo economico è senza dubbio lo stipendio. Questo può comporsi di una parte fissa e di una parte variabile.

La parte fissa, detta anche paga base, è il corrispettivo diretto della prestazione fornita dal lavoratore e ha principalmente due scopi: il primo è quello di attirare o trattenere i lavoratori attraverso una remunerazione adeguata in un mercato del lavoro segnato da una forte competitività, il secondo è invece quello di assegnare un determinato livello di retribuzione a seconda del livello di complessità del lavoro. 

Alcune imprese ricorrono anche ad altri incentivi, quali ad esempio la possibilità di possedere quote societarie, premi per prestazioni eccezionali, eccetera.

Esistono però anche sistemi di ricompensa di natura non economica. Questi hanno un ruolo minore, ma non per questo trascurabile. Gli incentivi non economici permettono al dipendente di sviluppare le proprie capacità e di raggiungere alti obiettivi di carriera. Tra questi tipi d'incentivo si annoverano:
  • lodi (hanno un'influenza positiva sull'individuo e lo spronano a lavorare sempre meglio gratificandolo, motivandolo e facendolo sentire appagato)
  • riconoscimenti
  • avanzamento di carriera (il dipendente avanza professionalmente se è bravo nel suo lavoro, realizza gli obiettivi, ottiene risultati anche superiori alla media e si contraddistingue per una spiccata diligenza)
  • possibilità di crescita personale e intellettuale e possibilità di progressione di carriera
  • possibilità di partecipazione ai processi decisionali.

Come si calcola la retribuzione? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Sotto è presentato il calcolo della retribuzione mensile riferita al salario minimo nel 2014.

Voce
Aliquota (%)
Importo (EUR)

Retribuzione lorda

789,15 EUR

Base imponibile per il calcolo delle imposte e dei contributi
 789,15
Contributi per l’assicurazione pensionistica e di invalidità
15,50 %
122,32
Contributo sanitario
6,36 %
50,19 
Contributo contro la disoccupazione
0,14 %
1,10
Contributi per la tutela parentale
0,10 %
0,79
Contributi sociali sulla retribuzione lorda – TOTALE
22,10 %
174,40
Retribuzione lorda – contributi sociali
 
 614,75 EUR
Acconto imposta sul reddito (per il calcolo, vedi sotto*)
 
- 54,32

Retribuzione netta

 

560,43 EUR

Contributi del datore di lavoro
 
 
Contributi del datore di lavoro per l’assicurazione pensionistica e di invalidità
8,85 %
69,84
Contributi del datore di lavoro per l’assicurazione sanitaria
6,56 %
51,77
Contributi del datore di lavoro contro la disoccupazione
0,06 %
0,47
Contributi del datore di lavoro per infortuni
0,53 %
4,18 
Contributi del datore di lavoro per la tutela parentale
0,10 %
0,79
Contributi del datore di lavoro sulla retribuzione lorda - TOTALE
16,50 %
127,05
 
 
 

Spesa complessiva del datore di lavoro (retribuzione lorda lorda): retribuzione lorda + contributi del datore di lavoro

 

 916,20 EUR

Il calcolo rapido della retribuzione può essere fatto alla pagina web: http://www.racunovodja.com/izracuni/place2013/ (in lingua slovena).

Oltre alla spesa della retribuzione lorda, il datore di lavoro sostiene anche i seguenti costi: 

  • indennità per ferie: l’indennità per ferie minima corrisponde all’importo del salario minimo, che nel 2014 corrisponde a 789,15 euro lordi. Da questo importo va detratto il 16 % dell’agevolazione fiscale generale (126,26 EUR), perciò l’importo netto dell’indennità per ferie (da versare) ammonta a 662,89 EUR,
  • spese di trasporto da e per il luogo di lavoro: spesa che dipende dalla distanza, dal mezzo di trasporto e dal numero di giorni lavorativi nel mese;
  • spese per i pasti: almeno 3,65 euro per giorno lavorativo, la spesa complessiva dipende dal numero di giorni lavorativi;
  • spese di viaggio;
  • premi di produzione: accordo aziendale o di settore;
  • altri premi: accordo aziendale o di settore.
 

* L’acconto dell’imposta sul reddito si calcola secondo la tabella delle aliquote fiscali pubblicata alla pagina web dell’Amministrazione fiscale della RS: http://www.durs.gov.si/si/davki_predpisi_in_pojasnila/dohodnina_pojasnila

Tabella delle aliquote fiscali per l’imposta sul reddito per il 2014:
Ammontare della base imponibile mensile netta (€)
Ammontare dell’imposta sul reddito (€)
 
Più di
Fino a
 
 
 
668,44
16 %                         
668,44
1.580,02
106,95
+ 27 %  sopra i 668,44
 1.580,02
 5.908,93
353,08
+ 41 %  sopra i   1.580,02
5.908,93
 
2.127,93
+ 50 %      sopra i 5.908,93
Agevolazioni generali per il 2014:
Ammontare del reddito mensile lordo derivante da rapporto di lavoro (€)
Ammontare dell’agevolazione generale (€)
Da
A
 
 
905,53
543,32
905,53
1.047,57
368,22
1.047,57
 
275,22

Per il salario minimo, l’agevolazione generale ammonta a 543,32 EUR (1° scaglione) e la base mensile netta a 339,52 EUR. L’acconto dell’imposta sui redditi corrisponde quindi a 339,52 EUR × 16 % = 54,32 EUR.

Dalla paga base vengono detratti i contributi del 9,19% sull'imponibile previdenziale. Per le ditte dell'industria sopra i 15 dipendenti e per quelle del terziario sopra i 50 dipendenti l'aliquota dei contributi a carico dipendente è del 9,49%.

La ritenuta d'acconto dell'imposta sui redditi delle persone fisiche è calcolata in base a scaglioni di aliquote su base annua. Normalmente nella paga di dicembre viene effettuato il conguaglio delle ritenute operate nel corso dell'anno. Lo stesso vale per le detrazioni. Il reddito mensile viene ragguagliato su base annua e su questa base vengono calcolate le detrazioni annuali. Per avere le detrazioni mensili, bisogna dividere le detrazioni annuali per 12.

Scaglioni di reddito (mensile)
Importo
Aliquota
Imposta
0
1.250,00
 
23%
287,50
1.250,00
2.333,00
112,15
27%
30,28

La formula per il calcolo delle detrazioni in questo caso è (1338+(55.000-19.070,1)/55.000)/12.

L'aliquota dei contributi all'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) a carico ditta dipende dalla qualifica del lavoratore e dell'attività esercitata dall'impresa. Nel caso di un impiegato del livello terziario sarà del 28,98%. In caso di dipendenti a tempo determinato dal 2013 bisogna aggiungere un ulteriore contributo del 1,4%. L'aliquota dei contributi all'Istituto nazionale per l'assicurazione contro l'infortuni sul lavoro (INAIL) dipende dal settore di rischio e in questo caso è del 0,404%.

Per ottenere il costo a carico ditta bisogna inoltre aggiungere i ratei delle mensilità aggiuntive e del trattamento di fine rapporto.

In sintesi il costo è di:
  • Retribuzione ordinaria                     1.500,00
  • Retribuzione mensilità aggiuntive 250,00
  • Contributi previdenziali (INPS)       507,15
  • Contributi INAIL                                 7,07
  • Trattamento di fine rapporto         120,88
  • COSTO TOTALE DITTA                      2.378,03
 

Il versamento delle ritenute e dei contributi avviene con il modello unico di versamento F24 (http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Home/CosaDeviFare/Versare/F24/Scheda+Info+F24/)

A cosa bisogna prestare attenzione nella formazione del prezzo? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Quando si sta decidendo come formare il prezzo di un prodotto o servizio, è necessario stabilire prima quali obiettivi si vogliono raggiungere. Può trattarsi di un obiettivo di sopravvivenza (fondamentale, persino più dell’utile), dell’obiettivo del massimo profitto corrente (quando si analizzano domanda e costi, si sceglie un prezzo tale da ricavare il massimo profitto), dell’obiettivo delle massime entrate dalla vendita (anche in questo caso è necessario sapere valutare la domanda), dell’obiettivo della massima crescita delle vendite (si definisce un prezzo tale da penetrare il mercato nella massima misura possibile), dell’obiettivo della massima scrematura (quando si lanciano sul mercato nuovi prodotti o servizi ci si possono permettere prezzi alti, perché esiste un segmento di mercato che vorrà acquistarli a prescindere dal prezzo) oppure l’obiettivo della leadership nella qualità del prodotto (il prezzo viene formato a seconda della qualità in modo da dare un prezzo più alto ai prodotti e servizi di maggiore qualità).

Vi sono naturalmente molti fattori che influiscono sulla formazione del prezzo di prodotti e servizi. Sono ad esempio importanti il beneficio che i clienti hanno dal nostro prodotto o servizio e il livello di concorrenza sul mercato. Inoltre, a volte a influire sul prezzo sono le leggi, sulle quali non possiamo intervenire.

Nella decisione sul prezzo finale bisogna considerare anche l’aspetto psicologico della formazione dei prezzi. In genere si decide per uno dei seguenti approcci:
  • Formazione del prezzo in base ai costi (l’ammontare dei costi rappresenta il limite sotto il quale il prezzo di mercato non deve scendere).
  • Formazione del prezzo in base alla domanda (va fatta un’approfondita ricerca sul mercato, soprattutto riguardo la concorrenza, per comprendere quanto i consumatori siano disposti a pagare).
  • Formazione del prezzo in base ai costi e alla domanda (approccio migliore che considera sia i costi che le condizioni reali di mercato).
 

Fonte: Devetak, G. 2000. Temelji trženja in trženjska zasnova podjetja (Basi del commercio e pianificazione commerciale), Capodistria, Visoka šola za management.

Gli errori più comuni nella formazione del prezzo Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

Il prezzo è l’unico elemento del marketing mix che genera profitto. Tutti gli altri elementi del marketing mix creano soltanto costi. Il prezzo è anche l’elemento più flessibile del marketing mix, poiché può essere rapidamente modificato. Pensate ad esempio al tempo necessario per modificare i canali commerciali (distribuzione del prodotto) o per modificare l’intero prodotto.

Nonostante tutto, o forse proprio per questo, il prezzo e la competitività di prezzo rappresentano una questione fondamentale per tutti quelli che nell’azienda si occupano di commercio. Purtroppo numerose aziende non vi dedicano sufficiente attenzione e di conseguenza possono incorrere in diversi errori nella formazione del prezzo. Il più comune è quello di concentrarsi eccessivamente sui costi al momento di stabilire il prezzo (prezzo proprio del prodotto o servizio). In particolare le piccole imprese non sfruttano abbastanza spesso la possibilità di modificare il prezzo. A tal fine si dovrebbe seguire l’andamento del mercato, soprattutto i cambiamenti nella domanda, adeguando il prezzo di conseguenza. Nella formazione del prezzo vanno considerati gli altri elementi del marketing mix. Non è indifferente quali siano le nostre vie di distribuzione e quanto sia ad esempio aggressiva la comunicazione. Prima di definire un prezzo, bisogna scegliere una strategia di posizionamento commerciale, dalla quale dipenderà poi il nostro prezzo. Se si sceglie, ad esempio, un posizionamento sul mercato in base al prezzo, questo inciderà sul prezzo finale. In particolare le piccole aziende non adeguano i propri prezzi ai diversi segmenti di mercato e alle abitudini di acquisto di tali segmenti. Inoltre, in genere i prezzi non vengono adeguati abbastanza rispetto alle diverse offerte dello stesso prodotto o servizio.

Quali sono i metodi per la formazione del prezzo? Odpri
Ultima modifica: 15.01.2020

1. Formazione del prezzo con ricarico (ai costi si aggiunge un ricarico standard)

Metodo più frequente.

Esempio:                                               

Costo per unità = 16 EUR; ricarico del 20%

Prezzo con ricarico =  (costo per unità)/(1 – rendimento voluto) = 16 / (1-0,2) = 20 EUR

Si tratta di un metodo rischioso, perché non si considera a sufficienza l’importanza della domanda.

2. Formazione del prezzo in base al rendimento target

In questo metodo l’azienda definisce il prezzo in base al livello voluto di rendimento dell’investimento. È un metodo impiegato anche nelle aziende pubbliche, che devono generare un rendimento equo dei propri investimenti.

Il prezzo che consente di raggiungere un rendimento predefinito si ottiene con la seguente equazione:

Prezzo in base al rendimento target = costo per unità + (rendimento voluto*capitale investito)/unità vendute

Anche con questo metodo si possono correre dei rischi, perché nonostante la flessibilità del prezzo e i prezzi praticati dai competitor siano elementi importanti, non vengono considerati nella formazione del prezzo in base al rendimento voluto.

3. Formazione del prezzo in base al valore percepito dal consumatore

Secondo alcune aziende, la percezione del valore del loro prodotto da parte del consumatore è di importanza cruciale per la definizione del prezzo. Il valore percepito si compone di diversi elementi, ad esempio l’immagine che il consumatore ha del funzionamento del prodotto, l’efficacia della distribuzione, la qualità dei servizi di assistenza, la reputazione del fornitore, l’affidabilità e il rispetto.

4. Formazione del prezzo secondo il principio “maggior valore a minor prezzo”

È un metodo molto diffuso negli ultimi anni, perché consente di proporre un prezzo basso per un’offerta di alta qualità, e in questo modo le aziende acquisiscono numerosi clienti fedeli. Una delle varianti più importanti della formazione del prezzo in base al valore è quella della formazione quotidiana del prezzo, che si impiega nelle rivendite al dettaglio. Un commerciante di questo tipo tiene i prezzi sempre bassi ed ha raramente dei prezzi promozionali oppure offerte particolarmente vantaggiose. 

5. Formazione del prezzo in base ai prezzi correnti di mercato

In questo caso il prezzo viene definito in base ai prezzi dei competitor. L’azienda considera in misura minore i propri costi e la domanda, e definisce un prezzo inferiore, uguale o superiore a quello dei principali competitor. È un metodo piuttosto diffuso sul mercato. Quando è difficile definire i costi oppure la reazione della concorrenza è incerta, le aziende considerano i prezzi definiti secondo i prezzi correnti di mercato una buona soluzione.

6. Formazione del prezzo quando si presenta un’offerta ai fini di una gara

Si tratta fondamentalmente di una formazione del prezzo orientata alla concorrenza. È un metodo che si applica quando diverse aziende concorrono a determinati lavori tramite offerte scritte. La singola azienda determina il proprio prezzo basandosi su valutazioni riguardo a come i suoi concorrenti definiranno i propri prezzi, e non in base ai costi o alla domanda. Questa modalità di formazione del prezzo è sempre più diffusa, soprattutto con la crescita dell’uso della rete.

Quali strategie di prezzo possono essere usate all’ingresso sul mercato? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Nel lancio di nuovi prodotti sul mercato bisogno prestare particolare attenzione al modo in cui si forma il prezzo. Il lancio di un nuovo prodotto sul mercato rappresenta un periodo delicato, poiché il prodotto è sconosciuto e le vendite sono generalmente modeste, mentre i costi per unità di prodotti sono ancora alti.

Se per la formazione del prezzo si considerano solo il prezzo e la pubblicità, si può scegliere tra le seguenti strategie:
  • Strategia della scrematura rapida: è basata sul lancio di un nuovo prodotto a prezzo alto e con forte comunicazione di mercato. Il prezzo alto viene introdotto per generare il profitto più alto per unità di prodotto. Molte risorse vengono destinata alla comunicazione, perché si vuole convincere il mercato della qualità del prodotto. È una strategia valida se i consumatori, consapevoli che sul mercato esiste un nuovo prodotto, sono disposti ad acquistarlo indipendentemente dal prezzo.
  • Strategia della scrematura lenta: anche questa è basata su un prezzo alto, ma si destinano minori risorse alla comunicazione di mercato. L’obiettivo è generare il massimo profitto con il minimo dei costi di comunicazione.  Tale strategia ha senso quando il mercato è piccolo, i clienti conoscono il prodotto e sono disposti a pagare un prezzo alto.
  • Strategia della rapida penetrazione: si basa su un prezzo basso e su molte risorse destinate alla comunicazione di mercato. In questo modo l’azienda intende acquisire soprattutto una grossa quota di mercato. È una strategia valida per i grossi mercati, nei quali i clienti sono attenti ai prezzi, dove esiste già una forte concorrenza e per l’ampiezza del mercato sia possibile sfruttare i vantaggi dell’economia di scala.
  • Strategia della penetrazione lenta: si basa sull’introduzione di un nuovo prodotto sul mercato a prezzo basso e con un basso livello di comunicazione di mercato. L’obiettivo è attrarre clienti grazie al prezzo basso e non investire troppe risorse finanziarie nella comunicazione. È una strategia valida nei grandi mercati in cui i clienti siano particolarmente attenti al prezzo, conoscano già il prodotto e in cui esista inoltre una potenziale concorrenza.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quali elementi influiscono sul prezzo? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

La formazione dei prezzi è, nell’ambito di un’azienda, una decisione strategica fondamentale. Quando si stabilisce un prezzo, è necessario considerare diversi fattori che influiscono su di esso, in primis gli obiettivi della politica del prezzo. È importante definire cosa si vuole raggiungere con un certo tipo prezzo. Possiamo essere interessati solamente alla sopravvivenza, possiamo desiderare maggiori entrate o forse persino il massimo del profitto. Ma questi non sono gli unici fattori da considerare nella definizione del prezzo. Oltre agli obiettivi della politica del prezzo bisogna conoscere anche il prezzo degli altri prodotti, la domanda, i costi, la concorrenza, la catena di distribuzione, l’ambiente giuridico e legislativo, le possibilità di successivo adeguamento dei prezzi e le possibilità di sconti e altri metodi di incentivazione delle vendite. Ecco alcuni altri fattori che influiscono sulla sensibilità del mercato al prezzo: gli effetti della sensibilità al prezzo, quelli dei prodotti sostitutivi, le difficoltà di confronto, i benefici finali, le rimanenze e il rapporto tra prezzo e qualità. Chi è responsabile, in genere, della definizione del prezzo in un’azienda? Nelle piccole aziende se ne occupano i dirigenti o i manager, mentre nelle grandi aziende la definizione del prezzo è in mano ai responsabili delle diverse divisioni oppure ai responsabili di specifici gruppi di prodotto. Nell’industria, nell’ambito dei mercati interaziendali, il prezzo è spesso oggetto di trattative.

In che modo si può adeguare il prezzo alle variazioni di mercato? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Dal punto di vista commerciale è importante seguire l’andamento dei prezzi quando si vuole adeguare il proprio prezzo alle condizioni del mercato, cose che si può fare nei seguenti modi:
  • Adeguamento geografico dei prezzi, in cui l’azienda decide di formare il prezzo per clienti specifici. Il prezzo base viene definito nel luogo di produzione e successivamente lo si definisce in base al punto centrale di vendita per tutti i clienti con aggiunta delle spese di trasporto.
  • Sconti e altre agevolazioni: si può ad esempio decidere di abbassare il prezzo per i clienti che pagano immediatamente oppure per coloro che acquistano grandi quantità. Si può scegliere anche di applicare uno sconto funzionale, ovvero quello che il produttore offre agli elementi della catena di distribuzione a fronte di vendita, immagazzinamento, conservazione e gestione dei dati; infine esistono gli sconti stagionali e altri vantaggi che si possono ottenere quando si acquista con il metodo “old for new”.
  • Prezzi promozionali: sono quelli che il produttore stabilisce nel momento in cui perde la leadership del mercato, oppure quelli che vengono formulati per occasioni particolari, ad esempio gli sconti a fronte di pagamento in contanti, eventuali pagamenti a rate o altre forme di credito con tassi di interesse bassi; infine, molto popolare la forma del cosiddetto sconto psicologico (si definisce dapprima un prezzo artificialmente alto per il prodotto e poi si offre a prezzo fortemente scontato, es. prima 1500, dopo 999).
  • Formazione di prezzi differenziati: spesso il prezzo deve essere definito in base al segmento di clienti (studenti, pensionati). Anche la forma del prodotto influisce sulla definizione del prezzo (per un piccolo accessorio di un prodotto si paga molto di più). Il prezzo può essere definito anche in base a similitudini tra prodotti. Lo stesso prodotto in confezione diversa può avere prezzi diversi. A teatro, il prezzo può essere stabilito a seconda del posto in sala. Inoltre, nel caso dell’energia elettrica, il prezzo si può definire per unità di tempo.
  • Formazione del prezzo per assortimento di prodotti: particolare attenzione va dedicata alla formazione del prezzo quando si tratta di un prodotto che fa parte di un determinato assortimento. Le aziende, infatti, spesso sviluppano diversi gruppi di prodotti, e non solo prodotti singoli. In questi casi, vanno definiti i prezzi sia per gli accessori opzionali del prodotto (es. l’acquirente di un’automobile può ordinare a parte e pagare in aggiunta dei vetri oscurati) e per i prodotti accessori (es. la pellicola per la macchina fotografica). Alcuni prezzi vengono definiti in due parti (ad esempio un abbonato telefonico paga l’abbonamento mensile e a parte le singole telefonate). Viene formato a parte il prezzo al cliente per i prodotti che vengono generati come prodotti secondari. Particolare attenzione va dedicata ai prezzi per pacchetti di prodotti.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

A cosa bisogna pensare prima di modificare un prezzo? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Bisogna sapere che la variazione di un prezzo innesca diverse reazioni nei clienti, fornitori, competitor e distributore. Per questo, prima di ridurre un prezzo, è necessario considerare le conseguenze. I clienti di solito si fanno domande sui motivi della variazione di un prezzo. Una riduzione di prezzo non necessariamente li attrae, perché possono interpretarla in modi diversi; possono ad esempio pensare che il prodotto sia carente, oppure che si prevede di introdurne a breve uno nuovo sul mercato. Possono inoltre pensare a delle difficoltà finanziarie dell’azienda e di conseguenza attendersi un ulteriore riduzione del prezzo, ma soprattutto della qualità.

In maniera analoga reagiranno anche i competitor. Proveranno in tutti i modi a capire gli obiettivi dell’azienda che improvvisamente ha abbassato i prezzi. Se scoprono che la riduzione è mirata all’aumento della quota di mercato, probabilmente si adegueranno e ridurranno i propri prezzi. Ma in questo modo nessuno raggiungerà l’effetto desiderato. La questione è complessa, perché i competitor possono pensare che l’azienda abbia problemi oppure che voglia far abbassare i prezzi di tutto il settore in modo da incentivare la domanda.

FonteKotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quando è sensato decidere di ridurre i prezzi? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Un’azienda può decidere di ridurre i prezzi per diversi motivi, ad esempio per un surplus di produzione. In questo caso è necessario avviare un nuovo affare per evitare di avere delle risorse non distribuite. Così si può scegliere una determinazione aggressiva dei prezzi, che però può portare a una guerra dei prezzi. Un altro motivo può essere il calo della quota di mercato. A volte, invece, un’azienda può decidere una riduzione dei prezzi quando desidera controllare il mercato con minori costi. Ma la strategia della riduzione dei prezzi spesso cela anche diversi rischi, quali:

  • Trappola della bassa qualità (i clienti sospettano che si tratti di prodotti di bassa qualità).
 
  • Trappola della quota debole di mercato (con un prezzo basso, l’azienda può acquisire quote di mercato, ma non la fedeltà dei clienti sul mercato. I clienti passeranno al competitor non appena avrà abbassato i prezzi).
 
  • Trappola delle tasche vuote (i competitor possono essere più forti, abbassare i prezzi e resistere più a lungo con tale politica dei prezzi se hanno maggiori risorse finanziarie).
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quando è sensato decidere un aumento di prezzo? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

A volte, anche se raramente, un’azienda può decidere di aumentare i prezzi. Se riesce a farlo bene, può sensibilmente aumentare i profitti. Se, per esempio, il rendimento netto della vendita è del 3 %, allora un aumento del prezzo dell’1 % aumenterà i ricavi del 33 %, senza alcun aumento delle vendite.  Anche per aumentare il prezzo esistono diversi motivi. Il più frequente è l’inflazione da costi. Se i costi aumentano, e al contempo non c’è una maggiore produttività, il rendimento diminuisce,e questo può portare alla decisione di aumentare i prezzi. Toppo spesso, le aziende però aumentano i prezzi in misura superiore all’aumento dei costi, perché prevedono ulteriori aumenti dell’inflazione. Un’azienda spesso decide di aumentare i prezzi anche quando la domanda è eccessiva. Inoltre, un’azienda può decidere di aumentare i prezzi anche quando non riesce a rifornire in tempo i propri clienti.

Ma un’azienda può reagire all’aumento dei costi o della domanda anche senza aumentare i prezzi. Può scegliere una delle seguenti opzioni:
  • Ridurre le dimensioni del punto vendita piuttosto che aumentare i prezzi
  • Sostituire i materiali ovvero le materie prime con altre più economiche
  • Rinunciare ad alcune caratteristiche del prodotto
  • Rinunciare a qualche servizio accessorio del prodotto
  • Usare confezioni più economiche e
  • Ridurre la scelta tra diversi modelli di prodotto
  

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come è possibile incentivare l’acquisto attraverso il prezzo? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

L’acquisto può essere incentivato con i cosiddetti prezzi promozionali. A tal fine ci si può avvalere di diverse tecniche:
  • Stabilire prezzi molto bassi per i prodotti leader (alcuni grandi negozi e supermercati spesso abbassano i prezzi di alcuni prodotti dei marchi più noti, incentivando i clienti a venire nel loro negozio)
  • Stabilire prezzi per occasioni particolari (in determinati periodi, i commercianti determinano prezzi particolari per attrarre clienti)
  • Offrire sconti per pagamento in contanti (in questo modo si incentivano gli acquisti in maniera efficace; questi sconti consentono di ridurre le scorte senza ridurre il prezzo di listino)
  • Offrire crediti con bassi tassi di interesse
  • Offrire termini di pagamento più lunghi
  • Offrire garanzie e contratti per servizi postvendita e di assistenza
  • Offrire sconti psicologici
 

Spesso, le strategie di formazione del prezzo non hanno effetti finanziari. Se sono efficaci, i competitor le imitano. Se non lo sono, vengono spese risorse che avrebbero potuto essere investite in altri strumenti di marketing.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è la differenziazione dei prezzi? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Le aziende differenziano i prezzi soprattutto offrendo a ciascun segmento di mercato lo stesso prodotto o prodotti leggermente diversi a prezzi differenti. Questo può essere legato alla qualità del prodotto, alla quantità, all’età o ad altre caratteristiche di questo tipo. In questo modo, l’azienda ottimizza la propria vendita e i profitti. Si tratta semplicemente di adeguare il prezzo alle differenze tra clienti, prodotti, luoghi e simili. Si può parlare di differenziazione dei prezzi ogni qualvolta un’azienda venda i propri prodotti ad almeno due prezzi diversi.

Per rendere efficace la differenziazione dei prezzi, devono essere soddisfatte alcune condizioni. Deve essere possibile segmentare il mercato e in questi segmenti deve esistere una domanda diversa. I membri del segmento a prezzo più basso non devono avere la possibilità di rivendere il prodotto al segmento a prezzo più alto. Inoltre, nella differenziazione dei prezzi, l’azienda deve stare attenta a non agire in maniera illecita.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quali forme di differenziazione dei prezzi esistono? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Esistono diversi modo per differenziare i prezzi:
  • Lo stesso prodotto viene venduto a prezzi diversi in diversi settori di mercato
  • Si concedono sconti legati alla quantità per i grandi acquirenti
  • Differenziazione temporale (prezzi inferiori quando la domanda cala)
  • Differenziazione dei prezzi per tipo di segmento di mercato, ad esempio prezzi inferiori di trasporto per studenti e pensionati
  • Differenziazione dei prezzi per destinazione d’uso (es. energia elettrica per uso domestico o commerciale)
  • Differenziazione dei prezzi per termini di pagamento (sconto per pagamento immediato)
  • Differenziazione dei prezzi per termini di fornitura
  • Altro
 

Fonte: Devetak, G. 2000. Temelji trženja in trženjska zasnova podjetja (Basi del marketing e organizzazione commerciale dell’azienda). Koper, Visoka šola za management

 

Cos’è il ciclo di vita di un prodotto/servizio? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Il ciclo di vita di un prodotto/servizio ha un ruolo fondamentale nel marketing, perché, a seconda del momento nel ciclo di vita del prodotto/servizio, si scelgono specifiche strategie di marketing. Proprio per questo è necessario comprendere bene cosa si intenda con ciclo di vita, perché una comprensione erronea potrebbe indurci in errore.

Il ciclo di vita di un prodotto rappresenta determinate fasi riconoscibili nella storia di vendita di un determinato prodotto. Nella letteratura di settore, generalmente si distinguono quattro fasi nel ciclo di vita di un prodotto:
  •     Introduzione del prodotto sul mercato
  •     Crescita delle vendite del prodotto
  •     Prodotto maturo
  •     Declino della vendite
 

In termini grafici, questo può essere rappresentato nel modo seguente:

Nella rappresentazione grafica del modello classico del ciclo di vita di un prodotto si usano come criteri base il volume delle vendite nell’ordinata e il tempo nell’ascissa. Ulteriori criteri dell’ordinata possono essere il livello di profitti e costi nelle singole fasi del ciclo, e questo ci consente di comprendere ancora meglio le diverse fasi.

Ogni prodotto/servizio ha quindi un proprio ciclo di vita specifico, che dipende soprattutto dal tipo di bisogni che soddisfa, dalle caratteristiche di produzione, dalla forza economica dell’azienda, dal livello di apertura del mercato nazionale e dall’intensità della concorrenza. Sono però molti i fattori che possono influenzare la durata di ogni singola fase di ciclo di vita. Le aziende devono anzitutto sapere che il ciclo di vita dei prodotti è limitata, che il rendimento cresce e cala a seconda delle diverse fasi del ciclo di vita e che, per ogni singola fase, i prodotti richiedono diverse strategie di marketing, finanziamento, produzione, acquisto e selezione delle risorse umane.

Menzioneremo ora alcune particolari forme di ciclo di vita di un prodotto/servizio, legate soprattutto ai prodotti di moda. Questi hanno infatti ciclo di vita breve, che spesso dura una sola stagione. In questo tipo di prodotti (di moda) si giunge alla fase di declino delle vendite dopo una serie specifica di altre fasi. La primissima è interessante per le persone particolari che amano avere sempre qualcosa di nuovo e sono disposte a pagarlo molto. Dopo che un prodotto nuovo e alla moda viene accettato da questo livello di compratori, a decidere di acquistarlo sono le persone che desiderano imitarli. Il terzo livello è quello in cui il prezzo del prodotto diminuisce per renderlo accessibile anche ad altri utilizzatori. Poiché a questo punto la novità alla moda perde il proprio valore intrinseco (modaiolo), passa piuttosto rapidamente alla fase di declino delle vendite.

Per questo genere di prodotti/servizi esistono diversi tipi di ciclo di vita, legati ad esempio allo stile di vita, alla moda o a un entusiasmo passeggero.

 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quali fasi comprende il ciclo di vita di un prodotto/servizio? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

In genere, la vendita di un prodotto segue un andamento che si può suddividere in 4 parti: 
  • Introduzione: questo periodo è contraddistinto da una crescita lenta e da profitti minimi. Il prodotto/servizio si sta appena inserendo nei canali di vendita. A questo livello, l’azienda deve scegliere tra la strategia della scrematura rapida o lenta, tra una penetrazione rapida o lenta.
 
  • Crescita: per questo periodo sono caratteristici una forte crescita delle vendite e un aumento dei profitti. L’azienda tenta di sfruttare questa fase per migliorare il prodotto/servizio, cerca nuovi segmenti di mercato e canali di vendita e gradualmente riduce i prezzi.
 
  • Maturità: la vendita inizia a calare gradualmente e i profitti si stabilizzano. L’azienda deve cercare nuove strategie per stimolare la crescita delle vendite. Perciò tenta di modificare il prodotto/servizio e adeguare tutti gli elementi del marketing mix.
 
  • Declino: si tratta della fase in cui non c’è più molto da fare per rallentare il declino delle vendite e dei profitti. Il compito dell’azienda è capire i punti deboli dei propri prodotti e servizi e sviluppare per ciascuno una strategia di continuazione, mantenimento o “mungitura”. Alla fine, alcuni prodotti/servizi vanno eliminati, in modo da limitare al minimo le conseguenze negative per i profitti dell’azienda, per gli impiegati e per gli utilizzatori.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come adeguare gli obiettivi di marketing al ciclo di vita? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Quando un prodotto/servizio passa da una fase all’altra, cambiano diversi fattori, ad esempio il numero di competitor e il loro comportamento, gli utili o le perdite e l’effetto degli strumenti di marketing. Per questo è necessario adeguarsi a ogni fase con la strategia di marketing più adatta. La strategia rappresenta dunque un modo per generare degli obiettivi nei mercati, poiché in essi avvengono continui cambiamenti e le aziende devono quindi essere flessibili e adattabili.

Nella fase di introduzione, il principale obiettivo di marketing delle aziende è aumentare la consapevolezza e incentivare il desiderio di provare il prodotto/servizio. Si tratta di una fase in cui i nuovi vantaggi del prodotto/servizio non sono ancora accettati in modo consapevole, perché i clienti li conoscono troppo poco. Perciò il produttore deve informare i potenziali acquirenti dell’esistenza di un nuovo prodotto/servizio. Se si considerano soltanto il prezzo e la pubblicità, l’azienda può scegliere la strategia della scrematura rapida, della scrematura lenta, della penetrazione rapida o di quella lenta. In questa fase solitamente i competitor sono pochi e propongono soltanto le versioni base del prodotto/servizio. Per questo, l’azienda può decidere di mantenere ogni elemento del marketing mix, ad esempio il prezzo, la comunicazione di marketing, la distribuzione e la qualità del prodotto, ad un livello alto o basso.

Nella fase della crescita, il principale obiettivo di marketing è massimizzare la quota di mercato. In questa fase del ciclo di vita del prodotto/servizio, l’obiettivo principale dell’azienda è garantirsi la miglior posizione concorrenziale possibile in una moltitudine di prodotti/servizi simili e di prepararsi alla fase successiva in cui la domanda non sarà più tanto alta. In questa fase, quindi, l’azienda si avvale di diverse strategie per allungare questo periodo di crescita del mercato. Così migliora la qualità del prodotto e vi aggiunge nuove caratteristiche e uno stile migliore, aggiunge modelli nuovi e prodotti destinati alla lotta alla concorrenza, entra in nuovi segmenti di mercato, aumenta il numero di canali di vendita, crea pubblicità per generare favore nei confronti del prodotto/servizio e così attrae nuovi segmenti di compratori.

Nella fase della maturità, il principale obiettivo di marketing è, oltre alla massimizzazione del profitto, anche il mantenimento della quota di mercato. In questa fase l’azienda ha la possibilità di avvalersi della strategia di modificazione del mercato, del prodotto/servizio o del marketing mix. Il mercato si amplia acquisendo consumatori che prima non compravano quel prodotto/servizio, scoprendo segmenti di mercato del tutto nuovi oppure acquisendo clienti dalla concorrenza. Può tentare di suscitare l’interesse di compratori già esistenti in modo da portarli ad acquistare più frequentemente il prodotto/servizio oppure proponendo nuove modalità di uso dello stesso. Infine può modificare il prodotto/servizio, migliorandone la qualità o altre caratteristiche. In questa fase si può anche scegliere di modificare altri elementi del marketing mix, ad esempio il prezzo, la distribuzione o le modalità di comunicazione. Nei servizi si può cambiare la modalità di esecuzione dei servizi oppure provvedere a nuovo personale più specializzato.

Nella fase del declino, il principale obiettivo di marketing è ridurre i costi e massimizzare la mungitura. Una buona conoscenza del concetto di ciclo di vita di un prodotto/servizio offre all’azienda la possibilità di modellare in anticipo lo sviluppo dello stesso. Questo significa che l’azienda può influire in modo pianificato sulla durata della singola fase del ciclo di vita del prodotto/servizio. Nella fase di declino, l’azienda può decidere di aumentare gli investimenti, di mantenerli allo stesso livello, di ridurli selettivamente, di scegliere la strategia della “mungitura” o concludere rapidamente l’attività con la miglior distribuzione possibile del patrimonio ottenuto.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come si adegua il prezzo del prodotto/servizio al ciclo di vita? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Nelle diverse fasi del ciclo di vita di un prodotto/servizio, variano anche l’offerta e la domanda sul mercato di tali prodotti/servizi. Per questo, i prezzi vanno adeguati alle circostanze. Nella fase di introduzione le aziende spesso decidono di determinare il prezzo in base ai costi e al ricarico. Nella fase di crescita scelgono poi un prezzo che consente di penetrare il mercato, mentre nella fase di maturità, nella determinazione del prezzo, devono prestare particolare attenzione alla concorrenza sul mercato: in questo caso, di solito scelgono un prezzo paragonabile o allo stesso livello dei migliori competitor. Nella fase di declino, le aziende generalmente decidono di ridurre il prezzo.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come si adegua la pubblicità al ciclo di vita del prodotto/servizio? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Nelle diverse fasi del ciclo di vita di un prodotto/servizio, variano anche l’offerta e la domanda sul mercato di tali prodotti/servizi. Perciò le forme e l’intensità della comunicazione vanno adeguate a questo. Nella fase di introduzione, le aziende devono generare consapevolezza sul prodotto sia negli gli acquirenti iniziali che presso gli intermediari dei canali di vendita. Per questo si sceglie di stimolare fortemente la vendita e incentivare i compratori a provare il prodotto. Nella fase di crescita, le aziende si prodigano per generare interesse per il prodotto in un mercato più ampio. A volte in questa fase la domanda aumenta talmente tanto che le aziende decidono di ridurre temporaneamente la pubblicità. Nella fase di maturità, nella determinazione del prezzo è necessario prestare particolare attenzione a ciò che accade tra i competitor sul mercato e, di solito, si decide di formare un prezzo paragonabile o allo stesso livello dei migliori competitor. Nella fase di declino le aziende di solito scelgono di ridurre il prezzo.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quando si può definire un prodotto/servizio come nuovo? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Un’azienda può ottenere un nuovo prodotto/servizio tramite acquisizione o sviluppandolo in proprio. L’acquisizione può avvenire in tre modi: acquisizione di un’altra azienda; acquisizione del brevetto; acquisizione di un franchising o di licenza. Lo sviluppo può invece avvenire in due modi: sviluppo proprio o ordine di sviluppo presso sviluppatori autonomi. Inoltre esistono dei fattori che frenano lo sviluppo efficace di un nuovo prodotto. Sono il vuoto di idee per nuovi prodotti, la segmentazione dei mercati - segmenti piccoli, limiti posti dalla società, dallo stato, alti costi legati allo sviluppo del nuovo prodotto, carenza di capitale, minor tempo per lo sviluppo e ciclo di vita più breve del prodotto/servizio. Lo sviluppo di nuovi prodotti/servizi è necessario per l’azienda, dato che solo in questo modo si può garantire la crescita dell’azienda e dei profitti, diventare più competitivi sul mercato, ridurre i rischi imprenditoriali e aumentare l’esportazione.

Quali condizioni bisogna soddisfare per poter dire che si tratta di un prodotto/servizio nuovo?  

Un prodotto/servizio può ad esempio essere nuovo per un’azienda che non ha mai prodotto o venduto qualcosa di analogo prima, oppure può essere nuovo per il mercato, e in questo caso si tratta di innovazione vera e propria. La maggior parte delle volte si tratta soltanto di migliorie di prodotti/servizi già esistenti, mentre i prodotti/servizi realmente nuovi sono molto rari.

Spesso si usa la seguente definizione (adattato dall’agenzia Booz, Allen & Hamilton, che ha definito 6 categorie di prodotti nuovi):
  • Prodotti/servizi nuovi a livello mondiale che generano mercati completamente nuovi,
  • Nuovo gruppo di prodotti/servizi che consentono all’azienda l’ingresso su un mercato preesistente per la prima volta,
  • Prodotti/servizi accessori ad altri gruppi di prodotti/servizi già esistenti dell’azienda, che integrano il programma di vendita,
  • Migliorie su prodotti/servizi già esistenti che garantiscono miglior funzionamento e aumento del valore d’uso per il cliente,
  • Riposizionamenti di un prodotto/servizio, orientato a un nuovo mercato o segmento di mercato,
  • Prodotti/servizi che per funzionamento sono simili o identici ad altri più vecchi, ma funzionano a costi inferiori.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quali livelli di prodotto esistono? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Generalmente, la letteratura del settore riconosce seguenti livelli di un prodotto/servizio:
  • Nucleo del prodotto/servizio: servizio o beneficio essenziale per il compratore.
 
  • Prodotto/servizio essenziale (o prodotto/servizio generico): comprende gli elementi, il funzionamento e i risultati necessari perché il prodotto/servizio possa resistere sul mercato. Questi elementi possono essere diversi nello stesso tipo di prodotti/servizi, ma non in misura significativa. Per alcuni prodotti, gli elementi del prodotto/servizio, le loro funzioni e i risultati del funzionamento sono persino definiti per legge, mentre per altre classi di prodotti/servizi riguardano soprattutto le buone prassi aziendali.
 
  • Prodotto/servizio atteso: comprende, oltre agli elementi generici, al loro funzionamento e ai risultati, anche elementi, funzioni e risultati aggiuntivi, con i quali soddisfa le aspettative dei clienti.
 
  • Prodotto/servizio ampliato: comprende, oltre al prodotto essenziale/generico e atteso, anche tutti quegli elementi, funzioni e risultati di funzionamento che superano le aspettative del cliente. In questo livello, oltre a soddisfare le aspettative del compratore riguardo gli elementi, le funzioni e i risultati, ci si sforza di far aumentare anche le aspettative dei compratori riguardo il livello di qualità.
 
  • Prodotto/servizio potenziale: comprende, oltre ai punti precedenti, anche tutto quel che l’offerente può fare per mantenere i clienti esistenti e acquisirne di nuovi, e tutto ciò che supera le loro aspettative. Ma spesso l’offerente non può farlo fino ai livelli desiderati a causa di limitazioni finanziarie, di know-how e anche di legge.
 
Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è una linea di prodotti/servizi? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Un gruppo di prodotti/servizi strettamente legati tra loro, che svolgono funzioni simili, vengono venduti agli stessi gruppi di compratori, commercializzati nello stesso modo e attraverso gli stessi canali di vendita oppure rappresentano una particolare classe di prezzo si definiscono linea di prodotti/servizi.

Gran parte delle aziende producono più di un prodotto. Le linee di prodotti hanno determinate caratteristiche di lunghezza, larghezza, profondità e uniformità. In base a queste quattro dimensioni, si sceglie una strategia di prodotto/servizio aziendale.

Per ogni gruppo di prodotti/servizi che compongono una linea, è necessario valutare regolarmente i benefici per l’azienda, il loro rendimento e la possibilità di crescita. IN questo modo, l’azienda capisce a quali gruppi di prodotti/servizi dare maggiore sostegno nell’ambito dell’azienda; i gruppi di prodotti/servizi più deboli vanno invece eliminati col tempo.

È possibile definire la larghezza, lunghezza, profondità e uniformità di un assortimento di prodotti.  La larghezza ci dice quanti diversi gruppi/linee di prodotti un’azienda produce, mentre la lunghezza si riferisce al numero complessivo di prodotti in un assortimento. La profondità ci dice quante varianti di ciascun prodotto di un determinato gruppo sono disponibili. L’uniformità si riferisce invece alla forza del legame esistente tra diversi gruppi di prodotti dal punto di vista dell’utilizzo finale, dei canali di vendita o di altro.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è la differenziazione di un prodotto/servizio? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Un’azienda usa la strategia della differenziazione quando desidera differenziarsi dalla concorrenza, impostando determinate caratteristiche di prodotto/servizio tali per cui i clienti daranno precedenza (preferenza) ai prodotti/servizi di quest’azienda rispetto ai competitor. Non si tratta di un compito facile. È necessario, infatti, differenziarsi in modo tale da generare valore per i consumatori e, al contempo, rendere difficile per i competitor eguagliare o imitare a basso costo il prodotto. I modi migliori per differenziarsi sono dunque quelli che risultano difficili da eguagliare o imitare da parte dei competitor oppure quelli che rendono i prodotti particolarmente attraenti per i consumatori.

Un’azienda può generare differenze (differenziarsi) in cinque ambiti, ovvero dal punto di vista del prodotto, dei servizi, del personale, dei canali di vendita e dell’immagine. Nel caso del prodotto, gli si può conferire una forma diversa, delle diverse caratteristiche, una differente compatibilità, durevolezza, affidabilità, maggiore facilità di riparazione, uno stile più moderno e attraente e un design più innovativo. Nell’ambito dei servizi, ci si può differenziare dagli altri offerenti per semplicità nell’ordinazione, precisione nella consegna, per una posizione particolarmente comoda, per formazione aggiuntiva dei consumatori, per consulenze ai clienti, oltre che per efficacia di manutenzione e riparazione. Il personale può essere più cordiale, avere più conoscenze, generare fiducia, essere affidabile, ricettivo e comunicativo.  La differenziazione nell’ambito dei canali di vendita corrisponde ad un’ottima copertura geografica e ad una grande capacità ed efficacia nei canali di vendita. Per quanto riguarda invece l’immagine, un’azienda si può differenziare dagli altri con un simbolo particolarmente riconoscibile, attraverso i media o degli eventi di grande richiamo.

Gli errori più comuni che un’azienda può commettere in una strategia di differenziazione sono:
  • Differenziarsi attraverso caratteristiche che i clienti non percepiscono
  • Differenziazione eccessiva (le caratteristiche del prodotto superano i bisogni dei clienti)
  • Un price premium che i clienti considerano troppo alto
  • Insufficiente informazione sulle differenze
  • Differenziarsi con le “caratteristiche sbagliate”
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

 

Cos’è la diversificazione? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

La diversificazione è una delle strategie che un’azienda usa per acquisire nuovi business. In questa strategia, nell’introduzione di nuovi prodotti e nella penetrazione di nuovi mercati, si aumenta il volume delle vendite e quindi il rendimento dell’attività aziendale. La diversificazione può avvenire a livello dell’azienda o di una sola business unit.

La diversificazione può comprendere:
  • L’upgrade di prodotti/servizi esistenti e di infrastrutture per mercati e segmenti di mercato esistenti,
  • L’upgrade di prodotti/servizi per nuovi mercati e nuovi segmenti di mercato,
  • Lo sviluppo di prodotti/servizi/infrastrutture nuovi, innovativi, creativi e di tendenza per i mercati esistenti e
  • Lo sviluppo di prodotti/servizi/infrastrutture nuovi, innovativi, creativi e di tendenza per  nuovi mercati attraendo nuovi segmenti di mercato con valore aggiunto accresciuto (in particolare per colmare vuoti di mercato).
 

La diversificazione richiede l’acquisizione, da parte dell’azienda, di nuove conoscenze, tecniche e strutture. Perciò la diversificazione è una forma alquanto rischiosa di acquisizione strategica di nuovi affari.

Quali sono le particolarità del marketing di servizi? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Un servizio è un atto o un’attività che una parte può offrire e che è per sua natura intangibile. La produzione di un servizio può essere legata a un prodotto fisico o meno.

La creazione ed esecuzione di servizi è ben più complessa dello sviluppo e produzione di prodotti, dato che è necessario conoscere le caratteristiche dei servizi. Da queste dipendono infatti la qualità dei servizi e di conseguenza anche la soddisfazione dei clienti.

Le differenze tra prodotti e servizi possono essere facilmente definite attraverso le seguenti caratteristiche dei servizi:

a) intangibilità (nella differenziazione tra prodotti e servizi, la prima cose che si osserva è la natura intangibile dei servizi. Dopo l’acquisto di un servizio, l’acquirente spesso non possiede nulla di tangibile)

b) di norma, inseparabilità tra utilizzatore ed esecutore del servizio (in genere i servizi vengono generati e utilizzati nello stesso momento).

c) transitorietà o breve durata (un servizio non può essere immagazzinato per una vendita/uso successivi. È un problema che si presenta quando la domanda di servizi oscilla.)

d) sensibilità al tempo (la qualità dei servizi varia a seconda di chi, dove e quando li esegue.)

e) difficoltà di verifica e controllo della qualità (a causa dell’intangibilità dei servizi, per l’utilizzatore è difficile valutare il valore del servizio ottenuto e nemmeno l’esecutore può controllare del tutto la qualità)

f) alto livello di rischio (proprio per le difficoltà nella verifica della qualità, l’acquisto di servizi è sempre più rischioso rispetto all’acquisto di un prodotto)

g) adeguamento dell’offerta a richieste speciali degli utilizzatori (adeguamento dell’offerta e dell’esecuzione a particolari richieste degli utilizzatori, anche se per numerosi servizi esiste un altissimo livello di standardizzazione)

h) creazione di legami personali tra acquirente ed esecutore (le conoscenze dell’esecutore del servizio sono, per molti tipi di servizi, decisive per la soddisfazione dell’utilizzatore. I servizi si basano dunque su rapporti personali tra utilizzatore ed esecutore)

A causa di queste differenze tra prodotti e servizi, nella commercializzazione dei servizi è necessario ampliare il marketing mix, aggiungendo agli elementi prodotto, prezzo, distribuzione e promozione anche personale e prove fisiche.

Fonte: Potočnik V. 2000: Trženje storitev (La commercializzazione dei servizi). Ljubljana: Gospodarski vestnik.

Come avviene il processo di sviluppo di un nuovo prodotto? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Un’azienda sviluppa e introduce sul mercato nuovi prodotti nella speranza di ottenere successo. In genere, nei mercati esiste una grande concorrenza e le aziende che non riescono a sviluppare nuovi prodotti rischiano moltissimo. I bisogni e i gusti dei clienti cambiano in continuazione, ogni giorno abbiamo a che fare con nuove tecnologie e con una crescente competitività nazionale e internazionale. Proprio per questo i prodotti esistenti sono estremamente labili. D’altra parte, però è rischioso anche sviluppare nuovi prodotti. La direzione di un’azienda deve definire l’ammontare delle risorse da destinare allo sviluppo di nuovi prodotti. Se desidera ottenere successo con un nuovo prodotto, deve organizzare bene il lavoro nell’ambito della ricerca e sviluppo, dell’ingegnerizzazione, della produzione, delle forniture, della commercializzazione e della gestione finanziaria.

Il processo di creazione di un nuovo prodotto può essere suddiviso nelle seguenti fasi:

  • Ricerca di idee (si definiscono i prodotti e i mercati sui quali l’azienda intende concentrarsi e successivamente si definiscono gli obiettivi del nuovo prodotto).
  • Valutazione delle idee (le idee vengono raccolte, è necessario trovarne il maggior numero possibile e nella valutazione l’azienda deve evitare errori).
  • Sviluppo e verifica del concetto di prodotto (le idee si trasformano in concetti che possono essere testati).
  • Sviluppo strategia di marketing (è necessario predisporre un piano per la strategia di marketing, in base al quale l’azienda introdurrà il prodotto sul mercato).
  • Analisi di business (progettazione della vendita, valutazione dei costi e del profitto e valutazione delle aspettative, che dovrebbero essere in linea con gli obiettivi aziendali).
  • Sviluppo del prodotto (questa fase richiede investimenti, perché è necessario garantire risorse finanziarie).
  • Test sui mercati (quando il funzionamento del prodotto si dimostra soddisfacente dal punto di vista funzionale e psicologico, questo viene corredato dal marchio, confezionato e si avvia il programma di commercializzazione iniziale per testarlo in un ambiente genuino per i consumatori).
  • Introduzione del prodotto sul mercato (bisogna sapere quando, dove, per chi e come). 

Quali fattori possono influire negativamente sul processo di sviluppo di un nuovo prodotto? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Molti nuovi prodotti non raggiungono alcun successo sul mercato. I motivi sono numerosi. L’azienda può non aver voluto fidarsi degli esiti negativi delle ricerche di mercato. Può aver sopravvalutato il mercato. Anche il prodotto in sé può portare a un insuccesso, perché il design non funziona, perché il suo posizionamento sul mercato è errato, perché la pubblicità non è abbastanza efficace o perché è troppo costoso. Spesso i costi di sviluppo di un nuovo prodotto superano le previsioni oppure la concorrenza reagisce in maniera più decisa rispetto a quanto atteso. I motivi più frequenti di insuccesso di un’azienda nello sviluppo di nuovi prodotti sono legati alla carenza di buone idee per nuovi prodotti in determinati settori, all’eccessiva segmentazione dei mercati (segmenti di mercato troppo piccoli), ad ostacoli legislativi, ad ostacoli sociali e ambientali, agli alti costi di sviluppo del nuovo prodotto, a carenze di capitale in azienda che portano a indagini preventive di mercato di qualità insufficiente, a tempi di sviluppo insufficienti e ai cicli di vita troppo brevi dei prodotti.

Qual è l’importanza della confezione di un prodotto? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Il packaging è, in senso ampio, il contenitore e tutto il materiale in cui la merce viene avvolta, posta, inserita, in beve, imballata o impacchettata. Il packaging deve generare vantaggi, ad esempio in termini di protezione, risparmio, disponibilità all’uso e promozione. Chi commercializza un prodotto deve preparare una confezione e testarla dal punto di vista funzionale e psicologico per verificare se consente di raggiungere i benefici previsti e se sia conforme alle politiche e agli obiettivi dell’azienda. Il packaging comprende anche la preparazione dei prodotti per il trasporto e la vendita ed è anche un mezzo per proteggere il prodotto da diversi agenti esterni (rottura, spargimento …) e per mantenerne il valore iniziale desiderato. La confezione quindi protegge il contenuto, identifica il produttore, rappresenta il marchio ed informa il compratore sui contenuti acquistati, ma questi risultati vanno raggiunti a costi paragonabili con quelli della concorrenza. La confezione moderna e il consumatore moderno che conosciamo oggi sono apparsi soltanto con lo sviluppo dell’acquisto self-service, dopo la seconda guerra mondiale, in un periodo fiorente per l’industria, e si sono sviluppati sotto grazie a diversi fattori, che hanno evidentemente influito sullo sviluppo della produzione, della distribuzione e del consumo. I fattori che hanno contribuito ad un impiego superiore della confezione come strumento di marketing sono la vendita self-service (acquisti impulsivi), i consumatori benestanti, l’immagine delle aziende e la possibilità di innovazione che può portare diversi benefici all’utilizzatore e profitti al produttore. I requisiti che la confezione deve soddisfare sono sempre più vari e numerosi. Proprio per questo è difficile definire tutte le funzioni di una confezione.

Tra le più importanti ricordiamo:
  • Portabilità e contenimento del prodotto (motivo fondamentale di esistenza della confezione).
  • Protezione e manutenzione del valore (la confezione protegge il prodotto da agenti negativi derivanti dall’ambiente e dalle caratteristiche del prodotto stesso).
  • Maggiore utilizzabilità del prodotto (la confezione consente di usare il prodotto con maggiore facilità, di riporlo, conservarlo, caricarlo, aprirlo, chiuderlo e simili).
  • Funzione comunicativa (trasmette informazioni di base sul prodotto, istruzioni per l’uso corretto, istruzioni tecniche, la data di produzione e la scadenza, avvertimenti su eventuali effetti dannosi, informazioni sulla composizione…).
  • Supporto nella distribuzione del prodotto.
  • Motivazione all’acquisto (la confezione informa l’acquirente sul tipo di prodotto e sul produttore, offre dati necessari per un corretto uso e per soddisfare diverse esigenze legate al suo utilizzo).
  • Protezione dell’ambiente (riutilizzo, rilavorazione o smaltimento utile).
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Perché è importante la promozione? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

La promozione è una componente del marketing mix e corrisponde a tutte le attività con le quali l’azienda informa, stimola nei compratori il ricordo e li convince. Alcuni autori usano il termine comunicazione invece di promozione. Gli strumenti più comuni di comunicazione di marketing sono la pubblicità (ogni forma a pagamento di presentazione impersonale e promozione di un’idea, bene o servizio da parte di un pagante conosciuto), il direct marketing (comunicazione con clienti noti e potenziali per posta, telefono o con altri mezzi impersonali e verifica delle loro reazioni), l’ incentivazione delle vendite (attività a breve termine per incentivare i compratori a provare o acquistare il prodotto o servizio), i rapporti con il pubblico (vari programmi di promozione e/o mantenimento dell’immagine dell’azienda e dei prodotti) e la vendita personale (contatto diretto con uno o più acquirenti).

Nessuna azienda può rinunciare alla promozione. Il messaggio che viene trasmesso ai compratori deve raggiungere i propri obiettivi. Esistono esempi in cui questo non accade. Il motivo può essere il fatto che negli ultimi tempi i compratori sono sommersi da messaggi promozionali. Inoltre, i messaggi possono essere ambigui e in questo modo le aziende comunicano ai potenziali clienti solo quello che secondo loro il compratore vuole sentire. Un ulteriore problema è il fatto che nel lungo termine i clienti ricordano solo parte dei messaggi promozionali.

Fonti: 
Devetak, G. 2000. Temelji trženja in trženjska zasnova podjetja (Basi del marketing e organizzazione commerciale dell’azienda). Koper, Visoka šola za management.
Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è la pubblicità? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

La pubblicità ha molte forme e modi di uso. Poiché in genere è pubblica, questo conferisce al prodotto/servizio una specie di legittimità ed esprime la standardizzazione dell’offerta. L’offerente può reiterare diverse volte il messaggio pubblicitario. Inoltre, la pubblicità è un tipo di promozione che consente a chiunque di seguire anche la pubblicità della concorrenza. Se un’azienda è sufficientemente abile, può usare efficacemente la stampa, i suoni e i colori. Il consumatore può decidere da solo se prestare attenzione o meno alla pubblicità. La pubblicità è qualsiasi forma a pagamento di presentazione impersonale e di promozione di un’idea, un bene o un servizio che viene pagata da un pagante noto. I committenti, oltre alle aziende stesse, possono essere anche istituti di formazione o sociali che presentano la propria attività a diversi gruppi target. Con la pubblicità si vuole informare, convincere o richiamare i clienti sui propri prodotti/servizi. È quindi necessario definire il budget pubblicitario, che dipende in grande misura dalla fase del ciclo di vita del prodotto/servizio. In genere si destinano maggiori risorse ai nuovi prodotti. Il budget dipende anche dalla quota di mercato, dai consumatori, dalla concorrenza, dalla sostituibilità del prodotto e dalla frequenza della pubblicità. È importante anche decidere in quali media fare pubblicità. Un’azienda può ad esempio scegliere tra quotidiani e riviste, la televisione, la posta, la radio e altro. I costi pubblicitari si differenziano a seconda dei media scelti. È ottima prassi, infine, misurare l’efficacia dei messaggi pubblicitari.

Cosa sono le relazioni con il pubblico? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Le relazioni con il pubblico sono una forma di comunicazione che i consumatori percepiscono come maggiormente vera e genuina rispetto agli annunci pubblicitari. Questa forma di comunicazione consente di arrivare anche a quei consumatori che non si riescono a raggiungere con la normale pubblicità, perché ha una forza espressiva maggiore. Ma le aziende non vi dedicano sufficiente attenzione. Anche i rapporti con il pubblico comprendono diverse attività. Con essi, l’azienda può orientare o addirittura modificare opinioni, posizioni e relazioni dei singoli – indipendentemente dal ruolo che svolge il singolo e dalle aspettative dell’ambiente. Le relazioni con il pubblico vanno gestite dalle aziende in modo sistematico e programmato. La forma più comune è rappresentata dai rapporti con i media, con la comunità locale, con i dipendenti, i consumatori, le istituzioni finanziarie e i governi. I rapporti con il pubblico rappresentano l’arte di generare e sviluppare fiducia verso l’azienda da parte di principali stakeholder, che aiutano l’azienda a raggiungere i propri obiettivi. Lo strumento dei rapporti col pubblico comprende le pubblicazioni (relazioni annuali, riviste…), eventi (conferenze stampa, gite, seminari), discorsi (in occasione di vari eventi) e persino il logo dell’azienda, come pure eventuali regole di abbigliamento e comunque l’intera immagine coordinata dell’azienda.

Cos’è l’incentivazione delle vendite? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Tra gli strumenti di incentivazione delle vendite ci sono, ad esempio, concorsi organizzati dall’azienda, regali e buoni di vario genere. Si tratta di strumenti che possono stimolare rapidamente il compratore all’acquisto. Comprendono anche diversi incentivi (agevolazioni all’acquisto che hanno un determinato valore per il compratore) oppure inviti che inducono il compratore all’acquisto in maniera decisiva. L’incentivazione delle vendite ha in genere effetti di brevissimo termine. È uno dei fondamentali strumenti di comunicazione che un’azienda può usare con efficacia per raggiungere gli obiettivi previsti.

Le offerte si svolgono spesso direttamente nel punto vendita e il loro obiettivo è stimolare direttamente il consumatore potenziale all’acquisto immediato di un prodotto. L’incentivazione delle vendite significa anche stimolare i commercianti ad una maggiore efficacia. L’incentivazione delle vendite è quindi orientata sia ai commercianti che agli acquirenti. Quella orientata ai commercianti comprende punti espositivi, sconti quantità e supporto ai commercianti nell’incentivazione delle vendite. Quella orientata ai clienti comprende invece buoni, premi, campioni, concorsi a premi e sconti.

Cos’è la vendita personale? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

La vendita personale è uno degli strumenti di vendita più efficaci, soprattutto nelle fasi di convincimento del cliente. Nella vendita personale si instaura un contatto diretto e ciascuna delle parti può osservare le reazioni dell’altro.  Esistono diversi tipi di rapporto, da quelli superficiali tra acquirente e venditore fino a relazioni amicali più profonde. Il cliente percepisce una specie di obbligo all’acquisto, perché ha ascoltato il venditore, mentre questi gli ha dedicato del tempo. I bravi venditori non hanno solo l’istinto giusto, ma anche profonde conoscenze dei metodi di analisi e di trattamento dei potenziali clienti. I principali concetti della vendita personale sono la vendita (ricerca di potenziali clienti, preparazione alla visita, inizio del dialogo, presentazione e dimostrazione, discussione riguardo eventuali riserve, definizione dell’affare e mantenimento dei contatti), la trattativa e la successiva relazione basata sulla fiducia. La vendita personale si basa su una speciale tecnica di vendita (arte del vendere) e su una particolare psicologia della vendita. La vendita personale comprende la comunicazione diretta di informazioni sul prodotto o servizio al cliente al fine di definire la vendita, e comprende diverse forme di vendita. Ciò che è comune a tutte le forme di vendita personale è il contatto personale tra venditore e compratore potenziale. Spesso si sente parlare della vendita “porta a porta”, tra i più antichi metodi di vendita. Questa forma di vendita è considerata da alcuni come una nuova possibilità da sfruttare oggi, ma presenta anche degli svantaggi per gli alti costi, le difficoltà di organizzazione del servizio di vendita, l’aggressività degli agenti, il ridotto assortimento di prodotti e l’impossibilità di confronto tra prodotti.

Fonte: Potočnik V. 2001: Trženje v trgovini (Il marketing in negozio). Ljubljana : GV založba.

Cos’è la vendita diretta? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

La vendita diretta o direct marketing è un concetto che comprende molte cose diverse. Con questo termine può venire in mente un venditore invadente che arriva sulla porta di casa, la cassetta della posta zeppa di pubblicità e gli annunci pubblicitari in tv particolarmente lunghi che vendono prodotti di qualità sospetta.

Le forme di vendita diretta sono:
  • La vendita personale (le aziende incaricano venditori professionali che trovano potenziali acquirenti e con metodi diretti di convincimento provano a trasformarli in clienti reali),
  • Direct marketing per posta (l’azienda prova a risvegliare l’interesse all’acquisto nei potenziali acquirenti con invii diretti via posta che invogliano all’azione; è una modalità che permette grande selettività ed è molto flessibile),
  • Direct marketing da catalogo,
  • Direct marketing telefonico,
  • Direct marketing televisivo,
  • Direct marketing radiofonico o nella stampa (il potenziale acquirente sente o legge un annuncio nei media, chiama e ordina il prodotto),
  • Direct marketing attraverso stand,
  • Web marketing (oggi la vendita via web si sta diffondendo, i clienti possono ordinare la merce dal computer di casa).
 

La caratteristica fondamentale della vendita diretta rimane comunque il contatto diretto con  il consumatore.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è il web marketing? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

L’e-business è stato inizialmente avviato dalle grandi aziende e dalle banche. Le primissime forme erano destinate soprattutto all’impiego all’interno delle aziende e per affari tra aziende. Negli ultimi anni, il rapido sviluppo delle tecnologie ha avuto ricadute decisive sul commercio, ma è successo anche il contrario: il commercio ha influito e influisce ancora sullo sviluppo delle tecnologie. Con la diffusione di internet nella seconda metà degli anni ’90 del XX secolo, in ambito commerciale ha preso piede questo nuovo mezzo, attraverso il quale i commercianti possono comunicare con i potenziali clienti. Si è inoltre sviluppata la possibilità di una comunicazione molto più efficace tra la popolazione e i commercianti, oltre che nell’ambito della popolazione stessa, sotto forma di discussioni di gruppo. Internet ha riunito i testi stampati, la comunicazione audiovisiva, la comunicazione a distanza in tempo reale e altre possibilità di comunicazione interattiva.

Con l’ausilio di internet, le persone ottengono numerose informazioni paragonabili sulle aziende, sui prodotti e sulla concorrenza, senza dover lasciare l’ufficio o la propria casa, senza dover incontrare gli acquirenti e provare a convincerli. La funzione di convincimento della pubblicità ha perso un po’ di terreno e oggi quella preponderante è la funzione informativa. Il commercio elettronico porterà ad una modifica dell’importanza del luogo nel commercio, dato che i mercati elettronici richiedono un minor numero di intermediari tra i produttori e gli utilizzatori. Le aziende possono adeguare la propria offerta, i prezzi e le descrizioni in maniera rapida e semplice. I commercianti elettronici non devono mantenere dei punti vendita, pagare affitti, inviare cataloghi per posta. Possono comunicare con i clienti e apprendere da loro, scoprire quante persone hanno visitato il negozio online e quante si sono fermate in determinati punti del sito. Il commercio elettronico è funzionale sia per le grandi che per le piccole aziende e lo spazio pubblicitario è illimitato. L’accesso alle informazioni è veloce, come pure l’acquisto, che inoltre avviene con grande tutela della privacy. Quando un’azienda decide di avviare il commercio elettronico, può scegliere tra un negozio online (descrizione dell’azienda e dei prodotti con parole e immagini, cataloghi con i prezzi), può collaborare in dei forum e in gruppi di discussione, può creare una propria bacheca di annunci – pagina web, predisporre annunci elettronici oppure usare solo la posta elettronica.

Il commercio elettronico porta benefici ad un’azienda, consentendole ad esempio di adeguarsi rapidamente alle condizioni di mercato (la descrizione dell’offerta può esser modificata o integrata in qualsiasi momento), riducendo i costi (l’azienda non ha bisogno di punti vendita, e quindi non ha costi legati a questo), consentendo di sviluppare rapporti, di mantenere un database degli utilizzatori (monitoraggio degli utenti attraverso la pagina web aziendale). Dal commercio elettronico hanno però grandi vantaggi anche gli utenti, ad esempio la facile accessibilità (convenienza), la possibilità di ordinare i prodotti e servizi da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, la possibilità di confrontare le informazioni in base ai criteri desiderati e di ridurre lo stress.

Cos’è il commercio socialmente responsabile? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Il commercio socialmente responsabile affonda le proprie radici nel concetto di marketing sociale, sviluppato negli anni ’70 da Philip Kotler. Secondo questa concezione, il principale compito di un’azienda è quello di definire i bisogni, desideri e interessi dei mercati target e provvedere a soddisfarli meglio della concorrenza, mantenendo e aumentando il benessere del consumatore e della società nel suo complesso. Si è cominciato a parlare del commercio socialmente responsabile quando ci si è accorti che il mero sfruttamento a breve termine ai fini del profitto e l’incentivazione alla crescita del numero di (dubbi) valori del consumismo sono socialmente nocivi e controproducenti per le aziende. L’orientamento sociale del commercio riflette quindi la responsabilità delle aziende sul mercato. Tra gli strumenti del commercio socialmente responsabile vi sono: la pubblicità socialmente responsabile, il commercio con concomitante supporto delle attività di beneficienza, le alleanze sociali, il volontariato e anche il commercio ecologico o “verde”. L’imprenditoria socialmente responsabile soddisfa i bisogni del consumatore e al contempo si prende cura dei dipendenti, dei fornitori e dell’intera comunità. Per l’azienda è inoltre importante informare i propri dipendenti e il pubblico generale sulle proprie attività socialmente responsabili.

Cosa bisogna considerare quando si crea un messaggio promozionale? Odpri
Ultima modifica: 17.01.2020

Prima di procedere alla creazione di un messaggio promozionale, è necessario conoscere i potenziali utilizzatori, per poter scegliere gli strumenti, metodi e tecniche più adatti. Si inizia quindi con la definizione del pubblico target, degli obiettivi della comunicazione, dei canali di comunicazione, dell’ammontare delle risorse destinate alla promozione; in seguito si verifica l’efficacia della promozione e si adottano decisioni riguardo a come migliorarla.

Nella creazione di un messaggio promozionale, particolare attenzione va dedicata alla struttura del messaggio. In particolare, vanno prima chiarite le incognite riguardo a:
  • Cosa dire (contenuto del messaggio),
  • Come comunicare in modo logico (struttura del messaggio),
  • Come creare il quadro simbolico (forma del messaggio): titolo, testo, colore, tatto, odore, dimensioni, forma, parole, velocità del parlato, ritmo, espressione non verbale, espressione dei volti, gesti, abbigliamento e
  • Chi deve veicolare il messaggio.

 

Quali sono le funzioni dei canali di vendita? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Molte aziende decidono di non vendere i propri prodotti/servizi direttamente all’utilizzatore finale e per questo contattano i cosiddetti intermediari commerciali affinché questi si occupino di far arrivare i prodotti/servizi fino all’utilizzatore finale. Per qualsiasi decisione legata alla creazione dei canali di vendita, l’azienda deve considerare la strategia di sviluppo aziendale di lungo termine e le tendenze correnti del mercato. Gli intermediari commerciali, che possono essere più di uno, costituiscono il canale di vendita o canale distributivo.

I membri del canale di vendita possono svolgere diverse funzioni:
  • Raccolta e diffusione di informazioni, esecuzione di ricerche di mercato sui clienti attuali e potenziali, sulla concorrenza e su altri fattori del mercato;
  • Comunicazione di mercato con i potenziali acquirenti: creazione e diffusione di annunci su una determinata offerta per attrarre acquirenti;
  • Adeguamento dell’offerta e trattative: si tenta di raggiungere un accordo definitivo sul prezzo e su altre condizioni;
  • Ordinazioni: i membri dei canali di vendita trasmettono al produttore il feedback di informazioni sulle intenzioni d’acquisto; possono anche acquisire e disporre di risorse necessarie per finanziare gli stock ai diversi livelli del canale di vendita;
  • Assunzione dei rischi;
  • Distribuzione fisica: immagazzinaggio successivo e movimentazione dei prodotti fisici, dalle materie prime fino agli utilizzatori finali;
  • Pagamento: gli acquirenti pagano i propri conti attraverso le banche e altri istituti finanziari ai rivenditori;
  • Trasferimento della proprietà da un’organizzazione o persona ad un’altra.
 

Spesso si presenta la questione di chi debba svolgere queste funzioni. Se ad occuparsene è l’azienda, aumentano i suoi costi e quindi i prezzi devono essere maggiorati. Se invece alcune funzioni vengono trasferite agli intermediari dei canali di vendita, i costi dell’azienda e conseguentemente i prezzi sono più bassi, ma agli intermediari spetta una provvigione per il loro lavoro. Se gli intermediari sono più efficienti dei produttori, allora i prezzi pagati dai consumatori possono essere anche più bassi. I consumatori possono anche decidere di svolgere da soli determinate funzioni per ottenere un prezzo ancora più basso (acquisto della merce/servizio direttamente presso il produttore).

Quali tipi di intermediari commerciali esistono? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Gli intermediari commerciali sono aziende che supportano l’azienda produttrice nella promozione, nella vendita e nella distribuzione dei prodotti fino agli utilizzatori finali. Sono intermediari nei canali di vendita le aziende di servizi commerciali, le aziende di distribuzione fisica, le aziende di marketing e i mediatori finanziari. Un’azienda deve scegliere con grande cautela i propri intermediari e valutarne bene l’efficienza. In un quadro di concorrenza incessante, le aziende devono rivolgere grandi sforzi al mantenimento del proprio posto sugli scaffali dei negozi. Tra un’azienda che produce un determinato prodotto o servizio e gli utilizzatori finali, nel canale di vendita, ci sono numerosi intermediari commerciali, che hanno nomi diversi e svolgono diverse attività. Possono essere agenti di commercio veri e propri (commercianti all’ingrosso e al dettaglio che acquistano la merce, ne diventano proprietarie e la rivendono), intermediari – rappresentanti (broker, rappresentanti dei produttori e intermediari commerciali – cercano acquirenti, trattano a nome del produttore, ma non acquisiscono mai la proprietà dei prodotti) oppure intermediari che agevolano il flusso delle merci (aziende di trasporto, magazzini autonomi, banche e agenzie di pubblicità, che possono anche aiutare nella distribuzione ma non acquisiscono mai la proprietà dei prodotti e non trattano le vendite e gli acquisti).

Qual è la differenza tra i canali di vendita diretti e indiretti? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Già dal nome si può dedurre che nei canali di vendita diretti c’è una distribuzione diretta dall’azienda produttrice all’utilizzatore finale. Quando nella catena di distribuzione è introdotto almeno un intermediario, si parla di canale di vendita indiretto. Ciascun intermediario che interviene nel flusso dei beni dal produttore all’acquirente si trova a un determinato livello del canale di vendita. Il produttore e l’acquirente sono il membro iniziale e finale del canale di vendita.

I canali di vendita vengono così suddivisi:
  • Canale di vendita diretto o canale di livello zero (il produttore vende la merce all’acquirente finale in modo diretto; appartengono a questa categoria la vendita porta a porta, la vendita per posta e la vendita negli outlet aziendali),
  • Canale di vendita di primo livello (tra produttore e consumatore esistono intermediari che, nella vendita di prodotti di largo consumo, sono in genere i commercianti al dettaglio, mentre nei mercati industriali sono agenti rappresentati o broker),
  • Canale di vendita a due livelli (il canale di vendita comprende due intermediari, ad esempio il commerciante al dettaglio e il commerciante all’ingrosso, mentre sui mercati industriali i intermediari sono l’agente e il commerciante all’ingrosso),
  • Canale di vendita a tre livelli (tre intermediari nel canale di vendita, es. commerciante all’ingrosso, intermediario specializzato e commerciante al dettaglio),
  • Canale di vendita multilivello (caratteristica delle vendite internazionali o del commercio estero, nel canale di vendita ci sono il trasportatore, l’importatore straniero, il rappresentante, il commerciante all’ingrosso, il commerciante al dettaglio e altri).
 

Più cresce il numero di intermediari nel canale di vendita, minore è il controllo che i produttori possono esercitare sui propri prodotti.

Quali sono le strategie per determinare il numero di intermediari nel singolo canale di vendita? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

La creazione di nuovi canali di vendita e la gestione di quelli esistenti sono compiti difficili e ricadono tra le scelte più importanti della dirigenza di un’azienda. Questo vale in particolar modo nell’introduzione di un nuovo prodotto sul mercato oppure quando è l’azienda stessa a entrare sul mercato per la prima volta. Ogni intermediario del canale di vendita genera infatti diversi profitti dalla vendita, ma anche costi. Quando un’azienda sceglie una determinata composizione del canale di vendita, generalmente la usa per un certo tempo, perché la pianificazione dei canali di vendita può rappresentare un grande costo per l’azienda. Nella creazione di un canale di vendita, la dirigenza dell’azienda deve considerare gli obiettivi e i compiti della distribuzione, definire la struttura e valutare i fattori che possono influire sui canali di vendita, scegliendo la migliore possibilità e definendo in seguito i membri del canale di vendita. Si tratta di produttori, intermediari, utilizzatori finali, aziende di trasporto, magazzini, assicurazioni, agenzie pubblicitarie e banche. Prima di una scelta così importante, le aziende dovrebbero svolgere ricerche di mercato per comprendere quale forma di mediazione possa essere più adatta agli obiettivi di distribuzione dell’azienda e scegliere una struttura dei canali di vendita tale da coprire in maniera adeguata l’intero mercato e da garantire un efficace flusso della merce sul mercato. È consigliabile per l’azienda creare una rappresentazione grafica dei possibili canali di vendita, analizzare il ruolo del singolo canale di vendita nell’intera rete di vendita, calcolare i costi e le tasse per il canale di vendita (IVA, margini, spedizioni, dazi doganali), decidere come determinare i prezzi nel canale di vendita, quali mezzi di trasporto e magazzini usare, determinare il tempo di viaggio del prodotto lungo il canale di vendita, prevedere il numero di utilizzatori finali e studiare dettagliatamente le condizioni esistenti sul mercato, in particolare il rapporto tra offerta e domanda lungo il canale di vendita. Inoltre, l’azienda deve capire quali intermediari possono svolgere le diverse funzioni nel canale di vendita e definire il personale di vendita dell’azienda oppure i rappresentanti dell’azienda o i distributori industriali. Infine va scelta una strategia per il canale di vendita. Si può trattare di distribuzione esclusiva (l’azienda limita il numero di intermediari soprattutto quando intende mantenere gran parte del controllo sul livello e sulla qualità dei servizi), di distribuzione selettiva (il produttore usa un numero più alto di intermediari, ma non tutti coloro che sarebbero disposti a esserlo), oppure di distribuzione intensiva (l’azienda fornisce il maggior numero possibile di rivenditori con i propri prodotti e servizi).

Come scegliere il canale di vendita più adatto? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Quando si analizza il mercato, in base ai risultati ottenuti e agli obiettivi predefiniti si decide quale sia il canale di vendita più adatto per l’azienda e per il singolo prodotto/servizio. Bisogna considerare anche altri fattori: un servizio, ad esempio, non può essere inviato per posta e durante la sua esecuzione deve essere presente anche l’utilizzatore. Perciò bisogna fare in modo che i servizi si svolgano quanto più possibile vicino ai consumatori. È necessario vigilare sui termini di consegna. Se si ha a che fare con un prodotto/servizio in cui il consumatore presta grande attenzione ai termini di consegna, va scelto un canale di vendita tale da rendere il tempo che il prodotto/servizio impiega per attraversarlo il più breve possibile. In effetti, un canale di vendita ben organizzato influisce molto sulla soddisfazione del cliente e, inoltre, dall’efficienza del canale di vendita dipende in larga misura anche il successo economico di un’azienda.

Cosa influisce sulle nostre scelte nella pianificazione dei canali di vendita? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Sulle decisioni di un’azienda riguardo ai canali di vendita influiscono:
  • L’analisi del livello di servizi che gli utenti desiderano (unità minima di acquisto, tempi di attesa, ubicazione geografica comoda, varietà di prodotti, servizi di supporto),
  • La definizione degli obiettivi e delle limitazioni dei canali di vendita (gli obiettivi dei canali di vendita devono essere definiti in termini di livelli target di ampiezza dei servizi, le merci deperibili richiedono maggiore commercializzazione diretta, i prodotti voluminosi richiedono la minimizzazione delle distanze e dei trasporti fino all’utilizzatore, i prodotti non standard vengono generalmente commercializzati in maniera diretta, i prodotti ad alto valore per unità vengono spesso venduti direttamente dal personale di vendita del produttore),
  • Il tipo di intermediari (personale di vendita dell’azienda, rappresentanti del produttore, distributori industriali),
  • Il numero di intermediari (distribuzione esclusiva, selettiva, intensiva),
  • Le condizioni e le responsabilità del singolo membro del canale di vendita (i riferimenti fondamentali nel canale di vendita sono la politica dei prezzi, le condizioni di vendita, i diritti territoriali dei distributori, i servizi e le responsabilità comuni),
  • I criteri economici,
  • Il desiderio di mantenere il controllo e
  • L’adattabilità.

Quali difficoltà si possono presentare nella distribuzione di servizi? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Oggi i servizi sono la base dell’economia nel mondo occidentale. Il settore dei servizi si sta sviluppando velocemente e sta diventando il settore economico dominante nei paesi sviluppati. Genera oltre il 60 % del PIL e impiega oltre i due terzi di tutti i dipendenti. Il settore dei servizi ormai prevale ovunque, in particolare da quando l’information technology ha generato le condizioni per un rapido sviluppo dei servizi. Sulla crescita di questo settore hanno influito anche altri fattori, come un’aspettativa di vita più alta, i cambiamenti nello stile di vita, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento di donne lavoratrici, una grande crescita della mobilità e la globalizzazione.

La differenza tra servizi e prodotti può essere definita attraverso le seguenti caratteristiche:
  • Intangibilità,
  • di norma, inseparabilità tra utilizzatore ed esecutore del servizio (in genere),
  • transitorietà o breve durata,
  • sensibilità al tempo,
  • difficoltà di verifica e controllo della qualità,
  • alto livello di rischio,
  • adeguamento dell’offerta a richieste speciali degli utilizzatori,
  • creazione di legami personali tra acquirente ed esecutore.
 

La commercializzazione dei servizi è, per queste caratteristiche, molto più complessa  rispetto a quella dei prodotti, perché le caratteristiche di un prodotto si possono percepire con i sensi, mentre nei servizi questo non è possibile. I servizi sono intangibili e l’utilizzatore non può percepirli con i sensi prima di acquistarli. Inoltre, non può provarne il funzionamento prima di acquistare e usare un servizio, mentre può farlo nel caso di un prodotto fisico. Proprio l’intangibilità dei servizi rende difficile la sua valutazione e produce, negli utilizzatori, un rischio percepito maggiore prima dell’acquisto. Nell’ambito dei servizi, proceduralità significa che questi vengono creano con un determinato procedimento di esecuzione, a fasi, ciascuna delle quali è unica e le diverse fasi si susseguono sempre in un determinato ordine. Nell’esecuzione dei servizi possono esserci variazioni, perché l’esecuzione dipende dal tempo, dal luogo di esecuzione, dall’utilizzatore e dagli altri utenti che ottengono il servizio nello stesso momento. Un’automazione totale e la definizione assoluta di standard nel settore dei servizi è praticamente impossibile. Variabilità significa che l’esperienza di ogni singolo utilizzatore di un determinato servizio è diversa. I servizi non sono beni durevoli e non possono essere immagazzinati, anche se i loro effetti possono essere di lungo termine. Poiché è impossibile conservarli, i servizi possono essere eseguiti solo nel momento in cui si crea la relativa domanda. Se la domanda supera l’offerta, il servizio non può venire prelevato dallo stock e offerto al mercato.

Fonti: 
Potočnik V. 2003. Komercialno poslovanje z osnovami trženja. Temelji trženja. (Commercializzazione e basi del marketing) Ljubljana: Ekonomska fakulteta.

Potočnik V. 2000. Trženje storitev. (La commercializzazione dei servizi) Ljubljana: Gospodarski vestnik.

Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Zeithaml, A. e Bitner, M. J. 1996: Services Marketing. New York: McGraw Hill.

Cos’è la domanda di mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Il mercato corrisponde a tutti gli acquirenti effettivi e potenziali di un determinato prodotto. La grandezza del mercato dipende dal numero di consumatori presenti sul mercato, che dipende dal reddito, dall’interesse per il prodotto e dalla sua accessibilità. I mercati possono essere divisi in mercati potenziali, mercati disponibili, mercati target (serviti) e mercati reali. I mercati potenziali corrispondono agli utilizzatori che si interessano a determinati prodotti sul mercato e hanno sufficienti risorse per acquistarli. Il mercato disponibile è composto da quei potenziali acquirenti che si interessano a un determinato prodotto, hanno mezzi sufficienti per acquistarlo ma per i quali il prodotto deve essere anche accessibile. La richiesta di mercato è la domanda di un determinato prodotto sul mercato e corrisponde alla quantità totale di un determinato prodotto che potrebbe essere acquistata da un determinato gruppo di acquirenti, in una determinata area geografica, in un determinato arco di tempo, in un determinato ambiente commerciale e nell’ambito di uno specifico programma commerciale. La richiesta di mercato non è fissa, ma varia al variare dei fattori menzionati. Per questo ha più senso parlare della funzione di domanda, che comprende due punti estremi: il minimo di mercato e il potenziale di mercato. Il minimo di mercato corrisponde alla domanda esistente senza alcun costo per incentivare la domanda. Il potenziale di mercato è invece la domanda massima raggiungibile da un’azienda sul mercato. A volte si incontra anche il termine domanda effettiva. Corrisponde a quegli acquirenti che hanno a disposizione sufficienti risorse per l’acquisto. Sulla domanda possono influire fattori soggettivi (bisogni, desideri, abitudini, vizi…) e oggettivi (prezzi dei beni, reddito). Si distingue inoltre tra domanda individuale (singoli acquirenti, famiglie) e domanda di mercato (domanda complessiva sul mercato). In generale si può dire che quando il prezzo è alto, la quantità di merce richiesta sarà inferiore, mentre quando lo stesso bene ha un prezzo inferiore, la quantità di merce richiesta sale. Ma questo non vale per tutti i tipi di merci. Le reazioni degli acquirenti alle variazioni di prezzo rappresentano l’elasticità della domanda. Se la variazione di prezzo non influisce sulla domanda, allora l’elasticità è uguale a 0, se la reazione alla variazione di prezzo è minima, l’elasticità va da 0 a 1. Se l’elasticità corrisponde a 1, si dice che la domanda è unitaria o in linea con il prezzo, perché la domanda varia nella stessa misura in cui varia il prezzo. Infine esiste l’altissima elasticità (superiore a 1), quando gli acquirenti reagiscono fortemente alle variazioni di prezzo: la domanda cala più rapidamente di quanto crescano i prezzi e viceversa.

Come si misura la domanda di mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Se le aziende vogliono acquisire informazioni utili in base alle quali prendere delle decisioni importanti, devono misurare la domanda del mercato. L’azienda definisce le modalità e i livelli di misurazione della domanda in base ai motivi per cui raccoglie le informazioni.

La domanda si può misurare su quattro diversi livelli: a livello di prodotto (vendite totali dell’azienda, vendite nel settore, gruppi di prodotti esistenti, tipo di prodotto), a livello spaziale – geografico/territoriale (mondo, Europa, regione, località), a livello temporale (breve, medio, lungo termine) e a livello del consumatore (l’acquirente finale può essere una persona o un’organizzazione o uno Stato). I migliori risultati si ottengono, naturalmente, con una combinazione dei quattro livelli. Per prevedere e analizzare alcuni importanti fattori del mercato e all’interno delle aziende stesse, le società destinano una parte delle proprie risorse alle analisi di mercato. Le informazioni sulle dimensioni del mercato, sul potenziale di mercato, sulla quota di mercato dell’azienda sono fondamentali nelle decisioni sulle strategie di vendita più adatte, sullo sviluppo di nuovi prodotti e sull’approvazione di piani di marketing.

Quali mercati si possono misurare? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Il mercato corrisponde a tutti gli acquirenti effettivi e potenziali di un determinato prodotto/servizio.
  • Il mercato potenziale corrisponde a tutti gli utilizzatori che esprimono sufficiente interesse per l’offerta di un determinato prodotto/servizio.
  • Il mercato disponibile corrisponde a tutti gli utilizzatori che mostrano interesse, possiedono sufficiente reddito e hanno accesso a una determinata offerta del mercato.
  • Il mercato target (servito) corrisponde a quella parte del mercato disponibile che l’azienda desidera conquistare.
  • Il mercato effettivo (reale) corrisponde a quegli utilizzatori che acquistano effettivamente un determinato prodotto/servizio dell’azienda.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è una nicchia di mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

I segmenti sono grandi gruppi di acquirenti con caratteristiche e desideri simili che vengono identificati all’interno di un mercato. Una nicchia di mercato è un piccolo gruppo di acquirenti che cerca una particolare combinazione di benefici da un prodotto/servizio. In genere si tratta di un gruppo ridotto di acquirenti che non sono ugualmente interessanti per tutti gli offerenti. Spesso le grandi aziende non si interessano a questo tipo di nicchie e proprio per questo si tratta di un segmento interessante che può diventare una vera occasione per le piccole aziende.  Ma la nicchia di mercato deve essere comunque abbastanza grande ed avere un potere d’acquisto sufficiente, altrimenti l’azienda che vuole colmarla non potrà svilupparsi e crescere. Per scoprire una nicchia di mercato di questo genere è necessario segmentare il mercato molto accuratamente. Inoltre, un’azienda può generare da sola una nicchia di mercato con un nuovo prodotto/servizio. Riempire una nicchia in più tranche è preferibile e meno rischioso rispetto al farlo una sola volta. Molte piccole e medie aziende fiorenti devono il proprio successo alla strategia di riempimento delle nicchie vuote di mercato. La nicchia di mercato ideale deve essere abbastanza grande e avere un sufficiente potere d’acquisto per essere remunerativa, deve esistere la possibilità di farla crescere ulteriormente, non deve essere interessante per i principali concorrenti, l’azienda deve avere tutto il know-how e le risorse necessarie per rifornire con particolare efficienza la nicchia e deve essere capace di difendersi da eventuali attacchi del maggior competitor grazie al buon nome che si è creata sul mercato.

Quale strategia di marketing possiamo generare in base alla posizione sul mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Ogni azienda ha una determinata posizione o ruolo sul mercato. Da questo dipende il tipo di strategia di marketing che l’azienda potrà scegliere.

Nella letteratura di settore, le posizioni sul mercato sono così suddivise:
  • Leader di mercato: sono aziende che vorrebbero espandersi in tutto il mercato, che mantengono la propria quota di mercato molto abilmente e in realtà non fanno altro che ampliarla di continuo. Per questo cercano continuamente nuovi utilizzatori e nuovi usi per il prodotto. Per difendere la propria quota di mercato l’azienda ha a disposizione diverse strategie: difesa della posizione, difesa preventiva, difesa con contrattacco, difesa mobile o ritirata strategica. Le migliori aziende non fanno errori e non lasciano spazio per gli attacchi della concorrenza. Le aziende che desiderano espandere la propria quota di mercato devono superare la concorrenza con un nuovo prodotto, con una migliore qualità dello stesso o con una migliore gestione dei costi di marketing.
 
  • Sfidante: sono quelle aziende che desiderano espandere la propria quota di mercato con un pesante attacco all’azienda leader, ad un’altra azienda in crescita o alle aziende minori del settore. Lo sfidante può scegliere la strategia del minor prezzo, dei prodotti a basso costo, dei prodotti di prestigio, della maggiore scelta di prodotti, dell’invenzione di prodotti, del miglior servizio, della novità nel canale di vendita, della riduzione dei costi o della pubblicità intensiva.
 
  • Market follower: sono aziende in crescita che decidono di non attaccare, in genere per paura di perdere più di quanto guadagnerebbero. I follower tentano di collaborare attivamente allo sviluppo del mercato. Le loro strategie sono l’imitazione, la riproduzione e l’adattamento.
 
  • Riempitore di nicchie di mercato: sono aziende piuttosto piccole che decidono di operare in una fetta di mercato specializzata, per la quale non è probabile che le grandi aziende possano provare interesse. Spesso le aziende di questo tipo si specializzano per un utilizzatore finale speciale di una determinata area geografica con un prodotto specifico o con un gruppo di prodotti con determinate caratteristiche, qualità, prezzi e canali di vendita.

Come bisogna comportarsi se la domanda del nostro prodotto/servizio oscilla? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Gran parte delle aziende, in particolare quelle di servizi, devono affrontare il problema di come bilanciare una domanda estremamente variabile e capacità produttive difficilmente adattabili. In un’azienda di questo genere è di cruciale importanza che la dirigenza dell’organizzazione risponda adeguatamente alle condizioni di mercato del momento. Questo significa che l’armonizzazione della domanda e delle capacità produttive deve avvenire nel modo più sincrono e rapido possibile se si vuole mantenere un’attività corrente indisturbata e la soddisfazione dell’utilizzatore. Per attenuare le oscillazioni, le aziende possono attuare una strategia di adattamento (bilanciamento delle capacità produttive e della domanda per farle corrispondere), possono garantire una capacità produttiva tale da soddisfare la domanda massima, possono controllare la domanda per mantenerla a livello costante e influire sulla domanda. L’oscillazione della domanda può essere gestita con il prezzo (nei picchi in cui la domanda è massima o addirittura supera le capacità esistenti dell’azienda si può aumentare il prezzo dei servizi e ridurre la domanda), con la comunicazione di mercato (pubblicità e incentivazione delle vendite si stimolano gli utilizzatori a usufruire dei servizi al di fuori dei picchi di vendita, quando la domanda è più bassa), offrendo vantaggi ai clienti fissi (durante i picchi, molte aziende offrono i servizi prima ai clienti abituali e fedeli e solo successivamente agli altri). Queste sono alcune misure per ridurre la domanda. Analogamente, un’azienda può decidere di far aumentare la domanda agendo sul prezzo (quando la domanda è bassa o le capacità in azienda sono in eccedenza, si prova a incentivare gli utilizzatori a ordinare un servizio con sconti e prezzi inferiori), sulla comunicazione di mercato (inclusi gli incentivi alla vendita dei servizi), sulla distribuzione (l’orario di lavoro viene adeguato agli utilizzatori e si modifica il luogo di consegna).

Fonti:
Klassen, K. J. e Rohleder, T. R. 2001. Combining Operations and Marketing to Manage Capacity and Demand in Services. London. The Service Industries Journal, 21 (2), 1–30
Potočnik V. 2000. Trženje storitev (La commercializzazione dei servizi). Ljubljana: Gospodarski vestnik 

Cos’è la segmentazione del mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

La segmentazione del mercato può essere definita come il processo di suddivisione dello stesso in gruppi, all’interno dei quali gli acquirenti hanno bisogni e desideri simili, che possono essere soddisfatti con un marketing mix simile. La segmentazione consente alle aziende di adeguare la propria offerta ai bisogni del mercato target.

Il compito dei manager è riconoscere i segmenti di mercato e decidere su quale concentrarsi. Le aziende possono creare il prodotto o servizio che soddisfa al meglio un segmento di mercato e scegliere il prezzo,il canale di vendita e la forma di pubblicità più adatti. L’obiettivo della segmentazione è quindi soddisfare nel modo più efficace possibile i bisogni e desideri variabili degli acquirenti. È compito dei manager verificare che gli acquirenti dei singoli segmenti abbiano davvero bisogni diversi e reagiscono quindi in modo diverso alle componenti del marketing mix.

I segmenti cambiano nel tempo, perciò di quando in quando la segmentazione del mercato va ripetuta periodicamente. La segmentazione ha senso se i singoli segmenti sono:
  • Misurabili (le dimensioni e le caratteristiche dei segmenti devono essere misurabili),
  • Sufficientemente grandi (i segmenti devono essere abbastanza grandi e redditizi perché risulti conveniente adeguare il marketing mix a und determinato gruppo),
  • Accessibili (i segmenti devono essere accessibili attraverso i canali di distribuzione e vendita),
  • Differenziabili (i singoli segmenti devono reagire in modi diversi al marketing mix),
  • Operativi (per i segmenti vanno creati programmi di marketing efficaci).
 
Il processo di segmentazione del mercato prevede le seguenti fasi:
  • Osservazione (ricerche di mercato preliminari),
  • Creazione di un questionario e svolgimento di un’indagine (domande sulle caratteristiche dei rispondenti, sul modo d’uso del prodotto o servizio, sulle opinioni riguardo al marchio),
  • Analisi (si definiscono i segmenti che si differenziano tra loro),
  • Creazione del profilo (ciascun segmento ha determinate caratteristiche).
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

 

Quali sono le basi per la segmentazione del mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Nella segmentazione del mercato degli utilizzatori finali si usano due sottoinsiemi di elementi; il primo comprende le caratteristiche degli utilizzatori (variabili demografiche, geografiche e psicografiche), mentre il secondo comprende le reazioni degli utilizzatori ai benefici, alle possibilità d’uso e al marchio (variabili comportamentali). Quali di queste variabili l’azienda utilizzerà per la segmentazione del mercato degli utilizzatori finali dipende dal singolo caso:

Le variabili demografiche suddividono il mercato degli utilizzatori finali in base a:
  • genere,
  • età,
  • dimensioni della famiglia,
  • occupazione,
  • reddito,
  • religione,
  • razza,
  • nazionalità,
  • condizione sociale.
 

Le variabili demografiche sono tra le più apprezzate per la segmentazione del mercato. Oltre ad essere spesso legate ai desideri e bisogni degli acquirenti, sono anche le più semplici da misurare.

Le variabili geografiche suddividono il mercato degli utilizzatori finali in base a:
  • stato,
  • città,
  • provincia,
  • densità di popolazione,
  • clima.
 

Le variabili geografiche consentono alle aziende di suddividere i mercati in diverse unità geografiche. Un’azienda può concentrarsi su una sola o più unità geografiche, tenendo in considerazione le differenze geografiche nella creazione dell’offerta.

Le variabili psicografiche suddividono il mercato degli utilizzatori finali in base a:
  • stile di vita,
  • personalità,
  • modo di vivere,
  • valori.
 

I consumatori di una stessa classe demografica possono avere caratteristiche psicografiche molto diverse. Le persone hanno stili di vita, valori, punti di vista e interessi diversi e questo influisce sulle loro decisioni di acquisto e sull’uso di determinati prodotti o servizi.

Le variabili comportamentali suddividono il mercato degli utilizzatori finali in base a:
  • status dell’utilizzatore,
  • occasione di acquisto o uso,
  • benefici cercati dagli acquirenti,
  • livello d’uso,
  • rapporto com il prodotto,
  • livello di fiducia del prodotto.
 

Con le variabili comportamentali il mercato viene segmentato in base ai punti di vista degli acquirenti e delle loro reazioni a un determinato prodotto o servizio.

Come si segmenta il mercato se i nostri acquirenti sono aziende (mercato B2B)? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Nella segmentazione del mercato interaziendale, oltre ad alcuni elementi che si usano per segmentare i mercati degli utilizzatori finali, si possono usare anche altri elementi, riferiti alle caratteristiche delle aziende (es. dimensioni dell’azienda, condizioni di acquisto, competitività dell’azienda, livello nel processo decisionale per l’acquisto).

Nella tabella sottostante sono rappresentati alcuni elementi in base ai quali è possibile segmentare i mercati interaziendali.

Tabella: Elementi per la segmentazione

1. Variabili demografiche
Settore: quali settori rifornire?
Dimensioni dell’azienda: aziende di che dimensioni vogliamo rifornire?
Luogo: quali aree geografiche vogliamo rifornire?
2. Variabili operative
Tecnologia: su quali tecnologie usate dall’acquirente vogliamo concentrarci?
Status dell’utilizzatore o non utilizzatore: vogliamo rifornire utilizzatori forti, medi, deboli o non utilizzatori?
Possibilità dell’acquirente: vogliamo rifornire acquirenti che hanno bisogno di servizi molto o poco estesi?
3. Approcci all’acquisto
Organizzazione dell’unità d’acquisto: vogliamo rifornire aziende con unità di acquisto organizzate secondo il principio di alta centralizzazione o decentralizzazione?
Rapporti di forza: vogliamo rifornire aziende nelle quali prevale una mentalità tecnologica, finanziaria o di che genere?
Natura dei rapporti esistenti: vogliamo rifornire aziende con le quali abbiamo legami stretti o vogliamo orientarci a quelle più interessanti?
Politica generale di acquisto: vogliamo rifornire aziende che preferiscono i leasing, i servizi contrattuali, gli acquisti sistematici o gli acquisti in base ad appalti?
Criteri di acquisto: vogliamo rifornire aziende  che cercano qualità, servizi o prezzo?
4. Fattori situazionali
Urgenza: vogliamo rifornire aziende che hanno bisogno di forniture/servizi immediati?
Usi particolari: invece di comprendere ogni possibile utilizzo, intendiamo concentrarci su un uso specifico del nostro prodotto?
Dimensioni dell’ordinazione: vogliamo orientarci su ordinazioni grandi o piccole?
5. Fattori personali
Similitudini tra acquirente e venditore: vogliamo rifornire aziende con persone e valori simili ai nostri?
Posizione rispetto ai rischi: vogliamo rifornire acquirenti che amano il rischio o quelli più cauti?
Fedeltà: vogliamo rifornire aziende molto fedeli ai propri fornitori?

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come scegliere il mercato target? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Quando un’azienda definisce i segmenti di mercato, deve decidere su quali intende concentrarsi. Nella valutazione dei segmenti di mercato deve considerare la loro attrattività, gli obiettivi di lungo termine e le risorse di cui dispone.

Quando un’azienda ha valutato tutti i segmenti di mercato, può scegliere tra cinque modelli di scelta del mercato target:
  • Focalizzazione su un segmento

Focalizzandosi su un unico segmento, l’azienda ha modo di conoscere bene i bisogni e desideri del segmento. La specializzazione della produzione, della distribuzione e del marketing mix consente all’azienda di risparmiare, ma d’altro canto la focalizzazione su un unico segmento può comportare dei rischi, perché i suoi bisogni possono cambiare all’improvviso, oppure nel segmento può entrare un forte competitor.

  • Specializzazione selettiva

Un’azienda può scegliere più segmenti, tutti sufficientemente forti e attraenti; il vantaggio di questa strategia è la distribuzione del rischio.

  • Specializzazione su un prodotto

In caso di specializzazione su un prodotto, l’azienda decide di offrire lo stesso prodotto a diversi segmenti; un’azienda, ad esempio, che produce microscopi, li vende a laboratori privati, universitari e statali. Il rischio di questa strategia è lo sviluppo di nuove tecnologie che possano sostituire il prodotto esistente.

  • Specializzazione su un mercato

Un’azienda può decidere di specializzarsi su un mercato; in questo caso si concentra sulla soddisfazione dei bisogni di un singolo segmento di mercato, offrendogli un’ampia gamma di prodotti.

  • Copertura totale del mercato

Le aziende che scelgono la copertura totale del mercato tentano di soddisfare tutti i segmenti di mercato con prodotti e servizi di cui gli acquirenti hanno bisogno. Possono coprire l’intero mercato con marketing differenziato (creando prodotti diversi per ciascun segmento) o indifferenziato (offerta unica per tutto il mercato).

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è il posizionamento sul mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Dopo che un’azienda ha scelto i mercati target, deve posizionare la propria offerta. Il posizionamento può essere definito come il processo di creazione dell’offerta e dell’immagine dell’azienda, con cui la stessa raggiunge una particolare posizione nella coscienza degli acquirenti target. Lo scopo del posizionamento è far percepire al mercato il valore offerto dall’azienda; questa deve essere un motivo ragionevole per cui gli acquirenti dovrebbero scegliere i suoi prodotti o servizi. Se un’azienda non ha successo nel posizionamento, gli acquirenti non sanno cosa aspettarsi da quell’azienda.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come si genera una strategia di posizionamento dell’offerta sul mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Un’azienda può scegliere tra diverse strategie di posizionamento sul mercato:
  • Posizionamento in base all caratteristiche: l’azienda può posizionarsi sul mercato per una determinata caratteristica, ad esempio la grandezza dell’azienda o il numero di anni di attività su un determinato mercato.
  • Posizionamento in base ai benefici: un’azienda può posizionare un prodotto come leader in base a determinate caratteristiche, ad esempio il suo aspetto.
  • Posizionamento in base all’utilizzabilità: un’azienda può posizionare un prodotto come migliore per uno specifico uso.
  • Posizionamento in base all’utilizzatore: l’azienda può posizionare un prodotto come migliore per un determinato gruppo di consumatori.
  • Posizionamento rispetto al concorrente: l’azienda può posizionare un prodotto per differenza rispetto quelli offerti dai competitor, ad esempio per numero di versioni o per materiale.
  • Posizionamento in base al tipo di prodotti: l’azienda può posizionare un prodotto come leader nell’ambito di un certo tipo di prodotti.
  • Posizionamento in base alla qualità o al prezzo: un’azienda può posizionare un prodotto come miglior scelta per il rapporto qualità/prezzo.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quali errori vanno evitati nel posizionamento? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Nel posizionamento, le aziende devono evitare quattro errori:
1. Posizionamento troppo debole

Il marchio aziendale, agli occhi degli acquirenti, è solo uno dei tanti marchi sul mercato. Gli acquirenti non hanno una chiara visione del marchio aziendale.

2. Posizionamento troppo forte

In questo caso, gli acquirenti hanno un’idea troppo limitata del marchio aziendale.

3. Posizionamento non chiaro

Se l’azienda cambia troppo frequentemente il posizionamento oppure offre troppe cose contemporaneamente, gli acquirenti non hanno una chiara immagine del marchio.

4. Posizionamento ambiguo

Se l’azienda non è coerente nella propria offerta, gli acquirenti possono dubitare nella veridicità delle promesse e nelle affermazioni sul produttore, sul prodotto o sul prezzo.

Quando un’azienda posiziona la propria offerta e crea un’affermazione di posizionamento, deve trasmetterla ai propri acquirenti target attraverso gli elementi del marketing mix. Se l’azienda decide di posizionare il prodotto come uno dei prodotti leader per qualità, deve comunicare la qualità (es. prezzo alto, confezione, aspetto dei negozi, garanzia).

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quando bisogna riposizionarsi sul mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Il riposizionamento può essere definito come una rideterminazione della posizione desiderata nella coscienza dei clienti. Lo scopo del riposizionamento è l’adeguamento dell’azienda a condizioni di mercato cambiate. Agli occhi del pubblico e dei competitor, l’azienda crea un nuovo marchio, con un nuovo simbolo, forma e nome.

Il riposizionamento è necessario quando un’azienda non raggiunge più gli obiettivi che si è prefissata con la propria strategia. Tra i motivi più frequenti che portano alla necessità del riposizionamento ci sono:
  • Insuccesso nel primo posizionamento (gli acquirenti non hanno una chiara idea del marchio),
  • Riorientamento dell’azienda da segmenti esistenti ad altri più attraenti,
  • Cambio di preferenze dei consumatori,
  • Adeguamento alla concorrenza,
  • Adattamento alle nuove tecnologie.
 

Fonte: Trout, J. e Rivkin, S. 1996. The new positioning: The latest on the word's No. 1 Business strategy. New York.

Cosa comprendono le ricerche di mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Una ricerca di mercato si svolge seguendo cinque passi fondamentali:
  • Definizione del problema e degli obiettivi della ricerca

Nella ricerca di mercato, il primo passo è definire i problemi e gli obiettivi della stessa. L’azienda deve prestare attenzione e non definire il problema in termini troppo ampi o troppo limitati.

  • Pianificazione della ricerca

Il secondo passo prevede la predisposizione di un  piano di ricerca che comprenda le fonti dei dati, i metodi di ricerca, gli strumenti di ricerca, il piano di campionamento, le forme di comunicazione e i costi della ricerca.

  • Raccolta di informazioni

Il terzo passo comprende la raccolta di informazioni: si tratta della parte più costosa di una ricerca di mercato e anche quella più esposta a eventuali errori. Con lo sviluppo dell’ICT, il processo di raccolta delle informazioni è diventato più semplice e meno costoso (es. codici a barre, questionari online).

  • Analisi delle informazioni

Dai dati raccolti è necessario giungere a delle conclusioni. È compito del ricercatore ordinare i dati in tabelle e applicare diversi metodi statistici per giungere a conclusioni utili (distribuzione di frequenza, medie, misurazione della variabilità).

  • Presentazione delle conclusioni e decisioni

Nella fase conclusiva di una ricerca di mercato il ricercatore deve presentare le conclusioni alla direzione aziendale. La ricerca aiuta la direzione a conoscere meglio il problema e a decidere rispetto a una situazione concreta in base ai dati ottenuti.

Il risultato finale di una ricerca di mercato è il piano di marketing.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cosa comprende un piano di marketing? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Il piano di marketing è uno dei più importanti risultati del processo di commercializzazione. A causa dei rapidi cambiamenti delle condizioni di mercato, la pianificazione è diventata, nelle aziende, un processo continuo. Sia il contenuto che la lunghezza dei piani variano molto a seconda delle aziende (da meno di 5 pagine a oltre 50). L’elaborazione del piano di marketing richiede la collaborazione tra tutte le funzioni aziendali (produzione, acquisto, commercializzazione, distribuzione, finanze ecc.), quindi un buon piano di marketing è sempre il risultato di un lavoro di squadra.

Le componenti di un piano di marketing sono:
  • Sintesi per la direzione e indice dei contenuti: breve descrizione dei principali obiettivi e raccomandazioni.
  • Stato attuale di mercato: dati fondamentali sulle vendite, i mercati, i costi, i profitti, i competitor, i canali di vendita e il macroambiente.
  • Analisi delle opportunità e delle questioni cruciali: analisi SWOT
  • Obiettivi: principali obiettivi finanziari e di marketing (vendita pianificata, quota di mercato, profitto ecc.)
  • Strategia di marketing: definizione dei mercati target, dei bisogni che l’azienda provvederà a soddisfare, e del posizionamento sul mercato.
  • Programmi di attività: definizione dei programmi di marketing che l’azienda metterà in atto per raggiungere gli obiettivi. Bisogna rispondere alle seguenti domande: cosa si farà, quando, chi sarà responsabile, quanto costerà, come si misurerà il progresso?
  • Proiezioni finanziarie: volume di vendita atteso, prezzo medio, profitti pianificati, volume atteso dei costi di produzione, delle acquisizioni, della distribuzione, profitti attesi. In base a questo si predispone il budget.
  • Controllo della realizzazione: monitoraggio e adeguamento della realizzazione del piano. La direzione, se necessario, può avviare misure correttive.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Qual è lo scopo di un piano di marketing? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Gli obiettivi del piano di marketing si possono sintetizzare in quattro punti fondamentali:
  • Identificare i bisogni e desideri degli acquirenti,
  • Identificare e definire le caratteristiche delle nicchie di mercato sulle quali l’azienda vuole concentrarsi,
  • Analisi dei vantaggi e svantaggi competitivi e definizione della strategia di marketing,
  • Creazione di un marketing mix che consentirà all’azienda di raggiungere gli obiettivi prefissati.

Cos’è una ricerca di mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Una ricerca di mercato può essere definita come “pianificazione, raccolta e analisi pianificata dei dati, con relazione sui dati e sui risultati importanti per una determinata posizione di mercato che l’azienda affronta” (Kotler, 2003, 129).

Le aziende possono svolgere indagini di mercato nell’ambito dei propri dipartimenti di ricerca di mercato, oppure possono avvalersi di consulenti esterni specializzati per questo tipo di servizi. A scegliere consulenti esterni sono soprattutto le piccole aziende che non hanno sufficienti risorse per personale proprio. Il compito delle società di ricerche di mercato è svolgere l’indagine di mercato e consentire ai committenti di comprendere a fondo un determinato problema.

Le ricerche di mercato possono essere:
  • Esplorative (l’obiettivo è chiarire un determinato problema e suggerire soluzioni, es. l’interesse per i nostri prodotti è in calo, perché?),
  • Descrittive (l’obiettivo è ottenere dati quantitativi, es. chi sono i nostri acquirenti, quali sono i vantaggi dei nostri prodotti?),
  • Causali (l’obiettivo è comprendere le connessioni causa-effetto tra certi fattori, es. i clienti compreranno di più se si modifica la confezione?).
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come si pianifica una ricerca di mercato? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Nella pianificazione di una ricerca di mercato bisogna definire un processo efficace di raccolta delle informazioni. Perciò i manager devono decidere in merito a:

Fonti dei dati

L’azienda può raccogliere dati primari, secondari o di entrambi i tipi. I dati primari sono quelli che vengono raccolti ex novo per una determinata ricerca, mentre i secondari sono quelli che esistono già e sono stati raccolti per qualche altro scopo. Poiché l’utilizzo dei dati secondari rispetto ai primari è meno costoso, le aziende in genere verificano prima se si possa effettuare una ricerca con dati secondari. Se non ci sono dati secondari a disposizione, il ricercatore deve raccogliere i dati da solo con metodi adeguati.

Metodi di ricerca

Metodi di raccolta di dati primari:
  • Osservazione (si osservano le persone, i loro comportamenti e l’ambiente)
  • Colloqui di gruppo (in gruppi di sei-dieci persone, i colloqui sono gestiti da un moderatore)
  • Indagine (con i questionari si può scoprire cosa ama la gente, cosa li rende felici, per cosa sono disposti a pagare un prezzo più alto),
  • Monitoraggio dei comportamenti di acquisto (raccolta dati con carte fedeltà, acquisti da catalogo ecc.) e
  • Ricerche campionarie (confronto tra diversi gruppi per conoscere i rapporti causa-effetto).
 

Strumenti di ricerca

I dati primari si possono raccogliere con tre strumenti di ricerca fondamentali:
  • Questionari: sono lo strumento di ricerca più comune. Si compongono di una serie di domande chiuse o aperte o in combinazione. È necessario creare domande con una forma adeguata e ordinarle secondo un determinato criterio.
  • Strumenti psicologici: le sensazioni e le convinzioni delle persone si possono studiare con strumenti psicologici, ad esempio colloqui approfonditi e test di vario genere. 
  • Strumenti meccanici: con questi i ricercatori misurano le reazioni dei singoli a determinati eventi, ad esempio la trasmissione di un annuncio. In questo modo si valutano gli interessi, le emozioni, i movimenti degli occhi delle persone ecc.

Negli ultimi anni, nelle ricerche di mercato si stanno diffondendo sempre più gli strumenti di ricerca qualitativi (es. colloqui informali).

Piano di campionamento

Quando l’azienda definisce i metodi e gli strumenti della ricerca, deve predisporre un piano di campionamento, che prevede la definizione dei seguenti elementi:
  • Unità di campionamento (chi si sta studiando),
  • Dimensioni del campione (quante persone bisogna studiare),
  • Procedura di campionamento (come scegliere le persone per il campione).
 

Forme di comunicazione

L’ultima decisione nell’ambito di un piano di ricerca di mercato riguarda le modalità di comunicazione con le persone incluse nel campione. L’azienda può decidere di comunicare personalmente con la popolazione target, per posta, per telefono o via web.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quali fonti di informazioni conosciamo? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Fonti primarie di informazioni

I dati primari sono quelli che i marketing manager raccolgono ex novo per una determinata ricerca. Gran parte delle ricerche di mercato richiede un certo numero di dati primari. Le fonti primarie di informazione sono:
  • questionari personali,
  • indagini telefoniche,
  • indagini via posta,
  • indagini online,
  • osservazione,
  • colloqui di gruppo,
 

Fonti secondarie di informazione

I dati secondari sono quelli che già esistono e sono stati raccolti per qualche altra ricerca. L’uso dei dati secondari è meno costoso di quello dei dati primari, perché sono già disponibili. Le fonti secondarie di informazione sono:
  • enti statali o privati,
  • pubblicazioni varie (riviste, cataloghi, relazioni),
  • basi dati online (ECHO),
  • internet.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come garantire una ricerca etica? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Determinate ricerche di mercato possono indurre nei consumatori un senso di agitazione di invasione della privacy. I marketing manager devono quindi garantire l’eticità della ricerca. Di seguito sono elencate le misure con le quali si può garantire l’eticità di una ricerca: 
  • Il ricercatore deve garantire l’anonimità di tutti i collaboratori.
  • Nella ricerca si possono includere solo i consumatori che hanno accettato di collaborare e sanno come procederà la ricerca.
  • Nella composizione dei questionari è necessario evitare domande provocatorie e inadeguate che possono indurre stress e imbarazzo nei consumatori.
  • Il ricercatore non deve tentare di ottenere dai collaboratori dati che possano loro nuocere (es. prezzo massimo che sono disposti a pagare o minimo livello di servizi),
  • I collaboratori dell’indagine non devono essere fuorviati riguardo la committenza della ricerca, i suoi scopi, risultati e riguardo l’uso dei dati ottenuti.
  • I ricercatori non devono usare tecniche occulte di coercizione (es. ricerche sui soldati o sui carcerati).

Cosa bisogna sapere per predisporre da soli i questionari per gli acquirenti? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Per elaborare i questionari, il ricercatore deve avere molte conoscenze ed esperienze. Anche se ci sono molti diversi metodi per predisporre un questionario, in genere si seguono queste fasi:
  • Definizione del problema di ricerca,
  • Definizione del metodo di raccolta dati,
  • Selezione del tipo di questionario,
  • Definizione del contenuto delle domande,
  • Elaborazione e organizzazione delle domande.
 

Prima di sottoporre il questionario al nostro gruppo target, è necessario testarlo. In genere il test si svolge in tre fasi. Nella prima, il questionario viene valutato da collaboratori o conoscenti esperti. Nella seconda, il questionario viene testato con un’indagine individuale su un piccolo gruppo (tre-cinque persone). Nella terza fase, il questionario viene testato su un piccolo campione del gruppo target. Il test del questionario consente di eliminare o sostituire eventuali domande non chiare o ambigue. Dopo il test si elabora la versione finale del questionario.

Per ciascuna domanda bisogna verificare:
  •  Se è necessaria
  •  Se invece di una domanda ce ne vorrebbero diverse
  •  Se gli intervistati risponderanno alla domanda
  •  Se tutti gli intervistati vorranno rispondere a una determinata domanda
 
Nell’elaborazione del questionario, il ricercatore può scegliere tra due tipi di domande:
Domande aperte

Gli intervistati rispondono alle domande aperte in forma di testo, perciò consentono di ottenere un ampio spettro di informazioni. Le domande aperte sono utili se il ricercatore vuole capire come e cosa pensa la gente. D’altro canto, le domande aperte sono più difficili da elaborare statisticamente.

Le domande aperte possono essere/prevedere:
  • Domande non strutturate,
  • Completamento di una frase,
  • Completamento di un racconto,
  • Associazioni di parole,
  • Completamento di un disegno.
 
Domande chiuse

Nel rispondere a domande chiuse, gli intervistati possono scegliere tra risposte predefinite. Le risposte proposte devono offrire un ampio spettro di risposte possibili e devono escludersi a vicenda. Le risposte alle domande chiuse sono più semplici da ordinare ed elaborare statisticamente.

Le domande chiuse possono essere/prevedere:
  • Domande con più risposte possibili,
  • Scala Likert,
  • Scala di importanza,
  • Range di importanza,
  • Domande dicotomiche.
 

Nell’elaborazione del questionario, l’ordine delle domande è fondamentale. È preferibile iniziare il questionario con domande generiche e continuare con altre più specifiche. Le domande difficili e delicate vanno poste alla fine. Inoltre è preferibile iniziare con domande più interessanti per risvegliare l’interesse degli intervistati.

Indicazioni per la predisposizione delle domande:
  • Le domande devono essere corte e semplici,
  • Non devono costringere a determinate risposte,
  • Evitate termini troppo tecnici,
  • Evitate parole ambigue,
  • Siate precisi e chiari,
  • Le risposte predefinite devono essere logiche. 

Come si distinguono i consumatori per ruoli nel processo di acquisto? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Per i marketing manager è molto importante comprendere cosa influisce sulle decisioni di acquisto dei consumatori. Al processo decisionale per l’acquisto di un determinato prodotto, all’acquisto stesso e al successivo utilizzo del prodotto, spesso prendono parte diverse persone, soprattutto nel caso delle famiglie. Ogni membro del gruppo assume un determinato ruolo nell’acquisto.

Riguardo i ruoli nell’acquisto i consumatori si distinguono in:
  • Iniziatore (la persona che stimola l’acquisto di un nuovo prodotto o servizio),
  • Influenzatore (la persona che con la propria opinione influisce nel modo più determinante sulla decisione di acquisto),
  • Decisore (la persona che decide in merito all’acquisto e ad altre voci, es. luogo di acquisto, modalità di pagamento),
  • Acquirente (la persona che di fatto si occupa dell’acquisto di un prodotto o servizio),
  • Utilizzatore (la persona che userà il prodotto o servizio).
 
Quando si comprende quali ruoli hanno le singole persone nel processo decisionale sull’acquisto, è possibile creare programmi di marketing adeguati.
 
Fonti: 
Mumel, D. 1999. Vedenje porabnikov (Il comportamento dei consumatori). Maribor: Univerza v Mariboru.

Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

 

Quali livelli esistono nel processo decisionale d’acquisto? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Il processo decisionale d’acquisto può essere suddiviso in cinque livelli:

1. Riconoscimento del problema

Il processo di acquisto inizia quando il consumatore percepisce un bisogno o un problema.  È compito dei marketing manager capire quali situazioni generano un determinato bisogno.

2. Ricerca di informazioni

I consumatori vogliono risolvere il problema cercando informazioni su un prodotto. In questa fase ci interessa soprattutto quali sono le fonti principali di informazione per il consumatore e come queste influiscono sulla decisione finale. Le fonti di informazione per i consumatori sono:
  • Personali: famiglia, amici, conoscenti.
  • Aziendali: rivenditori, mediatori, confezioni.
  • Pubbliche: mass media, organizzazioni di consumatori.
  • Esperienziali: uso del prodotto, trattamento del prodotto.

La quantità di informazioni cercate e l’influenza della singola fonte dipendono dal tipo di prodotto o servizio e dalle caratteristiche dell’acquirente.

3. Valutazione delle possibilità

I consumatori valutano le possibilità in modi diversi, perché si differenziano in base al tipo di caratteristiche di prodotto o servizio che considerano importanti o adeguate. Dedicheranno attenzione alle caratteristiche che portano loro i benefici desiderati.

4. Decisione di acquisto

Nella valutazione delle diverse possibilità, i consumatori si creano un elenco dei marchi. Sulla decisione finale del consumatore, che probabilmente sceglierà il marchio che risulterà primo in questo elenco, influiscono due fattori:
  • Opinioni altrui (es. consigli di amici),
  • Situazioni inaspettate (es. perdita del lavoro).
 

5. Comportamento post vendita

Dopo che il consumatore avrà provveduto all’acquisto, avrà un certo livello di soddisfazione o insoddisfazione. Probabilmente parlerà della propria esperienza alla famiglia, agli amici, ai collaboratori e ai conoscenti. È compito dei marketing manager monitorare i comportamenti post vendita dei consumatori, la loro soddisfazione, le loro azioni e il tipo di uso che fanno del prodotto o servizio.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quali fattori influiscono sulla decisione di acquisto? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Sul comportamento del consumatore negli acquisti influiscono:

Fattori culturali

La società nella quale l’individuo vive influisce sulle sue convinzioni, opinioni, valori e criteri. Nel suo comportamento negli acquisti, il consumatore è quindi condizionato dalla cultura della società alla quale appartiene. Tra i fattori culturali ci sono:
  • Cultura: comprende valori, convinzioni, preferenze, criteri che ci trasmettono la società e la famiglia. La cultura alla quale appartiene il singolo influisce sui suoi comportamenti d’acquisto. Ad esempio, in una società tradizionale e chiusa, i consumatori sono meno propensi all’acquisto di prodotti e servizi nuovi.
  • Sottocultura: ogni cultura si compone di piccole sottoculture, che comprendono nazionalità, religione, gruppi razziali, regioni geografiche. I marketing manager possono adeguare i programmi di marketing alle singole sottoculture.
  • Posizione sociale: Le classi sociali sono gruppi omogenei e durevoli ordinati in modo gerarchico. All’interno di ciascuno strato sociale, i singoli si comportano in maniera simile e hanno valori e interessi paragonabili. Le classi sociali si distinguono per come si vestono, parlano, passano il tempo libero ecc. 
 

Fattori sociali

  • Gruppi di riferimento: sono gruppi di persone che influenzano direttamente o indirettamente il comportamento dei singoli. Influiscono sulle opinioni e l’immagine di sé dell’individuo, lo inducono a nuovi stili di vita e forme di comportamento e influiscono sulla scelta dei marchi. È compito dei marketing manager identificare i gruppi di riferimento dei loro consumatori target.
  • Famiglia: è il gruppo di riferimento primario più importante. Possiamo distinguere tra famiglia di origine (genitori, fratelli, sorelle) e famiglia coniugale (partner e figli).
  • Ruoli e posizioni: ogni individuo fa parte di diversi gruppi (famiglia, associazioni, organizzazioni). In ogni gruppo l’individuo ha un determinato ruolo e posizione. Le persone scelgono prodotti e servizi conformemente al proprio ruolo e posizione in società.
 

Fattori personali

  • Età e fase del ciclo di vita: i gusti e i bisogni delle persone variano a seconda del momento della loro vita.
  • Impiego e situazione patrimoniale: la scelta di prodotti e servizi dipende dal tipo di impiego e dalla situazione patrimoniale del singolo (reddito disponibile, risparmi, debiti, capacità di credito).
  • Stile di vita: è il tipo di vita del singolo, che si esprime attraverso le sue attività, interessi e opinioni. È compito dei marketing manager trovare i collegamenti tra i propri prodotti o servizi e gruppi con stili di vita diversi.
  • Personalità e immagine di sé: ogni persona ha determinate caratteristiche di personalità che influiscono sui suoi comportamenti. I singoli spesso comprano marchi che considerano in linea con la propria personalità.
 

Fattori psicologici

  • Motivazione: i bisogni possono essere fisiologici (es. fame) o psicologici (es. bisogno di appartenenza). Quando i bisogni diventano abbastanza forti, diventano una motivazione che porta l’individuo ad agire.
  • Percezione: le persone possono percepire le cose in modo molto diversi. È compito dei marketing manager concentrarsi sulla percezione dei singoli, perché nel marketing la percezione è persino più importante della realtà. 
  • Apprendimento: le persone apprendono in continuazione. Per questo anche i loro comportamenti cambiano, dato che le persone si basano sulle proprie esperienze. Collegando i propri prodotti e servizi a determinati stimoli, dando dei suggerimenti e comunicando soddisfazione, i marketing manager possono influire sulla domanda.
  • Convinzioni e opinioni: le convinzioni e opinioni dei singoli influiscono sul loro comportamento negli acquisti e sulle loro decisioni di acquisto. È compito dei marketing manager identificare le convinzioni dei consumatori riguardo i loro prodotti e servizi e agire di conseguenza.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cosa incide sulla strategia d’acquisto del consumatore? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

I consumatori si distinguono per la loro strategia di acquisto (cosa comprare) e tattica di acquisto (dove, quando, quanto e come comprare).

Sulla strategia di acquisto del consumatore influiscono due tipi di fattori:
  • Fattori personali (opinioni ed esperienze),
  • Fattori ambientali (impiego, famiglia, amici, cultura, trend).
 
I consumatori scelgono la propria strategia di acquisto in base a:
  • Standard di vita dell’individuo,
  • Ammontare della busta paga,
  • Prezzi di vendita di prodotti e servizi,
  • Numero di prodotti sostituitivi,
  • Abitudini di lungo termine.
 

Fonte: Žagar, N. 2009. Osnove trženja. Gradivo za udeležence v projektu Odpiranje sistemov izobraževanja in usposabljanja v širše okolje – Partnerstva: Vseživljenjsko učenje za razvoj podeželja (Basi del marketing. Materiale per i partecipanti al progetto. Apertura di sistemi di istruzione e formazione nei confronti dell’ambiente). Republika Slovenija, Ministrstvo za šolstvo in šport. 

 

Come mantenere i clienti? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

È compito dei marketing manager acquisire nuovi clienti e mantenere quelli esistenti. Questo si può fare in due modi:
  • Rendere difficile la sostituzione per il consumatore: il prezzo che il consumatore pagherebbe per la sostituzione deve essere alto (es.  perdita sconti, posizione).
  • Al consumatore si offre un alto grado di soddisfazione con il nostro prodotto o servizio.
 
Nel marketing si sta dedicando una crescente attenzione all’instaurare e a mantenere i rapporti con i clienti esistenti. Le aziende di successo monitorano regolarmente i comportamenti post vendita e la soddisfazione del cliente. I clienti soddisfatti:
  • Sono fedeli più a lungo,
  • Acquistano i nuovi prodotti dell’azienda in quantità maggiori,
  • Parlano bene dell’azienda e dei suoi prodotti o servizi,
  • Dedicano meno attenzione ad altri marchi,
  • Sono meno sensibili al prezzo,
  • Sono un’ottima fonte di idee e di proposte per migliorie dei prodotti.
 

Inoltre, i clienti abituali sono più facili da rifornire, perché i marketing manager conoscono già i loro bisogni e desideri dalle precedenti collaborazioni e quindi possono servirli in modo più efficace.

Un’azienda deve dare ai propri clienti la possibilità di fare reclami (es. libro dei reclami, numeri verdi, posta elettronica ecc.). In base ai reclami ricevuti, un’azienda deve rispondere il prima possibile per dimostrare ai propri clienti che li rispetta. Spesso i libri dei reclami sono un’ottima fonte per nuove idee e migliorie dei prodotti.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è il CRM o gestione dei rapporti con i clienti? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

La CRM (Customer Relationship Management) è la gestione dei rapporti con i clienti. Si tratta di un nuovo approccio nel marketing, basato sullo sviluppo e la creazione di rapporti di lungo termine con i clienti. Al centro dell’attività aziendale non c’è più il prodotto o servizio ma il cliente. CRM non vuol dire solo nuovi approcci produttivi, ma anche una filosofia di business che comprende tutte le business unit aziendali (es. direzione, processi, cultura organizzativa, comunicazione ecc.).

Lo scopo della gestione dei rapporti con i clienti è:
  • Aumentare il numero di clienti,
  • Raggiungere un alto livello di ulteriori acquisti,
  • Mantenere i clienti più redditizi,
  • Aumentare il valore degli acquisti,
  • Essere proattivi agli occhi del cliente,
  • Lavorare sulla fedeltà del cliente,
  • Instaurare rapporti a vita con i clienti.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come verificare il grado di soddisfazione del cliente? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

La soddisfazione è una sensazione di benessere o delusione che il singolo esperisce nel confronto tra il funzionamento percepito di un prodotto e le proprie aspettative. Se l’offerta percepita è peggiore delle aspettative, il cliente sarà insoddisfatto e probabilmente non comprerà più il prodotto. Ma se il risultato supera le aspettative del cliente, egli sarà soddisfatto. Solo i clienti soddisfatti garantiscono profitti alle aziende.

La soddisfazione del cliente si può misurare secondo diversi criteri, es. la quota di mercato che l’azienda raggiunge nel settore specifico, il numero di reclami in un determinato periodo, valutazioni sulla soddisfazione o insoddisfazione dei clienti. Tra gli indicatori più affidabili di soddisfazione dei clienti annoveriamo le loro dichiarazioni in seguito all’acquisto o all’uso del prodotto.

La soddisfazione dei clienti si può monitorare nei seguenti modi:
  • Numero verde,
  • Posta elettronica,
  • Libro dei reclami,
  • Libro degli apprezzamenti,
  • Monitoraggio degli acquisti successivi,
  • Questionari individuali,
  • Interviste telefoniche.
 

Il monitoraggio regolare della soddisfazione dei clienti è un modo per raggiungere risultati di gestione sempre migliori. Con l’analisi della soddisfazione dei clienti i marketing manager possono identificare le cause di diversi problemi in azienda. Inoltre, dalle opinioni dei clienti si possono ottenere idee per nuovi prodotti e servizi. L’azienda deve quindi essere orientata ai propri clienti e alla loro soddisfazione.

Perché è necessario verificare la soddisfazione del consumatore? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

In passato, le aziende davano per scontati i propri clienti. Sul mercato non c’erano molti competitor e molte aziende avevano una posizione di monopolio. Oggi le condizioni di mercato sono cambiate. I consumatori possono scegliere tra molte aziende, che offrono gli stessi prodotti e servizi. Possono scegliere tra diversi offerenti, marchi, prezzi ecc. Ma le aziende hanno capito che costa meno mantenere i clienti esistenti che acquisirne nuovi. La soddisfazione dei clienti contribuisce alla loro fedeltà e questo influisce sul volume di vendita e sulla generazione dei profitti nel lungo termine.

Il consumatore può diffondere molto rapidamente notizie buone o cattive su un’azienda (es. ad amici, collaboratori, web forum), perciò è molto importante che l’azienda verifichi la soddisfazione dei clienti e orienti le proprie attività all’aumento della stessa.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come garantire la soddisfazione del cliente? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Se un’azienda vuole avere clienti soddisfatti, deve ascoltarli. Può farlo nei seguenti modi:
  • Indicatori della soddisfazione del consumatore: in base a questi indicatori la direzione può confrontare i risultati riguardo la soddisfazione dei clienti in diversi periodi e in diversi luoghi.
  • Informazioni di feedback: monitoraggio degli apprezzamenti, reclami, osservazioni e domande dei clienti.
  • Personale in primo piano: il personale a contatto diretto col cliente lo deve ascoltare e trasmettere le informazioni all’azienda.
  • Attività strategiche: inclusione dei clienti in determinati punti del processo aziendale.
  • Ricerche di mercato: monitoraggio dei clienti, dei loro comportamenti, dei motivi di acquisto di un prodotto e dei motivi di scelta di un concorrente.
 

Fonte: Jones, T. O. & Sasser, W. E. Jr. 1995. Why satisfied customers defect. Harward business review, 73 (1995), p. 88.

 

Perché è necessario gestire anche i clienti insoddisfatti? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Gran parte delle aziende non dedica sufficiente attenzione ai clienti insoddisfatti. Non è sufficiente ascoltarli, è fondamentale che l’azienda risponda il prima possibile e in maniera adeguata alle lamentele. Ecco i motivi per cui ogni azienda dovrebbe dedicare attenzione anche ai clienti insoddisfatti:
  • Un’azienda perde in media il 20% dei propri clienti per insoddisfazione.
  • I clienti insoddisfatti sono più di quanti siano i reclami. Il 96% dei clienti non invia reclami e semplicemente abbandona l’azienda.
  • Oltre il 90% dei clienti molto insoddisfatti non torna più.
  • Un cliente molto insoddisfatto racconta la propria esperienza negativa in media a 8-16 persone, mentre quello soddisfatto condivide la propria esperienza in media con 5-6 persone.
  • I costi di acquisizione di nuovi clienti possono superare di 6 volte (o più) quelli volti a mantenere i clienti esistenti. Spesso è meno costoso mantenere un cliente insoddisfatto che acquisirne uno nuovo.
  • Riducendo del 5% l’abbandono di clienti insoddisfatti, un’azienda può far aumentare i profitti del 25-85%.
  • Con una risposta rapida e adeguata ai reclami dei clienti, l’azienda può far tornare l’85% dei clienti che altrimenti la abbandonerebbero a causa dell’esperienza negativa.

 

Suddivisione dei clienti in base a soddisfazione, fedeltà e comportamento Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

In base al rapporto tra soddisfazione, fedeltà e comportamento, i consumatori si possono suddividere in quattro categorie:
  • Apostoli: sono soddisfatti dell’acquisto e quindi fedeli all’azienda; disposti a condividere la propria soddisfazione con altri, quindi importanti per acquisire nuovi clienti; sono una solida base per l’azienda.
  • Terroristi: sono il peggior nemico dell’azienda, perché la abbandonano e raccontano ad altri clienti della propria insoddisfazione e delusione.
  • Mercenari: sono soddisfatti dell’azienda ma non le sono fedeli. Seguono i prezzi più bassi, le tendenze e il desiderio di cambiamento.
  • Ostaggi: sono prigionieri dell’azienda, non molto soddisfatti, ma le rimangono fedeli. Se il mercato propone un’offerta migliore, è altamente probabile che lascino l’azienda. È un gruppo impegnativo e costoso per l’azienda.
 

Tabella: gruppi di consumatori per soddisfazione, fedeltà e comportamento

Gruppi di consumatori

Soddisfazione

Fedeltà

Comportamento/reazione

Apostoli

Alta

Alta

Soddisfatti e fedeli.

Terroristi

Bassa-media

Bassa-media

Insoddisfatti, lasciano l’azienda.

Mercenari

Alta

Bassa-media

Poco fedeli, clienti non stabili.

Ostaggi

Bassa-media

Alta

Sono catturati e non possono fuggire.

Fonte: Jones, T. O. & Sasser, W. E. Jr. 1995. Why satisfied customers defect. Harward business review, 73 (1995), p. 88.

Perché il cliente è sacro? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Lo slogan “il cliente è sacro” è diventato un ingrediente fondamentale della filosofia di molte aziende. Il cliente soddisfatto è il fattore più importante della probabilità di successo di un’azienda. Le aziende devono quindi offrire ai propri clienti un certo valore aggiunto per il quale questi torneranno a comprare da quell’azienda e contribuiranno al suo successo.

Fanno parte della filosofia aziendale “il cliente è sacro” le seguenti frasi:
  • I clienti sono l’obiettivo fondamentale di tutte le attività aziendali.
  • I clienti non dipendono dall’azienda, l’azienda dipende da loro.
  • I clienti non sono una fonte di problemi, la fonte dei problemi è eventualmente l’incapacità dell’azienda di soddisfare le loro richieste, aspettative, desideri.
  • I clienti sono partner importanti dell’azienda.
  • I clienti non sono persone che "passano per caso", ma persone che hanno fiducia nell’azienda, nel marchio, nel servizio o prodotto.
  • Il comportamento dei clienti è un fenomeno psicologico sul quale influiscono fattori economici, sociologici e altri, e non viceversa.
  • Per comprendere, spiegare e prevedere i comportamenti dei clienti, vanno considerati i fattori psicologici (motivazioni, emozioni, opinioni, valori).

Quali sono le funzioni del marketing manager? Odpri
Ultima modifica: 20.01.2020

Il marketing manager ha un ruolo fondamentale nelle aziende. Deve infatti aiutare l’azienda a identificare i clienti target e a proporre loro prodotti o servizi di alta qualità che soddisferanno i loro bisogni e desideri.

Ecco le funzioni dei marketing manager: 
  • Conoscere e riconoscere chiaramente i propri clienti,
  • Conoscere e riconoscere i propri clienti migliori,
  • Comprendere bisogni, desideri, aspettative dei clienti,
  • Comunicare aspettative e desideri dei clienti ai designer,
  • Preoccuparsi che le ordinazioni dei clienti siano soddisfatte in modo corretto e entro la scadenza prevista,
  • Garantire che i clienti ottengano tutte le informazioni e l’assistenza riguardo il prodotto e il suo uso,
  • Monitorare la soddisfazione dei clienti e il loro comportamento post vendita,
  • Trasmettere all’azienda le idee dei clienti riguardo migliorie su prodotti esistenti o sviluppo di nuovi prodotti,
  • Comprendere il comportamento dei propri clienti e i relativi motivi.
 

Solo conoscendo i propri clienti e capendo il loro comportamento, i marketing manager possono predisporre adeguati programmi di marketing e offrire alla clientela il massimo valore aggiunto. Monitorando il livello di soddisfazione dei clienti e mantenendolo elevato possono inoltre assicurarsi, di conseguenza, la fedeltà dei clienti.

 

Cosa comprende l’analisi del business environment? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

L’analisi del business environment comprende l’analisi del macroambiente e del microambiente dell’azienda.

L’analisi del microambiente, che si riferisce all’ambiente interno dell’azienda, comprende:

  • I clienti dell’azienda,
  • I fornitori,
  • Gli intermediari,
  • I dipendenti,
  • La tecnologia.
 

L’analisi del macroambiente comprende:

  • L’ambiente demografico: i mercati sono composti da persone, perciò i marketing manager devono studiare la popolazione. È necessario monitorare la composizione della popolazione per età, la crescita demografica, il livello di istruzione, i modelli di famiglia, le caratteristiche delle singole aree, la composizione etnica ecc.
  • L’ambiente economico: oltre alle persone, per i marketing manager è importante anche il potere d’acquisto. Nell’ambiente economico si studiano i seguenti fattori: distribuzione del reddito, tasso di disoccupazione, tasso di inflazione, stato dei risparmi, dei debiti e accessibilità dei prestiti, modelli di consumo.
  • L’ambiente naturale: le disposizioni per la tutela dell’ambiente naturale influenzano molti settori. I marketing manager devono seguire i trend nell’ambiente naturale, ad esempio: carenza di materie prime, andamento dei costi energetici, pressioni contro l’inquinamento, ruolo del governo e nuove disposizioni.
  • L’ambiente tecnologico: la tecnologia influisce sulla vita delle persone. Le aziende devono seguire lo sviluppo di nuove tecnologie e adeguarsi alle nuove condizioni. È compito dei marketing manager seguire i trend tecnologici, ad esempio: rapidità dei cambiamenti, possibilità di innovazione, differenze a fini di ricerca e sviluppo e controllo governativo sulle modifiche tecnologiche. 
  • L’ambiente politico-legislativo: nell’azienda bisogna prestare attenzione alla legislazione, soprattutto alle leggi che regolano gli affari. Molte leggi infatti rappresentano delle opportunità per le aziende.
  • L’ambiente socioculturale: la società, che trasmette valori, norme, criteri e convinzioni, influisce sul comportamento dei singoli. I marketing manager sono interessati soprattutto alla durevolezza dei valori fondamentali, all’esistenza di sottoculture e alle modifiche dei valori nel tempo. 
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cosa rappresenta il modello delle 5 forze di Porter? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

Il modello delle 5 forze di Porter permette di analizzare la competitività di un settore ed è uno dei metodi di analisi del settore.

La competitività di un settore si valuta in base a 5 forze:
  1.  Ingresso di nuovi competitor nel settore: ostacoli all’ingresso, economie di scala, know-how, accessibilità dei canali di distribuzione, proprietà intellettuale, politica statale, accessibilità ai mezzi di produzione, potere dei marchi ecc.

  2. Pericolo di sostituzione di prodotti o servizi (sostituti): costi della sostituzione di prodotti o servizi, costi della sostituzione di fornitori, fedeltà dei consumatori, prezzi dei sostituti ecc.

  3. Potere di negoziazione dei consumatori: numero di consumatori, grandezza delle ordinazioni, differenze tra competitor, elasticità del prezzo, costi di sostituzione dell’offerente, numero di prodotti sostitutivi, potere del marchio, conoscenze dei consumatori ecc.

  4. Potere di negoziazione dei fornitori: numero di fornitori, dimensioni dei fornitori, costi di sostituzione del fornitore, caratteristiche del prodotto o servizio, accessibilità dei prodotti sostitutivi, diverse possibilità di input ecc.

  5. Concorrenza tra competitor esistenti nel settore: numero di competitor, quote di mercato dei singoli competitor, differenze tra competitor, differenze di qualità, fedeltà dei clienti, costi di sostituzione del prodotto, costi di uscita dal settore, tasso di crescita del settore, costi fissi, saturazione del settore ecc.
 

Queste cinque forze influiscono sulla struttura del settore e quindi sulla sua attrattività.

Cos’è la concorrenza di settore? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

La concorrenza di settore si può definire come:
  • Concorrenza ampia: la concorrenza ampia corrisponde a tutti gli offerenti del mercato che soddisfano lo stesso bisogno.
  • Concorrenza stretta: la concorrenza stretta corrisponde a tutti gli offerenti nell’ambito dello stesso segmento(es. produttore di acqua nel settore delle bibite, produttori di mountain bike nel settore delle biciclette ecc.)
 
Il livello di competitività in un determinato settore viene definito da:
  • Numero di aziende nel settore: più alto è il numero di aziende nel settore, maggiore è il livello di competitività. Tutte le aziende, infatti, lottano per gli stessi clienti e le stesse fonti. Se le quote di mercato sono corrispondenti tra loro, la competitività è ancora maggiore.
  • Dimensione delle quote di mercato: se un’azienda del settore ha la possibilità di aumentare la propria quota di mercato, la competitività aumenta.
  • Tasso di crescita del settore: più la crescita del settore è lenta, maggiore è la competitività tra aziende che lottano per lo stesso numero di clienti.
  • Ammontare dei costi fissi: in caso di alti costi fissi, le aziende devono vendere il maggior numero possibile di prodotti per ridurre i costi per unità. Questo fa aumentare la competitività nel settore.
  • Costi delle rimanenze e durevolezza dei prodotti: se i costi delle rimanenze sono molto alti, le aziende hanno interesse a vendere i prodotti prima possibile. Lo stesso vale per la deperibilità dei prodotti. Il desiderio di vendere il più rapidamente possibile genera maggiore competitività.
  • Livello di differenziazione: se basso, e quindi i prodotti si somigliano molto, le aziende devono lottare di più per i clienti esistenti.
  • Costi di sostituzione del prodotto: se per i clienti cambiare offerente è facile e non comporta grandi spese, la competitività aumenta, perché tutti lottano per i clienti esistenti.
  • Ostacoli per l’uscita: maggiori sono gli ostacoli per uscire dal settore, maggiore è la competitività tra aziende, costrette a rimanere nel settore a prescindere dalle condizioni di mercato.
  • Saturazione del settore: quanto maggiore è il numero di aziende nel settore, tanto maggiori sono la produzione e l’offerta. Con il tempo, l’offerta supera la domanda e la crescita del settore rallenta, di conseguenza la competitività tra aziende aumenta.
 
Le aziende competono in genere in base a:
  • prezzo,
  • qualità,
  • garanzia,
  • servizi post vendita,
  • completezza dell’offerta,
  • reti di distribuzione,
  • marketing,
  • innovazioni nel prodotto e nel modello di business.

Quali sono gli ostacoli più comuni all’ingresso in un settore? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

Gli ostacoli che si riscontrano più comunemente all’ingresso in un settore sono:
  • Economie di scala: in alcuni settori, le aziende devono raggiungere una determinata economia di scala, cosa difficile per le nuove aziende.
  • Forte appartenenza e fedeltà ai marchi: se nel settore esiste alta fedeltà ai marchi e alta appartenenza agli stessi, per l’azienda sarà difficile acquisire clienti.
  • Accesso ai canali di distribuzione: le aziende che sono già nel settore possono aver già stabilito collaborazioni di lungo termine con i distributori ed è poco probabile che cambino partner. 
  • Proprietà intellettuale: i brevetti tutelano le invenzioni in alcuni settori e questo rende difficile l’ingresso a nuove aziende.
  • Inaccessibilità di tecnologie e mezzi specializzati: in alcuni settori sono necessari mezzi di produzione costosi e di difficile accesso.
  • Effetti della curva dell’esperienza,
  • Effetti della curva di apprendimento,
  • Investimenti di capitale:  alcuni settori richiedono investimenti iniziali alti e rischiosi.
  • Legislazione: alcuni settori sono regolamentati dallo stato a causa degli interessi statali (es. ferrovie). Spesso in questi settori nascono dei monopoli e di conseguenza gli ostacoli all’ingresso sono grandi.
 
Casi in cui l’ingresso nel settore è facile:
  • Basso potere dei marchi,
  • Tecnologia facilmente accessibile,
  • Bassi investimenti iniziali,
  • Facile accesso ai canali di distribuzione

Cosa sono i prodotti sostitutivi? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

I prodotti sostitutivi sono quei prodotti o servizi che soddisfano gli stessi bisogni ma sono diversi da altri prodotti e servizi del settore che stiamo studiando. Maggiore è il numero di prodotti sostitutivi e più questi sono accessibili ai consumatori, maggior sono le alternative possibili. In questo modo aumenta l’elasticità della domanda. Se il prezzo di un prodotto sostitutivo scende, è probabile che una parte dei consumatori lo scelga.  Così l’azienda che propone prodotti sostitutivi impedisce ad altre aziende di aumentare il prezzo. Limitando il prezzo massimo, i prodotti sostitutivi limitano la redditività del settore che stiamo studiando.

Quando un’azienda analizza i prodotti sostitutivi di un settore, deve dedicare attenzione a:
  • Prezzo dei prodotti sostitutivi,
  • Costi di sostituzione del produttore o fornitore,
  •  Potere dei marchi,
  •  Legame dei consumatori a un determinato prodotto.

Perché è importante il potere di negoziazione dei consumatori? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

I consumatori possono influire sulla competitività di un settore facendo abbassare i prezzi, richiedendo maggiori quantità di prodotti e servizi o migliore qualità. Maggiore è il potere di negoziazione dei consumatori, più questi possono influire sul prezzo di un prodotto o servizio e sulle altre condizioni di vendita. Una situazione in cui sul mercato ci sono diversi rivenditori e un solo acquirente viene chiamata monopsonio. In questi casi, davvero molto rari, l’acquirente ha un altissimo potere di negoziazione.

I consumatori hanno potere di negoziazione quando:
  • Esiste una concentrazione di consumatori e quindi pochi consumatori rappresentano grandi quote nel mercato di riferimento.
  • Pochi consumatori comprano la maggioranza dei prodotti o servizi di un determinato settore.
  • I consumatori hanno la possibilità di produrre da soli il prodotto (es. integrazione verticale all’indietro, il produttore rileva anche il fornitore).
  • La distribuzione e i prodotti devono soddisfano determinati standard.
  • I consumatori sono sensibili al prezzo nei propri acquisti.
  • I consumatori sono ben informati sulla domanda, sugli offerenti, sui loro costi e sui prezzi di mercato.

Perché è importante il potere di negoziazione dei fornitori? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

Si parla di potere di negoziazione dei fornitori quando si studiano i mercati interaziendali. I fornitori influiscono sulla competitività e sull’attività del settore definendo i prezzi dei materiali e delle materie prime e la qualità dei materiali iniziali per le aziende del settore. Le aziende hanno bisogno, per lo svolgimento indisturbato della propria attività, di diversi input (materiali, semilavorati, forza lavoro ecc.). tra le aziende e i fornitori che garantiscono loro questi input si creano dei rapporti. Più alto è il potere di negoziazione dei fornitori, più possono influire sulle condizioni di fornitura e sulla stessa produzione dell’azienda (es. prezzo dei materiali, scadenze di consegna).

I fornitori hanno potere di negoziazione quando:
  • Le aziende di un determinato settore rappresentano piccole quote per le vendite complessive del fornitore,
  • Esiste la possibilità per il fornitore di crearsi dei propri canali di distribuzione (integrazione verticale in avanti, es. il fornitore acquisisce il proprio cliente),
  • Esiste una concentrazione di fornitori e quindi il mercato è controllato da pochi fornitori che soddisfano i bisogni di molte aziende,
  • Sul mercato non ci sono prodotti sostitutivi che possano sostituire il prodotto del fornitore,
  • I costi di sostituzione del fornitore sono alti.

Cos’è l’analisi SWOT? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

L’analisi SWOT è uno strumento per valutare i punti di forza, i punti deboli, le opportunità e le minacce di un’azienda. Analizzando l’ambiente interno dell’organizzazione si definiscono i punti di forza e i punti deboli di un’azienda, mentre analizzando l’ambiente esterno l’azienda identifica le opportunità e i rischi. L’analisi SWOT è fondamentale per le decisioni strategiche e per creare la strategia di un’azienda.

L’ambiente di un’azienda rappresenta numerose opportunità e rischi. L’azienda deve anzitutto comprendere quali sono i suoi punti di forza e punti deboli, per poter poi rispondere adeguatamente alle opportunità e ai rischi dell’ambiente d’affari. Il primo passo per analizzare lo stato esistente è raccogliere i dati sull’azienda e sull’ambiente esterno dell’azienda. Il secondo passo è l’analisi dei dati ottenuti e poi la definizione dei punti di forza, dei punti deboli, delle opportunità e delle minacce.

L’analisi SWOT comprende quindi l’analisi di:
  • Punti di forza: sono una risorsa, una competenza o altro vantaggio comparabile che l’azienda ha rispetto ai concorrenti. Possono derivare da: personale, cultura organizzativa, struttura organizzativa, prodotti o servizi, rapporti con i clienti e i fornitori, referenze e reputazione dell’azienda, immobilizzazioni, risorse finanziarie ecc.
 
  • Punti deboli: sono i limiti dell’azienda che impediscono di essere competitivi e avere successo sul mercato. Possono derivare da: carenza di risorse finanziarie, strutture organizzative rigide, cattivi rapporti tra i dipendenti, basso senso di appartenenza aziendale del personale, incapacità della direzione, mancanza di marchi, rete di vendita carente ecc.
 
  • Opportunità: sono i fattori dell’ambiente esterno che favoriscono l’azienda nel raggiungimento dei propri obiettivi e nella realizzazione della strategia aziendale. Le opportunità sono legate alla posizione sul mercato dell’azienda e si riferiscono a: nuove nicchie di mercato, modifiche legislative, cambiamenti tecnologici, tendenze nelle abitudini di acquisto ecc.
 
  • Minacce: sono i fattori dell’ambiente esterno che limitano l’azienda nel raggiungimento dei propri obiettivi e possono nuocere agli affari. Possono derivare da: modifiche legislative, cambiamenti tecnologici, ingresso di nuovi competitor nel settore, maggiore potere di negoziazione dei consumatori o fornitori ecc.
 
Fonti:
Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.
David, F. 2000. Strategic management (8. ed.). Englewood Cliffs: Prentice Hall

Treven, S. 1992. SWOT analiza (L’analisi SWOT). Kranj: Organizacija in kadri.

Rozman, R. 2000. Analiza in oblikovanje organizacije (Analisi e strutturazione dell’organizzazione). Ljubljana: Ekonomska fakulteta.

Quali sono i fattori chiave del successo? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

I fattori chiave del successo sono i fattori competitivi che influiscono maggiormente sulla capacità di un’azienda di un determinato settore di avere buon esito sul mercato. Questi sono:
  • componenti della strategia,
  • personale,
  • caratteristiche dei prodotti,
  • risorse.
 

I fattori chiave del successo fanno la differenza riguardo ai profitto o alle perdite e al successo o crollo competitivo.

Per capire quali siano i fattori chiave del successo possiamo aiutarci con le seguenti domande:
  • In base a cosa i consumatori scelgono tra diversi offerenti di prodotti uguali?
  • Di quali risorse e capacità competitive ha bisogno l’offerente per essere competitivo sul mercato?
  • Come si creano il vantaggio competitivo le aziende del settore?

 

Quali strategie esistono per generare vantaggi competitivi? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

All’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, M. Porter, dopo un’ampia ricerca su diversi settori e aziende, ha definito tre strategie generiche che consentono a un’azienda di generare vantaggi competitivi:

Strategia di leadership di costo

Con la strategia di leadership di costo le aziende raggiungono vantaggi competitivi per i minori costi di gestione. Soprattutto nei settori maturi, i minori costi di gestione sono importanti perché il prezzo del prodotto o servizio è un fattore cruciale nel processo decisionale di acquisto. Per abbattere i costi di gestione è cruciale l’economia di scala (aumentando la produzione i costi per unità si riducono).

Strategia della differenziazione

Con la strategia di differenziazione le aziende sviluppano un modo proprio per generare valore per i consumatori. Con la differenziazione l’azienda si distingue dagli altri offerenti sul mercato e si assicura che i consumatori riconoscano il valore e siano disposti a pagarlo. La differenziazione è possibile solo se il mercato non è omogeneo ed esistono differenze nei bisogni, preferenze e richieste dei consumatori. 

Un’azienda può generare differenze in cinque settori:
  • Prodotto: forma, caratteristiche, compatibilità, funzionamento, durevolezza, affidabilità, riparabilità, stile, design.
  • Servizi: sistema di ordinazione, consegna, installazione, formazione dei clienti, consulenze, riparazione e manutenzione, altri servizi.
  • Personale: conoscenze, cordialità, generazione di fiducia, affidabilità, reattività, comunicatività.
  • Canali di vendita: copertura, esperienza tecnica, successo.
  • Immagine: simboli, media, atmosfera, eventi.
 

Strategia di focalizzazione

La strategia di focalizzazione punta a soddisfare bisogni e desideri di un segmento ristretto che chiamiamo nicchia di mercato. All’interno della nicchia di mercato, l’azienda può scegliere la strategia di leadership di costo oppure quella di differenziazione.

Fonti:
Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.
Vizjak. A. 2007. Zmagovalci tržnih niš. Perspektive slovenskih podjetij proti globalni konkurenci (I vincitori nelle nicchie di mercato. Le prospettive delle aziende slovene nella concorrenza globale.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è l’immagine coordinata? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

L’immagine coordinata di un’azienda è la sua più potente arma strategica per generare una posizione forte e riconoscibile sul mercato. Creare una buona immagine coordinata è un processo impegnativo, completo e creativo. Una buona immagine coordinata deve essere semplice, accattivante, originale e riconoscibile per i consumatori. Le singole parti di un’immagine coordinata devono essere scelte accuratamente, perché un’immagine troppo complessa può nuocere all’azienda.  

In senso stretto, l’immagine coordinata comprende stimoli visivi organizzati che vengono inseriti in strutture figurative (es. simboli, colori) dai graphic designer. In senso ampio, l’immagine coordinata non comprende solo il logo, i simboli, i colori, il font, i biglietti da visita e altre immagini visive, ma è un’unità percepibile che riflette la reale identità di un’azienda con attributi materiali e immateriali.

L’elaborazione e il mantenimento di un’immagine coordinata richiede una strategia ben delineata, che comprende un’accurata gestione dei simboli e della grafica. Rinnovare l’immagine grafica non significa cambiare solo i simboli, ma anche la riconoscibilità, la missione, la visione e i valori di un’azienda.

Le componenti dell’immagine coordinata sono:
  • Nome del marchio: è un indicatore per la riconoscibilità e la comunicazione.
  • Slogan: deve comunicare ciò che l’azienda intende comunicare ai consumatori e riflettere la filosofia dell’azienda.
  • Simbolo e logo del marchio: riflettono l’essenza e l’immagine del marchio.
 

Fonte: Repovš, J. 1995. Kako nastaja in deluje učinkovita, tržno usmerjena celostna grafična podoba kot del simbolnega identitetnega sistema organizacij (L’immagine coordinata come parte del sistema simbolico e identitario delle organizzazioni: come nasce e funziona un’immagine coordinata efficace e orientata al mercato). Ljubljana: Studio Marketing. 

 

Cos’è un marchio? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

Il marchio corrisponde al nome, all’espressione, al segno, al simbolo, alla forma e alla loro combinazione ed ha lo scopo di rendere riconoscibile un prodotto o servizio a un consumatore o a un gruppo di consumatori e di differenziare i prodotti o servizi da quelli della concorrenza. È compito dei marketing manager creare, mantenere, tutelare e rafforzare i marchi.

Il marchio:
  • Identifica il venditore o produttore,
  • Identifica il prodotto o servizio e riduce i costi per la ricerca e i rischi dell’acquisto,
  • È il diritto esclusivo di uso durevole del venditore,
  • Può comunicare un ampio spettro di messaggi al consumatore,
  • Può essere garanzia di qualità,
  • Si differenzia da altri elementi che hanno una durata limitata (es. brevetti).
 
Le aziende devono creare una politica del marchio per ciascun prodotto in un gruppo di prodotti. La direzione deve quindi decidere se:
  • Definire un marchio dei prodotti?
  • Definire il marchio del produttore o del distributore?
  • Creare marchi diversi?
  • Riposizionare qualcuno dei marchi?
  • Ampliare il marchio con prodotti nuovi?
 
Il marchio può comunicare fino a sei livelli di significato:
  • Caratteristiche: il marchio può ricordare ai consumatori determinate caratteristiche (es. qualità, durata, costo).
  • Benefici: le caratteristiche del prodotto vanno tradotte in benefici (es. lunga durata significa che il consumatore per un po’ di tempo non dovrà sostituire il prodotto).
  • Valori: il marchio esprime anche i valori del produttore (es. sicurezza, prestigio).
  • Cultura: il marchio può rappresentare una certa cultura (es. Mercedes rappresenta la cultura tedesca).
  • Personalità: il marchio può corrispondere a una determinata personalità.
  • Utilizzatore: il marchio può indicare il tipo di consumatore che compra e usa il prodotto.
 

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Come si sviluppa l’identità del marchio? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

Nello sviluppo dell’identità di un marchio i marketing manager devono scegliere:
  • Il nome,
  • Il logo,
  • I colori,
  • Lo slogan e
  • Il simbolo del marchio.
 

Il marchio non si crea con la pubblicità, ma vivendolo e creandone l’esperienza. Il marchio è la promessa che il commerciante fa al cliente riguardo una specifica serie di caratteristiche, benefici e servizi. È compito dei marketing manager creare una mission e una vision del marchio. I clienti devono verificare che l’azienda mantenga le promesse sui benefici che dovrebbe generare. Tutti i dipendenti dell’azienda devono comprendere la promessa del marchio per poterla trasmettere ai clienti.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Quali sono gli strumenti per implementare un marchio? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

La pubblicità è sempre meno importante nella creazione di un marchio. Le persone sono esposte quotidianamente a un numero enorme di annunci, perciò spesso li ignorano. Per questo, nel mondo contemporaneo, i marketing manager usano nuovi strumenti per lo sviluppo dei propri marchi:
  • Rapporto con il pubblico e dichiarazioni per la stampa (racconti in riviste e quotidiani selezionati).
  • Sponsorship (eventi internazionalmente noti, es. gare di automobilismo).
  • Club e comunità di consumatori (comunità di consumatori come ad es. proprietari di moto Harley-Davidson).
  • Visite alla fabbrica (es. parchi tematici nelle fabbriche).
  • Fiere professionali.
  • Marketing legato ad eventi (es. organizzazione eventi per il lancio di un nuovo prodotto).
  • Opere pubbliche (sostegno alle opere pubbliche, es. palasport).
  • Marketing a sostegni di eventi di beneficienza (es. versamenti a fini di beneficienza).
  • Alto valore a fronte dei soldi investiti (offrire ai clienti il massimo per l’importo pagato).
  • Personalità del fondatore o di un personaggio famoso (uso di personaggi famosi per presentare il marchio, es. Michael Jordan).
  • Marketing via cellulare (es. invio SMS ed MMS).
 

I marketing manager si sforzano di sviluppare eventi per i clienti (es. fiere, mostre, tavole rotonde ecc.), perché in questo modo si ottengono maggiori risultati rispetto agli annunci televisivi.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Cos’è un marchio commerciale? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

Il marchio commerciale è il marchio apposto dal rivenditore del prodotto. Può corrispondere al nome di un’azienda commerciale, ma non è necessario.

I prodotti con marchio commerciale sono, rispetto ai prodotti con marchio di fabbrica, meno costosi per i minori costi di confezionamento e pubblicità. D’altro canto generano minore fedeltà nei consumatori.

Con l’aumento della concentrazione del mercato del commercio al dettaglio, i grandi commercianti hanno cominciato a unirsi e sviluppare potenti catene di distribuzione. Oltre a ridurre i prezzi e ad aumentare l’offerta, si sono garantiti il vantaggio competitivo anche con lo sviluppo di marchi commerciali. Lo sviluppo dei marchi commerciali ha inoltre ridotto il potere di negoziazione dei produttori.

Caratteristiche e funzioni del marchio commerciale:
  • Aumenta l’efficienza di prezzo dei commercianti perché costa meno del marchio di fabbrica.
  • Il commerciante crea da solo una selezione di prodotti e servizi del marchio commerciale per soddisfare al meglio i bisogni e desideri dei clienti; così accresce la fedeltà dei clienti esistenti e ne acquisisce di nuovi.
  • Il marchio commerciale accresce la redditività del commerciante e l’innovazione dell’offerta.
  • I marchi commerciali sono uno strumento importante dei commercianti nelle trattative e negli accordi con i produttori di marchi nazionali.

Cosa si intende con valore del marchio? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

Il patrimonio di marca o valore del marchio (brand equity) rappresenta una parte del patrimonio aziendale e può essere definito come l’effetto positivo di differenziazione che il nome del marchio ha sulla reazione di un cliente a un prodotto o servizio. I marchi possono durare più a lungo di un prodotto, perciò gli analisti annoverano il patrimonio del marchio come uno dei fondamentali patrimoni durevoli di un’azienda. Un marchio forte corrisponde a un alto numero di clienti fedeli, e questo accresce il patrimonio dell’azienda in termini di clienti.

I marchi si differenziano per la forza e il valore che hanno sul mercato. Un marchio può generare nel cliente:
  • Alto livello di consapevolezza,
  • Alto livello di accettabilità,
  • Alto livello di preferenza,
  • Alto livello di fedeltà.
 
In base al rapporto del cliente con il marchio si distinguono cinque livelli di rapporto (dal minimo al massimo):
  • Non fedele al marchio. Il cliente cambierà marchio per motivi di prezzo.
  • Cliente soddisfatto. Non ci sono motivi per cui debba cambiare marchio.
  • Cliente soddisfatto. Se cambiasse marchio, dovrebbe sostenere dei costi.
  • Il cliente apprezza il marchio e la vede come un amico.
  • Il cliente è del tutto devoto al marchio.
 

Il valore di un marchio è legato al livello di riconoscibilità del nome del marchio, alla percezione della qualità del marchio e a forti associazioni di pensiero ed emotive e con altre fonti di valore (es. brevetti, marchi registrati). Inoltre è legato al numero di clienti delle ultime tre categorie presentate. I clienti sono infatti disposti a pagare di più un marchio forte. Il patrimonio di un marchio si riflette nel fatto che il consumatore dia precedenza a un prodotto rispetto ad un altro anche se sono identici e si misura in termini di disponibilità del cliente a pagare di più per un marchio specifico.

Se un’azienda vuole mantenere il valore del proprio marchio, lo deve gestire con grande attenzione. È compito dei marketing manager mantenere o far aumentare la consapevolezza del marchio, la qualità percepita, la funzionalità e le associazioni positive. Questo richiede continui investimenti in R&D, pubblicità, servizi ai clienti e agli intermediari commerciali ecc.

Fonte: Kotler, P. 2004. Management trženja (Marketing management, 11. ed.). Ljubljana: GV Založba.

Le caratteristiche fondamentali di un buon logo Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

Il logo di un marchio ne esprime l’essenza e l’auto-immagine. Le caratteristiche fondamentali di un buon logo sono:
  • Apprendibilità: quando i clienti possono rievocare un logo o descriverlo o disegnarlo dettagliatamente, il logo è apprendibile.
  • Riconoscibilità: si misura in termini del tempo necessario perché il cliente riconosca il logo in una moltitudine di altri simboli.
  • Differenziabilità: caratteristiche che differenziano il logo da altri e impediscono di confonderlo.
  • Leggibilità: si verifica in termini del tempo necessario perché i clienti leggano il simbolo. Il logo non deve dar adito a dubbi riguardo alla parola o sillaba che riporta.
  • Referenzialità: è la capacità del logo di presentare eventi, cose o persone.
 

Fonte: Repovš, J. 1995. Kako nastaja in deluje učinkovita, tržno usmerjena celostna grafična podoba kot del simbolnega identitetnega sistema organizacij ((L’immagine coordinata come parte del sistema simbolico e identitario delle organizzazioni: come nasce e funziona un’immagine coordinata efficace e orientata al mercato). Ljubljana: Studio Marketing. 

Come proteggere i marchi commerciali? Odpri
Ultima modifica: 31.01.2020

Come registrare un marchio in Slovenia

Una parte importante nel processo di sviluppo di un marchio commerciale è costituita dalla sua tutela. In Slovenia è possibile tutelare un marchio commerciale registrandolo a livello nazionale. È necessario presentare richiesta presso l’ufficio sloveno per la proprietà intellettuale, allegando il materiale richiesto e pagando i necessari contributi.

Con la registrazione del marchio commerciale l’impresa si assicura i diritti esclusivi all’uso di un marchio prestabilito per distinguere i propri prodotti e servizi. Il marchio registrato garantisce al suo titolare il diritto esclusivo di impedire a terzi l’utilizzo di un marchio identico o ingannevolmente simile per contrassegnare un bene/servizio identico o simile senza aver prima ottenuto il suo consenso; non impedisce invece il diritto di terzi a registrare un marchio identico o simile per caratterizzare un differente tipo di bene o servizio, purché non si tratti di marchi notori.

La protezione di un marchio commerciale ha carattere territoriale: è cioè limitata al territorio nel quale è stata compiuta la registrazione.

Come marchio si può registrare un segno o una combinazione di simboli che permettono di distinguere il bene/servizio di un’impresa dal bene/servizio di una seconda impresa e che si possono rappresentare graficamente. La registrazione del marchio vale per 10 anni dal giorno di presentazione della domanda; la validità si può comunque rinnovare senza limitazioni per lo stesso periodo pagando i necessari contributi.

Non è possibile registrare come marchio un segno privo di capacità distintiva o che distingua soltanto il tipo, la qualità, lo scopo, l’origine geografica o altre caratteristiche simili del bene/servizio, né ingannevole o contrario all’ordine pubblico e al buon costume. Il richiedente, prima di presentare la domanda, deve inoltre verificare se sia già stato registrato un marchio identico o simile.

La richiesta di registrazione deve contenere:
  • la richiesta di registrazione del marchio, solitamente inoltrata attraverso l’apposito modulo (Richiesta di registrazione del marchio, SIPO Z-1);
  • due copie dell’elenco dei beni/servizi, catalogati in base a criteri internazionali (Classificazione di Nizza);
  • la rappresentazione del marchio in bianco e nero, in cinque copie; se si richiede la protezione di un marchio a colori, la rappresentazione del marchio a colori in cinque copie;
  • il regolamento d’uso del marchio collettivo, se si richiede la registrazione di quest’ultimo;
  • se si richiede la tutela di un marchio sonoro o acustico, la rappresentazione grafica di quest’ultimo (ad es. indicazione della successione delle note) ovvero una registrazione audio su CD (in formato CD-DA) o in formato MP3; la durata massima della registrazione deve essere limitata a 1 minuto, mentre la dimensione del file MP3 deve essere limitata a 1 MB. La scelta della velocità in bit nella codifica deve poter assicurare una qualità di riproduzione che sia all’incirca corrispondente alla registrazione CD.
  • certificato di pagamento della tassa di registrazione. L’ammontare dipende dal numero di classi del sistema di catalogazione in cui è classificato il bene o servizio. La tassa attualmente in vigore ammonta a 150 euro, a cui sommare ulteriori 50 euro per ogni altra classe del bene/servizio; i costi minimi totali ammontano quindi a 250 euro);
  • delega al rappresentante, se la domanda è presentata attraverso un rappresentante.

I richiedenti sloveni possono presentare la domanda personalmente o attraverso un rappresentante iscritto all’apposito registro dell’ufficio competente.

Per ulteriori informazioni potete consultare la pagina web dell’Ufficio Sloveno per la proprietà intellettuale:  http://www.uil-sipo.si/.

Come registrare un marchio all’estero?

Il marchio per altri paesi può essere registrato in tre modi:

  1. Registrazione nazionale presso l’organo competente dello stato estero

Di norma, il richiedente può effettuare il procedimento solo tramite un rappresentante iscritto nell’apposito registro dello stato di riferimento. In gran parte dei paesi, il procedimento è simile a quello in vigore presso gli organi sloveni, ma alcuni uffici verificano, prima della registrazione, se esistano marchi nazionali registrati simili o identici, motivo per cui la richiesta di registrazione può essere rifiutata.

  1. Registrazione internazionale secondo l’Accordo di Madrid per la registrazione internazionale dei marchi e relativo Protocollo

In base alla richiesta di registrazione per un marchio sloveno o, per alcuni paesi, in base alla registrazione slovena, è possibile registrare un marchio in più di 90 paesi aderenti all’Accordo di Madrid sulla registrazione internazionale dei marchi e al relativo Protocollo.

Il richiedente inoltra domanda con il modulo Richiesta di registrazione internazionale di un marchio all’ufficio sloveno assieme all’elenco dei prodotti ovvero servizi in lingua inglese o francese e versa una tassa nazionale dell’importo di 60 EUR, oltre a tasse diritti internazionali.

Le tasse internazionali per la registrazione del marchio si compongono di una tassa di base e di tasse integrative. L’ammontare di tutte le tasse viene definito in base ai paesi per i quali si richiede la tutela del marchio e in base al numero di classi di prodotti e/o servizi per i quali viene chiesta la tutela. Le informazioni sugli importi delle tasse internazionali sono disponibili alla pagina web della WIPO.

Il procedimento per la registrazione inizia presso l’ufficio sloveno e prosegue presso l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (WIPO) a Ginevra e presso gli organi degli stati per i quali si richiede la registrazione. Il richiedente ha bisogno di un rappresentante, in alcuni casi, solamente per il procedimento presso gli organi dei singoli stati esteri.

Tutte le informazioni sulla registrazione internazionale dei marchi sono disponibili alla pagina web della WIPO.

  1. Registrazione di un marchio comunitario

La richiesta può essere depositata da qualsiasi cittadino sloveno o da persona giuridica con sede sul territorio sloveno presso l’ufficio dell’Unione Europea per l’armonizzazione del mercato interno (marchi, disegni e modelli) (UAMI) ad Alicante, in Spagna, di persona o tramite rappresentante iscritto nel registro di tale ufficio, oppure presso l’Ufficio per la proprietà intellettuale della RS. La domanda va compilata in una delle lingue ufficiali degli stati membri dell’Unione Europea (anche in sloveno), mentre il procedimento di registrazione avviene, a scelta del richiedente, in inglese, francese, italiano, spagnolo o tedesco.

La tassa per la registrazione di un marchio comunitario, comprensiva del diritto di registrazione, ammonta a 1050 EUR e comprende tre classi di merci/servizi. In caso di deposito elettronico (online) della domanda all’UAMI, i richiedenti hanno diritto a uno sconto di 150 euro.

Se la domanda è depositata presso l’ufficio sloveno, il richiedente è tenuto anche al pagamento dei diritti di invio della domanda all’UAMI che ammontano a 50 EUR.

Ulteriori informazioni sull’argomento sono disponibili alla pagina web dell’Ufficio per la proprietà intellettuale della RS: http://www.uil-sipo.si/uil/dejavnosti/znamke/varstvo-znamke-v-tujini/.

Fonte: Ufficio per la proprietà intellettuale della RS.

Come si registra un brevetto o un marchio in Italia?

La concessione del brevetto nazionale o del marchio d’impresa compete al Ministero dello Sviluppo Economico – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (U.I.B.M.).

Tuttavia, le domande di registrazione possono anche essere depositate presso ogni Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura (C.C.I.A.A.)

Il deposito di una domanda di registrazione consiste nella compilazione di un modulo di richiesta (disponibile sul sito www.uibm.gov.it oppure sul sito delle singole Camere di commercio), nel pagamento delle tasse di concessione governativa e nella loro consegna a una Camera di commercio o all'UIBM.

La C.C.I.A.A. esegue un controllo formale della domanda che poi trasmette all’U.I.B.M., competente a curare la procedura d'esame e il rilascio del relativo attestato di registrazione.

Concluso l’esame della domanda di brevetto o di registrazione con esito positivo l’UIBM invia telematicamente copia dell’attestato di brevetto o di registrazione alla Camera di Commercio dove è stato presentato il deposito.

L’ufficio camerale consegna copia autentica dell’attestato al titolare del brevetto o del marchio.

Avverso la procedura di registrazione è possibile proporre opposizione, cioè agire contro un marchio depositato simile o identico al proprio, al fine di ottenere immediatamente la sospensione della domanda di registrazione.

La normativa vigente prevede che le domande di registrazione dei marchi vengano pubblicate con cadenza mensile nel Bollettino dei Brevetti per invenzioni, modelli e marchi.

La tutela comprende i seguenti segni distintivi:

1. Marchio di impresa:  è il segno distintivo che contraddistingue i prodotti o servizi che un’impresa produce o mette in commercio. Esso ha la funzione di identificare, distinguere e differenziare i prodotti e/o i servizi di un'impresa da quelli di un'altra impresa.

Il marchio attribuisce al titolare il diritto di farne uso esclusivo, potendone vietare l'utilizzo non autorizzato ai terzi (fabbricazione, commercializzazione, importazione o esportazione) per prodotti e/o servizi uguali o affini, quando ciò possa determinare un rischio di confusione nei consumatori.

La durata della tutela è di 10 anni (rinnovabile). La tassa di concessione si paga al momento della domanda o del rinnovo.

2. Invenzione industriale: è una soluzione nuova ed originale ad un problema tecnico che può essere realizzata ed applicata in campo industriale. Può riguardare un prodotto o un procedimento.

La durata è di 20 anni.

3. Modello di utilità:  è il segno distintivo che fornisce a macchine o a parti di esse, a strumenti, utensili od oggetti di uso in genere, caratteristiche innovative che ne migliorano l’utilizzo.

La durata della tutela è di 10 anni.

4. Disegno o modello: si intende l’aspetto dell’intero prodotto o di una sua parte quale risulta in particolare dalle caratteristiche delle linee, dei contorni, dei colori, della forma, della struttura superficiale e/o dei materiali del prodotto stesso ovvero del suo ornamento.

5. Prodotto: si intende qualsiasi oggetto industriale o artigianale, compresi tra l’altro i componenti che devono essere assemblati per formare un prodotto complesso, gli imballaggi, le presentazioni, i simboli grafici e caratteri tipografici, esclusi i programmi per elaboratore.

La durata della tutela è di 5 anni e può essere prorogata di 5 anni in 5 anni fino ad un massimo di 25.

Il marchio internazionale

La domanda per marchio internazionale dà la possibilità di estendere, con un unico deposito, la protezione di un marchio depositato in Italia in numerosi stati europei ed extraeuropei.

Gli stati che consentono questo tipo di procedura sono quelli aderenti all’Accordo di Madrid e al Protocollo di Madrid.

La validità della registrazione internazionale dipende per i primi 5 anni dalla validità del marchio nazionale: se nei primi 5 anni il marchio nazionale decade o viene annullato, anche il deposito internazionale perde efficacia.

Dal momento della registrazione internazionale del marchio la validità è di 10 anni e può venir rinnovata per periodi decennali.

Anche in questo caso la procedura è la medesima, con la C.C.I.A.A. che esegue un esame formale della domanda che poi trasmette al Ministero dello Sviluppo Economico – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (U.I.B.M.).

Dopo un primo controllo la domanda viene inoltrata, entro due mesi, all’O.M.P.I. (Organizzazione Mondiale della Proprietà Industriale) di Ginevra per le ulteriori verifiche.

Se queste hanno esito positivo l’ O.M.P.I. dà notizia della registrazione all’interessato.

Differenze tra impresa individuale e società a responsabilità limitata Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Entrambe le tipologie d’impresa, impresa individuale e società a responsabilità limitata, possono presentare vantaggi e svantaggi. Di seguito elenchiamo le differenze sostanziali tra queste due forme: per scegliere in modo ragionato la giusta forma giuridica e organizzativa bisogna infatti considerare tutti gli elementi in gioco e con essi il contesto in cui ogni singolo (potenziale) imprenditore si trova ad operare. È inoltre necessario tenere presente la forma dell’attività che s’intende esercitare, gli obiettivi dell’impresa, l’interesse dell’imprenditore, i ricavi e gli utili attesi e, inoltre, gli aspetti relativi al fisco.

 S. P. (impresa individuale)

D. O. O. (società a responsabilità limitata)

L’impresa individuale è costituita da una singola persona fisica che esercita un’attività economica in modo continuativo, indipendente e  con fine di lucro.

La società a responsabilità limitata è un soggetto giuridico creato da soci (minimo 1, massimo 50) con la stipula di un contratto di società.

Persona fisica

Persona giuridica

Non è necessario alcun capitale sociale.

Il capitale minimo di costituzione ammonta a 7.500 euro.

Tutti i beni di proprietà dell’imprenditore, anche quelli personali, sono soggetti al rischio d’impresa.

Autonomia patrimoniale: il patrimonio della società è distinto da quello dei soci. Soltanto le quote societarie di questi ultimi sono quindi soggette al rischio d’impresa.

Tassazione progressiva.

Tassazione secondo un’unica aliquota.

Tassazione degli utili secondo la tabella delle aliquote fiscali (16 %, 27 %, 41 %, 50 % - dati per il 2014).

Pagamento imposta sul reddito (17 % per il 2014; dal 2015 prevedibilmente 15 %) più imposta sui redditi di capitale (25 % - dato per il 2014), se l’imprenditore trattiene gli utili della società.

Gli utili sono tassati secondo la legge sull’imposta sul reddito delle persone fisiche (ZDoh-2) come imposta sul reddito da lavoro autonomo.

Gli utili sono tassati secondo la legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche (ZDDPO-2).

La differenza tra costi e ricavi (utile) costituisce il reddito d’impresa del titolare.

La differenza tra costi e ricavi costituisce l’utile dell’impresa.

L’imprenditore può disporre liberamente della liquidità presente nei conti correnti.

La liquidità presente nei conti correnti è “dell’impresa”; il singolo non può disporne liberamente.

Il denaro guadagnato (cioè la liquidità  presente nei conti) è a disposizione dell’imprenditore.

Il denaro guadagnato appartiene all’azienda.

Poiché l’utile costituisce il reddito d’impresa del titolare, le spese per il lavoro di quest’ultimo non sono considerate un costo (fa eccezione il salario di eventuali dipendenti).

I salari rappresentano un costo.

Contributi forfettari, rimborsi chilometrici e pasti costituiscono un costo.

L’intero salario rappresenta un costo per l’impresa, e con esso i pasti e le spese di viaggio.

La contabilità può essere tenuta in partita semplice o doppia, o con il metodo dei costi normati.

È necessario tenere la contabilità in partita doppia.

La costituzione dell’impresa è gratuita.

La costituzione è gratuita; il costo della procedura notarile necessaria è secondo tariffa.

Lportare avanti l’idea imprenditoriale è dell’imprenditore stesso.

L’idea imprenditoriale è condivisa da più persone.

Il legale rappresentante è l’imprenditore stesso, ossia il titolare dell’impresa individuale.

Il legale rappresentante (amministratore) è nominato dai proprietari dell’impresa. Il legale rappresentante non è necessariamente anche proprietario.

L’impresa individuale è considerata una forma con minore credibilità.

Una società a responsabilità limitata ha solitamente maggior credibilità.

Più adatto per redditi annui ridotti; fino a 15.000 €.

Più adeguato per redditi annui più consistenti; oltre i 15.000 €.

Adatto per imprese con un massimo di tre dipendenti.

Adatto per imprese con più di tre dipendenti.

Maggiore difficoltà di ottenere credito dalle banche.

Maggiore facilità di ottenere credito dalle banche.

Maggiore difficoltà nell’ottenere appalti.

Minore difficoltà nell’ottenere appalti.

Adatto per chi muove i primi passi come imprenditore e, almeno nei primi tempi, non prevede utili ingenti.

Adatto per imprenditori che prevedono ricavi e utili più consistenti.

Entrambe le tipologie d’impresa, impresa individuale e società a responsabilità limitata, possono presentare vantaggi e svantaggi. 

 S. P. (impresa individuale)

D. O. O. (società a responsabilità limitata)

L’impresa individuale è costituita da una singola persona fisica che esercita un’attività economica in modo continuativo, indipendente e  con fine di lucro.

La società a responsabilità limitata è un soggetto giuridico creato da soci (minimo 1) con la stipula di un contratto di società.

Persona fisica

Persona giuridica

Non è necessario alcun capitale sociale.

Il capitale minimo di costituzione ammonta a 10.000 euro.

Tutti i beni di proprietà dell’imprenditore, anche quelli personali, sono soggetti al rischio d’impresa.

Autonomia patrimoniale: il patrimonio della società è distinto da quello dei soci. Soltanto le quote societarie di questi ultimi sono quindi soggette al rischio d’impresa.

Tassazione progressiva.

Tassazione secondo un’unica aliquota.

Tassazione degli utili secondo la tabella delle aliquote fiscali (23 %, 38 %, 42 %, 43 % - dati per il 2014).

Pagamento imposta sul reddito (27,5 %) più imposta sui redditi di capitale, se l’imprenditore trattiene gli utili della società. 

Gli utili sono tassati secondo la  TUIR.

Gli utili sono tassati secondo la TUIR.

La differenza tra costi e ricavi (utile) costituisce il reddito d’impresa del titolare.

La differenza tra costi e ricavi costituisce l’utile dell’impresa.

L’imprenditore può disporre liberamente della liquidità presente nei conti correnti.

La liquidità presente nei conti correnti è “dell’impresa”; il singolo non può disporne liberamente.

Il denaro guadagnato (cioè la liquidità  presente nei conti) è a disposizione dell’imprenditore.

Il denaro guadagnato appartiene all’azienda.

 

I salari rappresentano un costo.

 

L’intero salario rappresenta un costo per l’impresa.

La contabilità può essere tenuta in partita semplice o doppia.

È necessario tenere la contabilità in partita doppia.

La costituzione dell’impresa è gratuita.

La costituzione è gratuita; il costo della procedura notarile necessaria è secondo tariffa.

Lportare avanti l’idea imprenditoriale è dell’imprenditore stesso.

L’idea imprenditoriale è condivisa da più persone.

Il legale rappresentante è l’imprenditore stesso, ossia il titolare dell’impresa individuale.

Il legale rappresentante (amministratore) è nominato dai proprietari dell’impresa. Il legale rappresentante non è necessariamente anche proprietario.

L’impresa individuale è considerata una forma con minore credibilità.

Una società a responsabilità limitata ha solitamente maggior credibilità.

Più adatto per redditi annui ridotti; fino a15.000 €.

Più adeguato per redditi annui più consistenti; oltre i 15.000 €.

Adatto per imprese con un massimo di tre dipendenti.

Adatto per imprese con più di tre dipendenti.

Maggiore difficoltà di ottenere credito dalle banche.

Maggiore facilità di ottenere credito dalle banche.

Maggiore difficoltà nell’ottenere appalti.

Minore difficoltà nell’ottenere appalti.

Adatto per chi muove i primi passi come imprenditore e, almeno nei primi tempi, non prevede utili ingenti.

Adatto per imprenditori che prevedono ricavi e utili più consistenti.

Vantaggi e svantaggi di una ditta individuale Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Una ditta individuale (samostojno podjetje, s. p.) è una persona fisica (individuo) che svolge autonomamente un’attività a scopo di lucro in un’azienda organizzata inserita nel mercato.

VANTAGGI

SVANTAGGI

La costituzione è gratuita.

Il patrimonio privato dell’imprenditore è soggetto al rischio d’impresa.

La ditta individuale (s. p.) può essere costituita da chiunque.

Tassazione progressiva. Svantaggi per utili superiori a 15.000 €.

La ditta individuale (s. p.) può essere costituita anche da una persona regolarmente impiegata, da uno studente o da un pensionato (s.p. pomeridiana).

Non è possibile stipulare accordi tra il fondatore della ditta individuale (s.p.) e l’imprenditore autonomo, dato che sono la stessa persona.

Non è necessario alcun capitale di costituzione.

Il fondatore non può addebitare alla propria ditta individuale il canone di affitto dei locali d’affari, a meno che l’immobile non sia di proprietà di altro familiare.

Possibilità di disporre liberamente dei fondi del conto corrente dell’imprenditore.

Il fondatore non può addebitare alla propria ditta individuale interessi per prestiti, perciò è preferibile che sia un altro familiare a prestare soldi alla ditta individuale.

Possibilità di scelta riguardo le modalità di tenuta dei libri contabili (contabilità forfettaria,  contabilità semplificata/partita semplice, contabilità ordinaria/partita doppia)

Il fondatore non può addebitare il fringe benefit per l’auto aziendale alla propria ditta individuale.

L’imprenditore autonomo può operare anche in contanti.

Il fondatore non può addebitare alla propria ditta individuale i costi del lavoro, i premi di anzianità e le liquidazioni.

La sede della società e il suo indirizzo possono corrispondere all’indirizzo di residenza.

I costi del lavoro dell’imprenditore autonomo non riducono il reddito imponibile. Il proprio lavoro non viene considerato come un costo.

La paga dell’imprenditore corrisponde all’intero utile aziendale.

L’imprenditore autonomo incontra maggiori difficoltà nell’ottenere prestiti dalle banche.

Una ditta individuale (samostojno podjetje, s.p.) è una persona fisica (individuo) che svolge autonomamente un’attività a scopo di lucro in un’azienda organizzata inserita nel mercato.

VANTAGGI

SVANTAGGI

La costituzione è gratuita.

Il patrimonio privato dell’imprenditore è soggetto al rischio d’impresa.

La ditta individuale (s.p.) può essere costituita da chiunque.

Tassazione progressiva. Svantaggi per utili superiori a 15.000 €.

La ditta individuale (s.p.) può essere costituita anche da una persona regolarmente impiegata, da uno studente o da un pensionato.

Non è possibile stipulare accordi tra il fondatore della ditta individuale (s.p.) e l’imprenditore autonomo, dato che sono la stessa persona.

Non è necessario alcun capitale di costituzione.

Il fondatore non può addebitare alla propria ditta individuale il canone di affitto dei locali d’affari, a meno che l’immobile non sia di proprietà di altro familiare.

Possibilità di disporre liberamente dei fondi del conto corrente dell’imprenditore.

Il fondatore non può addebitare alla propria ditta individuale interessi per prestiti, perciò è preferibile che sia un altro familiare a prestare soldi alla ditta individuale.

Possibilità di scelta riguardo le modalità di tenuta dei libri contabili (contribuente minimo, nuove iniziative produttive,  contabilità semplificata/partita semplice, contabilità ordinaria/partita doppia)

Il fondatore non può addebitare il fringe benefit per l’auto aziendale alla propria ditta individuale.

L’imprenditore autonomo può operare anche in contanti, fino a 1000 €.

Il fondatore non può addebitare alla propria ditta individuale i costi del lavoro, i premi di anzianità e le liquidazioni.

La sede della società e il suo indirizzo possono corrispondere all’indirizzo di residenza.

I costi del lavoro dell’imprenditore autonomo non riducono il reddito imponibile. Il proprio lavoro non viene considerato come un costo.

La paga dell’imprenditore corrisponde all’intero utile aziendale.

L’imprenditore autonomo incontra maggiori difficoltà nell’ottenere prestiti dalle banche. 

Vantaggi e svantaggi di una s.r.l. Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Una società a responsabilità limitata (s. r. l, družba z omejeno odgovornostjo - d. o. o.) è una società commerciale alla quale viene riconosciuto lo status di persona giuridica. Rientra nel novero delle società di capitale, dato che i suoi soci non rispondono degli obblighi della società.

VANTAGGI

SVANTAGGI

La costituzione è gratuita.

Per la costituzione vanno pagati i servizi notarili.

Solamente il patrimonio della società è soggetto al rischio d’impresa.

è necessario il capitale di costituzione (7.500 €).

Tassazione fissa (17 % nel 2014), indipendentemente dall’utile.

La condizione per la costituzione di una s.r.l. (d.o.o.) è  il capitale di costituzione.

L’imposta sull’utile di capitale si riduce ogni 5 anni del 5 %. Dopo 20 anni si è esonerati dall’imposta sull’utile.

Imposta sull’utile di capitale in caso di distribuzione degli utili della società.

Il fondatore della società e la società stessa possono stipulare contratti tra loro (di vendita, prestito, affitto…)

Non si può disporre liberamente della liquidità sul conto corrente della società.

Il fondatore della società può affittare locali d’affari alla società.

Se si prelevano liquidi a fini personali dal conto corrente aziendale, è necessario versare gli interessi (credito).

Il fondatore della società può offrire prestiti in danaro alla società.

è obbligatoria la contabilità ordinaria (in partita doppia).

Le buste paga dei dipendenti rappresentano un costo.

Ogni prelievo e versamento sul conto della società deve essere documentato.

Nell’ambito della società possono essere conteggiati diversi fringe benefits.

è obbligatorio operare attraverso il conto corrente aziendale.

La sede della società e il suo indirizzo possono corrispondere all’indirizzo di residenza.

 

è più semplice ottenere prestiti dalle banche.

 

Una società a responsabilità limitata (s. r. l.) è una società commerciale alla quale viene riconosciuto lo status di persona giuridica. Rientra nel novero delle società di capitale, dato che i suoi soci non rispondono degli obblighi della società.

VANTAGGI

SVANTAGGI

Solamente il patrimonio della società è soggetto al rischio d’impresa.

Per la costituzione vanno pagati i servizi notarili.

Tassazione fissa (27,5 %).

è necessario il capitale di costituzione (10.000 €).

Il fondatore della società e la società stessa possono stipulare contratti tra loro (di vendita, prestito, affitto…).

La condizione per la costituzione di una s.r.l. (d.o.o.) è  il capitale di costituzione.

Il fondatore della società può affittare locali d’affari alla società.

Imposta sull’utile di capitale in caso di distribuzione degli utili della società.

Il fondatore della società può offrire prestiti in danaro alla società.

Non si può disporre liberamente della liquidità sul conto corrente della società.

Le buste paga dei dipendenti rappresentano un costo.

 

Nell’ambito della società possono essere conteggiati diversi fringe benefits.

è obbligatoria la contabilità ordinaria (in partita doppia).

La sede della società e il suo indirizzo possono corrispondere all’indirizzo di residenza.

Ogni prelievo e versamento sul conto della società deve essere documentato.

è più semplice ottenere prestiti dalle banche.

è obbligatorio operare attraverso il conto corrente aziendale.

L’associazione Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

COSA: L’associazione è volontaria, autonoma e non ha scopo di lucro, costituita dai fondatori o fondatrici, in conformità alla Legge sulle associazioni (Zakon o društvih) per perseguire interessi comuni. L’associazione definisce da sola i proprio obiettivi e scopi, l’attività ovvero i compiti e le modalità di funzionamento, mentre le decisioni in merito alla gestione dell’associazione vengono direttamente o indirettamente assunte dai membri dell’associazione.

CHI: Un’associazione può essere costituita da un minimo di tre persone fisiche o giuridiche idonee al lavoro. Ciononostante, una società commerciale non può costituire un’associazione che abbia definito nell’atto costitutivo tra le proprie attività la stessa attività della società commerciale. I fondatori, durante l’assemblea di costituzione, approvano la delibera di costituzione e l’atto costitutivo dell’associazione e ne eleggono il rappresentante.

DOVE E COME fondare un’associazione COSE è NECESSARIO e QUANTO COSTA: ulteriori informazioni sono disponibili sul sito e-uprava.

L’istituto Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

COSA: L’istituto è un’organizzazione costituita per svolgere attività di educazione e formazione, attività scientifiche, culturali, sportive, di servizio sociale, di servizi per l’infanzia, per gli invalidi, di servizio sociale o di altro genere, qualora lo svolgimento di tale attività non sia a scopo di lucro. Il fondatore è responsabile degli obblighi dell’istituto, a meno che la legge o l’atto costitutivo non dispongano diversamente.

CHI: Un istituto può essere costituito da persone fisiche o giuridiche slovene o estere, a meno che non esistano disposizioni diverse per le singole tipologie di attività o di istituti. Qualora un istituto venga fondato da più fondatori, i loro reciproci diritti, doveri e responsabilità vengono definiti da un contratto.

DOVE E COME fondare un istituto COSE è NECESSARIO e QUANTO COSTA: ulteriori informazioni sono disponibili sul sito e-uprava (in Sloveno).

L’imprenditore autonomo in ambito sportivo (precedentemente imprenditore autonomo) Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L’OPERATORE SPORTIVO PRIVATO:

Una persona può svolgere attività in ambito sportivo in qualità di operatore sportivo privato, qualora sia iscritta nel registro degli operatori sportivi privati del Ministero. I requisiti per ottenere lo status di operatore sportivo privato sono:

  •     istruzione o formazione adeguata allo lo svolgimento di tale attività,
  •     licenza per lo svolgimento di attività in ambito sportivo, se richiesta,
  •     nessuna sentenza passata in giudicato che proibisca lo svolgimento di tale attività,
  •     padronanza della lingua slovena,
  •     residenza nella Repubblica di Slovenia.
 

Con lo status di operatore sportivo privato si può svolgere solamente il tipo di attività definita nella delibera del Ministero dell’istruzione e dello sport (MŠŠ). Qualora si soddisfino i requisiti per diversi settori, è possibile svolgere tutte le attività per le quali si soddisfano i requisiti.

Differenze tra operatore sportivo privato e imprenditore autonomo/ditta individuale (s. p.) Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

 

Operatore sportivo autonomo

Imprenditore autonomo/ditta individuale

Procedimento di registrazione

  • la richiesta va presentata al Ministero dell’istruzione e dello sport), 
 
  • dopo aver ottenuto la delibera del Ministero dell’istruzione e dello sport, è necessario iscriversi nel registro commerciale della Slovenia (PRS - poslovni register Slovenije) presso l’AJPES (Agenzia della Repubblica di Slovenia per le evidenze pubbliche e i servizi), 
 
  • in seguito è necessario presentare domanda al registro fiscale e iscriversi all’Istituto per l’assicurazione sanitaria della Slovenia - ZZZS,
 
  • la ditta individuale (s.p.) può venire iscritta con l’applicazione online eVem da casa oppure presso un punto VEM,

 

  • in contemporanea è possibile trasmettere i dati per l’iscrizione nel registro commerciale della Slovenia (PRS), nel registro fiscale e stipulare le assicurazioni sociali e sanitarie adeguate

Ambito di svolgimento dell’attività

Può svolgere solamente le attività citate nella delibera del Ministero dell’istruzione e dello sport.

Può svolgere e registrare più attività differenti.

Altri dipendenti

Non può avere dipendenti.

Può avere altri dipendenti.

Riconferma dello status

Dopo un determinato periodo è necessario richiedere nuovamente al Ministero dell’istruzione e dello sport la delibera per lo status  di operatore sportivo privato e dimostrare di soddisfare i requisiti.

La ditta individuale (s.p.) esiste finché non si chiude l’attività.

Fonte: Razvojna agencija Sora d.o.o. (http://www.ra-sora.si/).

Imprenditori autonomi della cultura Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Una persona può svolgere attività nel settore della cultura in qualità di imprenditore autonomo del settore se è iscritta nel registro dei lavoratori autonomi della cultura del Ministero della cultura della Repubblica di Slovenia. I requisiti per ottenere lo status di lavoratore autonomo della cultura sono:
  • svolgere autonomamente una professione specializzata nei settori dell’art. 4 della Legge per la realizzazione dell’interesse pubblico in ambito culturale (Zakon o uresničevanju javnega interesa za kulturo) e non percepire alcun trattamento,
  • avere un’adeguata formazione tecnica ovvero dimostrare con il lavoro pregresso di essere qualificato per lo svolgimento di tale attività.
 
Se un imprenditore autonomo nel settore della cultura soddisfa anche i requisiti descritti sotto, può richiedere il diritto al percepimento dei contributi per l’assicurazione previdenziale e di invalidità obbligatoria e per l’assicurazione sanitaria obbligatoria dal bilancio dello Stato:
  • se il lavoro rappresenta uno straordinario contributo culturale,
  • se si tratta di una professione che, per quanto riguarda le risorse umane nell’ambito culturale, va sostenuta in modo particolare,
  • se la situazione reddituale non garantisce normali condizioni di lavoro. Il ministero pubblica ogni anno l’ammontare del reddito minimo al massimo entro la fine di febbraio sul proprio sito web.
 

Il diritto rimane valido per soli tre anni, dopo i quali bisogna richiederne la proroga. Maggiori informazioni sul sito e-uprava (in Sloveno).

Giornalista autonomo/free lance Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I giornalisti autonomi o free lance sono giornalisti che svolgono la propria attività come professione autonoma. Questo significa che non hanno un rapporto di lavoro ovvero non ne hanno uno per un tempo superiore al part-time ovvero non svolgono altre attività professionali autonome. I procedimenti per l’iscrizione dei giornalisti autonomi nel relativo registro sono condotti dal Ministero per la cultura.

Per l’iscrizione nel registro dei giornalisti autonomi il richiedente deve soddisfare i seguenti requisiti:
  • possedere un attestato di conoscenza attiva della lingua slovena se non ha la cittadinanza della Repubblica di Slovenia,
  • svolgere l’attività giornalistica come professione unica o prevalente,
  • possedere attestazioni di pubblicazione nei media iscritti nel registro di cui all’art. 12 della Legge sui media,
  • possedere un certificato che dimostri che la persona non ha subito condanne passate in giudicato che proibiscano lo svolgimento dell’attività giornalistica.
 

Maggiori informazioni al sito e-uprava.

Principali differenze tra associazione, istituto e imprenditore autonomo Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Principali differenze tra associazione, istituto e imprenditore autonomo ovvero società a responsabilità limitata.

Associazione

Istituto

Imprenditore autonomo/ società a responsabilità limitata

Opera in maniera amatoriale e senza scopo di lucro.

Opera senza scopo di lucro.

Opera a scopo di lucro

Gli utili vengono usati per le necessità dell’associazione.

Gli utili non vengono distribuiti ma usati per il funzionamento dell’istituto.

Gli utili si distribuiscono ai soci.

Necessari almeno tre membri per la costituzione, tre persone fisiche o giuridiche.

Necessari almeno tre membri per la costituzione, tre persone fisiche o giuridiche.

Il fondatore può essere una persona o più persone

Può impiegare personale.

Può impiegare personale.

Può impiegare personale.

Deve avere un atto costitutivo.

Ha lo statuto e dei regolamenti.

/

È persona giuridica.

È persona giuridica.

È persona fisica (imprenditore autonomo) o giuridica (s.r.l.).

L’associazione risponde con tutto il proprio patrimonio.

 

Risponde anche con il proprio patrimonio (imprenditore autonomo) o con il patrimonio dell’azienda (s.r.l.).

Essere membri dell’associazione non rappresenta un diritto e non si eredita.

I diritti di costituzione sono trasferibili e gli eredi del fondatore (persona fisica) possono richiedere il trasferimento di tale diritto a se stessi.

La proprietà non si eredita.

Maggiori informazioni nella Legge sulle associazioni (Zakon o društvih, in lingua slovena).

Maggiori informazioni nella legge sugli istituti (Zakon o zavodih, in lingua slovena).

Maggiori informazioni nella Legge sulle società commerciali (Zakon o gospodarskih družbah, in lingua slovena).

Fonti: leggi, www.mladipodjetnik.si, www.artservis.org.

L’influenza dell’imprenditorialità sulla propria vita Odpri
Ultima modifica: 12.04.2019

La decisione di dedicarsi all’imprenditoria inizia con la decisione di cambiare il proprio stile di vita. Il processo dell’imprenditoria comporta numerosi cambiamenti e rischi: un’idea che prima esisteva unicamente nella mente del singolo diventa fonte di reddito per l’imprenditore e i suoi dipendenti. L’idea imprenditoriale richiede sempre la completa attenzione e dedizione della persona. Inizialmente, nessuna difficoltà appare insormontabile e nessun imprenditore considererà perso il tempo investito nella realizzazione della propria idea, fonte di soddisfazione e autorealizzazione. Gli imprenditori sono disposti a investire tutto il proprio tempo e i propri sforzi nella realizzazione della propria idea imprenditoriale. Ma in questo modo spesso si dimenticano della famiglia, degli impegni quotidiani e delle spese. La vita lavorativa e quella familiare iniziano a intrecciarsi e in breve tempo l’imprenditore non distingue più questi due universi. Passano in secondo piano anche il divertimento e la salute. Un’azienda può essere condotta con successo solamente da una persona che sia contemporaneamente soddisfatta e sana. La vita non è fatta di solo lavoro, perciò gli imprenditori devono dedicare tempo sufficiente anche ad altri settori della propria vita.

Tra i rischi che gli imprenditori devono affrontare quotidianamente si annoverano:
  • rischi finanziari,
  • rischi di carriera,
  • rischi familiari,
  • rischi psichici.
 

Oltre al tempo e all’energia, l’imprenditore investe nella realizzazione della propria idea anche i propri soldi. Il rischio finanziario è riferito ai mezzi finanziari propri che l’imprenditore investe nell’idea imprenditoriale e al rischio di entrate ridotte e/o irregolari. Inoltre, diventare imprenditori ovvero lavoratori autonomi comporta anche una modifica della propria carriera. Gli psicologi considerano i cambiamenti di carriera come una delle maggiori fonti di stress e di paura nella società contemporanea. L’imprenditore deve accettare il rischio del cambio di carriera e di tutto ciò che questo comporta. Se alla base del cambiamento di carriera c’è una scelta propria, riconducibile all’aver intravisto un’opportunità, allora il cambiamento è indubbiamente positivo e, inoltre, porta al singolo maggiori soddisfazioni. Può però accadere che il cambiamento ci deluda e si desideri tornare al modus operandi precedente. Il cambiamento di carriera porta a modifiche anche in ambito familiare. La vita privata e familiare dell’imprenditore diventa infatti subordinata all’idea imprenditoriale. Gran parte degli imprenditori concordano che il sostegno e la comprensione dei membri della famiglia siano di importanza cruciale per il successo lavorativo.

L’attività imprenditoriale può essere considerata come uno stile di vita. La modifica dello stile di vita, l’incertezza e lo stress che derivano dall’intero processo sono per gli imprenditori come il pane quotidiano. Questo stile di vita ha quindi sia dei vantaggi che degli svantaggi.

Vantaggi dello stile di vita degli imprenditori:

  • libertà nella gestione del proprio tempo,
  • possibilità di seguire un particolare stile di vita,
  • orario flessibile,
  • rispettabilità nell’ambiente di lavoro in caso di successo finanziario,
  • creazione di una rete di conoscenti,
  • soddisfazione nelle decisioni autonome,
  • soddisfazione nella creazione di posti di lavoro,
  • sfruttamento della propria creatività,
  • nuovi saperi,
  • lavoro da casa,
  • lavoro con familiari.
 

Svantaggi dello stile di vita degli imprenditori:

  • reddito variabile,
  • orario di lavoro prolungato,
  • professione svolta per 24 ore al giorno e 7 giorni su 7,
  • intreccio di vita privata e lavorativa,
  • l’azienda può gravare sull’intera famiglia,
  • rischio del proprio patrimonio,
  • poco tempo libero,
  • rischi per la salute a causa dello stress e degli sforzi.
 

Quando una persona decide di dedicarsi all’imprenditoria, sceglie uno stile di vita particolare. Perciò è molto importante che ci si pongano delle priorità fin dall’inizio e che si faccia in modo da non diventare prigionieri della propria azienda. Spesso si sente dire che il buon imprenditore è colui che riesce a mantenere un buon equilibrio tra vita privata e lavorativa nel lungo termine. Un’azienda di successo non significa infatti necessariamente che l’imprenditore sia felice.

Prima di scegliere la strada dell’imprenditoria, riflettete profondamente e rispondete sinceramente alle seguenti domande:
  • Come influirà sulla mia vita il lavoro autonomo?
  • Come influirà il cambiamento di carriera sulla vita della mia famiglia?
  • Sono disposto ad accettare rischi e incertezze?
  • Sono disposto ad affrontare problemi di liquidità?
  • Sono disposto a investire tutto il mio tempo libero nella realizzazione dell’idea imprenditoriale?

Quali benefici si hanno dal pagamento di tasse e contributi? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Nell’imposizione fiscale di imprenditori e azienda (e in generale) si distingue tra tasse, contributi e altre entrate per il bilancio dello Stato. Nel caso delle imposte, non si sta pagando lo Stato per qualche bene o servizio concreto, mentre i contributi, le tasse, i diritti ecc. hanno una logica diversa.

Dal pagamento delle imposte è quindi possibile attendersi qualche beneficio indiretto, garantito dallo Stato sotto forma di beni pubblici, la cui caratteristica è il fatto che non sia possibile o ragionevole addebitarne i costi al consumatore o utilizzatore (es. Strade, illuminazione pubblica, difesa e sicurezza), oppure beni e servizi per i quali lo Stato, altrimenti, addebiterebbe i costi ai cittadini, ma non lo fa per motivi sociali (es. scuole obbligatorie…). In questo senso vanno quindi menzionate le tre funzioni fondamentali della finanza pubblica: quella allocativa, quella distributiva e quella di stabilizzazione; in particolare, nel caso delle ultime due si tratta di benefici indiretti che i contribuenti hanno dal pagamento delle imposte, non necessariamente proporzionale all’importo della tassa.

Per quanto riguarda contributi, tasse, diritti ecc., lo scopo fondamentale del loro versamento (obbligatorio) è di assicurarsi contro determinati rischi (es. assicurazione di invalidità) oppure pagare determinati servizi garantiti dal settore pubblico (es. tasse giuridiche o amministrative). In questo tipo di pagamenti il beneficio dei contribuenti o sostituti d’imposta dovrebbe essere (almeno approssimativamente) proporzionale all’importo delle tasse, contributi, diritti ecc.

Il sistema contabile Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Nel sistema contabile a partita singola si iscrivono nei libri contabili solo i dati riferiti a determinati eventi di gestione (si evidenziano solo gli eventi di gestione che ci interessano). Nei libri contabili vengono ordinati ed elaborati i dati riferiti al singolo evento di gestione senza considerare il principio del legame tra categorie di voci. Poiché si seguono solamente determinati eventi di gestione, nei libri contabili organizzati secondo il sistema contabile a partita singola non è possibile trovare i dati riferiti a tutti gli eventi di gestione di un determinato periodo, né sul legame tra i dati riferiti allo stesso evento nelle diverse categorie di voci (cosa invece possibile nella contabilità a partita doppia). In base ai dati di questi libri contabili, non è possibile produrre tutte le relazioni contabili necessarie. L’organizzazione dei libri contabili si basa solamente sui libri contabili accessori. Gli imprenditori possono adottare il sistema contabile a partita singola se soddisfano i requisiti della Legge sulle società commerciali(ZGD). All’art. 73, questa legge prevede che l’imprenditore possa adottare il sistema contabile a partita singola in conformità allo speciale Principio contabile sloveno n. 39 se nell’ultimo anno finanziario non ha superato due dei seguenti criteri:

  • Il numero medio degli impiegati non supera i tre lavoratori,
  • I proventi annui non superano i €50.000,
  • Il valore medio dell’attivo, corrispondente alla metà della somma del valore dell’attivo al primo e ultimo giorno dell’esercizio, non supera i 25.000 euro. Questo vale anche per un imprenditore che inizia a svolgere la propria attività e nel primo anno finanziario non impiega più di tre lavoratori in media.
 

In conformità ai criteri del precedente paragrafo, l’imprenditore sceglie il sistema di tenuta dei libri contabili in base ai dati dell’ultimo rapporto annuale.

Tutti coloro che non soddisfano i requisiti sopra descritti devono tenere i propri libri contabili secondo il sistema a partita doppia. La differenza fondamentale tra il sistema a partita singola e doppia è il fatto che in quello a partita singola l’evento di gestione viene evidenziato nei libri contabili una sola volta, mentre nel sistema a partita doppia viene evidenziato due volte.

La Legge sulle società commerciali definisce all’art. 54 che i libri contabili vanno tenuti con il sistema a partita doppia se la legge non prescrive diversamente. Nella tenuta dei libri contabili, tutte le società devono considerare il quadro dei conti per il libro mastro adottato dall’Istituto sloveno per la revisione. Il quadro dei conti definisce le classi dei conti da 0 a 9 e i gruppi di conti da 00 a 99. La contabilità a partita doppia garantisce il monitoraggio costante di tutte le modifiche (vengono evidenziati tutti gli eventi di gestione) e dello stato delle categorie di gestione del sistema operativo. I dati del singolo evento di gestione vengono sempre ordinati e trattati in collegamento ad altri eventi e, se necessario, vengono ulteriormente articolati nei singoli libri accessori.

La contabilità a partita singola è adatta agli imprenditori autonomi con poche commesse all’anno, dato che in caso di un maggior numero di transazioni questo sistema diventa poco chiaro.

Il codice civile (art. 2214) prevede l’obbligo per l’imprenditore che esercita un’attività commerciale di tenere il libro giornale e il libro degli inventari. Deve altresì tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell’impresa e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle lettere, dei telegrammi e delle fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture spedite. Queste disposizioni non si applicano ai piccoli imprenditori che il codice civile (art. 2083) individua in coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia. L’art. 2215 del c.c. dispone che i libri contabili, prima di essere messi in uso, devono essere numerati progressivamente in ogni pagina. L’art. 2215-bis dispone che i libri, le scritture e la documentazione possono essere formati e tenuti con strumenti informatici.

Il libro giornale (art. 2216 c.c.) deve indicare giorno per giorno le operazioni relative all’esercizio dell’impresa. L’inventario (art. 2217 c.c.) deve redigersi all’inizio dell’esercizio dell’impresa e successivamente ogni anno e deve contenere l’indicazione e la valutazione delle attività e delle passività dell’impresa. L’inventario si chiude con il bilancio che deve dimostrare gli utili conseguiti e le perdite subite. L’inventario deve essere sottoscritto dall’imprenditore entro tre mesi dal termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi.

Le scritture contabili (art. 2219 c.c.) devono essere tenute secondo le norme di un’ordinata contabilità, senza spazi in bianco, senza interlinee e senza trasporti a margine. Le scritture, le fatture e le lettere (art. 2220 c.c.) devono essere conservate per dieci anni dalla data dell’ultima registrazione.

Le società a responsabilità limitata devono tenere inoltre (art. 2478 c.c.) il libro delle decisioni dei soci, il libro delle decisioni degli amministratori e il libro delle decisioni del collegio sindacale.

Le società di capitali devono redigere il bilancio d’esercizio con la nota integrativa. Il bilancio deve essere approvato dall’assemblea dei soci, da convocare dagli amministratori entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio. Entro 30 giorni dall’approvazione il bilancio con le relazioni deve essere depositato presso il registro delle imprese.

Le norme tributarie (DPR/600, art. 13) prevedono l’obbligo della tenuta delle scritture contabili per le società di capitali (società per azioni, società a responsabilità limitata, cooperative), per gli enti che hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio delle attività commerciali, per le società in nome collettivo e le società in accomandita semplice e per le persone fisiche che esercitano imprese commerciali. L’art. 14 del DPR 600/73 prevede l’obbligo di tenere il libro giornale, il libro degli inventari, i registri prescritti ai fini IVA e le scritture ausiliare nelle quali devono essere registrati gli elementi patrimoniali e reddituali e il registro dei beni ammortizzabili. Le società a responsabilità limitata devono tenere inoltre i libri sociali previsti dal codice civile. Le società estere che esercitano attività commerciali in Italia mediante stabili organizzazioni devono rilevare in contabilità distintamente i fatti di gestione che interessano le stabili organizzazioni, determinando separatamente il risultati dell’esercizio.

L’articolo 18 del DPR 600/73 consente la tenuta della contabilità semplificata per le imprese individuali e le società di persone qualora i ricavi conseguiti in un anno non abbiano superato l’ammontare di 400.000 euro per le imprese aventi per oggetto prestazioni di servizi ovvero di 700.000 euro per le imprese aventi per oggetto altre attività. Queste imprese sono esonerate dalla contabilità ordinaria in partita doppia, ma devono tenere i registri IVA, nei quali vanno annotate anche le rimanenze entro il termine per la presentazione della dichiarazione annuale e tutti i costi da portare in deduzione ai fini delle imposte sui redditi.

Cosa significano le parole ‘costi’ ‘ricavi’ ‘utile’ ‘ammortamento’? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I ricavi si possono definire come il valore commerciale dei prodotti ceduti, siano essi beni o servizi. I principi contabili internazionali (IAS 18.1.) definiscono i ricavi come un incremento dei benefici economici nel singolo periodo d’imposta che si esprime come un incremento delle attività (ad esempio della liquidità o dei crediti a fronte della vendita di beni) o come una riduzione dei debiti (ad esempio per cancellazione o ripianamento). La maggior parte dei ricavi di un’impresa è dunque connessa con la sua attività fondamentale (ricavi operativi). I ricavi operativi derivano dalla vendita e da altre attività quali sovvenzioni, sussidi, premi, compensazioni etc. Oltre a questi si hanno i ricavi finanziari e i ricavi diversi. I ricavi finanziari sono connessi alle attività di investimento, mentre i ricavi diversi si rifanno a eventi di carattere non ordinario connessi alle attività dell’impresa. I ricavi contribuiscono a incrementare il risultato economico (ovvero ricavi – costi) e in questo modo influiscono sulle dimensioni del capitale.

I costi vengono definiti negli IAS come la riduzione dei benefici economici nel singolo periodo d’imposta che si esprime in una riduzione delle attività (ad esempio minori rimanenze di merci a fronte di vendite) o in un aumento dei debiti (ad esempio per gli interessi addebitati). Nelle aziende che esercitano un’attività produttiva i costi sono calcolati sommando le spese d'esercizio al costo delle scorte iniziali di prodotti finiti e in corso di lavorazione e sottraendo il costo delle giacenze finali e dei prodotti in corso di lavorazione. Poiché le imprese che esercitano attività commerciali non incorrono in questo meccanismo, nel calcolare i costi bisogna tenere conto anche del valore della merce venduta. I costi si possono suddividere in operativi (svalutazione, deficit…), finanziari e diversi. I costi finanziari sono connessi alle attività di investimento e finanziamento dell’impresa (soprattutto agli interessi), mentre i costi diversi sono conseguenza di eventi di carattere non ordinario. Anche i costi influiscono sul capitale, perché contribuiscono a far calare il risultato economico dell’impresa.

L’utile è la differenza tra i ricavi complessivi dell’azienda (operativi, finanziari e diversi) e i costi complessivi (operativi, finanziari e diversi). L’utile si realizza quando i ricavi superano i costi; in caso contrario si parla più correttamente di risultato economico negativo o perdita. L’utile come risultato economico dell’azienda non coincide necessariamente con l’imponibile. La differenza tra i due è costituita dai costi detraibili (non tutte le spese o costi di un’impresa infatti sono tali). L’utile netto si ricava sottraendo dall’utile dell’impresa l’ammontare dell’imposta sul reddito delle società.

L’ammortamento è la diminuzione del valore di immobili, impianti e macchinari con il trasferimento del valore di questi ultimi ai prodotti e al reperimento di capitali per la loro sostituzione quando usurati. I principi contabili definiscono i costi di ammortamento come corrispondenti agli importi dei costi di acquisto di immobilizzazioni materiali e immateriali con vita utile definita che, nei singoli periodi di imposta, fluiscono da queste immobilizzazioni e generano effetti economici. L’impresa decide autonomamente il metodo di ammortamento, i tassi da applicare annualmente e la distribuzione dell’ammortamento annuale nei singoli esercizi contabili. È possibile scegliere tra ammortamento temporale (ammortamento a rate costanti o decrescenti) e l’ammortamento funzionale, privilegiando il metodo che riflette al meglio il modo in cui l’immobilizzazione genera benefici economici. Le aliquote di ammortamento previste per la compilazione della dichiarazione d’imposta non corrispondono a quelle in vigore per l’ammortamento nelle evidenze contabili del conto economico.

Cosa ci dicono i bilanci? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I bilanci che vengono predisposti alla fine dell’esercizio oppure per i periodi infra-annuali, sono lo stato patrimoniale, il conto economico, il rendiconto finanziario e il rendiconto delle variazioni di capitale. La Legge sulle società commerciali definisce quali prospetti debba presentare l’azienda ovvero l’imprenditore. Lo stato patrimoniale presenta il patrimonio dell’azienda e le fonti di finanziamento delle attività. Il conto economico rappresenta l’approfondimento della corrispondente voce dello stato patrimoniale e mostra il risultato dell’azienda. Se l’azienda ha prodotto utili, nell’esercizio avrà registrato un surplus di entrate sulle uscite, mentre qualora abbia prodotto una perdita, i costi hanno superato i ricavi. È possibile predisporre il conto economico in due modi. Si utilizza la versione tedesca (i proventi dell’esercizio vengono classificati secondo categorie naturali) e quella angloamericana (i costi dell’esercizio vengono classificati secondo il principio funzionale). Il conto economico rappresenta il successo dell’azienda nell’anno finanziario. Lo stato patrimoniale viene invece sempre predisposto per un determinato momento (data di chiusura dell’esercizio). Il rendiconto finanziario rappresenta le variazioni della liquidità. Viene predisposto con metodo diretto o indiretto. Il rendiconto finanziario mostra i flussi finanziari dell’esercizio che si sono verificati nel corso dell’attività, degli investimenti e dei finanziamenti. Il rendiconto dei flussi di capitale mostra invece le variazioni occorse nella composizione del capitale. Vengono rappresentati i movimenti di capitale. Il conto economico, il rendiconto finanziario e il conto di movimenti del capitale sono voci dettagliate dello stato patrimoniale.

In conformità all’art. 56 della Legge sulle società commerciali, un’azienda con sede nella Repubblica di Slovenia che controlli una o più aziende con sede nella Repubblica di Slovenia o all’estero (società controllate), deve predisporre il bilancio consolidato se la società controllante o una delle società controllate è organizzata come società di capitali, come società in accomandita o come altra organizzazione con lo stesso tipo di forma giuridica secondo la legislazione dello stato in cui la società ha sede. Il bilancio consolidato contiene i singoli bilanci delle aziende giuridicamente autonome ma economicamente collegate che presentano lo stato patrimoniale e il conto economico come se si trattasse di un’unica azienda. I bilanci consolidati vengono predisposti con esclusione di determinate voci dalle somme dei bilanci di tutte le società del gruppo.

Il bilancio d’esercizio è il documento con cui si rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell’esercizio ed il risultato economico dell’esercizio (stato patrimoniale e conto economico). Gli amministratori (e in alcuni casi i liquidatori o i sindaci) delle seguenti forme societarie sono i soggetti obbligati al deposito del bilancio d'esercizio:
  • Società per azioni (SpA)
  • Società in accomandita per azioni (Sapa)
  • Società a responsabilità limitata (Srl)
  • Società cooperative
  • Gruppi Europei di Interesse Economico (GEIE)
  • Società Consortili
  • Enti lirici (art. 16 D.Lgs. 367/96).
 

Le società estere con sede secondaria in Italia sono obbligate, ai sensi dell’art. 2506 del codice civile e dell’art. 41 del D.Lgs. n. 87/92, alla pubblicazione del bilancio d’esercizio della società ed eventualmente del bilancio consolidato. Il bilancio d’esercizio, il bilancio consolidato e le relative note illustrative dovranno essere tradotti in lingua italiana e la conformità al testo originale dovrà essere attestata dal rappresentante della sede secondaria mediante apposita dichiarazione scritta.

Cosa sono i principi contabili? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I principi contabili sono regole tecniche di gestione della contabilità, predisposte dall’Istituto sloveno di revisione. I principi contabili sloveni definiscono le regole tecniche della contabilità, completando e articolando più dettagliatamente le disposizioni di legge. Si tratta dunque di regole settoriali che specificano con maggiore dettaglio, chiarificano e definiscono le modalità di applicazione delle regole e dei requisiti legislativi fondamentali riferiti alla contabilità. Inoltre, in conformità all’art. 54 della Legge sulle società commerciali, le aziende le cui obbligazioni sono quotate nei mercati obbligazionari organizzati degli Stati membri dell’Unione Europea e che, in base all’art. 56 della stessa legge, sono tenute al consolidamento, devono predisporre anche il rapporto annuale consolidato, di cui al paragrafo 7 dell’art. 56 della Legge sulle società commerciali, in conformità ai principi contabili internazionali (IFRS). Oltre alle società fin qui definite, sono tenute a predisporre le relazioni annuali di cui al primo paragrafo dell’art. 60 della Legge sulle società commerciali in conformità ai principi contabili internazionali anche le banche, le assicurazioni ed altre società per le quali l’assemblea decida in tal senso, per almeno 5 anni. Inoltre, l’art. 54 della Legge sulle società commerciali specifica che i principi contabili sloveni non possono essere, in linea di principio, in contrasto con gli IFRS.

 

Nella redazione del bilancio occorre attenersi ai dettami fissati dalle norme giuridiche nazionali contenute nel Codice Civile. Tali norme risultano a volte incomplete o di non facile applicazione. Per ovviare a questo problema sono stati elaborati dall’ Organo Italiano di Contabilità (OIC) delle linee guida che vanno sotto il nome di Principi Contabili Nazionali. Questi principi hanno come scopo appunto quello di integrare le norme del Codice Civile, di renderne più chiari i contenuti e di precisare come concretamente si deve procedere alla formazione del bilancio d’esercizio dell’impresa.

Principi giuridici e Principi Contabili Nazionali si applicano ad imprese di ogni veste giuridica e dimensioni.

Parallelamente ai Principi Contabili Nazionali esistono i Principi Contabili Internazionali IAS/IFRS elaborati dallo IASB (International Accounting Standard Board), di cui fa parte anche l’OIC. Questi nascono dell’ esigenza di “affidarsi” ad un corpus di regole contabili organico, coordinato e qualitativamente riconosciuto a livello internazionale che porti in futuro ad armonizzare a livello europeo le regole contabili e di conseguenza di migliorare la confrontabilità dei bilanci delle imprese europee.

Attualmente questi principi, per espressa volontà dell’Unione Europea, sonno obbligatori anche in Italia per le seguenti società: le società quotate; società con strumenti finanziari diffusi; banche, società di intermediazione mobiliare, società di gestione risparmio; enti finanziari vigilati; assicurazioni quotate e non quotate.

Le relazioni annuali – chi e quando deve predisporre le relazioni contabili Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Le relazioni contabili rientrano nell’ambito delle funzioni di informazione contabile. Al fine di informare gli utilizzatori esterni, le società devono presentare i propri bilanci. Le società e gli imprenditori devono provvedere alla tenuta dei libri contabili e chiuderli una volta l’anno in conformità alla Legge sulle società commerciali ed ai principi contabili sloveni o a quelli internazionali, a meno di diverse disposizioni di legge. In base ai libri contabili chiusi, per ogni esercizio, entro tre mesi dalla chiusura di tale esercizio, è necessario predisporre la relazione annuale. La relazione annuale consolidata va predisposta entro tre mesi dalla chiusura dell’esercizio. Disposizioni più dettagliate riferite alla presentazione dei bilanci necessari per le statistiche dello Stato e per le pubblicazioni, da inoltrare all’Agenzia della Repubblica di Slovenia per le evidenze pubbliche e i servizi (AJPES), sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica di Slovenia con il titolo "Istruzioni per la presentazione delle relazioni annuali e degli altri dati delle società commerciali, delle cooperative e dei singoli imprenditori autonomi".

Oltre a presentare i bilanci, le aziende sono tenute a produrre le relazioni contabili anche a fini fiscali. Ciascun contribuente deve presentare all’autorità fiscale il rendiconto IVA (in lingua slovena e inglesa), che deve contenere tutti i dati necessari per il calcolo dell’imposta per la quale sussiste l’obbligo di rendicontazione e per il calcolo delle trattenute, oltre che per il calcolo del valore complessivo delle transazioni legate all’imposta calcolata e alle trattenute operate e del valore di tutte le transazioni in esenzione. Oltre al rendiconto IVA, le persone giuridiche devono presentare anche il rendiconto dell’imposta sul reddito delle società.

Limitandoci alle scadenze fondamentali che le persone giuridiche sono tenute a rispettare (le persone fisiche che svolgono attività hanno obblighi diversi), si deve ricordare che:
  • Il contribuente tenuto al versamento dell’imposta sul reddito delle società deve presentare il rendiconto di tale imposta (rendiconto fiscale) all’organo fiscale al massimo entro il 31 marzo dell’anno in corso per l’anno precedente, se il periodo d’imposta del contribuente corrisponde all’anno solare (in conformità all’art. 10 della Legge sulle imposte sul reddito delle società (ZDDPO-2 in lingua slovena), il periodo fiscale corrisponde all’anno solare).
  • Se il contribuente predispone il bilancio per un periodo d’imposta che non corrisponde all’anno solare, ma equivale all’anno fiscale, è tenuto a presentare il bilancio entro al massimo tre mesi dall’inizio dell’anno fiscale in corso per l’anno fiscale precedente.
  • Se non disposto diversamente dalla Legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1 in lingua slovena), il contribuente è tenuto a presentare il rendiconto IVA entro l’ultimo giorno lavorativo del mese successivo alla scadenza del periodo d’imposta, indipendentemente dal fatto che per il periodo d’imposta per il quale presenta il rendiconto sia tenuto o meno al versamento dell’IVA.
  • Il contribuente che svolge operazioni nell’ambito dell’UE ed è tenuto a presentare la ricapitolazione di cui all’art. 90 della ZDDV-1, deve presentare il rendiconto IVA entro il 20° giorno del mese successivo alla scadenza del periodo d’imposta.
 

Ai fini del rendiconto IVA, il periodo d’imposta corrisponde, in conformità all’art. 89 della ZDDV-1, al mese civile. Nei casi in cui il contribuente abbia raggiunto, nell’anno solare precedente, un fatturato imponibile per merci o servizi corrispondente a un valore fino a € 210.000, il periodo d’imposta corrisponde al trimestre.

Per i contribuenti che hanno appena avviato un’attività che genera reddito imponibile, indipendentemente dal fatturato atteso, nei primi 12 mesi il periodo d’imposta corrisponde al mese civile. Per i contribuenti che non hanno sede in Slovenia e per le persone di cui all’art. 88 della Legge sull’imposta sul valore aggiunto ZDDV-1, il periodo d’imposta  corrisponde al mese civile.

I contribuenti che soddisfano i requisiti per il rendiconto IVA nel periodo d’imposta trimestrale, possono scegliere  il rendiconto IVA per un periodo d’imposta mensile. In questo caso devono darne avviso all’organo fiscale competente 15 giorni prima del passaggio al rendiconto IVA mensile. Il periodo di rendicontazione dell’IVA secondo questo paragrafo non deve essere inferiore ai 12 mesi.

I contribuenti devono presentare il rendiconto IVA all’organo fiscale in formato elettronico attraverso il sistema eDavki (in lingua slovena e inglesa).

Deposito del bilancio approvato presso il Registro delle imprese, tenuta dalla Camera di commercio di appartenenza in base alla sede legale dell’impresa:

Il bilancio d’esercizio è il documento con cui si rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell’esercizio ed il risultato economico dell’esercizio (stato patrimoniale e conto economico). Gli amministratori (e in alcuni casi i liquidatori o i sindaci) delle seguenti forme societarie sono i soggetti obbligati al deposito del bilancio d'esercizio:
  • Società per azioni (SpA)
  • Società in accomandita per azioni (Sapa)
  • Società a responsabilità limitata (Srl)
  • Società cooperative
  • Gruppi Europei di Interesse Economico (GEIE)
  • Società Consortili
  • Enti lirici (art. 16 D.Lgs. 367/96)
 

Le società estere con sede secondaria in Italia sono obbligate, ai sensi dell’art. 2506 del codice civile e dell’art. 41 del D.Lgs. n. 87/92, alla pubblicazione del bilancio d’esercizio della società ed eventualmente del bilancio consolidato. Il bilancio d’esercizio, il bilancio consolidato e le relative note illustrative dovranno essere tradotti in lingua italiana e la conformità al testo originale dovrà essere attestata dal rappresentante della sede secondaria mediante apposita dichiarazione scritta.

  • Il Consiglio di Amministrazione o l’Amministratore unico è il soggetto incaricato alla predisposizione del progetto di bilancio e della relazione sulla gestione (Nota integrativa) entro 30 giorni dalla data fissata per l’assemblea di approvazione (art.2429, co.1,c.c.), che viene convocata a cura degli Amministratori, e comunque non oltre il 31 marzo, in quanto l’assemblea deve tenersi entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio (art.2364, co.2,c.c.) quindi entro il 30 aprile. Il deposito del bilancio per le Società di capitali, società cooperative va effettuato entro 30 giorni dalla data del verbale di assemblea di approvazione del bilancio, per i GEIE entro 4 mesi dalla chiusura dell’esercizio. Se il termine cade di sabato o di giorno festivo, la presentazione del bilancio è considerata tempestiva se effettuata il primo giorno lavorativo successivo (art. 3 DPR 558/99).
 
La documentazione da presentare è la seguente:
  • modulo B inviato telematicamente contenente la firma digitale
  • copia del bilancio composta da: Stato patrimoniale, Conto economico, Nota integrativa
  • Verbale di assemblea ordinaria che approva il bilancio
  • Relazione sulla gestione ai sensi dell’art. 2428 del codice civile e 2435 bis del codice civile (escluso in caso di deposito del bilancio abbreviato)
  • Relazione del Collegio Sindacale, ove sussista l’organo
  • relazione di certificazione del bilancio (per le società quotate in Borsa).
 
Le società che abbiano conseguito un utile di esercizio sono obbligate ad indicare la destinazione dello stesso. Se vi sia stata ripartizione dell’utile di esercizio fra i soci, si dovrà preventivamente registrare il verbale di assemblea ordinaria che approva la relativa destinazione presso l’Ufficio del Registro - Atti Privati entro il termine di 15 giorni dall’approvazione del bilancio. Tutta la documentazione deve essere trasmessa per via telematica firmata digitalmente

La dichiarazione dei redditi, dell’IVA e IRAP deve essere presentata entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello di chiusura del periodo di imposta (art. 2 del DPR 322/1998). Le società e le persone fisiche che sono titolari di redditi d’impresa o di lavoro autonomo devono presentare la dichiarazione in via telematica, mentre le persone fisiche sprovviste di tali redditi possono presentare la dichiarazione per il tramite di una banca o di un ufficio postale. I modelli di dichiarazione sono resi disponibili dall’Agenzia delle entrate. Sono comunque considerate valide le dichiarazioni presentate entro 90 giorni dalla scadenza (29 dicembre), ma in questo caso vengono applicate le sanzioni per il ritardo. La dichiarazione presentata oltre 90 giorni è considerata omessa, ma l’Agenzia delle entrate riscuote le imposte in base agli imponibili indicati. I contribuenti possono integrare le dichiarazioni mediante nuova dichiarazione entro il 30 settembre dell’anno successivo (ad esempio: se entro il 30.9.2012 è stata presentata la dichiarazione per l’anno 2011, è possibile presentare entro il 30.9.2013 la dichiarazione integrativa per correggere errori od omissioni, pagando le maggiori imposte, sanzioni agevolate ed interessi). Le società, gli imprenditori individuali e i professionisti si avvalgono di intermediari abilitati (associazioni di categoria, commercialisti, centri di assistenza fiscale) per l’invio telematico delle dichiarazioni.

Le società, gli imprenditori individuali e i professionisti devono presentare entro il mese di febbraio, in via telematica, la comunicazione dei dati relativi all’IVA riferita all’anno precedente (art. 8-bis del DPR 322/1998). La comunicazione non è necessaria se i contribuenti presentato entro il mese di febbraio la dichiarazione annuale IVA.

Entro il 30 aprile le imprese e i lavoratori autonomi devono inviare la comunicazione dei dati degli acquisti e delle operazioni IVA effettuate nell’anno precedente. Devono essere indicate tutte le operazioni soggette all’obbligo di emissione della fattura e le operazioni superiori a 3.600 euro non documentate da fattura.

Perché è importante l’ammortamento e quali sono i metodi di ammortamento Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L’ammortamento è l’accumulo di denaro al fine di sostituire beni strumentali usurati. I soldi per l’acquisto di un nuovo bene strumentale vengono accumulati dall’azienda attraverso il calcolo dei costi dell’ammortamento come importi relativi al prezzo di acquisto delle immobilizzazioni materiali e immateriali con vita utile predefinita, le quali, nei singoli periodi d’imposta, si trasformano in effetti economici per l’azienda. I costi dell’ammortamento influiscono quindi sulla diminuzione del valore delle immobilizzazioni materiali e sul conseguente trasferimento di valore delle immobilizzazioni materiali sugli effetti prodotti.

I costi dell’ammortamento possono essere trattenuti nel valore della produzione finita e non finita, prima di essere inseriti tra le uscite dell’esercizio e di influire quindi sull’utile del singolo esercizio. Che i costi dell’ammortamento vengano direttamente imputati come costi del periodo d’imposta oppure che vengano inseriti nel valore delle rimanenze dei prodotti finiti e non finiti dipende dai metodi di valutazione delle rimanenze della produzione finita e non finita.

L’azienda deve decidere autonomamente quale metodo di ammortamento scegliere, quali saranno le quote di ammortamento annuali e come l’ammortamento verrà distribuito annualmente nei singoli periodi d’imposta. Queste decisioni influiscono poi sull’ammontare dell’importo annuo dell’ammortamento.

L’azienda può scegliere, come metodo di calcolo dell’ammortamento, tra queste opzioni: ammortamento a quote costanti, ammortamento a quote decrescenti e ammortamento funzionale (l’importo dell’ammortamento dipende dall’intensità di utilizzo del bene). Le quote di ammortamento prescritte per la predisposizione della dichiarazione dei redditi, non sono obbligatorie per l’ammortamento nelle evidenze contabili dell’esercizio.

In conformità alla Legge sulle imposte sul reddito delle società (ZDDPO-2 in lingua slovena), l’ammortamento delle immobilizzazioni materiali, delle immobilizzazioni immateriali e degli investimenti immobiliari viene riconosciuto come costo nell’importo calcolato attraverso il metodo dell’ammortamento a quote costanti e delle quote massime di cui al paragrafo 5 dell’art. 33 della Legge sulle imposte sul reddito delle società (ZDDPO-2). In esso, le quote di ammortamento annue massime previsto sono le seguenti:
  • costruzioni, inclusi gli investimenti immobiliari 3%;
  • parti di costruzioni, inclusi gli investimenti immobiliari 6%;
  • attrezzature, veicoli e mezzi meccanici 20%;
  • parti di attrezzature e attrezzature per attività di ricerca 33,3%;
  • computer, hardware e software 50%;
  • piantagioni pluriennali 10%;
  • greggi/mandrie di base 20% e
  • altri investimenti 10%.

La procedura dell'ammortamento è prescritta dal Codice Civile (art. 2426 c.c.) ai fini della redazione del bilancio d'esercizio. Quindi l'ammortamento è il piano di restituzione graduale di un debito mediante il pagamento periodico di rate. In particolare, il piano di ammortamento è un prospetto che indica, per ogni periodo di rimborso (mese, trimestre, semestre), l'importo delle rate (suddiviso in quota capitale e quota interessi), il debito estinto e il capitale residuo (parte di capitale che il debitore deve ancora versare).

Altra cosa è l'ammortamento dettato dal legislatore fiscale, il quale si applica in sede di determinazione della base imponibile ai fini della liquidazione delle imposte.

Quello civilistico è libero (a parte qualche limitazione data dal codice civile per quanto riguarda l'avviamento); quello fiscale viene effettuato in base alle tabelle ed ai coefficienti di ammortamento stabiliti dal D.M. del 31/12/1988, che indicano la quota massima deducibile ai fini della determinazione del reddito d'impresa fiscalmente imponibile. Molto spesso le aziende ritengono le aliquote fiscali adeguate anche sul piano civilistico e le utilizzano, ma lo fanno per libero arbitrio. Le quote di ammortamento degli immobili, impianti, macchinari e degl ialtri beni mobili sono deducibili a partire dal periodo d'imposta nel quale il bene è utilizzato in base all'aliquota stabilita nella tabella ministeriale riportata nel D.M.31/12/1988. In particolare la nuova disciplina in termini di ammortamenti fiscali, introdotta con la legge 244/2007 comporta l'abrogazione:

  • Della deduzione degli ammortamenti extra-contabili. Non si può più applicare un aliquota fiscale maggiore di quella civilistica.
  • Degli ammortamenti anticipati. Consentiva di incrementare le aliquote fino al doppio rispetto alla strada ordinaria nei primi tre anni di acquisto del bene.
  • Degli ammortamenti accelerati. L'ammortamento accelerato consentiva di ammortizzare senza limiti di alcun tipo, al fine di riflettere la maggiore usura del bene rispetto alle previsioni tabellari.
 
Esempio di tabella di ammortamento stabilita dal D.M. del 31/12/1988:
ALBERGHI, RISTORANTI, BAR E ATTIVITA' AFFINI
Edifici                                                                      3%
Costruzioni leggere (tettoie, baracche,ecc.)   10%
Mobili ed arredamento                                       10%
Biancheria                                                             40%
Attrezzatura ( stoviglie,posate,att.cucina)      25%
Impianti generici (riscaldamento, condiz.)       8%
Impianti specifici (igienici,cucina,frigorifero, ascensori, montacarichi,impianti telefonici, citofoni,campanelli e simili)   12%
Macchine d'ufficio elettromeccaniche ed
Elettroniche compresi i computers e i sistemi
Telefonici elettronici                                          20%
Autoveicoli da trasporto (autoveicoli pesanti in genere, carelli elevatori, mezzi di trasporto interno )   20%
Autoveicoli, motoveicoli e simili                      25%

La tassazione dell’imprenditore e della microimpresa in Slovenia Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L’imprenditore individuale

L’imprenditore individuale è una persona fisica, perciò per  la sua tassazione si applica quanto stabilito dalla legge sull’imposta sul reddito. Oggetto della tassazione nel caso dell’imprenditore individuale sono i proventi della sua attività di lavoro autonomo. L’utile è tassato secondo aliquote scaglionate.

L’imposta sui redditi da attività di lavoro autonomo riguarda i proventi ricavati dall’esercizio di qualsiasi attività imprenditoriale, agricola, silvicolturale, professionale o di altre attività autonome. I due criteri fondamentali sono che l’attività sia esercitata in modo continuativo (non si può infatti parlare di esercizio di un’attività se si tratta di prestazioni occasionali) e autonomo, ovvero indipendente (il soggetto esercita l’attività a proprio nome, a proprio vantaggio, a propria responsabilità e risponde dell’andamento dell’impresa con il proprio patrimonio).

I soggetti passivi per l’imposta sui redditi da attività di lavoro autonomo sono tutti i lavoratori autonomi.

L’imponibile per l’imposta sui redditi da attività di lavoro autonomo si può calcolare in uno dei due modi sotto indicati:
  • Prendendo in considerazione costi e ricavi effettivi;
  • Con il metodo dei costi normati.
 

Calcolo dell’imponibile sulla base di costi e ricavi effettivi

Per contribuenti che decidono di calcolare l’imponibile in base a costi e ricavi effettivi l’imponibile è rappresentato dall’utile, che a sua volta si ottiene sottraendo i costi dai ricavi ottenuti nell’anno solare. A questo fine si applica, oltre alla legge sull’imposta sul reddito (ZDoh-2) anche la legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche (ZDDPO-2), secondo le cui disposizioni devono essere riconosciuti nel calcolo dell’utile costi e ricavi determinati nel conto economico in conformità con quanto prescritto dagli standard contabili.

Il contribuente deve presentare all’autorità fiscale, al massimo entro il 31 marzo dell’anno in corso, il modulo di rendicontazione dell’acconto dell’imposta sui redditi da attività. Nel rendiconto fiscale il contribuente può avvalersi delle seguenti agevolazioni e detrazioni fiscali (vedi Legge sull’imposta sui redditi, ZDoh-2):
  • agevolazioni per investimenti in ricerca e sviluppo,
  • agevolazioni per investimenti,
  • agevolazioni per nuove assunzioni e per assunzioni di invalidi/disabili,
  • agevolazioni per contribuenti invalidi/disabili,
  • agevolazioni per lo svolgimento di tirocini pratici nell’ambito della formazione professionale,
  • agevolazioni per l’assicurazione pensionistica integrativa volontaria,
  • agevolazioni per donazioni.
 

In base all’imponibile così accertato, ovvero l’utile, i contribuenti devono pagare un acconto dell’imposta sui redditi da attività. Per il calcolo dell’acconto dell’imposta sui redditi si applicano le aliquote fiscali elencate nella tabella fiscale (dal 16 % al 50 % nel 2014; vedi Legge sull’imposta sui redditi), ma i contribuenti possono avvalersi delle agevolazioni/detrazioni generali, delle detrazioni generali aggiuntive e delle detrazioni speciali per familiari a carico.

Sulla base della dichiarazione si determina anche l’acconto dell’imposta sui redditi, che nell’anno fiscale corrente si paga:
  • in rate mensili (se l’importo dell’acconto supera i 400 €),
  • in rate trimestrali (se l’importo dell’acconto non supera i 400 €).
 

Calcolo della base imponibile con il metodo dei costi normati

Si tratta di un metodo semplificato per il calcolo della base imponibile, basato sui ricavi effettivi, mentre i costi vengono definiti forfettariamente. Questo metodo di calcolo della base imponibile può essere applicato dagli imprenditori autonomi e dalle società commerciali che nell’anno precedente non abbiano superato i 50.000 euro di reddito imponibile. La scelta di questo metodo di calcolo della base imponibile è libera, ma se intende avvalersene, il contribuente deve darne comunicazione all’autorità fiscale al massimo entro il 31 marzo dell’anno in corso per l’anno precedente.

Il contribuente determina la base imponibile sottraendo dai ricavi realizzati i costi normati, corrispondenti al 70% dei ricavi realizzati. Nel calcolo della base imponibile, i ricavi e i costi vengono riconosciuti nel momento in cui vengono generati (principio di competenza). L’imposta sui redditi da attività si calcola secondo l’aliquota fiscale del 20 % e si considera come imposta sul reddito definitiva. In questo tipo di calcolo dell’imposta sul reddito, i contribuenti non possono avvalersi delle agevolazioni e detrazioni fiscali (es. detrazioni per: investimenti, assunzioni, investimenti in ricerca e sviluppo, donazioni, familiari a carico ecc.).

Il calcolo della base imponibile con il metodo dei costi normati è un metodo semplificato per definire la base imponibile, poiché il contribuente non è obbligato alla tenuta dei libri contabili per i costi e/o le uscite che si generano nell’esercizio. I contribuenti sono invece obbligati alla tenuta dei registri dei documenti contabili emessi e delle immobilizzazioni. I dati sui redditi imponibili vanno comunicati attraverso il sistema e-davki per ciascun periodo d’imposta. La gestione della contabilità è semplice, perciò i contribuenti possono occuparsene in proprio.

Microimpresa

Una microimpresa è una società che soddisfa due di questi criteri:
  • il numero medio degli impiegati nel corso di un esercizio finanziario non è superiore a dieci;
  • i ricavi netti derivati dalle vendite non sono superiori a 2.000.000 €;
  • l’attivo non è superiore a 2.000.000 €
 

In base alle disposizioni della Legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche ZDDPO-2, l’aliquota fiscale generale per il calcolo dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche decresce progressivamente: per il 2014 ammonta al 17 %, mentre dal 2015 corrisponde al 15 %.

La differenza tra la tassazione dell’impresa individuale e la società si nota soprattutto nel calcolo della tassazione dell’utile: nel caso gli utili siano bassi, un imprenditore individuale ha un carico fiscale inferiore a quello di una società, mentre se sono alti, il carico fiscale è superiore. Se, nel fare un confronto tra l’imposta sul reddito dovuta da un’impresa individuale e quella dovuta da una microimpresa, consideriamo per la microimpresa solamente l’imposta sul reddito delle persone giuridiche e, per l’imprenditore autonomo, solo l’imposta sul reddito dall’attività dell’impresa individuale (s.p.), risulta più conveniente operare come microimpresa quando l’aliquota fiscale per l’imposta sul reddito da attività di lavoro autonomo supera il 17 %.

È tuttavia necessario prestare attenzione al fatto che la distribuzione degli utili ai soci (microimpresa) è ulteriormente tassata con l’imposta sul reddito con una cedolare del 20 %. Se sono distribuiti utili, per il socio l’aliquota effettiva di tassazione è quindi in realtà notevolmente più elevata.

Differenze nella tassazione per i diversi tipi di impresa Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L’imprenditore individuale è una persona fisica, perciò per la tassazione si applica quanto stabilito dalla legge sull’imposta sul reddito. Oggetto della tassazione nel caso dell’imprenditore individuale sono i proventi della sua attività di lavoro autonomo. L’utile è tassato secondo aliquote scaglionate. L’imposizione è quindi progressiva e l’aliquota fiscale dipende dall’ammontare degli utili. Durante l’anno l’imprenditore individuale deve pagare anche un acconto sull’imposta sul reddito.

Mentre l’imprenditore autonomo non ha la possibilità di decidere se trattenere o meno l’utile (che è trasferito nel suo patrimonio personale), perché l’imposta colpisce l’utile al momento del suo realizzo, indipendentemente dal fatto che sia trasferito o meno nel patrimonio personale, il socio unico di una società a responsabilità limitata ha la possibilità di decidere se si distribuirà il dividendo, influendo così anche sulla tassazione di quest’ultimo.

Nel caso delle società, a essere soggetto a imposta è il reddito delle persone giuridiche. L’imponibile è calcolato in base alla differenza tra costi e ricavi (utile) rilevanti ai fini fiscali. L’utile è poi tassato secondo quanto disposto dalla legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche. L’imponibile può essere ulteriormente ridotto da eventuali agevolazioni fiscali. Ma gli utili versati ai soci vengono ulteriormente tassati applicando l’aliquota del 25 %. Quando il socio trattiene gli utili, l’aliquota fiscale effettiva è dunque sensibilmente più alta.

Sia l’imprenditore autonomo che le società economiche possono avvalersi dell’imposizione forfettaria (vedi capitolo precedente), in cui la base imponibile corrisponde al 30 % dei ricavi fiscalmente riconosciuti, che nel caso dell’imprenditore autonomo sono tassabili con l’aliquota del 20 %, nel caso delle società commerciali invece secondo l’aliquota definita dalla Legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche.

Vanno comunque sempre considerate le peculiarità di ciascun caso specifico. Le differenze tra la tassazione dell’imprenditore autonomo e di una società commerciale (s.r.l. - d.o.o.) sono presentate nella tabella sottostante.

 

Imprenditore autonomo

Società commerciale

 
normale
costi normati 
normale
costi normati
Tassazione
progressiva
forfettaria (cedolare)
forfettaria (cedolare)
forfettaria (cedolare)
Base imponibile
utili – eccedenza dei ricavi fiscalmente riconosciuti rispetto ai costi fiscalmente riconosciuti.
30 % dei ricavi fiscalmente riconosciuti.
utili – eccedenza dei ricavi fiscalmente riconosciuti rispetto ai costi fiscalmente riconosciuti.
30 % dei ricavi fiscalmente riconosciuti.
Periodo d’imposta
anno solare
anno solare
non deve superare i 12 mesi e non può essere modificato per 3 anni
anno solare
Aliquota fiscale generale
tabella delle aliquote fiscali (16, 27, 41, 50 % nel 2014; vedi Legge sull’imposta sul reddito, ZDoh-2)
20 % (nel 2014)
17 % (nel 2014; vedi Legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche, ZDDPO-2)
17 % (nel 2014; vedi Legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche, ZDDPO-2
Agevolazioni fiscali
no
no
Tassazione degli utili versati
no
no
25 % (nel 2014; vedi Legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche, ZDDPO-2)
25 % (nel 2014; vedi Legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche, ZDDPO-2

 

Che cos’è l’imposta sul valore aggiunto? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Oggetto dell’IVA sono le seguenti transazioni:
  • cessione di beni, che il contribuente compie a fini di lucro, in territorio sloveno, durante l’esercizio della sua attività economica;
  • acquisto di beni all’interno dell’UE, compiuta a fini di lucro, in territorio sloveno, da:
    • un contribuente di un altro paese membro, che in base alla legislazione vigente in quello stato non è esente IVA in quanto piccolo contribuente e per il quale non vale la regola per cui l’imposta si applica nell’altro paese membro.
    • chiunque, nel caso dell’acquisto di mezzi di trasporto nuovi;
    • un contribuente o una persona giuridica che non è soggetto passivo, nel caso dell’acquisto di prodotti soggetti ad accise e per i quali sorge l'obbligo di legge ad applicare l'accisa in Slovenia.
  • prestazione di servizi, che il contribuente compie a fini di lucro, in territorio sloveno, durante l’esercizio della sua attività economica;
  • importazione di beni.
 

Le transazioni non soggette a IVA sono elencate all’articolo 4 della legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1).

Contribuente (o soggetto passivo) per questa imposta è ogni persona che, in qualsiasi luogo e in modo indipendente compia una qualsiasi attività economica, indifferentemente dallo scopo o dal risultato di quest’ultima. L’espressione “attività economica” è riferita a qualsiasi attività produttiva, di trasformazione, di vendita e di prestazione di servizi, compresa l’estrazione di materiali, l’agricoltura, la silvicultura e l’attività lavorativa. L’attività economica comprende anche lo sfruttamento della proprietà e dei diritti di proprietà intellettuale volto stabilmente ad ottenere un profitto. È necessario comunicare all’organo tributario  il momento in cui si inizia ad esercitare un’attività come contribuente, e presentare all’ufficio competente la richiesta di assegnazione di un numero di identificazione IVA (moduli DDV-P2 e DDV-P3). Il contribuente deve segnalare anche qualsiasi cambiamento nella sua attività e l’eventuale cessazione della stessa. L’obbligo di presentare richiesta di assegnazione del numero di identificazione IVA non si applica ai piccoli contribuenti, che sono soggetti a un diverso regolamento come stabilito dall’articolo 94 della legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1). I piccoli contribuenti sono esentati dall’applicazione dell’IVA. Sono considerati piccoli contribuenti:

  • i contribuenti che negli ultimi 12 mesi non hanno superato o verosimilmente non supereranno un volume d’affari soggetto a imposta di 25.000 €;
  • i contribuenti membri di un’unità familiare che svolge attività agricola, se il reddito catastale di tutti i membri della famiglia per l’ultimo anno solare non supera i 7.500 €.
 

I piccoli contribuenti, indipendentemente dal volume d’affari o dal reddito catastale, possono scegliere volontariamente di aderire al sistema IVA. La scelta dev’essere comunicata anticipatamente all’ufficio competente e deve rimanere in vigore per almeno 60 mesi. I piccoli contribuenti non possono dedurre l’IVA né includerla nelle fatture da loro emesse.

Il numero di identificazione IVA è uguale al codice fiscale, cui è preposto il prefisso SI.

L’IVA si calcola e si versa in base a un’aliquota generale del 22 % (nel 2014) della base imponibile ed è identica per la fornitura di beni e di servizi. L’IVA si calcola e versa anche in base a un’aliquota ridotta del 9,5% (nel 2014) della base imponibile per le forniture di merci e servizi di cui all’Allegato I della Legge sull’imposta sul valore aggiunto, ZDDV-1.

Nella legge sull’imposta sul valore aggiunto sono elencate anche le transazioni esenti IVA, così come le condizioni e le circostanze che devono verificarsi per ottenere l’esenzione IVA.

Il contribuente ha l’obbligo di versare l’IVA all’erario al più tardi entro l’ultimo giorno lavorativo del mese seguente alla conclusione del periodo d’imposta, ovvero il mese solare, o il trimestre per il contribuente che nel passato anno solare abbia raggiunto un volume d’affari fino a 210.000 €. Per il contribuente che ha appena iniziato ad esercitare un’attività soggetta all’imposta, nei primi dodici mesi il periodo d’imposta è il mese solare, indipendentemente dal volume d’affari atteso. Anche per i contribuenti che non hanno sede in Slovenia e per alcuni altri soggetti il periodo d’imposta è rappresentato sempre dal mese solare.

Che cos’è l’imposta sul reddito delle persone giuridiche? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche (ZDDPO-2) stabilisce l’ordinamento e gli obblighi connessi al pagamento di questa imposta. Secondo la legge vi sono soggetti:
  • gli utili dei residenti e dei non residenti, se prodotti in o attraverso una sede d'attività situata in Slovenia;
  • il reddito dei residenti e dei non residenti per il quale è prevista la ritenuta alla fonte.
 

La procedura di riscossione dell’imposta è definita nel dettaglio dalla legge sulla procedura dell'imposizione (ZDavP-2).

Sono soggette all’imposta le persone giuridiche di diritto nazionale (esclusa la Repubblica di Slovenia e gli enti locali), le persone giuridiche di diritto straniero e le società ovvero le associazioni di persone, comprese le società di diritto civile straniero, che non hanno personalità giuridica e che non sono soggette all'imposta sul   reddito. I contribuenti residenti sono tassati secondo il loro reddito globale, cioè sono soggetti all'imposta sul reddito nel suo complesso, sia esso prodotto in Slovenia o all'estero.

Secondo le disposizioni della Legge sull’imposta sul reddito delle persone giuridiche ZDDPO-2, l’aliquota generale per il calcolo dell’imposta decresce progressivamente; nel 2014 ammonta al 17 %, mentre dal 2015 è previsto che scenda al 15 %. L’aliquota per la trattenuta fiscale sui redditi prodotti in Slovenia è del 15 %.

In linea di principio, l'imponibile per i residenti e per le unità operative dei non residenti (per le attività o gli affari svolte in o attraverso una sede d'attività situata in Slovenia) è costituito dall'utile, calcolato sottraendo i costi ai ricavi previsti dalla legge. Le unità operative possono sottrarre anche i costi connessi alle proprie attività insorti al di fuori del territorio sloveno. Nel determinare costi e ricavi si devono prendere in considerazione i costi e ricavi determinati nel conto economico o nella relazione annuale corrispondente al conto economico, con determinate deroghe e modifiche che elenchiamo di seguito.

Nel calcolare l'imponibile bisogna inoltre rispettare le disposizioni relative a:
  • esenzione delle entrate da dividendi e redditi assimilabili ai dividendi e agli utili derivati dalla cessione di quote di proprietà;
  • modifiche di costi e ricavi nelle operazioni tra parti correlate.
 
Per alcuni tipi di costi si registrano le seguenti particolarità:
  • Le spese di rappresentanza e i costi connessi al funzionamento dell’organo di sorveglianza o a un altro organo che esercita essenzialmente funzioni di sorveglianza sono riconosciute per il 50%.
  • Gli accantonamenti (in linea con gli standard in materia) sono riconosciuti per il 50%, con l'eccezione di particolari accantonamenti effettuati presso banche, società di brokeraggio e assicurazioni.
  • Interessi supplementari sui prestiti ricevuti da soci o azionisti.
  • Sono parzialmente riconosciuti i costi delle rideterminazioni causate da riduzioni di valore, perdite su crediti e investimenti finanziari o strumenti finanziari, salvo le riduzioni di valore di investimenti e strumenti finanziari a breve termine e di strumenti finanziari al fair value rilevati a conto economico.
  • Costi derivati da rideterminazioni per la riduzione di valore dell'avviamento.
  • L'ammortamento è riconosciuto come costo per l'ammontare calcolato con il metodo a quote costanti, a meno che non sia calcolato con tassi più alti rispetto a quelli definiti dalla legge.
  • I salari e altri benefici connessi a un rapporto di lavoro subordinato, insieme alle indennità riconosciute per l'assenza dal posto di lavoro, sono calcolate come costo.
 

La perdita fiscale è la differenza, di valore negativo, tra costi e ricavi determinati secondo quanto previsto dalla disciplina fiscale. Il contribuente può sottrare (senza limitazioni) la perdita fiscale subita nel corso di un periodo d'imposta all'imponibile del periodo d'imposta successivo. Questo non vale però nei casi in cui nel periodo d'imposta si siano verificati cambiamenti superiori al 50% nella proprietà del capitale sociale o nell'azionariato.

Nei seguenti casi sono previste agevolazioni fiscali, il cui ammontare può essere al massimo pari a quello dell'imponibile:
  • per investimenti in ricerca e sviluppo;
  • per investimenti in attrezzature e attività immateriali;
  • per nuove assunzioni;
  • per l'assicurazione previdenziale integrativa di carattere volontario;
  • per donazioni.
 

Durante il periodo d'imposta il contribuente è tenuto anche a versare un acconto, che può essere versato in rate mensili o trimestrali; le rate scadono nell'ultimo giorno del periodo d'imposta a cui si riferiscono e devono essere pagate entro dieci giorni dalla scadenza.

Il contribuente che inizia una nuova attività imprenditoriale calcola l'acconto autonomamente. A questo scopo è necessario calcolare l'imponibile previsto per il periodo d'imposta per cui sarà versato l'acconto. È necessario presentare il calcolo motivato dell'imponibile fiscale previsto in dichiarazione, l'ammontare dell'acconto e le relative rate all'organo tributario entro otto giorni dall'iscrizione nel registro primario o comunque nelle evidenze ufficiali dell'organo. Il contribuente presenta la dichiarazione motivata anche nel caso in cui nel periodo d'imposta abbia previsto una perdita e non un utile.

Quali sono le imposte personali? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Le imposte personali sono regolate dalle seguenti leggi:
  • Legge sull'imposta sul reddito delle persone fisiche (ZDoh-2),
  • Legge sull'imposta catastale (ZUKD),
  • Legge sull'imposta comunale(ZDO),
  • imposta sulle successioni e donazioni,
  • imposta sul patrimonio,
  • imposta sugli intrattenimenti,
  • Legge sull'imposta speciale per talune prestazioni(ZPDDP),
  • Legge sulla procedura dell'imposizione(ZDavP).
 
L'imposta sul reddito delle persone fisiche riguarda tutte le persone fisiche, indipendentemente dalla loro età. Sono soggetti all'imposta:
  • Redditi da lavoro dipendente (derivati da un rapporto di lavoro o da altri rapporti contrattualizzati),
  • Redditi da lavoro autonomo (provenienti dall'esercizio di attività imprenditoriali, agricole, silvicolturali, professionali o da altre attività esercitate in modo autonomo e indipendente),
  • Redditi da attività primarie agricole e silvicolturali (riguarda le persone fisiche che al 30 Giugno di un determinato anno risultano proprietarie, affittuarie o utilizzatrici di terreni agricoli e forestali sulla base di altri titoli giuridici o gli utilizzatori di alveari per l'apicoltura,
  • Redditi derivati dalla locazione di beni e dalla cessione di diritti patrimoniali,
  • Redditi da capitale,
  • Redditi diversi
 

Oltre ai redditi che non sono considerati tali ai sensi della legge ZDoh-2, la legislazione individua singole tipologie di reddito che per loro natura sarebbero incluse nella definizione di reddito imponibile, ma che sono esentati dall'imposta per determinati motivi, prevalentemente di natura sociale.

La ritenuta d'acconto è versata solitamente al momento della corresponsione di ogni singolo compenso. In molti casi la ritenuta è versata dal contribuente (cioè chi sta corrispondendo il compenso) come ritenuta alla fonte (ad es. l'acconto sul reddito derivato dal salario è dichiarato e versato dal datore di lavoro che ha effettuato il pagamento del salario). Nel caso in cui il compenso sia pagato da un soggetto che non è anche contribuente (ad esempio, una persona fisica o il reddito è prodotto all'estero), l'acconto è determinato dagli organi competenti in base alle previsioni del contribuente. La scadenza per la presentazione delle previsioni dipende dal tipo di compenso.

Il contribuente che determina l'imponibile relativo ai redditi da lavoro autonomo sulla base dei costi e ricavi effettivi, calcola l'acconto autonomamente nella dichiarazione dei redditi che deve essere presentata agli organi competenti al più tardi entro il 31 marzo dell'anno in corso per l'anno precedente.

I redditi per i quali durante l'anno è stato pagato un acconto d'imposta vengono inclusi nell'imponibile annuo, sottraendo gli acconti già pagati dall'imposta calcolata su base annua. L'imposta sul reddito calcolata su base annua è stabilita da una delibera dell'autorità competente.

L'imposta sul reddito da capitale (utile di capitale, dividendi e interessi), proprio come la ritenuta d'acconto alla fonte, è versato in base a una delibera dell'autorità competente sulla base delle previsioni del contribuente. La differenza sostanziale è che in questo caso l'imposta versata ha valore definitivo, il che significa che questi redditi non si devono inserire nell'imponibile per il calcolo dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. Per l'imposta definitiva si considera anche l'acconto pagato per non residenti che non sono soggetti all'imposta sul reddito.

L'imposta sul reddito si versa dunque come:
  • acconto,
  • imposta annuale (calcolato a posteriori),
  • imposta definitiva.
 

Per determinare con un calcolo a posteriori l'imposta sul reddito su base annuale l'organo tributario invia al contribuente il calcolo informativo dell'imposta, che, sotto certe condizioni, si può considerare come delibera sul calcolo dell'imposta.

Il calcolo informativo è inviato al contribuente entro e non oltre il 15 Giugno dell'anno in corso per l'anno precedente. 

Bisogna però prestare attenzione al fatto che il calcolo informativo non è inviato a tutti i contribuenti soggetti all'imposta sul reddito. Non viene redatto alcun calcolo informativo, e così anche il contribuente non è obbligato a presentare la dichiarazione, se:
  • i redditi del contribuente soggetti all'imposta non superano l'ammontare delle agevolazioni,
  • i redditi del contribuente residente che soddisfa i requisiti per il riconoscimento delle agevolazioni per studenti, assieme ai suoi redditi da lavoro temporaneo o occasionale svolti su impegnativa di un’organizzazione autorizzata o dell’Istituto per l’impiego della RS, che si occupano di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro per studenti in conformità alle disposizioni vigenti in materia di impiego, non superano i 2.477,03 euro;
  • i redditi del contribuente soggetti all’imposta, oltre alla pensione, dalla quale, ai sensi della legge, non è stata detratta e versata la ritenuta a titolo di acconto d’imposta e il contribuente ai fini di tale determinazione non ha chiesto l’applicazione dell’agevolazione particolare per i familiari a carico non eccedono gli 80 euro.
 
Agevolazioni fiscali

I contribuenti (residenti) possono ridurre l'ammontare dell'imponibile annuo soggetto all'imposta sul reddito con agevolazioni fiscali fino all'ammontare positivo dell'imponibile; in altre parole se l'ammontare delle agevolazioni fiscali è pari all'imponibile annuo, l'imponibile ammonta a zero.

Alcune agevolazioni fiscali sono riconosciute automaticamente nel calcolo dell'ammontare dell'imposta, altre invece si possono ottenere soltanto rispettando le condizioni richieste dalla legge.

In giurisprudenza le agevolazioni fiscali sono divise in generali, soggettive, soggettive particolari, agevolazioni particolari (agevolazioni per famigliari a carico), agevolazioni per residenti in paesi EU o SEE e agevolazioni per la previdenza integrativa di carattere volontario.

L’agevolazione generale viene riconosciuta a ogni residente, a patto che il suo nominativo non sia compreso nell’agevolazione per familiari a carico fatta valere da altro contribuente. Oltre all’agevolazione generale, il residente il cui reddito complessivo è inferiore alla soglia minima, può avvalersi di un’agevolazione aggiuntiva.

Informazioni dettagliate sulle agevolazioni e altri chiarimenti sull’imposta sul reddito sono disponibili alla pagina web dell’Ufficio delle imposte della Repubblica di Slovenia.

Come si emette fattura e quali tipi di fattura esistono? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1 in Sloveno) all’ art. 81, prescrive l’obbligo di emissione delle fatture. Ciascun contribuente deve garantire l’emissione di fattura per:

  • Forniture di merci e servizi forniti ad altro contribuente o persona giuridica che non sia contribuente;
  • Forniture di merci con relativo trasporto
  • Forniture di merci alle condizioni di cui all’art. 46 della Legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1);
  • Ciascun acconto incassato prima di effettuare una fornitura di merci di cui ai punti 1, 2 e 3 del presente paragrafo;
  • Ciascun acconto incassato da parte di altro contribuente o persona giuridica che non sia contribuente prima che i servizi siano completamente resi;
  • Altre forniture di merci e servizi che vengano effettuate in territorio sloveno.
 

La fattura può essere emessa dal contribuente, ma anche dall’acquirente della merce o dal committente dei servizi o da una terza parte in nome e per conto del contribuente, alle condizioni prescritte dal ministero delle finanze. Il contribuente che sul territorio della Slovenia effettui diverse singole forniture di merci e servizi può emettere una fattura unica, alle condizioni prescritte dal ministero delle finanze. Viene considerata fattura anche ciascun documento o comunicazione che modifichi la fattura iniziale e si riferisca alla stessa in maniera inequivocabile.

La legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1), all’art. 82 prescrive i dati obbligatori che devono essere contenuti in fattura. Il contribuente che emette fattura deve citare in essa i seguenti dati:
  • Data di emissione della fattura;
  • Numero consecutivo che consente l’identificazione della fattura;
  • Numero di identificazione ai fini IVA, con cui il contribuente ha fornito merci o servizi;
  • Numero di identificazione ai fini IVA dell’acquirente ovvero committente con cui lo stesso ha ricevuto la fornitura di merce o servizi per i quali è tenuto al versamento dell’IVA oppure con cui lo stesso ha ricevuto merci di cui all’art. 46 della Legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1);
  • Nome e indirizzo del contribuente e del suo acquirente o committente;
  • Quantità e tipologia della merce fornita ovvero dei servizi svolti;
  • Data di effettuazione della fornitura di merce o data di effettuazione del servizio o di conclusione dei servizi oppure data di versamento dell’acconto di cui ai punti 4 e 5 del primo paragrafo dell’art 81 della Legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZZDV-1) nel caso sia possibile definire tale data  e la stessa sia diversa dalla data di emissione della fattura;
  • La base imponibile sulla quale si calcola l’IVA secondo le diverse aliquote ovvero alla quale si riferisce l’esenzione, il prezzo per unità al lordo di IVA e ogni sconto o ribasso del prezzo non compreso nel prezzo per unità;
  • L’aliquota IVA;
  • L’importo dell’IVA, a eccezione dei casi in cui ci si avvalga di specifiche disposizioni di questa legge che non prevedono questo dato;
  • In caso di esenzione IVA o se la persona che versa l’IVA è l’acquirente o il committente, è necessario citare la disposizione vigente della Sesta direttiva del Consiglio 77/388/CEE oppure l’articolo corrispondente della Legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1) oppure altro riferimento normativo che dimostra che la fornitura di merce o servizi è esente IVA oppure soggetta a inversione contabile;

 

Le fatture semplificate devono invece contenere i seguenti dati:

  • Data di emissione della fattura;
  • Numero consecutivo che consenta l’identificazione della fattura;
  • Nome e indirizzo del contribuente e il numero di identificazione ai fini IVA con cui ha effettuato la fornitura della merce o dei servizi;
  • Quantità e tipologia della merce fornita ovvero dei servizi svolti;
  • Valore di vendita delle merci o dei servizi comprensivo di IVA;
  • L’importo dell’IVA calcolata.

Se il contribuente effettua forniture di merci o servizi con aliquote IVA diverse, il valore di vendita comprensivo di IVA deve essere riportato separatamente secondo le diverse aliquote IVA e il valore dell’IVA va indicato a parte.

Se il contribuente effettua fornitura di merci o servizi per cui è prevista l’esenzione IVA, in fattura va citato il riferimento della disposizione vigente della Sesta direttiva del Consiglio 77/388/CEE oppure l’articolo corrispondente della Legge sull’imposta sul valore aggiunto (ZDDV-1) oppure altro riferimento normativo che dimostra che la fornitura di merce o servizi è esente IVA.

L’importo in fattura può essere espresso in qualsiasi valuta, ma l’importo dell’IVA da versare deve essere espresso in euro. La fattura può essere emessa in forma cartacea o elettronica se l’acquirente o committente è d’accordo e se è garantita l’autenticità della provenienza e la completezza del contenuto. La fattura può essere emessa in formato elettronico in conformità alle disposizioni che regolano il commercio elettronico se sono soddisfatti i seguenti requisiti:
  • Deve essere garantita l’autenticità della provenienza della fattura, in moda tale che il destinatario possa verificare che la fattura sia stata effettivamente inviata dall’emittente della stessa;
  • Nel messaggio elettronico devono essere chiaramente evidenti il tempo e il luogo di invio e di ricezione;
  • Deve essere garantita l’integrità della fattura in modo tale che la tecnologia utilizzata e i processi impediscano in misura sufficiente la modifica dei dati in fattura.

 

Indipendentemente dal paragrafo precedente, ai fini IVA la fattura può essere inviata o resa disponibile in formato elettronico attraverso il sistema elettronico di scambio dati (EDI) se viene garantita l’autenticità della provenienza e l’integrità dei contenuti. Il contribuente che invii o renda disponibile allo stesso destinatario un plico con diverse fatture in formato elettronico può citare i dati comuni a tutte le fatture una sola volta se per ogni fattura sono accessibili tutte le informazioni prescritte.

Le imposte sui redditi Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Persone fisiche

Le imposte sui redditi sono regolate dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), approvato con DPR 917/86. Il presupposto dell’imposta per le persone fisiche IRPEF (art. 1) è il possesso dei redditi di cui al successivo art. 6: redditi fondiari, redditi di capitale, redditi di lavoro dipendente, redditi di lavoro autonomo, redditi d’impresa e redditi diversi. I redditi prodotti dalle società di persone (art. 5) sono imputati a ciascun socio proporzionalmente alla sua quota di partecipazione agli utili. Il reddito d’impresa è determinato dalla differenza tra i ricavi, le plusvalenze e le sopravvenienze attive e i costi inerenti all’esercizio dell’attività commerciale. Detti redditi confluiscono nel reddito complessivo, dal quale possono essere dedotti oneri deducibili (ad esempio, contributi previdenziali). Si determina così il reddito imponibile, sul quale viene calcolata l’imposta lorda per scaglioni di reddito:
a)    fino a 15.000 euro, 23%;
b)    oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, 27%;
c)    oltre 28.000 euro e fino a 55.000 euro, 38%;
d)    oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro, 41%;
e)    oltre 75.000 euro, 43%.
 

Dall’imposta lorda è possibile detrarre i carichi di famiglia e altre detrazioni (ad esempio: il 19% delle spese mediche, degli interessi passivi ipotecari per l’abitazione principale…).

Per gli approfondimenti riguardanti le deduzioni dal reddito e le detrazioni dall’imposta lorda si veda anche il capitolo dedicato alle “agevolazioni fiscali”.

Società ed enti commerciali residenti

L’imposta sul reddito delle società o IRES (art. 73) è dovuta dalle società di capitali (s.p.a., s.r.l., cooperative) e dagli enti che esercitano attività commerciali. La base imponibile (art. 75) è determinata dal reddito netto ed è soggetta all’aliquota dell’imposta del 27,5% (art. 77).

La perdita di un periodo d’imposta può essere computata in diminuzione del reddito dei periodi d’imposta successivi in misura non superiore all’80% del reddito imponibile.

Gli ammortamenti dei beni materiali strumentali sono deducibili dall’esercizio di entrata in funzione e la deduzione è ammessa in misura non superiore a quella risultante dall’applicazione al costo dei beni dei coefficienti stabiliti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze. Per i beni il cui costo unitario non è superiore a 516,46 euro è consentita la deduzione integrale nell’esercizio di acquisizione. La svalutazione dei crediti verso clienti è consentita in ciascun esercizio nel limite dello 0,50% dei crediti fino al raggiungimento del 5% del valore dei crediti risultanti in bilancio. Le perdite su crediti sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi e se il debitore è assoggettato alle procedure concorsuali (fallimento, concordato). Sono inoltre deducibili le perdite di crediti di ammontare non superiore a 2.500 euro (5.000 euro per le imprese con ricavi superiori a 150 milioni) che risultano scaduti da oltre 6 mesi.

Le spese relative ai mezzi di trasporto a motore sono deducibili nella misura del 20% relativamente alle autovetture (per gli agenti di commercio la deducibilità è dell’80%). Il costo d’acquisto che eccede 18.075,99 euro non è deducibile.

Il reddito viene determinato secondo il principio di competenza; se nell’esercizio di competenza i ricavi e le spese non siano ancora certi nell’esistenza o determinabili in modo obiettivo, il relativo ammontare concorre a formare il reddito nell’esercizio in cui si verificano tali condizioni.

La competenza è determinata:
  • per le cessioni di beni e le spese di acquisizione, alla data della consegna per i beni mobili, alla data della stipulazione dell’atto per i beni immobili e per le aziende;
  • per le prestazioni di servizi e le spese di acquisizione, alla data in cui le prestazioni sono ultimate. Per talune prestazioni: locazione, mutuo, assicurazione, da cui derivano corrispettivi periodici, alla data di maturazione dei corrispettivi.
 

Le spese non sono ammesse in deduzione se non sono imputate al conto economico.

Società ed enti commerciali non residenti

Il reddito complessivo delle società non residenti è formato dai redditi prodotti nel territorio dello Stato. Per le società con stabile organizzazione nel territorio dello Stato il reddito complessivo è determinato sulla base di apposito conto economico relativo alla gestione delle stabili organizzazioni e alle altre attività produttive di redditi imponibili in Italia.

La stabile organizzazione (art. 162) designa una sede fissa di affari per mezzo della quale l’impresa non residente esercita in tutto o in parte la sua attività nel territorio dello Stato. Può trattarsi di una succursale, di un ufficio, di un laboratorio o di un cantiere di costruzione. Secondo la normativa italiana il cantiere di costruzione è considerato stabile organizzazione soltanto se la durata è superiore a tre mesi. La predetta durata va tuttavia coordinata con l’eventuale convenzione contro le doppie imposizioni. La convenzione stipulata dall’Italia con la Slovenia prevede che l’espressione stabile organizzazione comprende un cantiere di costruzione o di montaggio la cui durata oltrepassa i 12 mesi.

Non è considerata stabile organizzazione se si fa uso soltanto ai fini del deposito, di esposizione o di consegna di merci; oppure se una sede fissa è utilizzata ai soli fini di acquistare merci o di raccogliere informazioni per l’impresa. Costituisce, invece, sempre stabile organizzazione, se l’impresa non residente nel territorio dello Stato abitualmente conclude in nome dell’impresa stessa contratti diversi da quelli di acquisto di beni.

Tasse e fatturazione Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

IVA – Imposta sul valore aggiunto

L’Imposta sul Valore Aggiunto – IVA è regolata dal DPR 633/72. L’IVA si applica (art. 1) sulle cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate nel territorio dello Stato nell’esercizio di imprese o nell’esercizio di arti e professioni e sulle importazioni. Per le cessioni di beni (art. 2) si intendono gli atti a titolo oneroso che comportano trasferimento della proprietà o di diritti reali di godimento su beni. Tra le cessioni rientrano anche la cessione gratuita di beni se di costo unitario superiore a 25,82 euro e la destinazione di beni all’uso o al consumo personale o familiare dell’imprenditore. Non sono, invece, considerate cessioni i conferimenti di aziende in società, i passaggi di beni in caso di fusioni, scissioni o trasformazioni delle società. Per le prestazioni di servizi si intendono le prestazioni verso corrispettivo (art. 3) da contratti d’appalto, trasporto, agenzia e in genere da obbligazioni di fare e di non fare. Tra le prestazioni rientrano anche le locazioni e affitti e le somministrazioni di alimenti di bevande (attività di ristorazione).

Le cessioni di beni (art.6 ) si considerano effettuate nel momento della stipulazione per i beni immobili e nel momento della consegna per i beni mobili. Le prestazioni di servizi si considerano effettuate all’atto del pagamento del corrispettivo, ma le prestazioni di carattere continuativo (ad esempio: locazioni) si considerano effettuate nel mese successivo a quello in cui sono rese. Se la fattura viene emessa prima del verificarsi degli eventi esposti, l’operazione si considera effettuata alla data della fattura. Nei rapporti con soggetti esteri non stabiliti nel territorio dello Stato le prestazioni si considerano effettuate nel momento in cui sono ultimate; resta valido il principio secondo cui la prestazione si intende effettuata se prima dell’ultimazione viene effettuato il pagamento. Le prestazioni di servizi “generici” (art. 7-ter) rese nei confronti di committenti soggetti IVA stabiliti all’estero non sono imponibili in Italia. Valgono norme specifiche per taluni servizi (art. 7-quater), ad esempio, le prestazioni relative a beni immobili, di ristorazione e alberghiere, che si considerano effettuate in Italia se l’immobile è qui situato. Le cessioni all’esportazione (art. 8) e i servizi internazionali (art. 9), ad esempio, i trasporti di persone eseguiti in parte in Italia e in parte all’estero in dipendenza di un unico contratto, i servizi di intermediazione relativi a beni in importazione o in esportazione, non sono imponibili in Italia. L’art. 10 individua le prestazioni esenti da IVA, ad esempio, le prestazioni di finanziamento e di assicurazione, le prestazioni sanitarie e le prestazioni educative e didattiche.

La base imponibile (art. 13) è costituita dai corrispettivi pattuiti; in caso di operazioni a titolo gratuito la base imponibile è costituita dal valore normale dei beni o dei servizi. L’aliquota d’imposta è del 21%, ma esistono anche aliquote ridotte del 4% (ad esempio, l’acquisto o la costruzione della prima casa, molti generi alimentari, le prestazioni di stampa dei libri e dei giornali…) e del 10% (ad esempio, energia elettrica per uso domestico, le manutenzioni ordinarie e straordinarie sugli immobili abitativi, somministrazioni di alimenti e bevande…).

Gli obblighi relativi alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi (art. 17) effettuate nel territorio dello Stato da soggetti non residenti nei confronti di soggetti IVA in Italia, sono adempiuti da quest’ultimi. Se le cessioni e le prestazioni avvengono nei confronti di privati – consumatori finali, gli obblighi sono adempiuti dai soggetti esteri previa identificazione diretta in Italia o tramite un rappresentante fiscale residente in Italia. Se il soggetto estero esercita l’attività in Italia a mezzo della stabile organizzazione, questa deve provvedere a tutti gli obblighi IVA relativi. Per le prestazioni di servizi rese nel settore edile da subappaltatori nei confronti delle imprese di costruzione vige il sistema di “reverse charge”, secondo cui il subappaltatore emette la fattura senza addebito dell’IVA, mentre l’impresa costruttrice committente deve integrare con l’IVA la fattura ricevuta.

L’IVA dovuta si determina detraendo dall’ammontare dell’imposta sulle operazioni effettuate quello dell’imposta assolta sugli acquisti (art. 19). Non è detraibile l’IVA relativa all’acquisto di beni o servizi afferenti operazioni esenti. Per alcuni beni o servizi (art. 19-bis 1) è prevista la detrazione parziale sugli acquisti, ad esempio:
  • l’IVA sull’acquisto di autovetture, di carburanti e lubrificanti, di manutenzione e riparazione delle medesime, è detraibile nella misura del 40%;
  • l’IVA sull’acquisto di fabbricati abitativi, compresa quella su locazione o manutenzione dei medesimi non è detraibile, salvo che per le imprese che hanno per oggetto la costruzione dei fabbricati;
  • non è detraibile l’IVA sulle spese di rappresentanza.
 

L’IVA va versata entro il giorno 16 del mese successivo. Per i contribuenti trimestrali l’IVA va versata entro il giorno 16 del secondo mese successivo a ciascun trimestre: possono scegliere di versare IVA trimestralmente i contribuenti che nell’anno solare realizzano un volume d’affari non superiore a 400.000 euro se le operazioni riguardano la prestazione di servizi e non superiore a 700.000 euro per le altre attività.

Fatturazione delle operazioni

Il soggetto che effettua le cessioni di beni o prestazioni di servizi deve emettere fattura che va consegnata o trasmessa all’altra parte (cliente). La fattura deve contenere il numero (esempio: 1/2013) e la data, la denominazione, la residenza e la partita IVA dei soggetti tra i quali è effettuata l’operazione, la natura e quantità dei beni e servizi, i corrispettivi, l’aliquota IVA. Se la fattura è emessa da soggetto non residente, deve essere indicato il numero identificativo IVA italiano.

IVA per cassa

Dal 1 dicembre 2012 le imprese e i professionisti con volume d’affari non superiore a 2 milioni di euro possono optare per l’IVA esigibile al momento del pagamento dei corrispettivi. Per tali soggetti anche il diritto alla detrazione dell’IVA relativa agli acquisti sorge al momento del pagamento delle fatture. L’IVA per cassa non è applicabile per le operazioni effettuate nei confronti di privati, per il regime di agricoltura, beni usati e agenzie viaggi e per le operazioni effettuate nei confronti di cessionari o committenti che assolvono l’IVA con il meccanismo dell’inversione contabile “reverse charge”. Il differimento dell’esigibilità è limitato nel tempo, precisamente per un anno dal momento di effettuazione dell’operazione.

Rimborso dell’IVA

Se dalla dichiarazione annuale (art. 30) risulta un’eccedenza a credito, il contribuente ha diritto di computare l’importo in detrazione nell’anno successivo ovvero di chiedere, in presenza di determinate condizioni, il rimborso.

I soggetti stabiliti in altri Stati membri della Comunità che non dispongono di una stabile organizzazione in Italia possono chiedere il rimborso annuale oppure, se l’eccedenza non è inferiore a 400 euro, trimestrale. La richiesta è inoltrata per via elettronica tramite lo Stato membro ove è stabilito il richiedente (art. 38-bis 2).

I registri IVA e le fatture devono essere conservati ai fini fiscali fino a quando non siano definiti gli accertamenti relativi al corrispondente periodo d’imposta. Normalmente il termine per la notifica degli accertamenti coincide con il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione. Se la dichiarazione è stata omessa, il termine è prorogato di un anno.

IRAP – Imposta regionale sulle attività produttive

Il presupposto dell’IRAP (Legge 446/97) è l’esercizio abituale nel territorio dello Stato di attività autonomamente organizzate dirette alla produzione o allo scambio di beni o alla prestazione di servizi. Devono quindi presentare la dichiarazione:
  • le persone fisiche che esercitano attività commerciali o professioni, ad eccezione dei contribuenti minimi (ricavi non superiori a 30.000 euro);
  • le società di persone (s.n.c., s.a.s.);
  • le società di capitali (s.p.a., s.r.l., cooperative);
  • le società non residenti per le attività esercitate in Italia per un periodo di tempo non inferiore a 3 mesi mediante stabile organizzazione;
  • gli enti commerciali e gli enti non commerciali.
 

La base imponibile è costituita dal valore della produzione, determinata mediante la deduzione dai ricavi dei costi per le merci, per servizi, degli ammortamenti e degli oneri di gestione. I costi del personale sono deducibili solo parzialmente: oltre ai contributi previdenziali è ammessa la deduzione forfettaria di 4.600 euro per ciascun dipendente a tempo indeterminato. Non è possibile dedurre nemmeno gli interessi passivi.

Sul valore della produzione netta viene applicata l’aliquota IRAP che può essere diversa a seconda della Regione in cui viene esercitata l’attività. Se l’attività è esercitata in più Regioni, la base imponibile deve essere suddivisa in proporzione al costo del personale che opera in ciascuna Regione. Nel Friuli Venezia Giulia l’aliquota ordinaria IRAP è del 3,90%, ma sono previste agevolazioni, ad esempio, per le imprese artigiane per un periodo massimo di 5 anni (3,17%), per le imprese che incrementano il valore della produzione e i costi del personale (2,98%).

Versamenti delle imposte Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I versamenti delle imposte in base alle dichiarazioni dei redditi e IRAP devono avvenire entro il 16 giugno. Nel corso dell’anno devono essere versati due acconti, il primo entro il 16 giugno e il secondo entro il 30 novembre.

Il versamento, per i soggetti titolari di partita IVA, deve essere effettuato con modalità di pagamento telematica. Le persone fisiche senza partita IVA possono effettuare il versamento presso le banche e presso gli uffici postali.

Studi di settore Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La maggior parte delle imprese e dei lavoratori autonomi devono dichiarare un volume d’affari minimo che viene stabilito dai provvedimenti normativi sulla base di specifici “studi di settore”. L’amministrazione finanziaria stabilisce un software GERICO per gruppi di imprese o di lavoratori autonomi che tiene conto:
  • dell’attività svolta;
  • del personale dipendente (numero giornate lavorate);
  • del valore dei beni strumentali;
  • di altri elementi specifici, in relazione all’attività svolta.
 

Il contribuente che non consegue i ricavi “congrui” previsti dagli studi di settore, può integrarli nella dichiarazione dei redditi, pagando le maggiori imposte, IRAP e IVA. Chi non si adegua, deve essere in grado di chiarire i motivi dello scostamento. È possibile riportare tale chiarimento già nel modello allegato alla dichiarazione dei redditi. L’Agenzia delle entrate può comunque invitare il contribuente al contraddittorio per giustificare gli scostamenti, ad esempio documentando le malattie, gli infortuni ed altri eventi eccezionali che hanno impedito di conseguire i ricavi previsti dagli “studi”. L’Agenzia può accettare in tutto o in parte le motivazioni addotte e ridurre di conseguenza i ricavi. In caso di accordo, il contribuente dovrà versare le maggiori imposte con le sanzioni entro 20 giorni, anche ratealmente. In caso di mancato accordo, il contribuente può presentare ricorso alla Commissione tributaria provinciale competente che deciderà in merito. La legge in questo caso prevede l’obbligo di versare 1/3 delle maggiori imposte con gli interessi entro i termini per la proposizione del ricorso (60 giorni dal ricevimento dell’avviso di accertamento).

Societa’ di comodo (non operative) Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Dal punto di vista fiscale sono considerata società non operative quelle costituite a scopo di elusione, intestando a loro nome beni patrimoniali dei soci. Per contrastare il fenomeno, la normativa tributaria prevede l’obbligo per le società di dichiarare un valore minimo dei ricavi e del reddito imponibile:

Beni della società

Valore minimo dei ricavi

Valore minimo del reddito

Azioni, quote di partecipazione e crediti che non sono di natura commerciale

2% del valore dei beni

1,50% del valore dei beni

Terreni

6%

4,75%

Fabbricati categoria A/10 (uffici)

5%

4,75%

Immobili abitativi

4%

3%

Altre immobilizzazioni

15%

12%

Le società che si trovano in particolari condizioni (per esempio quelle che non possono ancora iniziare l’attività per mancanza di autorizzazioni amministrative), possono presentare istanza all’Amministrazione finanziaria per ottenere la disapplicazione della norma.

Contribuenti minimi Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Possono accedere al regime dei contribuenti minimi le persone fisiche che iniziano una nuova attività d’impresa o professionale e non conseguono ricavi per più di 30.000,00 euro annui. I contribuenti devono rispettare le seguenti condizioni:
  • non possono avere alle dipendenze personale e collaboratori fissi di qualsiasi tipo;
  • non devono effettuare esportazioni di merci o servizi internazionali;
  • il valore complessivo dei beni strumentali non deve superare i 15.000,00 euro;
  • nel triennio precedente all’inizio dell’attività il contribuente non deve avere esercitato l’attività imprenditoriale o professionale, neanche come associato.
 

La durata massima del regime è di 5 anni ovvero anche più di 5 anni per chi non ha compiuto i 35 anni.

Agevolazioni:
  • tassazione ridotta dei redditi nella misura del 5%;
  • esenzione dall’IVA e dall’IRAP;
  • esclusione dalla normativa degli studi di settore. 

A quali disposizioni è vincolato il datore di lavoro? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La legge fondamentale del diritto del lavoro è la Legge sui rapporti di lavoro. Il testo della legge è disponibile in sloveno al link https://zakonodaja.com/zakon/zdr.

Inoltre, il datore di lavoro deve verificare se per il settore di cui si occupa esiste un contratto collettivo. L’elenco dei contratti collettivi vigenti è disponibile alla pagina del Ministero del lavoro, della famiglia e degli affari sociali (MDDSZ): http://www.mddsz.gov.si/si/delovna_podrocja/delovna_razmerja_in_pravice_iz_dela/socialno_partnerstvo/evidenca_kolektivnih_pogodb/ (in lingua slovena)

Il resto della legislazione dipende dal settore in cui opera ciascuna azienda e dalla tipologia del singolo lavoratore. Anche l’elenco delle disposizioni vigenti per il settore del diritto del lavoro e della sicurezza sociale sono disponibili alla pagina del MDDSZ:   http://www.mddsz.gov.si/si/zakonodaja_in_dokumenti/veljavni_predpisi/ (in lingua slovena).

Il rapporto di lavoro è regolato da molte norme che si sono succedute negli anni. Attualmente c'è stato un rinnovamento delle precedenti norme, sulla spinta delle direttive dell'UE: ne è un esempio la norma sull'orario di lavoro. La precedente normativa, approvata con il Regio Decreto 692/1923 convertito in Legge 473/1975 è stata rinnovata solo con il D.Lgs. 66/2003. Comunque il rapporto di lavoro subordinato è definito dall'art. 2094 del codice civile. Le principali leggi che vincolano il datore di lavoro sono poi il D. Lgs. 276/2003 e la recente Legge 92/2012. Tutta la normativa è consultabile al sito:  http://www.cliclavoro.gov.it/NormeContratti/Pagine/default.aspx

Per quanto riguarda la contrattazione collettiva, il datore di lavoro è libero di aderire o meno ai contratti collettivi. Il datore di lavoro che è iscritto a un’associazione di categoria deve obbligatoriamente applicare il CCNL relativo alla categoria alla quale ha aderito. Nel caso in cui il datore di lavoro non iscritto decida di non applicare il CCNL deve comunque rispettare alcune garanzie derivanti da fonti costituzionali e legislative.

L'art. 36 della Costituzione recita: “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.“ Questo ha ricondotto la giurisprudenza a determinare la retribuzione sufficiente ai minimi previsti per ogni settore lavorativo e per ogni mansione dalla contrattazione collettiva, che il datore di lavoro deve rispettare. La contrattazione collettiva è consultabile al sito:  http://ccnl.portalecnel.it/ArchivioContratti/ContrattazioneNazionale/index.asp.

Quali sono i diversi tipi di rapporto di lavoro? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Contratto di lavoro a tempo determinato e indeterminato

Il contratto di lavoro di norma è stipulato a tempo indeterminato, se non indicato altrimenti dalla legge o dal contratto di lavoro stesso. Per questo motivo, in caso d’incertezza, il contratto si deve considerare a tempo indeterminato.

Si può stipulare un contratto a tempo determinato rispettando le condizioni dettate dall’articolo 53 della legge sui rapporti di lavoro. Il datore di lavoro non può stipulare uno o più contratti consecutivi di lavoro a tempo determinato per lo stesso lavoratore e lo stesso tipo di lavoro, se la durata di quest’ultimo è maggiore di due anni. Il contratto di lavoro a tempo determinato può essere stipulato per un periodo superiore ai due anni solamente se il progetto dura più di due anni e se il contratto di lavoro viene stipulato per l’intera durata del progetto. Che cosa si possa considerare come lavoro a progetto è specificato nel contratto collettivo del settore specifico. 

Contratto di lavoro a tempo pieno o part-time

Nella Repubblica di Slovenia l’orario di lavoro per il tempo pieno è di 40 ore settimanali.

Il lavoratore che ha stipulato un contratto di lavoro part-time ha gli stessi diritti e doveri (contrattuali e non) rispetto ai lavoratori a tempo pieno e li esercita in modo proporzionale al tempo per il quale ha stipulato il rapporto di lavoro, salvo ove previsto diversamente ai sensi di legge.

Un lavoratore può stipulare contratti di lavoro part-time con più di un datore di lavoro per raggiungere il tempo pieno stabilito dalla legge. I datori di lavoro di un dipendente part-time devono garantire il godimento contemporaneo delle ferie e delle altre assenze dal lavoro, salvo che questo non procuri loro danno.

Il lavoratore part-time, conformemente alle indicazioni riguardanti la previdenza per vecchiaia e invalidità, la previdenza sanitaria e il congedo parentale, gode dei diritti previsti dalla previdenza sociale come se lavorasse a tempo pieno. Il lavoratore part-time gode inoltre del diritto a essere retribuito in base all'effettivo carico di lavoro e, relativamente al rapporto di lavoro, ha gli stessi diritti e doveri dei lavoratori a tempo pieno, salvo ove previsto diversamente ai sensi di legge.

Contratto di telelavoro

Ai sensi dell'articolo 67 della legge sui rapporti di lavoro, prima di stipulare questo tipo di contratto è necessario informare l'ispettorato del lavoro, che controlla che sussistano le condizioni affinché il lavoro sia effettivamente svolto in questa modalità. Sulla base di un tale contratto il lavoratore ha diritto a un indennizzo per l'uso degli strumenti di lavoro.

Contratto di dirigente d'azienda

Con questo particolare tipo di contratto, per la natura stessa delle mansioni previste, il lavoratoredatore di lavoro  rinuncia ad alcuni diritti relativi a: 
  • condizioni e limitazioni del rapporto di lavoro a tempo determinato
  • orario di lavoro;
  • pause e riposi;
  • compensi per attività per le quali al lavoratore dovrebbe essere garantito almeno il salario minimo;
  • responsabilità disciplinare;
  • cessazione del contratto di lavoro (la cessazione del rapporto di lavoro con un dirigente è disciplinata dalla Legge sulle società commerciali (Zakon o gospodarskih družbah).



Contratto a tempo determinato

È possibile stipulare un contratto a tempo determinato per ragioni di carattere tecnico, produttivo o organizzativo e sostitutivo. La durata massima del contratto presso lo stesso datore di lavoro e per le stesse mansioni è di 36 mesi comprese le proroghe. Si può prorogare il contratto a termine solo una volta. È consentita la riassunzione a condizione che tra la fine del precedente contratto e l'inizio del nuovo rapporto trascorra un intervallo minimo di 10 giorni se il contratto scaduto aveva una durata inferiore ai 6 mesi o 20 giorni se aveva una durata superiore. I contratti collettivi possono prevedere dei termini diversi.

È possibile stipulare anche un contratto a termine senza l'apposizione della causale, ma solo con dipendenti che non avevano precedenti rapporti di lavoro subordinato con lo stesso datore di lavoro e la durata massima può essere di 12 mesi, senza possibilità di proroga.

Contratto a tempo parziale o part-time

Il contratto di lavoro a tempo parziale (o part-time) è un contratto di lavoro subordinato con un orario ridotto rispetto a quello previsto dalla legge o dai contratti collettivi. La legge prevede la durata normale dell'orario di lavoro in 40 ore settimanali. Il part-time può essere orizzontale (riduzione dell'orario giornaliero), verticale (lavoro a tempo pieno in determinati periodi della settimana, del mese o dell'anno e altri periodi senza prestazione lavorativa) o misto (una combinazione fra i due).

Il dipendente part-time gode di tutti i diritti di un lavoratore a tempo pieno in proporzione al lavoro svolto. Il contratto deve essere stipulato in forma scritta e deve contenere la durata della prestazione lavorativa e la collocazione temporale dell'orario.

Lavoro intermittente

Il contratto di lavoro intermittente è un contratto in cui il lavoratore svolge la sua prestazione su chiamata del datore di lavoro. Anche in questo caso gode dei diritti di un lavoratore a tempo parziale, ma solo nei periodi di effettivo impiego. Nei periodi in cui rimane a disposizione del datore di lavoro, gli può essere riconosciuta un'indennità di disponibilità, per la garanzia di disponibilità.

Può essere stipulato in base alle esigenze individuate dai CCNL di carattere oggettivo o per periodi predeterminati, in base a esigenze oggettive individuate dal Ministero del lavoro e con qualsiasi soggetto che abbia meno di 24 anni o più di 55.

Lavoro a domicilio o telelavoro

È lavoratore a domicilio chi esegue nel proprio domicilio lavoro retribuito per conto di uno o più imprenditori utilizzando materie prime, accessori e attrezzature propri o dell'imprenditore, anche se forniti tramite terzi.

Gli obblighi del datore di lavoro sono analoghi ai doveri per un contratto di lavoro subordinato normale.

Altre forme di rapporti di lavoro Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Contratto di collaborazione (contratto di lavoro) / contratto d'autore (contratto sul trasferimento dei diritti d'autore)

Si tratta di una tipologia di contratti di diritto civile in base ai quali le persone fisiche (o giuridiche, ma la questione esula dall’ambito del presente contributo) svolgono un determinato lavoro. La stipula di questo genere di contratto va dichiarata all’Istituto per l’impiego della Repubblica di Slovenia in via anticipata o al massimo entro otto giorni dal momento in cui si presenta la necessità di stipulare tale contratto. Fanno eccezione in questo senso i casi in cui il contratto venga stipulato:
  • con un lavoratore che ha già un rapporto di lavoro con lo stesso datore di lavoro,
  • con una persona giuridica, un’impresa individuale o una persona che svolge l’attività autonomamente.
 

I contenuti e la forma di questo tipo di contratti sono disciplinati con precisione dal Codice delle obbligazioni della Repubblica di Slovenia e dalla Legge sui diritti d’autore e affini (Obligacijski zakonik Republike Slovenije e Zakon o avtorskih in sorodnih pravicah).

Per quanto riguarda i pagamenti relativi ai contratti di collaborazione, va ricordato che il datore di lavoro è tenuto a versare, per conto del lavoratore, un’imposta corrispondente al 25 % del valore contrattuale, e che il contratto ha effetti fiscali anche per il lavoratore. Oltre che al pagamento dei diritti d’autore e di quanto previsto per il contratto di collaborazione, il datore di lavoro è tenuto anche al versamento del contributo per l’assicurazione di invalidità corrispondente all’8,85 %.

Per maggiori informazioni sulla stipula di contratti d'autore potete consultare il sito dell'Agenzia slovena per i diritti d'autore.

Lavoro studentesco

Gli studenti degli istituti superiori e delle università possono lavorare in un’azienda senza stipulare un contratto di lavoro; il pagamento è effettuato con voucher (tramite agenzie specifiche ovvero servizi studenteschi), che rappresentano anche il fondamento giuridico del rapporto di lavoro. I voucher devono essere sempre ordinati con anticipo, ovvero lo studente li deve consegnare al datore di lavoro prima di iniziare le attività previste. Se si ritiene che il lavoro sarà occasionale e a breve termine (durata di un mese), è sufficiente un voucher ordinario, altrimenti bisogna ordinare un voucher continuativo.

Il voucher compilato o il registro delle presenze (nel caso di un voucher continuativo) è inoltrato mensilmente dal datore di lavoro all'agenzia di servizi studenteschi, che emette quindi al datore di lavoro una fattura per il compenso dello studente e ai relativi contributi.

Anche nell'ambito del lavoro studentesco non deve essere trascurata la normativa vigente che stabilisce le condizioni di lavoro per determinate attività.

Per ulteriori informazioni e risposte alle domandi più frequenti potete consultare il sito del servizio studentesco on-line, sotto la voce “imprese” (»Za podjetja«).

Lavoro supplementare

Un particolare tipo di rapporto di lavoro è il lavoro supplementare, definito nell'articolo 146 della legge sui rapporti di lavoro. Si tratta di un'eccezione nel quadro dei contratti di lavoro subordinato, che il lavoratore può stipulare per un nassimo di 8 ore settimanale e con il consenso preventivo del datore o dei datori di lavoro presso i quali è dipendente a tempo pieno. È inoltre necessario soddisfare un'ulteriore condizione relativa all'esercizio di professioni deficitarie in base ai dati dell'Istituto per l'impiego della Repubblica di Slovenia o di professioni educative e formative, culturali, artistiche o di ricerca.

Contratto di collaborazione coordinata e continuativa

Questo non è un contratto di lavoro subordinato in quanto il collaboratore si impegna a compiere un'opera o un servizio in via continuativa a favore del committente e in coordinamento con quest'ultimo. Il contratto di collaborazione coordinata e continuativa nel vero senso della parola è permesso solo nei confronti di pensionati di vecchiaia, professionisti iscritti in albi professionali, componenti di organi di amministrazione e controllo di società, componenti di collegi e commissioni oppure per collaborazioni con compenso minore di 5.000,00 € all'anno e 30 giorni di prestazione.

Questi contratti non hanno il vincolo di rispetto dell'orario di lavoro e l'aliquota dei contributi è minore di quella prevista per i lavoratori subordinati. Il reddito da collaborazione coordinata e continuativa è assimilato al lavoro dipendente e la prestazione deve essere annotata sul libro unico del lavoro.

Contratto di lavoro a progetto

In tutti gli altri casi è possibile svolgere un contratto di collaborazione coordinata e continuativa solo se sono riconducibili a un progetto. In questo caso il compenso deve tener conto dei compensi normalmente corrisposti per analoghe prestazioni di lavoro autonomo nel luogo di esecuzione del rapporto. Il contratti si risolvono alla scadenza del termine oppure al momento della realizzazione del progetto di lavoro.

Lavoro autonomo occasionale

Il prestatore di lavoro autonomo occasionale è il lavoratore che svolge a favore di un committente un'opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio, senza vincolo di subordinazione e senza alcun coordinamento con la struttura organizzativa del committente. L'esercizio dell'attività deve essere del tutto occasionale senza i requisiti della professionalità e della prevalenza.

Il compenso è assoggettato a ritenuta d'acconto del 20% e appartiene alla categoria di redditi di lavoro autonomo. Se i compensi del prestatore durante l'anno superano i 5.000,00 €, il compenso superiore ai 5.000,00 € è assoggettato a contribuzione alla stessa aliquota prevista per i collaboratori coordinati e continuativi.

Lavoro accessorio

È possibile ricorrere al lavoro accessorio per lo svolgimento di attività occasionali, che danno complessivamente luogo a compensi (buoni lavoro) fino a 5.000,00 € nell'anno solare per più committenti e a 2.000,00 € nell'anno solare per lo stesso committente. Nel settore agricoltura, oltre a questo requisito, i lavoratori devono avere meno di 25 anni di età, se iscritti a un ciclo di studi, oppure devono essere pensionati.

Il compenso dei prestatori è rappresentato da buoni di lavoro (voucher) acquistabili presso le sedi INPS del territorio con importi a multipli di 10,00 €, comprensivi di contributi previdenziali e assistenziali. L'importo che verrà rimborsato al prestatore è di 7,50 €.

Qual è la procedura di assunzione di un nuovo collaboratore? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Avviso pubblico di disponibilità di un posto di lavoro

Dopo aver deciso di voler impiegare un nuovo lavoratore, è necessario dare avviso pubblico di disponibilità di un posto di lavoro attraverso la rete (ad esempio sui portali online destinati alla ricerca di lavoro o di personale, presso agenzie di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, sul proprio sito web), attraverso altri mezzi di comunicazione di massa o direttamente nei propri locali.

L’offerta di lavoro può essere pubblicata gratuitamente anche presso l’Istituto per l’impiego della RS (ZRSZ). In conformità alla Legge sull’ordinamento del mercato del lavoro, la pubblicazione dell’avviso presso lo ZRSZ non è più obbligatoria; lo è solamente per i datori di lavoro del settore pubblico o per società commerciali a prevalente capitale pubblico. Se decidete di pubblicare l’offerta presso lo ZRSZ, potete farlo registrandovi al sito di servizi web dello ZRSZ, attraverso il portale e-Vem (richiesto certificato digitale) o compilando il modulo PDM-1 (Avviso di posto di lavoro disponibile), da trasmettere all’ufficio competente. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito internet dello ZRSZ.

L’offerta di lavoro pubblicata deve contenere il tipo e il luogo del lavoro, le condizioni per lo svolgimento del lavoro e il termine per la presentazione della domanda, che non deve essere inferiore a 3 giorni lavorativi (vedi art. 25 Legge sui rapporti di lavoro, ZDR). E’ necessario specificare nell’avviso se il contratto di lavoro viene stipulato a tempo determinato, se si tratta di un lavoro di prova, tirocinio o di altre tipologie speciali di contratto, perché successivamente le condizioni non possono essere modificate in termini sfavorevoli per il lavoratore.

Esistono anche eccezioni per quanto riguarda l’avviso pubblico di posto di lavoro disponibile: la pubblicazione non è necessaria quando si stipula un contratto di lavoro di un famigliare, quando il datore di lavoro è persona fisica oppure quando si impiega un socio nel caso il datore di lavoro sia persona giuridica. Inoltre, la pubblicazione non è necessaria se si offre un impiego a tempo determinato che non superi i 3 mesi nell’arco di un anno solare oppure se si offre un impiego a tempo determinato per sostituzione di lavoratore assente.

Procedura di selezione

Dopo la scadenza dei termini per la presentazione delle domande, si procede ai colloqui con i candidati; se necessario si può anche stilare una short list. Durante il colloquio si presenta a ogni candidato il quadro delle condizioni di lavoro e si risponde alle sue domande; è possibile preparare anche qualche quesito concreto riguardante l'ambito professionale o testare in altri modi le sue capacità. Al termine della procedura di selezione, nel rispetto della legislazione e sulla base delle condizioni riportate nel bando sarà scelto il candidato più adatto.

Visita medica

Il candidato dovrà effettuare un controllo medico preliminare.

In conformità alle disposizioni in tema di sicurezza e salute sul lavoro, qualora la natura del lavoro offerto lo richieda, potete far sottoporre il candidato a un controllo medico preliminare (e/o aggiuntivo, e/o speciale) a carico vostro ai fini di verificarne l’idoneità al lavoro in termini di salute.

Stipula del contratto di lavoro

Di norma si consegna al candidato prescelto una proposta scritta tre giorni prima della data prevista per la stipula del contratto, convocandolo per la firma; il contratto vero e proprio è consegnato al momento della firma. Prima della stipula del contratto è necessario illustrare al candidato il lavoro che dovrà svolgere, le condizioni di lavoro (es. orario spezzato), nonché i diritti e doveri  relativi all'esecuzione del lavoro, se ciò non è già stato fatto durante la procedura di selezione.

Avviso per i candidati non selezionati

Entro 8 giorni dalla stipula del contratto con il candidato prescelto è necessario avvisare i candidati non selezionati per iscritto (meglio se con l'invio di una raccomandata). I candidati esclusi hanno 30 giorni di tempo per intentare una causa per discriminazione nella procedura di selezione, cosa che è necessario indicare anche nell'avviso.

Registrazione del lavoratore nel sistema della previdenza sociale

Entro il termine massimo di 8 giorni dall’inizio del rapporto di lavoro, il lavoratore deve essere registrato ai fini dell’assicurazione pensionistica, di invalidità e sanitaria obbligatoria. La registrazione avviene tramite modulo M-1 o attraverso il portale e-VEM (richiesto certificato digitale). Va obbligatoriamente allegato il contratto di lavoro e il modulo PD (posto di lavoro vacante). Se provvederete personalmente ad assicurare i nuovi lavoratori, potete acquistare il modulo M1 nelle librerie e nelle cartolerie. Il modulo compilato va consegnato assieme agli allegati alla filiale dell’Istituto per l’assicurazione sanitaria della Slovenia.

Collocamento

Con una serie di leggi recentemente è stato superata la funzione del collocamento pubblico e sono entrati a fare la funzione di incontro tra domanda e offerta di lavoro anche altri soggetti privati. Oltre alle agenzie di lavoro possono svolgere la funzione di collocamento anche atri soggetti: università pubbliche e private, istituti di scuola secondaria di secondo grado, Comuni, Camere di Commercio, associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, ordine nazionale dei consulenti di lavoro e Enti bilaterali.

Generalmente il datore di lavoro, per qualsiasi tipologia di rapporto, può procedere all'assunzione diretta, senza necessità di rivolgersi agli uffici pubblici e scegliendo liberamente il lavoratore.

Procedura di assunzione

In base al principio della libera circolazione, per essere assunti i cittadini comunitari devono avere il codice fiscale italiano e un valido documento di identità.

Prima dell'instaurazione del rapporto di lavoro oppure prima di adibire il lavoratore alle mansioni che dovrà svolgere, il datore di lavoro può far effettuare la visita medica di controllo. Per i lavoratori che sono sottoposti a sorveglianza sanitaria, la visita medica è obbligatoria.

Entro il giorno precedente l'inizio del rapporto, il datore di lavoro (o altro soggetto abilitato) deve comunicare l'assunzione al Centro per l'impiego. La comunicazione viene effettuata in via telematica su modello Unificato Lav. ed è utile anche ai fini dell'assolvimento della comunicazione alla Direzione Regionale del Lavoro, alla Direzione Territoriale del Lavoro, al INPS e all'INAIL.

Normalmente il rapporto di lavoro si instaura a tempo indeterminato e a tempo pieno. In caso di assunzioni diverse dal rapporto di lavoro a tempo pieno è richiesta la forma scritta: contratto a tempo determinato, contratto part-time, clausola del periodo di prova. Alcuni contratti richiedono la forma scritta ai soli fini della prova: contratto di lavoro ripartito e contratto di lavoro intermittente).

Contratto di assunzione

Il contratto di lavoro è soggetto alla normativa dei contratti regolata dall'art. 1325 del codice civile. Per essere valido il contratto deve contenere gli elementi essenziali che valgono per tutti i contratti:
  • accordo tra le particolare;
  • causa;
  • oggetto;
  • forma nei casi prescritti dalla legge a pena di nullità.
 
Pertanto si è di fronte a un contratto di lavoro quando sussistono contemporaneamente i seguenti elementi:
  • prestazione di lavoro manuale o intellettuale;
  • retribuzione;
  • subordinazione del lavoratore al datore di lavoro.
 
All'atto dell'instaurazione del rapporto i datori di lavoro devono consegnare una copia delle informazioni in merito al contenuto del contratto di lavoro. Le informazioni riguardano:
  • l'identità delle parti;
  • il luogo di lavoro;
  • la data di inizio del rapporto;
  • la durata del rapporto di lavoro;
  • l'inquadramento, il livello, la qualifica e le mansioni.
 
Per le altre informazioni è possibile fare il rinvio al contratto collettivo applicato, altrimenti bisogna specificare ulteriormente
  • la durata del periodo di prova;
  • l'importo iniziale della retribuzione e i relativi elementi costitutivi, con l'indicazione del periodo di pagamento;
  • la durata delle ferie retribuite e le modalità di fruizione delle stesse;
  • l'orario di lavoro;
  • i termini di preavviso in caso di recesso.

Dove cercare nuovi dipendenti Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il primo passo per impiegare un nuovo collaboratore è quello di contattare l’Istituto per l’impiego della Repubblica di Slovenia. Questa può fungere da intermediario per chi cerca impiego, poiché pubblica le ricerche di personale sul proprio sito web e indirizza verso il datore di lavoro quelle persone che corrispondono al profilo cercato. La pubblicazione presso l’Istituto per l’impiego è gratuita per i datori di lavoro. 

Inoltre, per la ricerca di personale ci si può avvalere dei quotidiani e di alcune pagine web dedicate alla ricerca di lavoro, che sono però a pagamento. Eccone alcune:
 

Infine, ci si può rivolgere ad agenzie di lavoro quali, ad esempio, Adecco, Manpower, Moja Kariera e altre, che si occuperanno per conto vostro del procedimento di ricerca e selezione del personale.

Con la liberalizzazione del collocamento, è esaurito il monopolio delle agenzie di lavoro pubbliche. Attualmente è possibile rivolgersi a qualsiasi agenzia di lavoro privato, che possono offrire anche contratti di somministrazione di lavoro.

Diritti e doveri dei datori di lavoro e dei dipendenti Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I diritti e i doveri dei dipendenti e dei lavoratori sono definiti a livello generale nelle disposizioni contenute nella sezione Risorse umanePaghe e altri versamenti. Alcuni elementi particolari emergono soprattutto nella sottoscrizione di contratti di lavoro, che definiscono le condizioni di lavoro del singolo dipendente, ma non devono discostarsi dalle disposizioni generali.

I doveri del lavoratore nell’ambito di un rapporto di lavoro riguardano soprattutto lo svolgimento delle mansioni affidategli attraverso il contratto di lavoro, il rispetto delle istruzioni del datore di lavoro, delle disposizioni sulla sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, la comunicazione di qualsiasi situazione importante al datore di lavoro, il divieto di agire in maniera dannosa, l’obbligo di mantenere il segreto d’affari e il divieto di concorrenza se questa è definita nel contratto di lavoro.

I doveri del datore di lavoro riguardano invece in particolare la garanzia del lavoro al lavoratore, la garanzia del pagamento, la garanzia di condizioni di lavoro sicure, la tutela del lavoratore, della sua privacy e dignità e la tutela dei suoi dati personali. 

Il datore di lavoro deve dedicare particolare attenzione alle categorie speciali di lavoratori, quali lavoratori anziani, invalidi, lavoratori minorenni, donne, donne in gravidanza e genitori.

 

I datori di lavoro che occupano alle proprie dipendenze persone soggette alle assicurazioni sociali obbligatorie sono obbligati a tenere i seguenti registri:
  • libro unico del lavoro;
  • registro infortuni;
  • registro delle visite mediche periodiche.
 

La tenuta del libro unico è responsabilità del titolare dell'impresa, oppure può essere affidata a consulenti del lavoro, altri professionisti abilitati o ai centri di assistenza delle associazioni di categoria delle imprese artigiane e delle altre piccole imprese, anche in forma cooperativa, previa comunicazione alla DTL.

Inoltre, il datore di lavoro deve portare a conoscenza dei lavoratori mediante affissione in luogo accessibile a tutti il codice disciplinare, cioè l'insieme delle norme disciplinari poste dalla contrattazione collettiva o aziendale, oppure unilateralmente dal datore di lavoro.

Il datore di lavoro deve effettuare entro 90 giorni dall'inizio dell'attività la valutazione dei rischi e al termine della valutazione il datore di lavoro ha l'obbligo di redigere un documento sulla valutazione dei rischi effettuata.

Elementi essenziali, forma e variazioni del contratto d'assunzione Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Con il contratto di lavoro, che deve essere stipulato in forma scritta, viene definito il rapporto di lavoro tra il lavoratore e il datore di lavoro. Per le singole questioni che regolano la forma e i contenuti del contratto, valgono le disposizioni generali del diritto civile. Le parti contraenti sono il lavoratore e il datore di lavoro, e il contratto può essere stipulato tra persone che abbiano compiuto i 15 anni di età.

In conformità all’art. 29 della Legge sui rapporti di lavoro, il contratto di lavoro deve contenere:
  • I dati delle parti contraenti e la loro residenza o sede,
  • La data di inizio del rapporto di lavoro,
  • La denominazione dell’incarico di lavoro ovvero la tipologia di lavoro con breve descrizione delle mansioni che il lavoratore deve svolgere da contratto di lavoro, per le quali sono richiesti il livello e l’indirizzo di studi e le altre condizioni di cui all’art. 20 della Legge sul rapporto di lavoro (ZDR),
  • Il luogo di svolgimento del lavoro; se non viene citato un luogo specifico, si intende sottinteso che il lavoratore svolga le proprie mansioni presso la sede del datore di lavoro,
  • Il periodo per il quale il contratto di lavoro viene stipulato e le disposizioni riguardo l’utilizzo delle ferie annuali se il contratto di lavoro viene stipulato a tempo determinato,
  • La disposizione che definisce il contratto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale,
  • La disposizione riguardo l’orario di lavoro giornaliero o settimanale e la distribuzione dell’orario di lavoro,
  • La disposizione riguardo l’importo della busta paga del lavoratore in valuta valevole per la Repubblica di Slovenia, che spetta al lavoratore per lo svolgimento dell’incarico di cui al contratto di lavoro, e riguardo eventuali altri pagamenti,
  • La disposizione riguardo le altre componenti della busta paga del lavoratore, riguardo i tempi di pagamento, il giorno di paga e le modalità di versamento,
  • La disposizione sulle ferie annuali ovvero sulle modalità di definizione delle ferie annuali,
  • La durata degli eventuali periodi di preavviso,
  • La citazione dei contratti collettivi che vincolano il datore di lavoro ovvero degli atti generali sul datore di lavoro che definiscono le condizioni di lavoro del lavoratore e
  • Altri diritti e doveri del lavoratore.
 

Le modifiche al contratto di lavoro devono essere accettate all’unanimità da entrambe le parti contraenti. Qualora si renda necessaria una modifica, il datore di lavoro deve verificare se sia sufficiente predisporre un Allegato al contratto di lavoro oppure se sia necessario preparare un nuovo contratto di lavoro. Indipendentemente dalle modifiche di legge, dei contratti collettivi o dell’atto generale sul datore di lavoro, il lavoratore conserva tutti i diritti per lui più vantaggiosi definiti nel contratto di lavoro.

Al contratto di lavoro si applicano le regole stabilite dal codice civile sui contratti in generale (artt. 1325 e s. c.c.), salvo il caso di norme particolari.

Gli elementi del contratto sono il consenso delle parti, la causa, la forma e l'oggetto. La forma del contratto di lavoro è libera, in quanto la forma scritta è prevista solo per alcuni tipi di contratti d'assunzione (contratto a tempo determinato, contratto a tempo parziale, ecc.) Qualora invece venga preferita la redazione scritta è possibile indicare solo gli elementi essenziali che caratterizzano il rapporto di lavoro e rinviare alla regolamentazione degli elementi accessori alla disciplina integrativa di legge e alla contrattazione collettiva.

Comunque il datore di lavoro deve comunicare ai lavoratori all'atto dell'instaurazione del rapporto e prima dell'inizio dell'attività di lavoro, anche consegnando copia del contratto di lavoro i seguenti elementi:
  • l'identità delle parti;
  • il luogo di lavoro;
  • la data di inizio del rapporto;
  • la durata del rapporto di lavoro;
  • l'inquadramento, il livello, la qualifica e le mansioni.

In caso di variazioni del contratto di lavoro che riguardano il tempo, il luogo, le mansioni del lavoratore bisogna avere il consenso del lavoratore e bisogna comunicare la variazione entro 5 giorni al collocamento.

Non è possibile, invece, adibire il lavoratore a mansioni inferiori, se non in casi eccezionali e non è possibile variare l'importo della paga lorda pattuita se non in aumento.

Particolarità nel rapporto di lavoro suborndinato: periodo di prova e tirocinio Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Periodo di prova

Il lavoratore e il datore di lavoro possono accordarsi per un periodo di prova della durata massima di 6 mesi, che deve essere specificato nel contratto di lavoro. All'avvio del periodo di prova il datore di lavoro definisce la composizione della commissione che valuterà il lavoro svolto nel periodo di prova e i criteri di valutazione. È in ogni caso vietata la valutazione delle caratteristiche personali del lavoratore durante il periodo di prova.

Se il datore di lavoro constata che il lavoratore non ha svolto il lavoro di prova in termini soddisfacenti, può procedere alla disdetta ordinaria del contratto perché il lavoro di prova, nel periodo previsto, non è stato svolto in maniera soddisfacente, con un termine di preavviso di 7 giorni oppure allo scadere del contratto.

Tirocinio

Ai sensi di legge o del contratto collettivo di uno specifico settore si può stabilire la possibilità di stipulare un contratto di lavoro come tirocinante per chi svolge un determinato tipo di lavoro per la prima volta, conformemente al tipo e al livello di preparazione professionale e con lo scopo di prepararsi all'esecuzione autonoma del lavoro nelle circostanze previste. Una tale tipologia di contratto può avere la durata massima di 1 anno, con possibilità di prorogare il periodo in caso di assenze o di abbreviarlo su proposta del tutor, ma non per più della metà della durata inizialmente prevista.  Prima della scadenza del periodo di tirocinio, il tirocinante deve sostenere il relativo esame.

Durante il periodo di tirocinio il tirocinante ha diritto a un compenso che ammonti almeno al 70% del salario di base che riceverebbe per il lavoro da lui svolto come dipendente ovvero per il tipo di lavoro per cui è in formazione, e che non sia inferiore al salario minimo definito ai sensi di legge.

Durante il periodo di tirocinio il datore di lavoro non può rescindere il contratto di lavoro, salvo nel caso in cui siano presentate motivazioni per la disdetta di carattere straordinario, oppure se il datore di lavoro è oggetto di una procedura di liquidazione o di concordato preventivo.

Periodo di prova

Per ogni tipo di contratto di lavoro le parti possono prevedere l'effettuazione di un periodo di prova (art. 2096 c.c.). Scopo di tale periodo è di permettere ad entrambi i contraenti di valutare la convenienza del rapporto di lavoro. Durante il periodo di prova entrambe le parti possono recedere dal contratto senza obbligo di preavviso. Tuttavia, se le parti hanno stabilito una durata minima garantita, il recesso può avvenire solo alla fine di tale periodo. Il periodo di prova deve essere stipulato al momento dell'assunzione e deve essere scritto e sottoscritto. La durata massima del periodo di prova è di 6 mesi per tutti i lavoratori e di 3 mesi per gli impiegati non aventi funzioni direttive. I contratti collettivi possono prevedere una diversa durata del periodo di prova.

Apprendistato

L'apprendistato è uno speciale contratto di lavoro a causa mista, nel quale la prestazione del lavoratore viene scambiata non solo con la retribuzione, ma anche con la formazione professionale. Il datore di lavoro di qualsiasi settore produttivo è obbligato a fornirgli l'insegnamento necessario al raggiungimento della capacità tecnica propria del lavoratore qualificato.

Per stipulare il contratto di apprendistato, il Testo Unico (D. Lgs. 167/2011) prevede la forma scritta per il contratto, per il patto di prova e per il relativo piano formativo individuale da definire entro 30 giorni dalla stipulazione del contratto. È previsto il divieto per le parti di recedere dal contratto durante il periodo di formazione in assenza di una giusta causa o di un giustificato motivo.

È possibile inquadrare il lavoratore apprendista fino a due livelli inferiori rispetto alla categoria spettante ai lavoratori addetti a mansioni o funzioni che richiedono qualificazioni corrispondenti a quelle al conseguimento della quali è finalizzato in contratto. Gli apprendisti sono esclusi dal computo dei limiti numerici previsti da leggi e contratti collettivi per l'applicazione di particolari normative e istituti. Per i primi tre anni, per le aziende che al momento dell'assunzione dell'apprendista hanno un organico al massimo di 9 unità, è previsto, inoltre, l'azzeramento dei contributi a carico del datore di lavoro, mentre per gli anni successivi al terzo la contribuzione e per le aziende che superano il limite delle nove unità, la contribuzione è pari al 10% e prosegue anche per l'anno successivo alla conclusione dell'apprendistato se il lavoratore viene confermato.

Ci sono quattro tipi di apprendistato:
  • apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale;
  • apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere;
  • apprendistato di alta formazione e ricerca;
  • apprendistato per la qualificazione e riqualificazione professionale.

Assunzione di stranieri Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I lavoratori dei Pesi UE sono equiparati ai lavoratori sloveni, mentre per i cittadini di altri stati esteri sono in vigore regole particolari di impiego. Questi lavoratori devono ottenere nella Repubblica di Slovenia un permesso di lavoro o altro permesso equivalente che sostituisca quello di lavoro. Il permesso di lavoro non è necessario solamente se la legge o un contratto internazionale dispone in tal senso. Inoltre, nell’impiego di stranieri è necessario considerare anche determinate quote predefinite.

Tutte le informazioni e moduli necessari per impiegare un lavoratore straniero sono disponibili al sito web dell’Istituto per l’impiego della Repubblica di Slovenia:  http://www.ess.gov.si/slo/Dejavnost/Tujci/Tujci.htm.

I cittadini dei paesi dell'UE sono equiparati nell'assunzione ai cittadini italiani. A norma del regolamento del D.P.R. 394/1999 e successive modificazioni, le disposizioni che regolano l'assunzione di lavoratori extracomunitari si dividono in tre gruppi:
  • procedure per l'autorizzazione ad assumere lavoratori stranieri ancora all'estero nell'ambito dei flussi d'ingresso annuali;
  • procedure per l'autorizzazione ad assumere, ovvero far entrate in Italia, per motivi di lavoro, particolari categorie di lavoratori al di fuori dei flussi d'ingresso;
  • procedura per assumere lavoratori extracomunitari già presenti in Italia con regolare permesso di soggiorno e procedura per il rinnovo di quest'ultimo.
 

Tutte le informazioni per l'assunzione di lavoratori stranieri in Italia sono reperibili sul sito: http://www.cliclavoro.gov.it/Cittadini/LavorareItalia/Pagine/Stranieri-extraUE.aspx.

Come comportarsi in caso di risoluzione del rapporto di lavoro ovvero del contratto di lavoro? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il contratto di lavoro cessa la sua validità (ai sensi della legge sui rapporti di lavoro):
  • alla scadenza del periodo per il quale è stato stipulato (nel caso del contratto a tempo indeterminato),
  • con la morte del lavoratore o del datore di lavoro (nel caso delle persone fisiche),
  • consensualmente,
  • per recesso ordinario o straordinario,
  • per sentenza,
  • per forza di legge,
  • in altri casi stabiliti dalla legge sui rapporti di lavoro.
 
Il recesso dal contratto di lavoro è considerato una misura estrema per entrambe le parti in causa. È vietato rescindere un contratto per motivi discriminatori o per altre ingiuste cause, che si elencano di seguito:
  • assenza per impossibilità a svolgere l'attività lavorativa dovuta a malattia, infortunio o necessità di cure per un membro della famiglia, secondo quanto previsto dalle norme della previdenza sociale; assenza dal lavoro dovuta congedo parentale secondo la norma di legge;
  • partecipazione a una causa o a un procedimento intentato contro il datore di lavoro in sede legale o di fronte a organi di arbitrato o amministrativi;
  • iscrizione a un sindacato;
  • partecipazione ad attività sindacali al di fuori dell'orario di lavoro;
  • partecipazione ad attività sindacali durante l'orario di lavoro, previa accordo con il datore di lavoro;
  • partecipazione a scioperi organizzati nel rispetto della legge;
  • candidatura a funzioni di rappresentanza dei lavoratori e svolgimento, presente o passato, di tali funzioni;
  • cambiamento del datore di lavoro ai sensi dell'articolo 73 della legge sui rapporti di lavoro,
  • motivi etnico-razziali o dovuti al colore della pelle, sesso, età, invalidità, stato civile, obblighi famigliari, gravidanza, convinzioni politiche e religiose, nazionalità e classe sociale;
  • stipula di un contratto di ferma volontaria nell'esercito o di servizio nella riserva dell'Esercito Sloveno, contratto di servizio nella Protezione Civile, partecipazione volontaria dei cittadini a servizi di soccorso e protezione secondo quanto previsto dalla legge.
 

Nelle procedure di disdetta del contratto risulta di particolare importanza il rispetto dell'iter previsto in tutte le sue fasi per garantirne la regolarità e legittimità.  Allo stesso modo bisogna prestare molta attenzione alla corretta notifica degli atti durante la procedura.

Disdetta Disdetta ordinaria del contratto di lavoro

La disdetta ordinaria del contratto di lavoro è disciplinata dall’art. 88 della Legge sui rapporti di lavoro. La disdetta ordinaria è la disdetta del rapporto di lavoro con preavviso nei termini previsti per legge. I termini minimi di preavviso per il datore di lavoro sono definiti dall’art. 94 della Legge sui rapporti di lavoro ; per il 2014, i termini minimi di preavviso vigenti sono:

Disdetta da parte del lavoratore
 
Termine di preavviso
Condizione
15 giorni
fino a un anno di impiego presso il datore di lavoro
30 giorni
oltre un anno di impiego presso il datore di lavoro

Nel contratto di lavoro o nel contratto collettivo può essere concordato un termine di preavviso più lungo, che però non può superare i 60 giorni.

Disdetta da parte del datore di lavoro

Disdetta per motivi economici o per incapacità

Termine di preavviso
Condizione
15 giorni
1 anno o meno di 1 anno di impiego presso il datore di lavoro
30 giorni
da 1 a 2 anni di impiego presso il datore di lavoro
32 giorni
3 anni di impiego presso il datore di lavoro
36 giorni
5 anni di impiego presso il datore di lavoro
46 giorni
10 anni di impiego presso il datore di lavoro
60 giorni
20 anni di impiego presso il datore di lavoro
80 giorni
25 o più anni di impiego presso il datore di lavoro
Licenziamento per colpa

In questo caso, il termine minimo di preavviso è di 15 giorni.

Il lavoratore può recedere dal contratto di lavoro senza darne motivazione, mentre il datore di lavoro può farlo solamente per giusta causa, ovvero per motivi congrui e fondati che impediscono la prosecuzione del rapporto di lavoro. Possono essere motivi economici, di incapacità del lavoratore, di colpa o di inabilità al lavoro alle condizioni previste dal contratto per invalidità. In caso di controversia, la sussistenza della motivazione fondata o giusta causa va dimostrata dal datore di lavoro. È particolarmente rischioso citare come motivazione la cancellazione del posto di lavoro, perché in quel caso va dimostrato come si intende proseguire con il lavoro.

Documenti richiesti nel procedimento di disdetta ordinaria del contratto di lavoro:
  • avviso di intenzione di disdetta, se il contratto di lavoro viene sciolto per motivi economici;
  • nota di rimprovero sul mancato adempimento degli obblighi e sulla possibilità di licenziamento in caso di violazione reiterata, se si intende disdire il contratto di lavoro per colpa;
  • Convocazione per l'audizione a difesa e verbale dell’audizione, se si intende disdire il contratto di lavoro per incapacità;
  • avviso al sindacato, se il lavoratore è iscritto in un sindacato;
  • revoca del contratto di lavoro, che deve essere motivata.
 

Licenziamento collettivo

Se il datore di lavoro procede a un licenziamento collettivo (almeno 10 lavoratori in un’azienda che ne impiega più di 20 e meno di 100; almeno il 10 % dei lavoratori in un’azienda che ne impiega da 100 a 300; almeno 30 lavoratori in un’azienda che impiega 300 o più persone), deve predisporre un programma di licenziamento di lavoratori in esubero.

Trattamento di fine rapporto

Il datore di lavoro che procede alla disdetta del contratto di lavoro per motivi economici o per incapacità, è tenuto al pagamento dell’indennità di fine rapporto al lavoratore. 

La base per il calcolo dell’indennità di fine rapporto è la busta paga mensile media che il lavoratore ha percepito o che percepirebbe se lavorasse negli ultimi tre mesi antecedenti alla disdetta.

L’indennità di fine rapporto ammonta a (dati anno 2014; in caso di modifiche di legge, vedere Legge sui rapporti di lavoro ZDR, art. 108):
  • 1/5 della base per ogni anno di lavoro presso il datore di lavoro, se il lavoratore è impiegato presso il datore di lavoro da più di 1 anno e fino a 10 anni,
  • 1/4 della base per ogni anno di lavoro presso il datore di lavoro, se il lavoratore è impiegato presso il datore di lavoro da più di 10 anni e fino a 20 anni,
  • 1/3 della base per ogni anno di lavoro presso il datore di lavoro, se il lavoratore è impiegato presso il datore di lavoro da più 20 anni.
 

Disdetta straordinaria del contratto di lavoro

La disdetta straordinaria del contratto di lavoro non prevede preavviso e le parti in causa  vi possono ricorrere solo nelle circostanze previste dagli articoli  110. o 111. člena della legge sui rapporti di lavoro. L'onere di dimostrare la fondatezza delle ragioni che hanno portato alla disdetta straordinaria ricade sulla parte che ha deciso la disdetta.

Nel caso di disdetta straordinaria del contratto di lavoro il lavoratore non ha diritto al trattamento di fine rapporto e ai sussidi previsti per la disoccupazione.

Documenti necessari per la disdetta straordinaria del contratto di lavoro:
  • Convocazione per l'audizione a difesa e verbale dell’audizione;
  • avviso ai sindacati, se il lavoratore fa parte di un sindacato;
  • disdetta straordinaria.
 
Tutela speciale contro il licenziamento

Il datore di lavoro non può disdire il contratto di lavoro ai rappresentanti dei lavoratori, alle lavoratrici in gravidanza e in allattamento, ai genitori nel periodo in cui usufruiscono del congedo parentale, agli invalidi assenti dal lavoro per malattia, ai lavoratori anziani fino al raggiungimento delle condizioni minime per il pensionamento.

La tutela contro il licenziamento non viene garantita in caso di sussistenza di giusta causa per la disdetta straordinaria del contratto di lavoro, se è in corso il procedimento di cessazione di attività del datore di lavoro oppure il procedimento di liquidazione coatta.

Procedimenti in caso di cessazione del contratto di lavoro

Dopo la cessazione di validità del contratto di lavoro, il datore di lavoro è tenuto a restituire al lavoratore il libretto di lavoro. Entro gli otto giorni successivi alla cessazione di validità del contratto di lavoro, il datore di lavoro cancella il lavoratore dall’assicurazione sociale obbligatoria con il modulo M2

La risoluzione del contratto di lavoro può ricondursi all'iniziativa del datore di lavoro, a quella del lavoratore, oppure a cause estranee alla volontà di entrambi. Queste sono:
  • dimissioni;
  • impossibilità sopravvenuta e forza maggiore;
  • licenziamento individuale;
  • licenziamento collettivo;
  • licenziamento disciplinare;
  • mancata ripresa del servizio a seguito di malattia;
  • mancato superamento della prova;
  • messa in mobilità;
  • morte del lavoratore;
  • raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia;
  • risoluzione consensuale;
  • scadenza del termine.
 

Dimissioni

Le dimissioni consistono in un atto volontario del lavoratore che non deve essere viziato nella sua formazione. Le dimissioni sono efficaci solo se convalidate. La convalida va fatta presso le DTL, i Centri per l’Impiego oppure mediante apposizione da parte del lavoratore di una dichiarazione in calce alla comunicazione telematica di cessazione del rapporto.

Licenziamento individuale

Il licenziamento individuale rappresenta una modalità di recesso unilaterale del datore di lavoro dal rapporto di lavoro subordinato.

Il licenziamento deve essere sorretto da un motivo, che può dipendere da ragioni soggettive collegate alla condotta del lavoratore (licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo) o da situazioni oggettive, legate all'attività produttiva o all'organizzazione del lavoro (licenziamento per giustificato motivo oggettivo).

Il licenziamento deve essere intimato per iscritto e nel rispetto della procedura prevista dalla legge. In caso di licenziamento disciplinare deve essere seguita una procedura più complessa.

Una spiegazione sui licenziamenti individuali è descritta qui: http://www.unicolavoro.ilsole24ore.com/ExternalDefault.aspx?idDoc=10467409&idDocType=15.

Licenziamento collettivo

Possono porre in essere un licenziamento collettivo i datori di lavoro imprenditori, che occupano più di 15 dipendenti.

L'ipotesi di licenziamento collettivo si verifica quando il datore di lavoro intende effettuare nell'arco di 120 giorni almeno cinque licenziamenti nell'unità produttiva oppure più unita produttive nell'ambito della stessa provincia.

Sanzioni 

Tipo di invalidità

Ragioni

Conseguenze

Inefficacia

motivazione del licenziamento non comunicata entro 7 giorni dalla richiesta del lavoratore

  • nelle imprese con più di 15 dipendenti (o 60 complessivamente) : impugnazione entro 60 giorni per ottenere la reintegrazione e il risarcimento danni
  • nelle imprese con meno di 15 dipendenti (o 60 complessivamente): il lavoratore non deve impugnare il recesso e si applica il regime della nullità degli atti

Inefficace

Licenziamento orale senza forma scritta

Non produce effetti ed inidoneo ad incidere sulla continuità del rapporto, con la conseguenza che il lavoratore ha diritto al pagamento di tutte le retribuzioni non corrisposte

Nullità

  • licenziamento discriminatorio
  • licenziamento motivato da ragioni politiche, religiose, razziali e sessuali

Reintegrazione e risarcimento danni pari a 5 mensilità qualunque sia il numero di addetti

Nullità

Per causa di matrimonio

Riammissione in servizio e pagamento della retribuzione fino alla riammissione

Annullabilità

Licenziamento privo di giusta causa o giustificato motivo

  • Riassunzione e pagamento di una penale nel caso di tutela obbligatoria
  • Reintegrazione o risarcimento danni nel caso di tutela reale

Ingiustificato

Licenziamento disciplinare viziato nel rispetto della procedura

  • Reintegrazione e risarcimento nel caso di tutela reale;
  • Riassunzione o risarcimento danni nel caso di tutela obbligatoria

 

Quali sono le cause di assenza dal lavoro? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Ferie annue ordinarie

I dipendenti possono essere assenti dal lavoro per le ferie annuali ordinarie. La Legge sui rapporti di lavoro definisce il diritto alla durata minima delle ferie annue nel singolo anno solare, che non può essere inferiore alle quattro settimane, indipendentemente dal fatto che il lavoratore sia impiegato a tempo pieno o tempo parziale e in considerazione della distribuzione dei giorni di lavoro nell’arco della settimana. Questo significa che per un lavoratore il cui obbligo lavorativo sia distribuito su cinque giorni a settimana, la durata minima delle ferie annue ordinarie è di 20 giorni lavorativi, mentre per un lavoratore che lavora sei giorni a settimana le ferie annue di quattro settimane hanno una durata minima di 24 giorni lavorativi. In casi particolari, quali invalidità, anzianità, invalidità fisica al 60%, bambini psichicamente o fisicamente disabili, bambini fino ai 15 anni di età e altre circostanze definite dal datore di lavoro negli atti generali, il lavoratore ha diritto a ulteriori giornate di ferie annue.

Ferie straordinarie

In questa categoria rientrano:
  • Assenza pagata per motivi particolari (proprio matrimonio, morte del coniuge, del partner non sposato, del figlio, del figlio adottivo o del figliastro, dei genitori o dei genitori adottivi, di gravi incidenti che colpiscono il lavoratore), della durata massima di 7 giorni lavorativi in un anno solare,
  • Assenza per donazione del sangue nel giorno della donazione,
  • Assenza per svolgimento di mansione non lavorativa per la quale il lavoratore sia stato eletto oppure per un dovere per il quale sia stato nominato ecc. (art. 170. Della Legge sui rapporti di lavoro),
  • Assenza per corsi di formazione (assenza per motivi di studio).
 

Assenza per malattia

La Legge sui rapporti di lavoro definisce l’assenza dal lavoro per motivi di salute come assenza giustificata dal lavoro in caso di temporanea incapacità al lavoro o malattia o infortunio. In conformità alle disposizioni della Legge sulla tutela e assicurazione sanitaria, il lavoratore è tenuto a dare avviso al datore di lavoro se si ammala. L’assenza dal lavoro per malattia per 30 giorni viene concessa dal medico di base, mentre in caso di proroghe a decidere è la commissione sanitaria dell’Istituto per l’assicurazione sanitaria della Repubblica di Slovenia. Il lavoratore può assentarsi dal lavoro anche per prendersi cura di un parente stretto (fino a 7 giorni), per prendersi cura dei figli fino a 7 anni di età oppure di figli lievemente, moderatamente e gravemente disabili dal punto di vista fisico e psichico (fino a 15 giorni). In casi eccezionali, l’assenza può essere prorogata.

La legge sulla tutela genitoriale e sugli assegni familiari prevede inoltre le seguenti assenze (la Legge sui rapporti di lavoro usa il termine comune “congedi genitoriali”):

Congedo di maternità

Il congedo di maternità è volto alla preparazione al parto, alla cura e alla tutela dei neonati e alla tutela della salute della madre nel momento del parto e immediatamente dopo. Hanno diritto al congedo di maternità la madre di un bambino e, in alcune circostanze, anche il padre di un bambino, uno dei nonni del bambino o altra persona. Il congedo di maternità dura 105 giorni. La madre deve prendere congedo di maternità 28 giorni prima della termine prevista per il parto, stabilita dal ginecologo. Se la madre non va in congedo di maternità a tale scadenza, non può usufruire della parte inutilizzata del congedo di maternità successivamente alla nascita del bambino, a meno che il parto non avvenga prima della scadenza prevista. Se alla data del parto la madre non si è ancora avvalsa del congedo di maternità, lo fa a partire dalla data del parto. Ci si avvale del congedo di maternità per un periodo ininterrotto di assenza completa dal lavoro.

La lavoratrice in gravidanza deve dare avviso al datore di lavoro dell’intenzione di avvalersi del congedo di maternità al massimo entro 30 giorni prima della data prevista per tale congedo. Se la lavoratrice in gravidanza è un’imprenditrice autonoma, deve darne avviso all’organo competente per la registrazione dell’attività autonoma entro 15 giorni dal riconoscimento del diritto.

Congedo di paternità

Il congedo di paternità corrisponde a delle ferie destinate al padre affinché possa, nel momento più delicato, collaborare con la madre nella cura e nella tutela del bambino. Il padre ha diritto al congedo di paternità per la durata di 90 giorni civili (indipendentemente dal numero di bambini che nascono contemporaneamente), dei quali i primi 15 devono essere usati fino al compimento del sesto mese di età del bambino (altrimenti questa parte del congedo di paternità scade), mentre i rimanenti 75 giorni possono essere usati fino al compimento del terzo anno di età del bambino. Il padre non ha diritto ai primi 156 giorni di congedo di paternità se si sta avvalendo del congedo di maternità.

Congedo per la cura e la tutela del bambino

Il congedo per la cura e la tutela del bambino corrisponde a delle ferie destinate all’ulteriore cura e tutela del bambino e gli aventi diritto possono usufruirne in maniera diretta (immediatamente), ovvero subito dopo la conclusione del congedo di maternità. Vi ha diritto uno dei due genitori del bambino e in casi eccezionali entrambi i genitori; in particolari circostanze vi ha diritto anche uno dei nonni del bambino o altra persona. Il congedo per la cura e la tutela del bambino dura normalmente 260 giorni e può essere prorogato se la madre partorisce dei gemelli (per 90 giorni) o più bambini nati vivi (90 giorni per ogni ulteriore bambino), oppure se la madre partorisce prematuramente (per un numero di giorni corrispondente al numero di giorni per cui la gravidanza è stata inferiore ai 260 giorni), se la madre partorisce un bambino bisognoso di cure particolari (per 90 giorni più possibilità fino al compimento dei 18 mesi del bambino), se i genitori si prendono cura in casa di almeno altri due bambini fino a otto anni di età (per due bambini 30 giorni, per tre bambini 60 giorni, per quattro o più bambini 90 giorni). Tutti i diritti sono anche cumulabili.

Congedo per adozione

Il genitore adottivo ovvero la persona alla quale il bambino viene affidato per fini educativi e di cura per la successiva adozione in conformità a una disposizione speciale, ha diritto al congedo per adozione (a eccezione del caso in cui abbia usufruito del congedo parentale per il bambino), che inizia al massimo 30 giorni dopo la sistemazione del bambino in famiglia ai fini dell’adozione:
  • Per bambini da 1 a 4 anni di età per la durata di 150 giorni,
  • Per bambini da 4 a 10 anni di età per la durata di 120 giorni.
 

Il congedo per adozione può essere usato in modo ininterrotto con assenza completa dal lavoro da parte di uno o entrambi i genitori contemporaneamente, ma la durata complessiva dei due congedi non deve superare i 150 o 120 giorni. È necessario darne avviso al datore di lavoro al massimo antro 3 giorni dal soddisfacimento dei requisiti per richiedere questo tipo di congedo. Non ha diritto al congedo per adozione una persona che adotta il figlio del proprio coniuge.

Ferie

Il periodo di riposo feriale è finalizzato al ripristino delle energie fisiche e psichiche del lavoratore. Le ferie annuali retribuite non possono essere inferiori a quattro settimane e sono un diritto irrinunciabile. La durata delle ferie deve essere fissata dalla legge, dai contratti collettivi, dagli usi o secondo equità; il periodo feriale deve essere possibilmente continuativo, almeno 2 settimane, se il dipendente lo richieda; le ferie devono essere retribuite e l'epoca del godimento è stabilita dal datore di lavoro che deve tenere conto delle esigenze aziendali e degli interessi dei lavoratori.

Delle 4 settimane di durata minima delle ferie, due devono essere godute entro l'anno di maturazione delle ferie e le restanti 2 settimane entro 18 mesi dalla fine dell'anno di maturazione.

All'atto della cessazione del rapporto di lavoro il lavoratore ha diritto alla monetizzazione delle ferie non godute, mentre il periodo minimo di 4 settimane di ferie non può essere sostituito dalla relativa indennità, nel corso del rapporto di lavoro.

I CCNL possono prevedere una diversa durata delle ferie, ma sempre mantenendo il minimo previsto dalla legge. La maturazione delle ferie avviene di solito per un dodicesimo della durata annuale per ogni mese di lavoro. Viene considerata in genere per la maturazione come mese intero la presenza al lavoro per almeno 15 giorni.

Permessi riduzione orario e ex festività

Oltre alle ferie i contratti collettivi possono prevedere delle ore di permesso retribuito per la riduzione dell'orario di lavoro, che possono variare da contratto a contratto. I permessi per le ex festività derivano dalla compensazione da parte dei contratti collettivi delle 4 festività abolite, pari in totale a 32 ore. Tutti questi permessi sono in genere proporzionati alla durata del rapporto di lavoro in caso di assunzioni, risoluzioni del rapporto di lavoro, assenze non retribuite intervenuti durante l'anno.

Congedo matrimoniale

In occasione del matrimonio tutti i lavoratori dipendenti hanno diritto di fruire un congedo retribuito, con le modalità stabilite dal CCNL di riferimento. In genere i contratti collettivi prevedono la durata di 15 giorni, che non può essere computato nel periodo di ferie annuali. La retribuzione è per gli impiegati a carico del datore di lavoro, mentre per gli operai 7 giorni sono a carico dell'INPS e viene anticipata dal datore di lavoro che provvederà a conguagliare quanto dovutogli con i contributi versati all'INPS.

Richiamo alle armi

I lavoratori dipendenti possono essere richiamati al servizio militare per qualunque esigenza delle Forze armate, mantenendo il diritto alla conservazione del posto di lavoro e percependo un'indennità economica.

Diritto allo studio

I lavoratori studenti, iscritti e frequentanti corsi regolari di studio di istruzione primaria, secondaria e di qualificazione professionali, hanno diritto a turni di lavoro che permettano la frequenza ai corsi e la preparazione agli esami. È prassi consolidata che i contratti prevedano con determinate condizioni permessi per lo studio pari a 150 ore nel triennio, usufruibili anche in un solo anno. I lavoratori studenti, compresi quelli universitari, hanno diritto a permessi giornalieri retribuiti per sostenere gli esami.

Aspettativa per cariche pubbliche

I lavoratori che vengono eletti membri del Parlamento nazionale, europeo o delle assemblee regionali e ad altre funzioni pubbliche elettive hanno diritto ad una aspettativa non retribuita per l'intero periodo del mandato.

Agli amministratori locali eletti sono riconosciuti permessi connessi allo svolgimento della carica, che possono essere permessi retribuiti o permessi non retribuiti per le cariche di sindaci, presidenti delle province, presidenti dei consigli comunali e provinciali, ecc.

Permessi sindacali

Ai lavoratori che hanno delle funzioni all'interno dei sindacati possono essere concessi permessi retribuiti ovvero aspettative non retribuite.

Permessi elettorali

La legge riconosce ai lavoratori che adempiono alle funzioni presso gli uffici elettorali in caso di consultazioni elettorali, di assentarsi dal lavoro per il periodo delle operazioni elettorali, con diritto alla retribuzione.

Aspettativa per lavoratori tossicodipendenti e loro familiari

I lavoratori tossicodipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato e i lavoratori familiari di tossicodipendenti possono usufruire di un periodo massimo di 3 anni di aspettativa non retribuita al fine di prendere parte a programmi terapeutici riabilitativi presso i servizi sanitari delle ASL.

Permessi e aspettativa per disabili e loro familiari

I lavoratori disabili e loro genitori e familiari hanno il diritto di fruire di permessi retribuiti o di congedi. I permessi possono essere fruiti ad ore oppure a giorni, fino ad un massimo di 3 giorni al mese.

Permessi per gravi motivi familiari

Nell'intera carriera lavorativa del lavoratore, sono concessi due anni di aspettativa non retribuita per gravi e documentati motivi familiari entro il secondo grado di parentela. In alcuni casi per questo congedo l'INPS può erogare anche un'indennità pari alla retribuzione percepita nell'ultimo mese di lavoro che precede il congedo.

Permessi per motivi personali

Il lavoratore può fruire di permessi retribuiti in caso di documentata grave infermità o di decesso del coniuge, di un parente entro il secondo grado (anche non convivente) o di un convivente. I permessi   sono concessi nella misura complessiva di 3 giorni all'anno. Nei giorni di permesso non sono considerati i giorni festivi e quelli non lavorativi.

Donazione sangue e midollo osseo

Ai donatori di sangue è concesso un permesso retribuito giornaliero con indennità a carico dell'INPS per il riposo nella giornata di donazione del sangue. Anche per i donatori di midollo osseo è concesso un analogo permesso, di durata idonea alla durata dell'intervento.

Malattia

La legge prevede che per il periodo di malattia il lavoratore ha diritto alla conservazione del posto per un periodo determinato dalla legge, dai contratti collettivi, dagli usi e secondo equità. Durante il periodo di malattia il lavoratore ha diritto a un'indennità di malattia a carico dell'INPS e di un'eventuale integrazione dell'indennità a carico del datore di lavoro. L'indennità a carico dell'INPS scatta dal 4° giorno di malattia ed ammonta fino al 20° giorno al 50% della paga giornaliera, comprensiva di ratei delle mensilità aggiuntive, percepita nel periodo di paga precedente all'inizio della malattia, mentre per i giorni dal 21° al 180° l'indennità è pari al 66% della paga. I contratti collettivi, inoltre, possono prevedere un'integrazione della paga a carico del datore di lavoro. L'indennità è a carico dell'INPS e viene anticipata dal datore di lavoro che provvederà a conguagliare quanto dovutogli con i contributi versati all'INPS. La durata massima dell'indennità a carico dell'INPS è di 180 giorni. La malattia deve essere certificata da idoneo certificato medico, che deve essere emesso al massimo il giorno successivo all'inizio della malattia. Il certificato è trasmesso telematicamente all'INPS, mentre il lavoratore ha il dovere di portarlo a conoscenza del datore di lavoro al massimo entro due giorni dall'inizio dell'assenza.

Maternità obbligatoria

Il D.Lgs. 151/2001 prevede una triplice tutela per le lavoratrici madri: fisica; normativa e giuridica; economica. In alcuni casi il padre lavoratore può sostituirsi o affiancarsi alla madre nel periodo obbligatorio di astensione. Il periodo protetto interviene già all'inizio della gravidanza, periodo in cui inizia il divieto di licenziamento e di sospensione dal lavoro (questo continua fino ad un anno di età del bambino). Il congedo di maternità obbligatoria interviene, invece, due mesi prima della data presunta del parto (con la possibilità di anticipare l'astensione per determinati casi), tre mesi per attività gravose e dura fino a tre mesi dopo il parto (elevabili a sette nei lavori gravosi). Il periodo prima del parto può essere ridotto a un mese e il periodo successivo aumentato a quattro mesi dopo il parto. In caso di parto prematuro i giorni non goduti di astensione obbligatoria prima del parto vengono aggiunti al periodo di astensione dopo il parto. A norma dell'art. 21 T.U. le lavoratrici devono consegnare al datore di lavoro e all'istituto erogatore dell'indennità di maternità il certificato medico indicante la data presunta del parto almeno 2 mesi prima della data presunta del parto e, successivamente, devono presentare entro 30 giorni il certificato attestante la data del parto.

La lavoratrice ha diritto a un'indennità corrisposta dall'INPS pari all'80% della retribuzione media giornaliera calcolata con le modalità previste per indennità giornaliera per l'indennità di malattia. L'indennità è a carico dell'INPS e viene anticipata dal datore di lavoro che provvederà a conguagliare quanto dovutogli con i contributi versati all'INPS. I contratti collettivi possono, inoltre, prevedere un integrazione al trattamento dell'INPS a carico del datore di lavoro.

Congedo di paternità

In via sperimentale per gli anni 2013-2015 l'art. 4, c. 24 della L. 92/2012 stabilisce che il padre lavoratore dipendente, entro i cinque mesi dalla nascita del figlio, ha l'obbligo di astenersi dal lavoro per un periodo di un giorno. Entro il medesimo periodo, il padre lavoratore dipendente può astenersi per un ulteriore periodo di due giorni, anche continuativi, previo accordo con la madre e in sua sostituzione in relazione al periodo di astensione obbligatoria spettante a quest'ultima.

L'indennità a carico dell'INPS ammonta in questi casi al 100 per cento della retribuzione. Il padre lavoratore è tenuto a fornire preventiva comunicazione in forma scritta al datore di lavoro dei giorni prescelti per astenersi dal lavoro almeno quindici giorni prima dei medesimi.

Congedo parentale

Ogni genitore ha diritto a un periodo di congedo parentale facoltativo di 6 mesi, che può essere fruito nei primi otto anni di vita del bambino. Complessivamente, fra i due genitori, il congedo parentale non può superare i 10 mesi. Nel caso però, che il padre richieda almeno tre mesi di congedo parentale, il diritto di astensione della madre sale a 7 mesi e il periodo totale fra i due genitori sale a 11 mesi.

Per i periodi di astensione facoltativa è dovuta un'indennità giornaliera di maternità nella misura pari al 30% della retribuzione media globale giornaliera percepita dalla lavoratrice o dal lavoratore per un periodo massimo complessivo di 6 mesi tra i genitori, fino a tre anni di vita del bambino. L’indennità di maternità facoltativa è dovuta anche per il periodo superiore a sei mesi, cioè per i periodi dal settimo al decimo mese di astensione oppure per i periodi di astensione dai 3 agli 8 anni di età del bambino, solo se il reddito (riferito all'anno in cui si usufruisce dell'astensione) del singolo genitore interessato sia inferiore a 2,5 volte il trattamento minimo di pensione a carico dell'AGO (assicurazione generale obbligatoria) INPS (per il 2013 16.101,47 €)

Adozione e affidamento

La lavoratrice adottiva ha diritto all'astensione obbligatoria per un periodo massimo di 5 mesi, da fruire nei primi 5 mesi successivi all'effettivo ingresso in famiglia del bambino, con un'indennità economica all'80%. In caso di affidamento il congedo di maternità potrà essere fruito dalla madre affidataria entro 5 mesi dall'affidamento, per un periodo massimo di 3 mesi, anche frazionato, con un'indennità economica all'80%.

Il congedo parentale può essere usufruito, qualunque sia l'età del minore, entro 8 anni dall'ingresso del minore in famiglia, anche nel caso di adozione, nazionale o internazionale, e di affidamento. L'indennità economica prevista ordinariamente potrà essere corrisposta solo nei primi tre anni dall'ingresso del minore in famiglia.

Permessi per allattamento

Il datore di lavoro deve consentire alle lavoratrici madri, durante il primo anno di vita del bambino, due periodi di riposo, anche cumulabili durante la giornata. Il riposo è uno solo quando l'orario giornaliero di lavoro è inferiore a sei ore. I periodi di riposo si cui sopra hanno la durata di un'ora ciascuno e sono considerati ore lavorative agli effetti della durata e della retribuzione del lavoro. In alcuni casi i permessi possono essere usufruiti dal padre in alternativa alla madre, ma solo dopo tre mesi dalla data del parto.

La lavoratrice madre per la fruizione dei permessi, deve presentare domanda al datore di lavoro, mentre il padre deve presentare la domanda all'INPS con copia al datore di lavoro.

Durante l'assenza per i riposi, alla lavoratrice è dovuta un'indennità pari all'intero ammontare della retribuzione. L'indennità è a carico dell'INPS e viene anticipata dal datore di lavoro che provvederà a conguagliare quanto dovutogli con i contributi versati all'INPS.

Malattia del bambino

Entrambi i genitori, alternativamente, hanno diritto di astenersi dal lavoro durante le malattie del bambino di età non superiore a 3 anni, senza limiti temporali, ovvero, per figli di età tra 3 e 8 anni, solo per 5 giorni lavorativi all'anno per ciascun genitore. Le assenze non sono retribuite ma sono utili all'anzianità di servizio.

Quali dati bisogna inserire nel libro unico del lavoro (LUL)? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

In conformità alla Legge sulle evidenze nell’ambito del lavoro e della sicurezza sociale, i datori di lavoro, ai fini dell’applicazione dei diritti previsti dal sistema di sicurezza e tutela sociale, come anche per consentire il monitoraggio statistico e per le necessità di controllo e ispezione, sono tenuti a redigere i registri di seguito elencati. Tutti i documenti e atti originali e i registri vanno conservati come atti di valore durevole. Si raccomanda la conservazione in armadi ignifughi, dato che è dovere del datore di lavoro prevenirne la distruzione, il danneggiamento o la manomissione.

Di seguito sono citate le voci principali, mentre i dettaglio sono disponibili nella Legge sulle evidenze nell’ambito del lavoro e della sicurezza sociale.

Registro dei lavoratori impiegati (art. 13 ZEPDSV) - modello

  • Dati del lavoratore,
  • Dati sul permesso di lavoro del lavoratore (stranieri),
  • Dati sul contratto di lavoro stipulato,
  • Dati sulla cessazione del contratto di lavoro.
 

Possono essere contenuti anche altri dati, quali la residenza, e conservati diversi documenti, certificati e fotocopie di documenti personali.

Il lavoratore è tenuto a comunicare al datore di lavoro ogni variazione dei dati entro 8 giorni dalla variazione stessa.

Registro dei costi del lavoro (art. 16 ZEPDSV)

È un registro mensile in cui vanno annotati:
  • I dati del lavoratore,
  • I dati sulle buste paga e le indennità che gravano sul datore di lavoro,
  • I dati riguardanti altri costi del lavoro,
  • I dati sui contributi di legge per la sicurezza sociale del singolo lavoratore.
 

Registro dell’orario lavorativo (art. 18 ZEPDSV)

Per ciascun lavoratore vanno iscritti quotidianamente i seguenti dati:
  • Numero di ore,
  • Numero totale di ore lavorate a tempo pieno e a tempo parziale con specificazione del tipo di orario di lavoro svolto,
  • Numero di ore di lavoro straordinario,
  • Numero di ore non lavorate per le quale si percepisce un’indennità dal datore di lavoro con specificazione del tipo di indennità,
  • Il numero di ore non lavorate per le quali si percepisce un’indennità da parte di altre organizzazioni o datori di lavoro o organi con specificazione del tipo di indennità,
  • Il numero di ore non lavorate per le quali non si percepisce alcuna indennità,
  • Il numero di ore di lavoro sul luogo di lavoro per le quali si conteggia il periodo assicurativo con maggiorazione ovvero per le quali è obbligatorio il versamento di assicurazione pensionistica integrativa con specificazione del tipo di status.
 

Il registro si tiene anche per il personale dirigente se è a contratto presso il datore di lavoro.

Registro sulle modalità di risoluzione dei conflitti collettivi di lavoro da parte del datore di lavoro (art. 20 ZEPDSV)

Si tratta del registro degli scioperi e degli arbitrati dei conflitti del lavoro.

Nel libro unico del lavoro devono essere registrati i dati riferiti a tutti i lavoratori subordinati inseriti nell'organizzazione d'impresa con un contratto di lavoro normale o assunti con qualsiasi contratto flessibile.

Per ciascun lavoratore devono essere indicati;
  • nome e cognome;
  • codice fiscale;
  • qualifica e livello;
  • anzianità di servizio;
  • erogazioni di denaro o in natura corrisposte o gestite dal datore di lavoro;
  • trattenute;
  • detrazioni fiscali;
  • dati relativi agli assegni per il nucleo familiare;
  • prestazioni ricevute da enti e istituti previdenziali.
 

Il LUL deve contenere un calendario delle presenze, da cui risulti, per ogni giorno, il numero di ore di lavoro effettuate da ciascun lavoratore subordinato e le ore di straordinario, delle assenze anche non retribuite, delle ferie e dei riposi. Il libro unico deve essere compilato entro la fine del mese successivo a quello di riferimento.

Quali sono le agevolazioni per l'impiego di lavoratori? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Agevolazioni di legge per l’impiego di lavoratori

La Slovenia propone diversi programmi di incentivazione fiscale per l’impiego di categorie di lavoratori svantaggiati, che comprendono giovani al primo impiego, giovani fino ai 30 anni di età, persone di età superiore ai 50 anni, invalidi, disoccupati di lunga durata e disoccupati residenti in zone svantaggiate. L’elenco degli incentivi all’impiego attualmente disponibili è consultabile alla pagina web dell’Istituto per l’impiego della RS:

http://www.ess.gov.si/delodajalci/financne_spodbude/ugodnosti_pri_zaposlovanju.

Concorsi pubblici per l’impiego

I concorsi pubblici in corso, i termini e i requisiti per la presentazione delle domande pubblicati dall’Istituto per l’impiego della RS sono disponibili sul sito web: http://www.ess.gov.si/delodajalci/financne_spodbude/razpisi.

Al fine di incrementare l'occupazione di particolari categorie di lavoratori sono stati introdotti svariati benefici contributivi e fiscali per:
  • apprendistato;
  • lavoratori in CIG da almeno 24 mesi;
  • lavoratori in CIG da tre mesi di imprese in CIGS da sei mesi;
  • lavoratori titolari di ammortizzatori sociali in deroga;
  • lavoratori disoccupati con trattamento speciale da 12 mesi;
  • lavoratori disoccupati da oltre 24 mesi;
  • lavoratori disoccupati con particolari requisiti soggettivi;
  • lavoratori in mobilità;
  • dirigenti privi di occupazione;
  • assunzioni a tempo determinato in sostituzione di lavoratori in astensione obbligatoria e facoltativa per maternità (aziende con meno di 20 dipendenti);
  • credito d'imposta per assunzioni di ricercatori;
  • riduzione contributiva per le attività offerte ai detenuti;
  • riduzione contributiva per i giornalisti disoccupati;
  • riduzione IRAP per le assunzioni a tempo indeterminato e cuneo fiscale;
  • contratti part-time e solidarietà tra lavoratori anziani e assunzioni di giovani;
  • assunzioni di giovani (under 35) precari con figli minori;
  • assunzioni di disabili con elevata riduzione della capacità lavorativa;
  • bonus regionale per la stabilizzazione di lavoratori precari;
  • credito d'imposta per assunzioni in soprannumero nelle regioni del Sud e svantaggiate.
 

Su questo sito internet è possibile cercare informazioni sulle agevolazione all'occupazione: http://www.cliclavoro.gov.it/Aziende/Incentivi/Pagine/default.aspx.

Indennità per ferie non godute Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il datore di lavoro è tenuto a pagare al lavoratore avente diritto alle ferie annue l’ammontare equivalente alle ferie non godute corrispondente ad almeno la paga minima. L’indennità per ferie non godute deve essere pagato al lavoratore al massimo entro il 1° luglio dell’anno solare in corso, e in caso di carenza di liquidità da parte del datore di lavoro al massimo antro il 1° novembre dell’anno in corso.

Che cos’è il portale e-VEM? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

e-VEM è il portale nazionale sloveno per le imprese e gli imprenditori. L’obiettivo del portale è consentire all’utente di interagire con la pubblica amministrazione in modo semplice, veloce e gratuito.

Il portale offre infatti a imprese e imprenditori la possibilità di ottenere i servizi garantiti dalla pubblica amministrazione con la massima semplicità e velocità,  è del tutto gratuito ed è rivolto sia alle imprese individuali che alle società. È utilizzato anche dai referenti dei punti VEM, che offrono tutti i servizi del portale e-VEM alle imprese agli imprenditori in luoghi fisicamente accessibili, come i punti VEM stessi e gli studi notarili.

Attraverso il portale e-VEM è possibile svolgere i seguenti procedimenti: 
  • Registrare una s.p. (ditta individuale) o d.o.o. (s.r.l.) di cui siete socio unico.
  • Comunicare una variazione dei dati al Registro commerciale della Slovenia (PRS) oppure cessare l’attività (per le s.p.).
  • Comunicare i dati fiscali o la richiesta di identificazione ai fini IVA.
  • Gestire le assicurazioni sociali per sé e i vostri dipendenti.
  • Pubblicare un’offerta di lavoro.
  • Delegare una terza persona per svolgere attività nell’ambito della vostra azienda.
  • Ottenere la licenza artigiana.
 

L’dettagliato dei servizi offerti da e-VEM è disponibile all’indirizzo: http://evem.gov.si/evem/storitve.evem.

I servizi del portale e-VEM sono gratuiti e possono usufruirne tutti gli utenti che abbiano inserito nel proprio web browser un certificato digitale qualificato per la verifica dell’identità e per la firma digitale dei documenti, rilasciato da uno di questi enti certificatori: SIGOV-CA o SIGEN-CA (per persone fisiche o impiegati presso persone giuridiche), POŠTA®CA, AC-NLB, HALCOM CA FO, HALCOM CA PO 2 ali HALCOM CA PO 3.

Cosa può fare per me l’amministrazione elettronica? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L’amministrazione elettronica (E-uprava) offre informazioni e servizi alle imprese individuali e alle persone giuridiche. Gli imprenditori autonomi possono trovare qui le informazioni su come registrare una ditta individuale, come modificarne i dati, quali dati comunicare agli enti pubblici, nonché su quali permessi operativi e lavorativi siano necessari, quali siano gli obblighi verso il personale, su come operare con l’estero, come ottenere dati dai registri ecc.

L’amministrazione elettronica offre anche informazioni su come costituire una personalità giuridica, sui procedimenti fiscali per la sua costituzione, sui permessi operativi e di lavoro necessari, su come impiegare un lavoratore, come modificare i dati sulla persona giuridica, come una persona giuridica deve operare con l’estero, dove e come si possono ottenere dati dai registri, cosa bisogna considerare nell’organizzazione del lavoro, come cessare una personalità giuridica ecc.

A differenza del portale e-vem, dove si può registrare gratuitamente una ditta individuale o una s.r.l., l’amministrazione elettronica offre ai giovani imprenditori anche altri servizi.

Cos’è l’e-TRR? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

E-TRR è un’applicazione web che consente alle persone fisiche o future persone giuridiche consente di aprire un conto di deposito (di transazione) temporaneo per versare il capitale di costituzione della società. Il versamento del capitale sociale è la precondizione per costituire una società e per iscriverla nel registro delle imprese. I soci possono iscriversi al portale e-TRR utilizzando uno dei certificati digitali qualificati di SIGOV-CA o SIGEN-CA, POŠTA®CA, AC-NLB e HALCOM CA.

L’e-TRR è dedicato ai soci che desiderano aprire un conto corrente per versare il capitale sociale al fine di costituire una società. Il socio, o i soci in caso di s.rl. multipersonale, inoltrano richiesta di apertura del conto deposito. La banca apre il conto deposito ovvero un conto di transazione temporaneo, sul quale i soci versano il capitale sociale. La banca emette un certificato elettronico firmato sul capitale versato. Il certificato è necessario per inoltrare richiesta di iscrizione nel registro delle imprese.

Se si sta costituendo una s.r.l. unipersonale, il procedimento può avvenire attraverso il portale e-VEM, mentre per altri tipi di società il procedimento va fatto presso uno dei punti VEM o presso un notaio.

Le banche che hanno aderito al sistema e-TRR sono: SKB, Gorenjska banka, Banka Koper e Poštna banka Slovenije.

Cosa sono la fattura elettronica e il programma E-računi? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La fattura elettronica (E-račun) sostituisce la classica fattura cartacea. Si emette fattura al debitore o destinatario in forma elettronica e la si trasmette alla sua banca elettronica, e dopo averla ricevuta il destinatario la paga in modo semplice e rapido e può trasferirla nelle proprie applicazioni elettroniche. La fattura elettronica rappresenta un grande risparmio per quanto riguarda i costi di stampa e postali; lo scambio di dati elettronico consente inoltre di risparmiare tempo.

E-računi è un programma web, ovvero un’applicazione che aiuta le piccole aziende nella gestione dei libri contabili. Il programma consente di gestire i registri delle fatture ricevute ed emesse, il rendiconto delle paghe e dei contributi, l’evidenza degli ordini di viaggio, degli ordini di lavoro, della cassa, delle rimanenze e dei libri mastri, e inoltre offre un collegamento con le banche elettroniche e con il portale eDavki, calcola l’IVA e aiuta a elaborare il rendiconto fiscale e i bilanci.

Per il funzionamento del programma non è necessario nessun software particolare, perché funziona con qualsiasi browser; non è quindi necessario scaricare programmi particolari né l’aggiornamento degli stessi.

E-računi è un programma a pagamento. Per un uso illimitato, è necessario acquistare la licenza d’uso per il programma, che può essere di due tipi: per uso via internet oppure con nell’ambito dell’intranet aziendale.

Gare d'appalto, concorsi e sovvenzioni in Italia Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

In Italia esistono alcuni strumenti normativi che consentono alle imprese di beneficiare di “aiuti” finalizzati allo nascita, allo sviluppo o al consolidamento dell’attività.

La forma e le modalità di questi “aiuti” sono molto eterogenei, in generale si può tuttavia suddividerli in quattro macrosettori:

1) Contributi a fondo perduto (o in conto capitale) – in questo caso l’ente pubblico, verificata la sussistenza di tutti i presupposti (di regola, la prova di avere effettuato un investimento), eroga una somma all’impresa beneficiaria, di regola in misura percentuale alla spesa effettuata (ad es. 50% della spesa).

2) Finanziamenti agevolati – l’imprenditore ottiene dalla Banca un prestito - finalizzato allo sviluppo dell’attività - che verrà poi restituito con un tasso di interessi inferiore rispetto a quello ordinario, in quanto l’ente pubblico (ovvero un istituto bancario da esso controllato) contribuirà al pagamento degli interessi.

3) Aiuti in forma di garanzia – l’impresa non ottiene alcun aiuto economico, ma l’ente pubblico le concede una garanzia per ottenere il finanziamento dalla Banca; la concessione delle garanzie è affidata ai cd. consorzi di garanzia fidi. Spesso questi aiuti si cumulano con i finanziamenti agevolati.

4) Aiuti in forma di credito d’imposta – essi consistono non nell’erogazione di una somma di denaro, bensì nella riduzione delle imposte e contributi da pagare; anche questi aiuti presuppongono un investimento ovvero una spesa precedentemente sostenuta dall’impresa.

Nessun “aiuto” viene concesso in modo automatico, bensì è sempre necessaria una domanda all’ente pubblico competente.

Gli enti competenti per la gestione degli strumenti agevolativi sono diversi, a seconda del tipo di agevolazioni:
  • Per le agevolazioni comunitarie, di regola è competente la Regione
  • Per le agevolazioni statali, i singoli Ministeri possono delegare le Regioni, le Agenzie pubbliche per lo sviluppo degli investimenti (Invitalia) e le Province.
  • Per le agevolazioni regionali, oltre alla Regione, possono essere competenti le Camere di Commercio, i Centri di Assistenza Tecnica (CAT e CATA), le Province
 

Le domande di finanziamento agevolato possono essere di regola presentate nel corso di tutto l’anno, fino ad esaurimento delle risorse.

Più spesso, però, sono previsti termini più restrittivi:
  • In certi casi, i termini sono limitati ad uno o più mesi dell’anno: Esempio: ogni anno dal 2 al 31 gennaio (contributi per il sostegno di investimenti delle imprese commerciali del FVG).
  • Altre volte, i termini sono fissati una sola volta con apposito Bando che prevede un termine iniziale ed un termine finale per la proposizione della domanda. Esempio: incentivi comunitari per il commercio elettronico nel FVG.

Istituzioni pubbliche e private in Slovenia Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Istituzioni slovene

Agenzia pubblica della Repubblica di Slovenia per l’imprenditoria, l’innovazione, lo sviluppo, gli investimenti e il turismo (SPIRIT Slovenija)

L’agenzia pubblica SPIRIT Slovenija è un’agenzia che garantisce sostegno all’economia slovena in modo armonizzato, chiaro e completo nei seguenti ambiti:
  • Imprenditoria, innovazione e sviluppo tecnologico
  • Internazionalizzazione e investimenti stranieri diretti
  • Turismo
 

Camera di Commercio Slovena (GZS)

La Camera di Commercio Slovena rappresenta gli interessi delle imprese nelle relazioni con lo Stato e con i sindacati nella definizione delle condizioni del lavoro e dell’attività d’impresa e nella creazione delle condizioni per lo sviluppo economico. Assicura inoltre ai soci possibilità di sviluppo, concorrenzialità e penetrazione nei mercati esteri.

La Camera di Commercio rappresenta un crocevia fondamentale per:
  • Imprese slovene
  • Esperti di alto profilo per competenza ed esperienza
  • Informazioni affidabili sull’attività d’impresa
  • Contatti e rapporti professionali tra imprese etc.

 

Camera dell’Artigianato Slovena (OZS)

Gli artigiani e gli imprenditori che svolgono attività artigianali e assimilate si associati nella Camera dell’Artigianato Slovena per realizzare i loro interessi imprenditoriali a breve e lungo termine in Slovenia e nell’Unione Europea e per sostenere i loro laboratori e aziende grazie al supporto specializzato offerto dall’organizzazione, ai fini di raggiungere una maggiore concorrenzialità sul mercato domestico e internazionale.

La Camera dell’Artigianato offre servizi di formazione e di monitoraggio delle fiere slovene e internazionali, garantisce lo svolgimento degli esami per la qualifica di maestro d’arte e pubblica, in costante aggiornamento, notizie e normative riguardanti le attività artigianali.

Istituto per l’impiego della Repubblica di Slovenia

L’istituto per l’impiego della Repubblica di Slovenia offre informazioni e servizi per i lavoratori e i datori di lavoro. Sono a disposizione anche informazioni sull’impiego di cittadini stranieri, la modulistica necessaria per la stipula di rapporti di lavoro, oltre ai bandi per borse di studio e per altre forme di sovvenzione.

Centro per i giovani imprenditori

Il centro per i giovani imprenditori è un’organizzazione indipendente e senza fini di lucro il cui obiettivo è supportare l’imprenditorialità tra i giovani e tra coloro che sono all’inizio del loro percorso in quest’ambito. Le sue attività principali consistono nella consulenza alle imprese e nella formazione, che si concretizza su tre livelli:

  • Sul portale si, dove sono a disposizione articoli, notizie, consigli e contenuti simili riguardanti l’imprenditoria;
  • Sul forum, dove una community di collaboratori, esperti e simpatizzanti del Centro si dedica a risolvere i problemi che insorgono nelle fasi di costituzione, gestione e ingrandimento dell’impresa;
  • Attraverso percorsi di formazione imprenditoriale gratuita, durante i quali esperti provenienti da diversi settori trattano temi rilevanti e utili per l’attività imprenditoriale. 

 

Rivista “Podjetnik”

La rivista “Podjetnik” (L’imprenditore) è edita dalla Camera dell’Industria e dell’Artigianato slovena. In essa sono pubblicati articoli utili per gli imprenditori, che trattano l’attività imprenditoriale, il marketing, le normative vigenti, ma anche nuove idee di business, strumenti digitali per l’imprenditoria e altre informazioni utili. Insieme alla rivista è pubblicato anche il supplemento “Svetovalec” e organizza seminari sul tema dell’imprenditorialità.

Rivista “Obrtnik”

La rivista “Obrtnik” (l’artigiano) è edita dalla Camera per l’Artigianato. In essa sono pubblicati numerosi articoli utili per artigiani e imprenditori, presentazioni di manifestazioni rilevanti e di fiere di settore, sia in Slovenia sia all’estero. Oltre a questo si occupa dell’organizzazione di seminari specializzati.

Istituzioni slovene private

Data d.o.o.

Data d.o.o. è un’azienda che offre un supporto globale all’attività d’impresa. In particolare, si occupa di sostenere l’imprenditore nella costituzione di un’impresa individuale o di una società, nella redazione del business plan, nella valutazione dei beni mobili etc. A questo si affianca un servizio di consulenza fiscale e contabile e l’organizzazione di programmi formativi (corsi). Numerose informazioni utili per i giovani imprenditori sono pubblicate anche sul sito web, dove si possono trovare anche notizie sempre aggiornate sul mondo dell’imprenditoria.

CEED Slovenija

CEED offre agli imprenditori e al loro team esecutivo le competenze, l’esperienza e la rete di contatti di cui hanno bisogno per favorire la crescita della loro azienda e per la promozione della cultura imprenditoriale nella società. CEED ha l’obiettivo di sostenere la crescita delle piccole e medie imprese e si rivolge alle imprese del sud-est Europa e del resto del mondo. Offre attività di formazione, consulenza, tutoring, contatti e organizzazione di forum imprenditoriali.

Informiran.si

Il portale Informiran.si offre ai suoi utenti supporto e informazioni in ogni passo del loro percorso verso l’obiettivo che si sono posti. L’utente è così guidato verso il suo scopo con l’aiuto di moduli interattivi, spiegazioni e guide. Si tratta di un programma moderno, sviluppato appositamente per questo scopo, che tramite una serie di domande ragionate poste all’utente è in grado di riconoscere i sui bisogni e desideri e di adattare la sequenza dell’iter alle sue risposte. Per questo il risultato finale è personalizzato, adatto alle esigenze del singolo utente e come tale è in grado di offrire all’utente la massima efficacia.

Informiran.si offre sul suo sito anche modulistica “smart”. Si tratta di modelli ("templates"), che permettono anche a utenti privi di una formazione giuridica di redigere autonomamente e in breve tempo diversi documenti di buon livello qualitativo (contratti, ricorsi, richieste, corrispondenza ufficiale etc.). Sul sito sono inoltre proposti manuali che illustrano in modo semplice e veloce le nozioni che è necessario comprendere per svolgere al meglio le proprie attività (come creare un'impresa individuale o una società, informazioni sui contratti, come redigere un testamento, come assumere un lavoratore etc.)

Računovodja.com

Računovodja.com è un portale che offre agli utenti informazioni riguardanti gli aspetti finanziari, fiscali e contabili dell’azienda. Nel sito sono pubblicati articoli su tributi, moneta unica, bandi, dazi doganali, legislazione, imposte etc. Tra i contenuti vi sono anche seminari web e un forum i cui amministratori rispondono alle domande degli utenti e cercano di risolvere i loro problemi concreti, modulistica on line e un elenco di programmi informatici per l’attività aziendale.

Assicurazione INAIL

L’assicurazione INAIL (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e  le malattie professionali) tutela i lavoratori dal rischio di infortunio sul lavoro e malattia professionale.

Questa tutela riguarda i danni fisici ed economici derivanti da infortuni e malattie causati dall’attività lavorativa ed esonera i datori di lavoro dalla responsabilità conseguente all’evento lesivo subito dai propri dipendenti (salvo i casi in cui, in sede penale, sia riconosciuta la loro responsabilità per reati commessi con violazione delle norme di prevenzione e igiene sul lavoro).

Per infortunio sul lavoro si intende ogni lesione del lavoratore originata, in occasione di lavoro, da una causa violenta da cui può derivare un’inabilità al lavoro permanente o temporanea o la morte.

La malattia professionale è invece una patologia che si sviluppa a causa della presenza di lavori o fattori nocivi nell’ambiente in cui si svolge l’attività lavorativa. Ne deriva un’incapacità al lavoro o la morte del lavoratore.

 Assicurazione IPSEMA

Assicura contro gli infortuni e le malattia professionali il personale della navigazione marittima.

 I contributi previdenziali ed assistenziali

I contributi sono quote della retribuzione (nel caso di rapporti di lavoro subordinato) o del reddito di lavoro (nel caso del lavoro autonomo o in collaborazione) destinate al finanziamento delle prestazioni previdenziali ed assistenziali previste dalla legge.

Il loro versamento è, di norma, obbligatorio: l’onere contributivo sorge all’avvio dell’ attività lavorativa, ovvero al verificarsi delle ulteriori condizioni previste dalla legge. 

La loro riscossione, unitamente all’erogazione delle prestazioni ed al controllo della corretta applicazione delle norme, è affidata agli Enti pubblici competenti.

I.N.P.S. (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), gestisce il sistema previdenziale in termini di imposizione, riscossione e recupero dei contributi e in termini di erogazione delle prestazioni pensionistiche e non pensionistiche per:
  • La generalità dei lavoratori dipendenti del settore privato e parastato;
  • Gli imprenditori;
  • I parasubordinati;
  • I lavoratori iscritti ai fondi speciali;
  • I dirigenti di imprese industriali.

INPDAP (Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti delle Amministrazioni Pubbliche) gestisce il sistema previdenziale di tutti i dipendenti, civili e militari, dello Stato.

Di regola l’onere contributivo incombe sia sul lavoratore (mediante una trattenuta effettuata sulla retribuzione lorda mensile) sia sul datore di lavoro (sono invece interamente a carico del prestatore i contributi dovuti per le attività di lavoro autonomo).

Nei casi in cui l’onere contributivo è ripartito tra il datore e il prestatore, la quota di competenza di quest’ultimo viene ugualmente versata dal datore, il quale è tenuto a corrispondere le trattenute all’Ente previdenziale – assistenziale.

Il versamento dei contributi deve essere effettuato entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui è scaduto l’ultimo periodo di paga: il datore di lavoro è sia civilmente sia penalmente responsabile dell’obbligo di tale versamento.

Casse professionali

Sono fondi autonomi che gestiscono in termini di imposizione, riscossione e recupero i contributi obbligatori dovuti da specifiche categorie di lavoratori professionisti, in modo del tutto autonomo rispetto all’INPS:
  • Cassa di previdenza ed assistenza a favore degli avvocati;
  • Cassa di previdenza ed assistenza per ingegneri e architetti;
  • Cassa di previdenza ed assistenza per i geometri;
  • Cassa di previdenza ed assistenza dei dottori commercialisti;
  • Cassa di previdenza ed assistenza dei farmacisti;
  • Cassa di previdenza ed assistenza dei consulenti del lavoro;
 

Mercato del lavoro

Con la riforma del mercato del lavoro nel1997 viene superata l’esclusiva competenza degli organismi statali in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro, prevedendo lo svolgimento dei compiti di intermediazione a soggetti e operatori privati, affidando alle Regioni le funzioni di collocamento quali:
  • collocamento ordinario;
  • collocamento agricolo;
  • collocamento dello spettacolo;
  • collocamento lavoratori extracomunitari;
  • collocamento dei lavoratori a domicilio;
  • collocamento dei lavoratori domestici;
  • avviamento alla funzione pubblica, eccetto l’amministrazione centrale dello Stato;
  • nonché preselezione e incontro tra domanda e offerta e le iniziative che incentivano tale incontro.

I compiti delegati alle Regioni vengono attribuiti alle Province le quali svolgono le funzioni amministrative legate alla gestione del mercato del lavoro (collocamento ordinario e obbligatorio).

Camera di commercio

La Camera di commercio  (C.C.I.A.A. – Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura) è un ente autonomo di dirittopubblicoche associa le imprese di un determinato territorio per tutelare i loro interessi collettivi, creare opportunità di affari e prestare loro altri servizi.

Essa opera nell'ambito di una circoscrizione di competenza, che coincide di regola con la provincia.

Le attività principali delle CCIAA sono la promozione imprenditoriale, la gestione di contributi ed incentivi  a favore delle imprese, l’organizzazione di corsi di formazione, convegni, promozione di fiere all’estero, dell’export e internazionalizzazione, attività di conciliazione in caso di controversie, sviluppo dell’economia locale e del territorio, registrazione brevetti e marchi, promozione dell’ innovazione tecnologica, indagini statistiche, ecc.

Presso ciascuna Camera di Commercio è istituito l'Ufficio del Registro Imprese, che è gestito secondo tecniche informatiche e può essere definito come l'anagrafe delle imprese: vi si trovano infatti i dati (costituzione, modifica, cessazione, crisi d’impresa ecc.) di tutte le imprese e gli interessati possono così avere un quadro completo della situazione giuridica di ciascuna impresa.

Ciascuna impresa è tenuta a pagare una tassa annuale per il finanziamento delle predette attività, denominata diritto camerale.

Associazioni di categoria

Le associazioni di categoria sono organizzazioni sindacalidei lavoratori autonomi o delle imprese di un determinato settore economico. Esse rappresentano e tutelano gli operatori economici di un certo settore, assistono l'associato nei rapporti con le istituzioni, con gli enti pubblici e con i sindacati dei lavoratori dipendenti.  

L’iscrizione avviene su base volontaria (non obbligatoria); gli iscritti, oltre all’attività ed alla rappresentanza sindacale, possono altresì beneficiare di altri servizi, eventualmente tramite apposite società di servizi: assistenza contabile e amministrativa, paghe e contributi, pratiche burocratiche, consulenza in gestione sicurezza e salute sul posto di lavoro, ambientale e qualità, organizzazione di fiere, contrattualistica, formazione e raccolta dati.

In Italia vi sono associazioni di categoria per ogni tipologia economico-produttiva, suddivise per attività, per dimensione, per territorio, per scopo ecc. Pertanto, vi sono numerosissime associazioni di categoria, spesso suddivise in confederazioni. Le più importanti sono Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, ecc…

Enti bilaterali

Sono enti privati costituiti dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro di una determinata categoria professionale.

Sono paritetici, nel senso che i rappresentanti dei lavoratori e quelli dei datori di lavoro sono in numero eguale tra loro.

Le funzioni principali sono le seguenti: mutualizzazione di obblighi retributivi (per esempio, mensilità aggiuntive, ferie) formazione professionale; sicurezza del lavoro; prestazioni assistenziali.
Il più importante ente bilaterale è la Cassa Edile, istituita in ciascuna provincia. L’iscrizione è obbligatoria per le imprese edili, che hanno quindi l’obbligo di contribuzione e di versamento dei contributi.

Istituzioni estere Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Enterprise Europe Network

Enterprise Europe Network è la più grande rete di supporto della Commissione europea per le piccole e medie imprese nell’ambito della cooperazione aziendale internazionale, delle innovazioni, del trasferimento di conoscenze e tecnologie e di collaborazione a programmi UE.

La tua Europa – imprenditori

Il portale La tua Europa – imprenditori è dedicato a tutti gli imprenditori che desiderano operare fuori dai confini nazionali, soprattutto in paesi UE. È disponibile in tutte le lingue dell’Unione Europea ed è una specie di guida al business per chi desidera ampliare la propria attività nei paesi UE.

Entrepreneur

Entrepreneur è un portale che offre un database di contenuti imprenditoriali in inglese. Offre strumenti ed servizi imprenditoriali on line gratuiti, consulenza agli imprenditori e storie di successo di imprenditori e imprenditrici. Inoltre qui è possibile trovare presentazioni di idee imprenditoriali, collegarsi alla rete imprenditoriale mondiale e trovare informazioni sull’imprenditorialità femminile.

YoungEntrepreneur.com

La pagina YoungEntrepreneur.com è dedicata ai giovani imprenditori o a coloro che stanno entrando per la prima volta a contatto con il mondo imprenditoriale. Comprende un social network, dei blog e un forum dedicati all’imprenditoria, al marketing e all’attività delle piccole aziende. Inoltre propone un motore di ricerca per strumenti e servizi per l’imprenditoria.

Cosa bisogna sapere sulla sicurezza sul lavoro? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

È obbligo di ogni datore di lavoro garantire un ambiente di lavoro sicuro e sano Gli standard operativi sono definiti nella Legge sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro (in lingua slovena). Il datore di lavoro può occuparsi in proprio della sicurezza sul lavoro impiegando un professionista del settore oppure può trasferire l’incarico a un servizio esterno (istituto di salute pubblica o persona fisica o giuridica con relativa concessione). I compiti di tutela della salute nel luogo di lavoro vengono conferiti a un medico delegato. Gli obblighi del datore di lavoro, in conformità alle disposizioni positive, sono al contempo diritti dei lavoratori. I costi che si generano vanno coperti dal datore di lavoro.

Il datore di lavoro è tenuto a informare i dipendenti di qualsiasi modifica legata alla salubrità e alla sicurezza dell’ambiente di lavoro.

Per la salubrità e sicurezza del luogo di lavoro, il datore di lavoro è tenuto a:
  • Predisporre una dichiarazione sulla sicurezza con valutazione dei rischi (atto generale del datore di lavoro) in forma scritta e occuparsi delle variazioni che si creano in conseguenza di nuovi rischi,
  • Offrire ai propri dipendenti formazione pratica e teorica regolare sulla sicurezza sul lavoro,
  • Garantire adeguate verifiche delle attrezzature di lavoro,
  • Predisporre istruzioni di lavoro,
  • Svolgere misurazioni di microclima, aerazione, illuminazione e rumore nell’ambiente di lavoro,
  • Garantire ai dipendenti mezzi di lavoro e attrezzature di lavoro e provvedere alla loro regolare manutenzione,
  • Monitorare lo stato delle misure per la sicurezza sul lavoro, contro gli infortuni e le malattie professionali,
  • Esporre i necessari avvisi di sicurezza sull’attrezzatura da lavoro e i mezzi di lavoro,
  • Sottoporre i dipendenti a visite mediche periodiche o preventive.

Ho costituito un’azienda, come continuare? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il conto corrente

In banca si sottoscrive il contratto per la gestione di un conto corrente e si definisce chi può disporne (il firmatario – rappresentante dell’azienda e i suoi delegati).

Predisposizione del timbro

Nel sistema giuridico sloveno, l’uso del timbro non è obbligatorio. Se un’azienda o un imprenditore autonomo vuole predisporre un timbro, lo fa il prima possibile dopo la costituzione dell’azienda. Se l’azienda opera senza timbro, ciò viene evidenziato o citato nello spazio destinato al timbro.

Numero di identificazione IVA – sì o no?

Se il singolo imprenditore o una persona giuridica otterrà o meno il numero di identificazione IVA dipende dal fatturato annuo imponibile previsto. Se il contribuente prevede di raggiungere un fatturato annuo imponibile che supera i 25.000,00 EUR, inoltra richiesta per l’ottenimento del numero di identificazione IVA e conteggia l’IVA. Se non raggiunge tale soglia, è esonerato dal versamento dell’IVA. Indipendentemente da questo elemento, il contribuente, in conformità alla presente legge, può optare per il conteggio dell’IVA. Il contribuente è tenuto a dare comunicazione anticipata su questa scelta all’ufficio fiscale competente e avvalersene per almeno 60 mesi.

L’identificazione avviene elettronicamente attraverso il portale e-davki, dove si compila la Richiesta di emissione del numero di identificazione IVA (in lingua slovena).

Obblighi particolari per l’avvio di attività artigianali

In base alla Legge per le attività artigianali, vigono le seguenti norme particolari:
  • Si tratta di un'attività o produzione basata su ordinazioni singole,
  • L’attività viene svolta solo in serie piccole e la produzione di serie non rappresenta attività prevalente,
  • Per il lavoro si impiegano macchinari, strumenti e attrezzature tecniche che non abbiano caratteristiche di catena di montaggio o di processo di lavoro automatizzato,
  • L’attività viene svolta in maniera continuativa.

Anche un’azienda può svolgere la propria attività in maniera artigianale.

Le attività artigianali sono attività definite dal Decreto sulla definizione delle attività artigianali e affini (in lingua slovena) come:

1.) Attività per le quali è necessaria una qualifica professionale adeguata

Il diritto a svolgere quelle attività artigianali per le quali è richiesta una specifica qualifica professionale viene ottenuto in base al permesso artigianale (in lingua slovena), emesso dalla Camera dell’imprenditoria artigianale della Slovenia (in lingua slovena) e in seguito ad iscrizione  nel registro artigianale (in lingua slovena). Queste attività sono definite al Decreto sulla definizione delle attività artigianali e affini.

Il permesso artigianale può essere ottenuto da una società commerciale che impiega già almeno una persona o abbia almeno un socio che soddisfi i requisiti per l’ottenimento del permesso artigianale:
  • Scuola superiore professionale a indirizzo corrispondente,
  • Scuola superiore tecnica a indirizzo corrispondente,
  • Titolo di maestro artigiano,
  • Adeguata qualificazione professionale nazionale,
  • Qualifica tecnica superiore di indirizzo corrispondente,
  • Qualifica tecnica universitaria di indirizzo corrispondente. 
 

Se una persona con tali qualifiche abbandona temporaneamente o definitivamente il lavoro, la società è tenuta a sostituirla entro 6 mesi, altrimenti la Camera dell’imprenditoria artigianale revoca il premesso artigianale e cancella l’azienda dal registro artigianale. Durante l’assenza della persona con tali qualifiche, la società deve cessare di svolgere l’attività artigianale.

Se la persona con tali qualifiche è assente per motivi giustificati per oltre 6 mesi, la Camera dell’imprenditoria artigianale della Slovenia permette alla persona giuridica di interrompere l’attività per 1 anno.

2.) Attività per le quali non è necessaria alcuna particolare qualifica professionale

Per le attività artigianali che non richiedono alcuna particolare qualifica professionale, alla parte viene emessa d’ufficio la delibera relativa all’iscrizione nel registro artigianale (in lingua slovena).

3.) Attività affine all’artigianato

Le attività affini all’artigianato sono quelle tradizionalmente legate all’artigianato svolto come attività principale e che vengono svolte come attività principale in maniera continuativa dalle piccole società commerciali.

Il diritto a svolgere attività affini all’artigianato si ottiene con l’iscrizione nel registro artigianale. La Camera dell’imprenditoria artigianale della Slovenia effettua l’iscrizione nel registro artigianale per dovere d’ufficio in base ad avviso del gestore del registro commerciale (AJPES).

Questo vale per tutte le micro e piccole imprese e per gli imprenditori autonomi che abbiano iscritto nel registro commerciale come attività principale un’attività affine all’artigianato.

Se il volume dell’attività è significativo, è necessario vagliare le disposizioni della legislazione del settore per verificare se siano necessari particolari permessi per lo svolgimento di tale produzione. 

Come ottenere il permesso artigianale

La richiesta per l’emissione del permesso artigianale va inoltrata alla Camera dell’imprenditoria artigianale della Slovenia presso uno dei punti VEM – tutto in un luogo oppure attraverso il portale e-uprava (in lingua slovena).

Obblighi particolari per determinate attività

Ulteriori informazioni su eventuali altre limitazioni e requisiti per lo svolgimento di determinate attività sono disponibili per le persone che hanno costituito un’azienda presso l’AJPES.

ATTIVITA’ ARTIGIANA

In base all’art. 2 della legge n. 443/85 ai fini dell’iscrizione all’Albo degli artigiani presso il Registro delle Imprese è imprenditore artigiano colui che esercita professionalmente e in qualità di titolare, l’impresa artigiana, assumendone la piena responsabilità con tutti gli oneri e i rischi inerenti alla sua direzione e gestione e svolgendo in misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo.

E’ artigiana l’impresa che abbia per scopo prevalente lo svolgimento di attività di produzione, fabbricazione, costruzione e trasformazione, di riparazione, lavorazione, trattamento e manutenzione; di compimento di opere; di prestazione di servizi. Ulteriore condizione è che sia organizzata e operi con il lavoro personale e professionale dell’imprenditore artigiano ed, eventualmente, con quello dei suoi familiari rientranti nei gradi di parentela e di affinità di cui all’art. 230 bis del Codice Civile, dei soci e dei dipendenti, a condizione che il lavoro complessivamente organizzato nell’impresa abbia funzione preminente sul capitale.

Società artigiane relativamente alle società, queste possono essere costituite:
  • in forma di società cooperativa, di piccola società cooperativa, di società in nome collettivo, a condizione che la maggioranza dei soci, ovvero uno nel caso di due soci, possieda i requisiti di imprenditore artigiano;
  • in forma di società in accomandita semplice, a condizione che ciascun socio accomandatario possieda i requisiti di imprenditore artigiano e non sia unico socio di una società a responsabilità limitata o socio accomandatario di altra società in accomandita semplice;
  • in forma di società a responsabilità limitata con un unico socio, a condizione che lo stesso sia in possesso dei requisiti di imprenditore artigiano;
  • in forma di società a responsabilità limitata con pluralità di soci a condizione che la maggioranza dei soci, ovvero uno nel caso di due soci, possieda i requisiti di imprenditore artigiano e che i soci artigiani detengano la maggioranza negli organi deliberanti che le quote possedute da detti soci costituiscano la maggioranza del capitale sociale.
 

In base alla legge n. 443/85 spetta alle regioni l’adozione di provvedimenti diretti alla tutela ed allo sviluppo dell’artigianato ed alla valorizzazione delle produzioni artigiane nelle loro diverse espressioni territoriali, artistiche e tradizionali, con particolare riferimento alle agevolazioni di accesso al credito, all’assistenza tecnica, alla ricerca applicata, alla formazione professionale, all’associazionismo economico, alla realizzazione di insediamenti artigiani, alle agevolazioni per l’esportazione.

Dove e come posso avere accesso alle disposizioni vigenti e a pareri legali? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Per poter accedere alle disposizioni vigenti, gli utenti hanno a disposizione alcune pagine web a titolo gratuito o a pagamento:
Alcuni siti (gratuiti e a pagamento) sulle norme e leggi in vigore in Italia:

Quali sono gli elementi fondamentali nella stipula di contratti? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Gli elementi dei singoli contratti dipendono dal tipo di affare che si sta sottoscrivendo e dalle richieste delle singole parti contraenti. Il Codice delle obbligazioni contiene una disposizione generale secondo la quale gli obblighi contrattuali possono essere liberamente definiti ma non devono essere in conflitto con la costituzione, le disposizioni di obbligo e i principi etici. Ad ogni modo, nella predisposizione di un contratto, vanno considerati i seguenti elementi:

  • È necessario citare dettagliatamente tutte le parti contraenti (denominazione completa, indirizzo legale, codice anagrafico, codice fiscale, legale rappresentante – nome, cognome e funzione, ad es. Direttore, procuratore ecc.). Se si tratta di persone giuridiche slovene, i dati sull’altra parte possono essere ottenuti sulle pagine web dell’AJPES.

Se la persona responsabile (firmatario del contratto) non è contemporaneamente anche rappresentante dell’azienda, si raccomanda di specificarlo nel contratto.

  • Si raccomanda di definire l’oggetto contrattuale nel modo più dettagliato possibile:
    • se l’oggetto contrattuale è un immobile, è necessario citare dettagliatamente tutti i dati catastali, come la destinazione d’uso, il numero di particella, il numero di partita tavolare, il tribunale presso il quale l’immobile è iscritto nel catasto; si raccomanda di citare anche le dimensioni/la metratura,
    • se l’oggetto contrattuale è un bene mobile: descrizione dettagliata, se si hanno le specifiche descrizione per specifiche, qualità e quantità,
    • se l’oggetto contrattuale è un servizio: descrizione dettagliata del servizio da svolgere.

Questi sono elementi particolarmente rilevanti nel caso in cui tra le parti ci siano disaccordi riguardo gli incarichi contrattuali ovvero l’oggetto contrattuale.

  • Il prezzo: l’ammontare del prezzo varia a seconda che la persona che emette fattura sia soggetta a IVA o meno. Solitamente va citato l’importo netto + IVA.
 
  • Scadenze:
    • data entro la quale un determinato servizio deve essere concluso ovvero un oggetto consegnato;
    • data fino alla quale il contratto ha validità (durata ed eventuali termini di preavviso);
    • riportare se il servizio/fornitura va svolto in un’unica tranche o in diverse tranche successive; in tal caso si raccomanda di definire anche lo scadenziario; se questo non esiste, bisogna specificare la data entro la quale l’intero oggetto contrattuale deve essere consegnato/compiuto.
 
  •  In caso di commercio di beni mobili o merci, bisogna definire il luogo di prelievo (specificare se il venditore sia tenuto alla consegna dell’oggetto contrattuale oppure se l’acquirente debba prelevarlo per conto proprio). 

  • Bisogna inoltre definire le modalità di pagamento, in una o più rate, e le modalità di pagamento di cui avvalersi; se l’importo viene versato sul conto corrente dell’altra parte contrattuale, va citato il numero di conto corrente e la banca presso la quale è acceso il conto.
 

È d’obbligo citare la data di stipula del contratto; si raccomanda di riportare anche il numero di contratto che viene registrato dalla società nei propri registri.

Ciascun contratto di regola contiene le seguenti clausole:
  • OGGETTO: dettagliata descrizione dei beni mobili o immobili o prestazioni di servizi che costituiscono l’oggetto del contratto tra le parti

  • DURATA: quando si tratta di contratto a prestazioni periodiche o continuative

  • CORRISPETTIVO: possono essere previste specifiche modalità e termini di pagamento, con applicazione di penali o interessi moratori in caso di mancato o ritardato pagamento

  • OBBLIGAZIONI A CARICO DI CIASCUNA PARTE: pattuizione relativa agli oneri e responsabilità dei contraenti

  • MODALITA’ E TERMINI PER IL RECESSO DAL CONTRATTO

  • CAUSE DI RISOLUZIONE DEL CONTRATTO: previsione dei casi in cui il contratto si scioglie prima della scadenza (es. inadempimento, violazione degli obblighi ecc); può essere prevista anche una clausola risolutiva espressa

  • CLAUSOLE ACCESSORIE: es. condizione risolutiva o sospensiva, patto di non concorrenza, patto di prelazione, diritto di opzione

  • LEGGE APPLICABILE e FORO COMPETENTE: le parti concordano quale sia il giudice territorialmente competente in caso di controversie e quale sia la legge da applicare in concreto (italiana o estera), a condizione che non sia previsto un foro esclusivo

  • RINVIO ALLE NORME CHE DISCIPLINANO I SINGOLI CONTRATTI TIPICI: ove non tutte le questioni sono state pattuite nel singolo contratto
 

Taluni contratti devono essere obbligatoriamente registrati, per altri la registrazione è prevista solo in caso d’uso. La relativa tassa di registrazione (fissa o proporzionale rispetto al valore delle obbligazioni previste nel contratto) è a carico di una o entrambe le parti.

Come formulare un contratto? (modelli di contratti usati più frequentemente) Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Modelli dei contratti più frequente in lingua slovena:
 

Alcuni contratti e moduli elettronici sono disponibili anche al sito: http://alea.dzs.si/obrazci/obrazci.asp?id=skupine.

Che cosa è importante sapere prima di stipulare un contratto in Italia?

In Italia i contratti sono strumenti indispensabili per regolare rapporti giuridici sia tra soggetti privati in materia civile, sia tra operatori economici in materia commerciale. Le fasi di studio, negoziazione, redazione e revisione dei contratti  sono quindi estremamente importanti affinché i contraenti non incorrano in spiacevoli inconvenienti. 

I contratti si distinguono in contratti tipici (o nominati) se sono previsti dal codice civile o da altre leggi (ad es. compravendita, locazione, mutuo, appalto)  e in quelli atipici (o innominati), che sono diversi da quelli tipici, quindi non specificatamente disciplinati dalla legge (es. factoring).  Questi ultimi sono ammessi nell’ordinamento in base al principio dell'autonomia contrattuale previsto dall’art. 1322 del codice civile, per cui le parti possono anche stipulare contratti diversi da quelli tipici, purché siano leciti, non contrari all’ordine pubblico ed al buon costume.

La disciplina dei contratti tipici può prevedere disposizioni inderogabili dall’autonomia delle parti. Ad esempio, la durata della locazione deve essere di anni quattro per le locazioni abitative ed anni sei per le locazioni commerciali, pertanto ogni diversa pattuizione dei contraenti potrà essere annullata in quanto contraria ad una norma imperativa.

Altri casi di inderogabilità: garanzia legale per vizi dell’opera nel contratto di appalto, giudice territorialmente competente nei contratti con i consumatori, garanzia per evizione nella compravendita ecc.

Vi è poi la disciplina delle clausole c.d. vessatorie,  ovvero quelle che producono uno squilibrio dei diritti a danno del contraente debole, ovvero il consumatore, quando il contratto è stato compilato da una sola parte.Trattasi di clausole che stabiliscono limitazioni di responsabilità, facoltà di recedere dal contratto o di sospenderne l’esecuzione, ovvero pongono a carico dell’altro contraente decadenze, limitazioni o restrizioni della libertà contrattuale nei rapporti con i terzi.

La legge prevede  la nullità di tali clausole, a meno che siano state oggetto di una trattativa individuale e specifica. In tal senso è quindi necessaria la specifica approvazione della clausola, consistente nella doppia firma.

Fermi restando i predetti limiti all’autonomia privata, le parti possono liberamente determinare il contenuto del singolo contratto che si apprestano a sottoscrivere.

Quali variazioni possono avvenire in una società? (ingresso nuovi soci; uscita soci; quote sociali...) Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Ingresso nuovi soci e assunzione nuove quote

L’assemblea dei soci può decidere di aumentare il capitale sociale; in questo caso, i soci esistenti hanno diritto di prelazione nell’assunzione di nuove quote. Ma le quote del capitale sociale aumentato possono essere assunte anche da nuovi soci, che quindi entrano nella società. L’assunzione di nuove quote va effettuata di fronte a un notaio.

Inoltre, i nuovi soci possono fare ingresso nella società anche acquistando o ereditando una quota sociale esistente, come illustrato di seguito.

Uscita dei soci e trasferimento quote sociali

In conformità alla Legge sulle società commerciali e all’atto di costituzione della società, ciascun socio ha diritto ad uscire da una società oppure può esserne estromesso. Le prescrizioni di legge sono dispositive e lo statuto può quindi prescrivere diversamente. Se l’uscita dei soci è regolamentata nello statuto, si tratta di un’uscita contrattuale. Lo statuto definisce inoltre le condizioni, il procedimento e gli effetti dell’uscita di un socio. Con l’uscita di un socio, la sua quota sociale cessa.

L’uscita di un socio deve essere preannunciata dallo stesso (generalmente questo è disposto nello statuto) e in seguito si dà avvio al relativo procedimento. Nell’atto di costituzione della società può essere previsto l’obbligo di comunicazione scritta relativa all’intenzione di uscire dalla società; inoltre, alcune questioni possono essere dettagliate nell’accordo di uscita, che ha validità come titolo esecutivo.

Al momento dell’uscita dalla società, il socio ha diritto a una liquidazione corrispondente al valore stimato della sua quota sociale nel momento successivo all’uscita. Il socio che abbia fatto un investimento sotto forma di apporto in natura, può richiedere la restituzione degli oggetti o diritti qualora il loro valore non superi il valore stimato della quota sociale.

Nell’uscita di un socio, gli altri soci hanno due possibilità:
  • Deliberare entro 3 mesi la riduzione del capitale sociale;
  • Aumentare entro 3 mesi i propri versamenti in capitale oppure effettuare nuovi versamenti in proporzione alle quote sociali.
 

È necessario effettuare i versamenti entro i termini previsti per legge, ma sempre in seguito all’iscrizione della riduzione del capitale o di altre variazioni nel registro.

Il socio può richiedere l’uscita anche tramite causa, se esistono giustificati motivi per questo secondo quanto disposto dall’art. 503 della Legge sulle società commerciali (ZGD).

Un’ulteriore possibilità che hanno i soci è l’alienazione (es. tramite vendita o donazione) della quota sociale o di parte di essa, da concordare con atto notarile. Nella vendita delle quote sociali gli altri soci hanno diritto di prelazione, a meno che non sia disposto diversamente dall’atto di costituzione della società. Nel caso concreto della vendita, il socio è tenuto a darne comunicazione scritta agli altri soci. L’atto di costituzione può inoltre prevedere dei limiti alla vendita di quote sociali a persone che non siano soci.

Le quote sociali possono inoltre essere ereditate.

Modifiche dello statuto sociale

In merito alle modifiche allo statuto sociale, a decidere sono i soci durante l’assemblea, con una maggioranza dei ¾ di tutti i soci (fa eccezione l’incremento degli obblighi dei soci verso la società); per quanto riguarda la validità di una decisione dell’assemblea, lo statuto sociale può imporre ulteriori condizioni.

A eccezione della modifica delle quote sociali, della sede, della denominazione e dell’attività, le delibere sulle modifiche statutarie devono essere approvate da un notaio, e ciascuna variazione va comunicata ai fini della registrazione (presso l’AJPES per modifiche semplici, oppure la registrazione viene richiesta dal notaio che predispone l’atto notarile); va obbligatoriamente allegata copia dello statuto sociale.

MODIFICHE DELL’ATTO COSTITUTIVO (aumento del capitale sociale, recesso di soci, cessione di quote sociali, modifiche societarie)

L’aumento del capitale sociale viene effettuato mediante nuovi conferimenti da parte:
  • di tutti i soci in proporzione o meno al valore delle quote possedute;
  • solo da alcuni soci in proporzione o meno al valore delle quote possedute
  • di nuovi soci che entrano in questo modo nella società

Se non è convenuto diversamente, tale modifica deve essere adottata all’unanimità e deve risultare come per l’atto costitutivo da un atto pubblico o da una scrittura privata autenticata in quanto è prescritto dalla legge che anche le modificazioni siano iscritte, su richiesta degli amministratori o del notaio, nel registro delle imprese. 

Recesso di soci:

Il socio può recedere dalla società o essere escluso dalla stessa nei casi previsti dalla legge e hanno diritto alla liquidazione della quota. La liquidazione della quota al socio receduto o escluso o agli eredi del socio defunto avviene in denaro, sulla base della situazione economico patrimoniale della Società al giorno dello scioglimento del rapporto.

Cessione di quote sociali:
Le partecipazioni sono liberamente trasferibili per atto tra vivi; tuttavia agli altri soci spetta il diritto di prelazione per l'acquisto. Per "trasferimento per atto tra vivi" s'intendono compresi tutti i negozi di alienazione, nella più ampia accezione del termine e quindi, oltre alla vendita, a puro titolo esemplificativo, i contratti di permuta, conferimento, dazione in pagamento e donazione. Per l'esercizio del diritto di prelazione valgono le seguenti disposizioni e modalità:
  • il socio che intende trasferire in tutto od in parte la propria partecipazione, dovrà comunicare la propria offerta a mezzo lettera raccomandata all'organo amministrativo ovvero agli altri soci; l'offerta deve contenere le generalità del cessionario e le condizioni della cessione, fra le quali, in particolare, il prezzo e le modalità di pagamento. Nel caso delle società di capitali l'organo amministrativo, entro quindici giorni dal ricevimento della raccomandata, comunicherà l'offerta agli altri soci, che dovranno esercitare il diritto di prelazione.Il socio interessato all'acquisto deve far pervenire all'organo amministrativo la dichiarazione di esercizio della prelazione con lettera raccomandata consegnata alle poste non oltre trenta giorni dalla data di ricevimento (risultante dal timbro postale) della comunicazione da parte dell'organo amministrativo, mentre nelle società di persone i soci potranno esercitare il diritto di prelazione entro trenta giorni dal ricevimento della lettera raccomandata.
 

Qualora nessun socio intenda acquistare la partecipazione offerta nel rispetto dei termini e delle modalità sopra indicati, il socio offerente sarà libero di trasferire l'intera partecipazione all'acquirente indicato nella comunicazione entro i sessanta giorni successivi dal giorno in cui è scaduto il termine per l'esercizio del diritto di prelazione, in mancanza di che la procedura della prelazione deve essere ripetuta.

Nel caso di morte del socio, le quote del defunto sono liberamente trasferibili per successione.

Modifiche dell’atto costitutivo ovvero dello statuto:

Durante la vita della società può accadere che i soci intendano apportare modifiche all’atto costitutivo ovvero allo statuto come ad esempio proroga della durata della società, trasferimento sede sociale, variazione denominazione, variazione dell’oggetto sociale, ecc. Nelle società di persone tali modifiche devono essere adottate all’unanimità e devono risultare per l’atto costitutivo da un atto pubblico o da una scrittura privata autenticata in quanto è prescritto dalla legge che anche le modifiche siano iscritte nel registro delle imprese.

Nel caso delle società di capitale le modifiche devono essere deliberate a maggioranza dall’assemblea in sede straordinaria, con verbale redatto da un notaio.

La cessazione dell’azienda Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La società cessa nei seguenti casi:
  • Alla scadenza del periodo previsto per la sua durata;
  • Quando i soci deliberano in tal senso con una maggioranza di almeno i ¾ dei voti di tutti i soci; lo statuto sociale può prevedere una maggioranza superiore),
  • Se il tribunale delibera la nullità della società di capitale,
  • In caso di fallimento,
  • Per decisione del tribunale,
  • Per fusione con altra società, oppure
  • Se il capitale sociale si riduce sotto una soglia definita per legge.
 

Ciascun socio detentore di una quota pari ad almeno un settimo del capitale sociale può intentare causa per ottenere che il tribunale deliberi la cessazione della società, qualora reputi che non sia possibile raggiungere gli scopi sociali in misura sufficiente oppure se esistono altri fondati motivi per la cessazione della società.

L’art. 2272 del codice civile stabilisce che le società di persone si sciolgono per le seguenti cause:
  • per il decorso del termine;
  • per il conseguimento dell’oggetto sociale o per la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo
  • per la volontà di tutti i soci
  • quando viene a mancare la pluralità dei soci, se nel termine di sei mesi questa non è ricostituita
  • per le altre cause previste dal contratto sociale
 

Lo scioglimento può verificarsi senza l’apertura della fase di liquidazione e con la contestuale cancellazione della società dal registro delle imprese oppure si apre la fase di liquidazione con la nomina del liquidatore.

L’art. 2484 del codice civile stabilisce che le società di capitali si sciolgono per le seguenti cause:
  • decorso il termine
  • conseguimento dell’oggetto sociale o sopravvenuta impossibilità di conseguirlo, salvo che l’assemblea, appositamente convocata senza indugio, non deliberi le opportune modifiche statutarie
  • impossibilità di funzionamento o continuata inattività dell’assemblea
  • riduzione del capitale al di sotto del minimo legale se non si è provveduto alla sua reintegrazione
  • una errata collocazione delle azioni delle quote del socio recedente
  • deliberazione dell’assemblea
  • altre cause previste dall’atto costitutivo
 
Si possono verificare due ipotesi:
  • se il verificarsi di una causa di scioglimento è accertata dagli amministratori, gli stessi devono depositare per l’iscrizione nel registro delle imprese la relativa dichiarazione. Successivamente l’assemblea deve, tramite deliberazione, provvedere alla nomina del liquidatore
  • se lo scioglimento, la messa in liquidazione e la nomina del liquidatore sono deliberate dall’assemblea straordinaria dei soci, il relativo verbale deve essere redatto e depositato dal registro delle imprese da un notaio.

Particolarità per gli imprenditori autonomi Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Le particolarità riguardanti la cessazione dell’azienda sono definite dalla Legge sulle società commerciali (ZGD-1, in lingua slovena).

L’imprenditore è tenuto a comunicare qualsiasi variazione dei dati entro 15 giorni dall’avvento della variazione all’AJPES. La cessazione dell’attività va comunicata dall’imprenditore o da un suo delegato almeno 15 giorni prima della cessazione; almeno 3 mesi prima deve pubblicare in maniera adeguata (es. nella Gazzetta Ufficiale della RS) la comunicazione riguardo all’intenzione di cessare l’attività, citando la data di cessazione.

L’AJPES cancella l’imprenditore dal Registro commerciale della Slovenia per dovere d’ufficio:
  • In base alla comunicazione dell’organo di registrazione riguardo il fatto che l’imprenditore, per statuto, si è trasformato in società di capitali,
  • Se l’imprenditore, per due esercizi consecutivi, non presenta la relazione annuale per la pubblicazione oppure i dati di bilancio per le statistiche statali e a fini di ricerca (in lingua slovena),
  • Se in base a dati propri oppure in base a comunicazione di organo statale o di persona con deleghe pubbliche constata che nel Registro commerciale l’imprenditore è annotato con un indirizzo:
    • presso il quale non accetta la corrispondenza ufficiale oppure presso il quale l’imprenditore risulta sconosciuto,
    • presso il quale si trova un fabbricato di proprietà di terza persona che non ha autorizzato l’imprenditore a svolgere la propria attività a tale indirizzo;
    • inesistente;
  • se il competente organo anagrafico comunica il decesso dell’imprenditore, a meno che un erede dello stesso non presenti all’AJPES, entro tre mesi dall’emissione della sentenza definitiva di successione, la dichiarazione secondo cui intende continuare l’attività della persona deceduta,
  • se il tribunale competente comunica di aver avviato avverso l’imprenditore un procedimento di fallimento in conformità alla legge sul fallimento,
  • se l’organo competente comunica di aver vietato, con atto definitivo, all’imprenditore di svolgere l’attività iscritta nel Registro commerciale della Slovenia, per aver appurato che l’imprenditore non soddisfa i requisiti per svolgere tale attività e lo stesso non ne svolge altre,
  • se l’organo competente comunica di aver appurato con atto definitivo che l’imprenditore non svolge l’attività iscritta nel Registro commerciale della Slovenia né alcuna altra attività,
  • se l’organo competente comunica di aver emesso contro l’imprenditore sentenza definitiva di espulsione di cittadino straniero dallo Stato.

Nell’impresa individuale l’attività è svolta da un unico soggetto, il titolare dell’impresa, che può comunque avvalersi dell’ausilio di collaboratori, anche familiari, nonché di dipendenti.

Questa tipologia d’impresa si caratterizza come la più veloce e snella nella sua costituzione in quanto non necessita di alcun atto e pertanto nemmeno della presenza di un notaio. L’imprenditore-proprietario si assume in piena responsabilità ed autonomia tutti i vantaggi (utili realizzati) e tutti gli oneri connessi all’impresa.

Lo svantaggio è nella responsabilità illimitata nei confronti dei terzi, in quanto il titolare risponde con tutto il proprio patrimonio personale nei confronti di eventuali creditori. Ciò significa che in caso di fallimento i creditori possono rivalersi sui suoi beni personali (la casa, l’auto e su quelli del coniuge se c’è il regime di comunione dei beni).

Per l’avvio di un’impresa individuale è necessario presentare, esclusivamente per via telematica, la Comunicazione Unica (ComUnica) al Registro delle Imprese competente. La ComUnica permette di effettuare un unico adempimento per assolvere tutte le formalità necessarie per la costituzione dell’impresa e, in particolare:
  • per richiedere l’attribuzione del codice fiscale o partita IVA all’Agenzia delle Entrate;
  • per iscrivere l’impresa nel Registro delle Imprese o all’Albo delle Imprese Artigiane;
  • per assolvere gli adempimenti Inps ai fini previdenziali;
  • per assolvere gli adempimenti Inail ai fini assicurativi per possibili infortuni (questo obbligo assicurativo è previsto per tutte le attività definite dalla legge rischiose).
 

La dichiarazione di inizio attività deve essere presentata entro il termine di 30 giorni dall’inizio dell’attività. Il termine di 30 giorni vale anche per la dichiarazione di variazione dati ovvero per la cessazione dell’attività.

Nel caso di inizio attività di un’impresa individuale artigiana la dichiarazione deve essere presentata nel stesso giorno dell’inizio dell’attività.

L’impresa individuale Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L’esercizio dell’attività d’impresa può essere effettuato con i seguenti tipi di forma giuridica:
  • Impresa individuale: fa capo ad una sola persona,
  • Società: due o più persone si accordano per gestire insieme un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili.
 

L’IMPRESA INDIVIDUALE

Nell’impresa individuale l’attività è svolta da un unico soggetto, il titolare dell’impresa, che può comunque avvalersi dell’ausilio di collaboratori, anche familiari, nonché di dipendenti.

Questa tipologia d’impresa si caratterizza come la più veloce e snella nella sua costituzione in quanto non necessita di alcun atto e pertanto nemmeno della presenza di un notaio. L’imprenditore-proprietario si assume in piena responsabilità ed autonomia tutti i vantaggi (utili realizzati) e tutti gli oneri connessi all’impresa.

Lo svantaggio è nella responsabilità illimitata nei confronti dei terzi, in quanto il titolare risponde con tutto il proprio patrimonio personale nei confronti di eventuali creditori. Ciò significa che in caso di fallimento i creditori possono rivalersi sui suoi beni personali (la casa, l’auto e su quelli del coniuge se c’è il regime di comunione dei beni).

Per l’avvio di un’impresa individuale è necessario presentare, esclusivamente per via telematica, la Comunicazione Unica (ComUnica) al Registro delle Imprese competente. La ComUnica permette di effettuare un unico adempimento per assolvere tutte le formalità necessarie per la costituzione dell’impresa e, in particolare:
  • per richiedere l’attribuzione del codice fiscale o partita IVA all’Agenzia delle Entrate;
  • per iscrivere l’impresa nel Registro delle Imprese o all’Albo delle Imprese Artigiane
  • per assolvere gli adempimenti Inps ai fini previdenziali
  • per assolvere gli adempimenti Inail ai fini assicurativi per possibili infortuni (questo obbligo assicurativo è previsto per tutte le attività definite dalla legge rischiose)
 

La dichiarazione di inizio attività deve essere presentata entro il termine di 30 giorni dall’inizio dell’attività. Il termine di 30 giorni vale anche per la dichiarazione di variazione dati ovvero per la cessazione dell’attività.

Nel caso di inizio attività di un’impresa individuale artigiana la dichiarazione deve essere presentata nel stesso giorno dell’inizio dell’attività.

Società di persone Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Le società si distinguono in:
  • società di persone: società semplice, società in nome collettivo e società in accomandita semplice;
  • società di capitali: società a responsabilità limitata, società a responsabilità limitata con unico socio, società a responsabilità limitata semplificata, società per azioni, società in accomandita per azioni.
 

Società di persone

La società di persone è composta da due o più persone che può comunque avvalersi dell’ausilio di collaboratori, anche familiari, nonché di dipendenti.

Tra i vari tipi di società, questa tipologia è caratterizzata da una prevalenza dell’elemento umano (persone) su quello economico (capitale). Nonostante la limitazione della responsabilità personale non sia garantita per gli amministratori, si caratterizza come una forma di società snella e molto utilizzata visto che non necessita di un capitale minimo iniziale e che i suoi costi di gestione sono decisamente inferiori rispetto alle società di capitali.

I soci, scelta la forma societaria, formalizzano le regole che disciplineranno i loro rapporti nella società mediante la sottoscrizione dell’atto costitutivo e dei conseguenti patti sociali.

Alcune di queste regole sono rigide, nel senso che sono già previste dalle norme in vigore e che non possono essere derogate, mentre altre possono essere personalizzate da parte dei soci.

L’atto costitutivo e i patti sociali, comprese tutte le modifiche degli stessi, devono constare da atto pubblico notarile o da scrittura privata autenticata dal notaio nonché del consenso dell’unanimità dei soci.

La diversa connotazione di un società produce effetti diversi:
  • società semplice: è la forma societaria riservata per gestire quelle attività diverse da quelle commerciali (es. attività agricole, di mero godimento, ecc.)
  • società in nome collettivo: tutti i soci possono amministrare la società. Può essere prevista un’amministrazione congiunta (con approvazione di tutti gli amministratori), disgiunta (libertà di azione per ogni singolo amministratore) o mista (congiunta per determinate operazioni – es. di carattere straordinario – e disgiunta per le altre)
  • società in accomandita semplice: sono previste due tipologie di socio: i soci accomandatari e accomandanti. I primi sono quelli che possono amministrare la società i secondi, invece, sono quelli che apportano solo capitale e che hanno la responsabilità limitata a quanto conferito.

 

A seguito della costituzione della società il notaio presenta l’iscrizione al Registro delle Imprese e l’apertura del codice fiscale ovvero della partita IVA all’Agenzia delle Entrate, esclusivamente per via telematica tramite la Comunicazione Unica (ComUnica).

La dichiarazione di inizio attività deve essere presentata entro il termine di 30 giorni dall’inizio dell’attività. Nel caso di inizio dell’attività artigiana la dichiarazione deve essere presentata nel stesso giorno dell’inizio dell’attività.

Società di capitali Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La società di capitali è normalmente composta da due o più persone (nel nostro ordinamento giuridico, tuttavia, è ammessa anche la costituzione di una società di capitali unipersonale) che possono comunque avvalersi dell’ausilio di collaboratori, familiari e non, e dipendenti.

Tra i vari tipi di società questa tipologia è caratterizzata da una prevalenza dell’elemento economico (capitale) su quello umano (persone). Nonostante i suoi costi costitutivi e di gestione siano più elevate dalle altre forme giuridiche, la società di capitali è una soluzione molto ricercata tra coloro i quali richiedono la limitazione della responsabilità personale e una flessibilità riguardo il trasferimento delle partecipazioni sociali.

 I soci, scelta la forma societaria, formalizzano le regole che disciplineranno i loro rapporti nella società mediante la sottoscrizione dell’atto costitutivo e dello statuto.

Alcune di queste regole sono rigide, nel senso che sono già previste dalle norme in vigore e che non possono essere derogate, mentre altre possono essere personalizzate da parte dei soci.

L’atto costitutivo e lo statuto, comprese tutte le modifiche degli stessi, devono constare da atto pubblico notarile.

Tutte le società di capitali, inoltre, sono soggette al deposito annuale al Registro delle Imprese del bilancio di esercizio.

La diversa connotazione di una società produce effetti diversi:
  • società per azioni: è la società per antonomasia di grandi dimensioni. I soci sono responsabili limitatamente e in modo proporzionale al capitale che ciascuno di loro ha sottoscritto. Il capitale totale, dato dalla somma di quello dei singolo soci, deve essere in misura non inferiore a 120.000,00 euro. Tra le società di capitali è quella che prevede i maggiori costi di gestione in quanto è previsto, obbligatoriamente, anche la nomina dei componenti il collegio sindacale. La s.p.a. può emettere obbligazioni, accedere alla quotazione dei titoli emessi e, entro determinati limiti, può investire in azioni proprie.
  • società a responsabilità limitata: è una società piuttosto flessibile in quanto le norme in vigore prevedono la possibilità per i soci di personalizzare un gran numero di clausole statutarie. Per la sua costituzione è previsto un capitale minimo di 10.000,00 euro. La responsabilità dei singoli soci è limitata al capitale sottoscritto. La s.r.l. non può emettere obbligazioni. La s.r.l. può anche essere costituita da una sola persona. Per la costituzione delle s.r.l.  semplificate l’ammontare del capitale sociale può essere pari ad 1 euro e inferiore a 10.000,00 euro.
  • società in accomandita per azioni: per costituirla è previsto un capitale minimo di 120.000,00 euro. La responsabilità è limitata solo per i soci accomandatari, che si assumono la responsabilità della gestione amministrativa in base al contratto sociale (e non per nomina dell’Assemblea come nel caso della s.p.a.) e per tutto il periodo di attività della società (senza possibilità di revoca o se previsto da clausole contrattuali).

Informazioni generali sulla proprietà intellettuale Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Se la vostra attività rientra nell’ambito della ricerca e sviluppo, è necessario conoscere i concetti base  della proprietà intellettuale.

La proprietà intellettuale si suddivide in:

  • diritto d’autore e affini;
  • diritto sulla proprietà industriale, che comprende:
    • brevetti (a tutela delle invenzioni)
    • modelli (a tutela dell’aspetto esteriore dei prodotti)
    • marchio (a tutela dei tratti distintivi di una merce o servizio),
    • indicazione geografica,
    • brevetto di breve durata,
    • certificato protettivo complementare;
  • altri diritti che tutelano la topografia dei circuiti a semiconduttori e nuove specie di piante.
 

La differenza tra i diritti del primo e secondo paragrafo consiste soprattutto nel fatto che i diritti d’autore si generano con la creazione dell’opera e non devono essere registrati separatamente, mentre per il riconoscimento degli altri diritti di proprietà intellettuale è necessario completare uno specifico procedimento e versare determinati diritti per il diritto stesso.  

Ordinamento legislativo

I diritti del primo paragrafo sono regolamentati dalla Legge sul diritto d’autore e affini, mentre quelli del secondo paragrafo dalla Legge sulla proprietà industriale. Fanno parte della proprietà intellettuale anche delle eccezioni comprese in altre disposizioni:
 

Esistono inoltre altri diritti cosiddetti sui generis, quali la tutela di nuove specie vegetali (Legge sulla tutela di nuove specie vegetali) e la tutela della topografia di circuiti a semiconduttori (Legge sulla tutela della topografia dei circuiti a semiconduttori), che rientrano nell’ambito degli altri diritti.

Nelle organizzazioni lavorative è necessario dedicare particolare attenzione anche alla gestione del rapporto tra i lavoratori e il datore di lavoro nell’ambito della proprietà industriale, regolamentato dalla Legge sulle invenzioni e da rapporto di lavoro.   

Ulteriori informazioni su esempi concreti di tutela della proprietà intellettuale e sui vari procedimenti sono disponibili sui siti dell’Ufficio della Repubblica di Slovenia per la proprietà intellettuale e del Portale dell’imprenditoria.

Diritti d’autore

Il diritto d’autore tutela le opere dell’ingegno di carattere creativo riguardanti le scienze, la letteratura, la musica, le arti figurative, l’architettura, il teatro, la cinematografia, la radiodiffusione e, da ultimo, i programmi per elaboratore e le banche dati, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.

Per avere la tutela dei diritti d’autore, non è richiesta alcuna domanda di riconoscimento o deposito dell’opera dell’ingegno (richiesto per brevetti, marchi, invenzioni industriali ecc.)

Il diritto d’autore si articola in diritto morale e diritto patrimoniale d’autore, i quali sono disciplinati dalla l. n. 633/1941:
  • Diritto morale d’autore - Il diritto morale d’autore è un diritto personale, che non può essere alienato o trasmesso. In base ad esso, l’autore o i suoi eredi hanno la facoltà di rivendicare la paternità dell’opera, di non pubblicarla (diritto di inedito), di opporsi ad ogni deformazione o modificazione dell’opera stessa che possa creare pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione.
  • Diritto patrimoniale d’autore - Il diritto patrimoniale d’autore consiste nel diritto esclusivo di sfruttamento economico dell’opera protetta, ad esempio di riproduzione, distribuzione, traduzione dell’opera.
 

Tali facoltà spettano all’autore o ai suoi eredi e hanno una durata limitata nel tempo, oggi quantificato in 70 anni dopo la sua morte.

A differenza del diritto morale, nel caso di diritto patrimoniale d’autore le varie facoltà possono essere trasferite con un contratto di licenza o di cessione.

In alcuni casi, oltre alla tutela delle opere dell’ingegno è prevista la protezione dei risultati derivanti da determinate attività tecnico-artistiche (produzione di dischi, di fotografie non artistiche, di progetti, interpretazione di canzoni e film). In questo caso, non sussiste il diritto esclusivo di sfruttare l’opera, ma chi ne trae beneficio economico deve corrispondere un equo compenso all’autore. Tale tutela è gestita dalla Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE).

La normativa, tuttavia, consente in determinati casi la libera utilizzazione delle opere tutelate. Si tratta di eccezioni, che perseguono interessi superiori e generali, quali per es. il diritto di cronaca, di informazione o all’educazione. A titolo di esempio, si può riprodurre, per uso personale e per mezzo di fotocopia o sistema analogo, al massimo il 15% del contenuto di un libro.

Dove trovo informazioni aggiornate su appalti pubblici e sovvenzioni? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Non esiste un unico spazio in cui siano raccolti tutti gli appalti dello Stato e delle sue agenzie dedicati agli imprenditori, perciò è necessario cercare sulle pagine web dei ministeri, delle agenzie e di altri enti pubblici che pubblicano gli avvisi di gara per gli imprenditori. Alcune istituzioni di supporto pubblicano e-news ed e-bollettini nei quali si trovano informazioni aggiornate sugli avvisi di gara pubblicati e questo ci può agevolare nella ricerca di quello più adatto, ma la documentazione ufficiale va comunque cercata nelle pagine ufficiali degli enti pubblici.

Elenco dei principali enti che pubblicano avvisi di gara e collegamenti alle loro pagine:

Come partecipare a una gara pubblica? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Quando si trova il tipo di gara d’appalto adatto a noi, bisogna leggere attentamente la documentazione di gara in cui sono elencate le condizioni di partecipazione, i partecipanti ammessi e i costi, la quota di cofinanziamento o sovvenzione e altre informazioni importanti. Per eventuali domande viene sempre citata la persona di riferimento alla quale porre ulteriori domande in caso di dubbi.

Se si può partecipare a una gara, si verificano il modulo di iscrizione e i documenti da allegare. La complessità di compilazione dei moduli di partecipazione varia da gara a gara. Quelle più complesse sono quelle che offrono gli importi più alti di risorse a fondo perduto, mentre quelle con importi più bassi sono di solito più semplici. Inoltre la difficoltà di compilazione dipende anche dalla natura del progetto stesso e dai requisiti del bando. Nei progetti di sviluppo in genere viene richiesto di allegare all domanda di partecipazione il business plan, oppure di dettagliare la descrizione del progetto nella domanda stessa.

Se vi rendete conto di non poter compilare da soli la domanda di partecipazione, potete chiedere aiuto a una delle istituzioni di supporto che può aiutarvi ovvero predisporre direttamente l’intera domanda (centri imprenditoriali, agenzie di sviluppo regionali, agenzie di consulenza...).

È importante sapere che in genere i bandi sono aperti per qualche mese e che non si ha molto tempo per candidarsi, soprattutto se si viene a conoscenza del bando in ritardo. Per evitare problemi di tempo con le domande di partecipazione, è necessario pensare e predisporre i progetti di sviluppo che si intende candidare ai bandi prima della loro pubblicazione. Può essere di grande aiuto verificare la documentazione di bandi precedenti, parlare con le persone di riferimento dei singoli bandi e con consulenti imprenditoriali prima che un bando venga pubblicato.

 

Cosa accade dopo la presentazione della domanda e come si porta a termine un progetto approvato? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Dopo aver presentato la domanda di partecipazione a un bando, bisogna aspettare l’esito e sperare che il progetto venga selezionato e che si ottengano i fondi pubblici per poterlo realizzare.

Naturalmente le cose non finiscono qui. Se il nostro progetto viene selezionato per ottenere cofinanziamenti, è necessario leggere attentamente il contratto di cofinanziamento, nel quale sono definiti soprattutto i nostri obblighi (un modello di tale contratto è in genere allegato già alla documentazione del bando per poterne conoscere glie stremi). Gli obblighi, le scadenze, i giustificativi dei costi, le procedure in casi di modifica del progetto e le modalità di restituzione dei costi sono solo alcuni dei punti più importanti del contratto che va studiato a fondo; i punti vanno fedelmente rispettati nella realizzazione del progetto.

Finanziamenti a fondo perduto Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Per un imprenditore, la cosa migliore è ottenere finanziamenti a fondo perduto dallo Stato e/o dall’UE. I finanziamenti a fondo perduto sono destinati dallo Stato (in genere in collegamento con fondi UE) al cofinanziamento di un progetto e non devono essere restituiti.

Nel caso dei finanziamenti a fondo perduto, grande attenzione va dedicata alle condizioni che il bando pone per il loro ottenimento, in genere più restrittive rispetto a quelle per i finanziamenti normali. Lo Stato, per i severi regolamenti dell’Unione Europea, sovvenziona con contributi a fondo perduto in genere il 50 % - 85 % dell’intero valore del progetto. I rimanenti fondi per realizzare il progetto, criterio fondamentale per partecipare al bando, devono essere garantiti in proprio. In genere è necessario certificare il possesso di fondi propri ovvero la struttura finanziaria chiusa del progetto al momento della domanda di partecipazione. Inoltre le sovvenzioni, in gran parte dei casi, si riferiscono al valore netto del progetto, quindi l’IVA va coperta in proprio.

Ulteriori informazioni sui bandi per contributi a fondo perduto sono disponili alle pagine:

Garanzie e crediti Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

I fondi pubblici rimborsabili sotto forma di crediti o garanzie sono, oltre ai contributi a fondo perduto, un altra fonte di finanziamento dei progetti imprenditoriali. Le garanzie per crediti bancari, le sovvenzioni per tassi di interesse e i crediti per progetti di investimento sono le forme più importanti di finanziamento dei progetti con fondi rimborsabili. Per ulteriori informazioni è necessario rivolgersi alle singole agenzie o istituti che pubblicano i bandi per i finanziamenti: Slovenski podjetniški sklad, Slovenski regionalni razvojni sklad, SID banka.

 

Il club dei business angels della Slovenia Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il Club dei business angels della Slovenia è il primo club formale di questo tipo in Slovenia e riunisce autorevoli imprenditori sloveni disposti a investire in imprenditori ambiziosi che si trovano nelle primissime fasi di crescita della propria azienda. Il Club collabora con altre associazioni analoghe in Slovenia, in Europa e nel mondo. Queste associazioni generano un mercato informale dei capitali di rischio.

Per un incontro con un business angel, l’imprenditore deve essere adeguatamente preparato e mostrare chiaramente di avere intenzioni serie. Molte analisi di storie imprenditoriali di successo hanno dimostrato che soltanto il 3% delle trattative iniziali degli Stati Uniti si concludono con la sottoscrizione di un contratto, mentre in Europa la percentuale è ancora più bassa. L’accento è sull’imprenditore che deve imparare a conquistare il business angel.

  • Il primo punto che l’imprenditore deve soddisfare è proporre un progetto imprenditoriale interessante e diverso, perché i business angles esperti non sono interessati a prodotti che rappresentino solo delle migliorie di tantissimi prodotti analoghi presenti sul mercato.
  • Il secondo punto è convincere il business angel che il team imprenditoriale è sufficientemente motivato e capace per realizzare gli obiettivi prefissati nel mondo degli affari. Gran parte dei business angels che investono in un’azienda non intende occuparsi anche della direzione della stessa: è compito dell’equipe imprenditoriale.
  • Il business plan deve essere elaborato in modo professionale ed è indispensabile per acquisire un business angel.
  • Un punto fondamentale per convincere un investitore sono le ambizioni dell’imprenditore, che deve dimostrare chiaramente di voler guadagnare molto, di rendersi conto che un alto rendimento è frutto di un lavoro ben eseguito. I business angels prediligono infatti gli imprenditori dinamici, globalmente orientati, capaci di vedere i propri prodotti anche su mercati esteri e non solo nell’ambiente locale.
 
Spesso i business angle entrano nell’azienda come comproprietari. Le esperienze del Club dei business angel mostrano che sono stati conclusi affari anche nelle forme seguenti:
  •  Il business angel offre credito all’imprenditore aiutandolo nella creazione di legami di affari,
  •  Il business angel e l’imprenditore sconcordano una collaborazione,
  •  Il business angel impiega l’imprenditore che cerca mezzi per implementare il suo progetto innovativo.

Quali parchi tecnologici esistono in Slovenia? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Tehnološki park Ljubljana

Offre supporto tecnologico ad aziende innovative. Introducendole in ambienti adeguati aiuta a sviluppare tecnologie, prodotti e servizi. Ulteriori informazioni: www.tp-lj.si

Primorski tehnološki park

L’obiettivo del parco tecnologico del Litorale è creare le condizioni necessarie per incentivare la creazione, lo sviluppo e la crescita di soggetti professionali tecnologicamente avanzati. La mission è stabilire dei meccanismi per consentire la rapida creazione di nuove aziende e il sostegno allo sviluppo di quelle già esistenti nella regione della Primorska che cercano opportunità di affari nell’ambito dello sviluppo e della commercializzazione di nuove tecnologie e di prodotti e servizi tecnologici all’avanguardia. Il parco contribuisce allo sviluppo dell’imprenditoria tecnologica, allo sviluppo regionale e all’impiego del personale più qualificato della regione. Ulteriori informazioni: www.primorski-tp.si

Incubatori di imprese e incubatori universitari in Slovenia Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Incubatori di imprese 

  • Podjetniški inkubator Sežana

L’incubatore d’impresa di Sežana mette a disposizione degli imprenditori spazi dotati di infrastrutture adeguate e consulenza professionale specialistica. Qui operano numerose aziende e imprenditori attivi negli ambiti più diversi, dalla produzione ai servizi e al commercio. Per informazioni: www.inkubator.si

  • SAŠA inkubator

L’incubatore SAŠA è una rete di incubatori d’impresa su base regionale che promuove e fornisce servizi a supporto della creazione e dello sviluppo di aziende innovative nella cosiddetta regione SAŠA (Savinjsko-Šaleška). Questo incubatore regionale non ha finalità di profitto e il suo obiettivo principale è la creazione e lo sviluppo di start-up. Nel suo ambito territoriale supporta gli individui nella presentazione e nella realizzazione di idee imprenditoriali innovative, anche con l’aiuto di specialisti e con le risorse disponibili. Per informazioni: www.sasa-inkubator.si

  • Regionalni center za razvoj, d.o.o. – Rete d’incubatori d’impresa della regione Zasavska

Il centro regionale di sviluppo è una società senza fini di lucro che si pone come obiettivo il supporto alla crescita, in ogni ambito, della regione Zasavska. Per informazioni: http://www.rcr-zasavje.si

  • Razvojni center za informacijske in komunikacijske tehnologije, d.o.o.

Questo centro di sviluppo tecnologico  mette a disposizione servizi e spazi per lo sviluppo di idee innovative, supporta le imprese nella redazione del business plan, nella ricerca di contatti internazionali e di partner nello sviluppo di idee innovative, nella produzione e nell’attività economica; oltre a questo offre assistenza nello sviluppo di prototipi,  assistenza tecnica e servizi di tutela legale della proprietà intellettuale. Per informazioni: http://www.rcikt.com.

Incubatori universitari

  • Incubatore universitario del Litorale 

I servizi dell’incubatore permettono lo sviluppo di nuove imprese sulla base di idee imprenditoriali concepite nell’ambiente accademico ed economico del Litorale sloveno. L’incubatore rende possibile innanzitutto lo sviluppo e la messa alla prova delle idee al proprio interno; se un’idea dimostra di poter avere una prospettiva, l’incubatore offre supporto anche nella costituzione dell’impresa favorendone la crescita. Per informazioni: www.uip.si

  • Ljubljanski univerzitetni inkubator

L’incubatore universitario di Lubiana offre un supporto di carattere globale alle start-up, aiutandole a superare le difficoltà iniziali. Per informazioni: www.lui.si

  • Mariborski univerzitetni inkubator (Tovarna podjemov)

L’incubatore universitario di Maribor, conosciuto anche come “fabbrica delle imprese” offre a studenti, ricercatori, professori e imprenditori supporto nella preparazione del business plan, nell’avviamento della propria impresa, ma anche consulenza e formazione professionale, spazi adeguati e la possibilità di inserirsi in una rete d’imprese. Per informazioni: www.tovarnapodjemov.org

Altri soggetti nell’ambito dell’innovazione:

Dove ubicare un’azienda in Slovenia? poslovne-cone.si Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La pagina web interattiva poslovne-cone.si consente di cercare e conoscere le zone industriali in Slovenia in base a diversi criteri spaziali. Sono accessibili le fondamentali caratteristiche delle singole aree, le caratteristiche dell’economia nazionale, informazioni sulla competitività di un settore, dati sugli investimenti stranieri e sulla forza lavoro, sui costi di business e sulle di trasporto, energia e ICT.

Nel portale le aree industriali della Slovenia sono presentate suddivise per regione. Le singole zone sono corredate anche da cartografia interattiva per verificarne l’estensione, l’ubicazione e la prossimità delle ferrovie, degli aeroporti e delle autostrade. Le carte geografiche mostrano chiaramente anche il grado di edificazione delle singole zone e le aree ancora edificabili.

L’iniziativa Start:up Slovenija Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

L’iniziativa “Start:up Slovenija” è una piattaforma aperta il cui obiettivo è mettere in rete tutti gli stakeholder dell’imprenditorialità slovena. All’iniziativa possono aderire organizzazioni, singoli, start-up e imprese già avviate. Per maggiori informazioni: http://www.startup.si.

Cosa bisogna sapere sulla sicurezza antincendio? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Per un ambiente di lavoro sicuro è necessario tenere in considerazione anche la sicurezza antincendio. L’obiettivo delle misure e delle attività antincendio è tutelare le persone, gli animali, il patrimonio e l’ambiente da incendi ed esplosioni. Gli standard sono prescritti dalla Legge sulla sicurezza antincendio (in lingua slovena).

Nell’ambito della sicurezza antincendio, datore di lavoro deve:
  • Predisporre la valutazione del rischio di incendio,
  • Predisporre un regolamento antincendio,
  • Creare e aggiornare registri sulla sicurezza antincendio,
  • Elaborare un piano antincendio e di evacuazione,
  • Offrire ai dipendenti regolare formazione per la sicurezza antincendio,
  • Offrire ai dipendenti e ai responsabili regolare formazione per lo spegnimento iniziale degli incendi e per l’evacuazione;
  • Svolgere test funzionali sull’illuminazione di emergenza.

Documentazione necessaria per aprire un'impresa Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

A seconda del tipo d’attività svolta dall’impresa individuale ovvero dalla società saranno necessarie determinate autorizzazioni (es. autorizzazione comunale, della questura, dell’azienda sanitaria, ecc).

Inoltre, per lo svolgimento di alcune attività, le cosiddette “attività regolamentate” (es. impiantistica, autoriparazione, estetiste, parrucchieri, tintolavanderie, ecc) è necessaria la sussistenza di specifici requisiti (es. titolo di studio, esperienza lavorativa, iscrizione a registri, albi, ruoli o elenchi, ecc).

Il riconoscimento delle qualifiche professionali conseguite all’estero è disciplinato dal D.Lgs del 9.11.2007 n. 206 di recepimento della Direttiva 2005/36/CE del Parlamento Europeo. Il Ministero dello Sviluppo Economico rappresenta l’autorità competente al riconoscimento delle qualifiche professionali in riferimento alle attività regolamentate. Per ottenere tale riconoscimento, il richiedente deve presentare domanda al Ministero (www.sviluppoeconomico.gov.it).

Prima dell’avvio dell’impresa individuale ovvero prima della costituzione di una società (società di persone e società di capitali) sussiste l’obbligo di attivare la casella di posta certificata PEC (Posta Elettronica Certificata) la quale verrà comunicata al Registro delle Imprese. La Posta Elettronica Certificata è una speciale forma di e-mail che acquista valore legale proprio come avviene per la tradizionale raccomandata con avviso di ricevimento.

Dopo aver costituito l’impresa (ditta individuale o società) ho l’obbligo di aprire un c/c bancario ovvero postale in quanto per tutte le transazioni sopra l’importo di euro 999,999 non è possibile effettuarle in contanti. Nel caso abbiamo costituito una società dobbiamo decidere a chi concedere le rispettive deleghe per poter effettuare operazioni su di esso.

Non si è tenuti obbligatoriamente ad avere un timbro, la legge non lo impone. Ma è utile averlo per comodità. Se si sceglie di avere un timbro questo deve contenere i dati identificativi dell’impresa e cioè la denominazione, la sede, il codice fiscale e la partita iva. Le società di persone e di capitali devono oltre ai dati identificativi indicare anche l’ufficio del registro delle imprese al quale questa è iscritta e il numero d’iscrizione, nonché l’eventuale stato di liquidazione. Inoltre le società di capitali devono indicare anche il capitale sociale indicandone la misura effettivamente versata come risulta dell’ultimo bilancio e l’eventuale stato di “società unipersonale”.

Per ulteriori informazioni e precisazioni si possono consultare i siti delle Camere di Commercio delle rispettive province dove si intende svolgere l’attività ed il sito dell’Agenzia delle Entrate www.agenziaentrate.it.

Procedure di avvio e registrazione - p.iva, lavoratori autonomi Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

DOVE?

  • la ditta individuale (s.p.) può essere costituita online attraverso al pagina eVEM (in lingua slovena), previo ottenimento di un certificato digitale (in lingua slovena) qualificato oppure
  • presentandosi di persona in uno dei punti di accesso VEM, ovvero in tutte le unità amministrative e gli uffici locali, le filiali AJPES, OZS, GZS e DURS.
 

DI COSA HO BISOGNO?

1. Per l’iscrizione nel Registro commerciale della Slovenia (AJPES)
L’imprenditore può iniziare a svolgere l’attività nel momento in cui l’AJPES lo iscrive nel Registro commerciale della Slovenia. Il modulo per l’iscrizione nel Registro commerciale si trova qui  (in lingua slovena). Per l’iscrizione, i requisiti richiesti sono i seguenti:
  • la data proposta di registrazione della ditta individuale (s. p.)
  • la specifica denominazione dell’azienda e la denominazione abbreviata – come definire la denominazione dell’azienda  e collegamento alla pagina web dove è possibile verificare la disponibilità e adeguatezza del nome di fantasia.
  • la specificazione della sede dell’azienda. La sede dell’imprenditore è il luogo in cui lo stesso è iscritto nel registro commerciale. La sede può essere ubicata in qualsiasi luogo: all’indirizzo di residenza, all’indirizzo di domicilio temporaneo, all’indirizzo di altra persona, all’indirizzo di altra azienda ecc.
  • una specifica attività dell’azienda. L’attività deve essere scelta dall’imprenditore tra quelle della classificazione standard delle attività. Per svolgere gran parte delle attività non ci sono ulteriori requisiti, mentre per alcune l’imprenditore deve soddisfare determinati requisiti – requisiti (in lingua slovena).
  • i dati dell’imprenditore (nome e cognome, EMŠO/CAUC, codice fiscale, indirizzo di residenza).
 

 2. Per l’iscrizione all’Amministrazione delle imposte della Repubblica di Slovenia RS (DURS)
Dopo la registrazione nel Registro commerciale della Slovenia, l’imprenditore diventa contribuente per lo svolgimento dell’attività, perciò, entro 8 giorni dall’iscrizione a tale registro, deve iscriversi anche presso l’Amministrazione delle imposte (DURS). Il modulo e le istruzioni per l’iscrizione all’Amministrazione delle imposte sono disponibili qui (in lingua slovena).

Per l’iscrizione sono necessari:
  • il codice fiscale,
  • nome e cognome,
  • denominazione e denominazione abbreviata dell’azienda,
  • l'indicazione della persona che gestisce i libri contabili,
  • i dati sulle business unit in Slovenia e all’estero,
  • i dati sul numero di sedi e locali d’affari usati per lo svolgimento dell’attività e la generazione di reddito,
  • i numeri dei conti correnti all’estero,
  • i dati sugli investimenti di capitale in Slovenia e all’estero,
  • le persone collegate.
 Alla dichiarazione è necessario allegare tutti gli attestati che dimostrino la veridicità dei dati in essa contenuti.
 
3. Per l’iscrizione all’Istituto di assicurazione sanitaria della Slovenia (ZZZS)
L’imprenditore è tenuto a iscriversi all’Istituto per l’assicurazione sanitaria entro otto giorni dal soddisfacimento dei requisiti per tale assicurazione. Sono necessari:
  • il modulo M-1 (in lingua slovena) compilato.
  • il modulo M-DČ (in lingua slovena) compilato se all’Istituto di assicurazione sanitaria vengono iscritti anche i famigliari.
 
 4. Dopo la registrazione dell’azienda è necessario aprire un conto corrente. 
 Sono necessari:
  • Visura del Registro commerciale della Slovenia.
  • Certificato di regolarità contributiva  (emesso dal DURS). 
  • Richiesta di apertura e conduzione conto corrente, da ottenere dalla banca.

Procedure di avvio e registrazione - s.r.l. Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

DOVE?

  • Una società a responsabilità limitata (s. r. l. - d. o. o.) può essere costutuita online attraverso il sito eVEM (in lingua slovena), e per questo è necessario ottenere il certificato digitale (in lingua slovena) qualificato, oppure
  • presentandosi di persona in uno dei punti di accesso VEM, ovvero in tutte le unità amministrative e gli uffici locali, le filiali AJPES, OZS, GZS e DURS. 
 

QUALI SONO I PREREQUISITI PER LA COSTITUZIONE DI UNA S.R.L.?

  • Deve essere garantito il capitale di costituzione di  importo minimo di 7.500 EUR. Il capitale di costituzione è costituito dai versamenti iniziali dei soci che possono essere di valore variabile. Il singolo versamento di costituzione non deve comunque essere inferiore ai 50 EUR. L’intero capitale di costituzione può essere anche garantito in forma di immobili o beni mobili.
  • Il socio è tenuto, prima dell’iscrizione nel registro delle imprese, a versare almeno un quarto del versamento iniziale, ma l’ammontare complessivo di tutti i versamenti iniziali deve raggiungere, già in questa fase, almeno i 7.500 EUR. Rappresentano un’eccezione i conferimenti in natura, che devono essere consegnati in toto all’azienda prima dell’iscrizione ne registro delle imprese. Se il conferimento in natura non raggiunge il valore del versamento assunto, il socio è tenuto a pagare la differenza in danaro.
 

DI COSA HO BISOGNO?

1. Del contratto di costituzione (contratto societario) in forma scritta se si tratta di s. r. l. unipersonale o in forma notarile se si tratta di s. r. l. multipersonale; va firmato da tutti i soci.
Il contratto di costituzione deve contenere:
  • nome, cognome e residenza del rappresentante o dell’azienda e la sede di ciascun socio,
  • la denominazione, la sede e l’attività della società,
  • l’ammontare del versamento iniziale di capitale e di ciascun versamento, il nome del socio per ciascun versamento e la sua quota sociale,
  • la durata della società se è stata costituita a tempo determinato,
  • gli eventuali obblighi dei soci nei confronti della società, il versamento iniziale, e gli eventuali obblighi della società nei confronti dei soci.
 
Se il capitale di costituzione è costituito da conferimenti in natura, nel contratto o nell’allegato che è parte integrante del contratto, vanno citati:
  • l’oggetto di ciascun singolo conferimento in natura,
  • l’importo del versamento iniziale per il quale si sta dando un conferimento in natura,
  • il socio che ha contribuito con il conferimento in natura.
 
2. Sottoscrizione del contratto societario presso il notaio, se si tratta di s.r.l. multipersonale.
Saranno necessarie informazioni su:
  • i soci e i loro personale,
  • l’ammontare del capitale sociale e dei versamenti del singolo socio,
  • la denominazione della società
  • la sede della società,
  • i nomi dei rappresentanti della società,
  • l’attività della società (si vedano la classificazione standard delle attività  (in lingua slovena e inglesa) e le condizioni (in lingua slovena) da soddisfare per alcune attività.
 
3. Apertura di conto di deposito presso la banca prescelta e versamento del capitale sociale.
  • Il capitale di costituzione deve ammontare ad almeno 7.500 EUR.
 
4. Iscrizione al registro delle imprese

In merito alla decisione sull’iscrizione nel registro delle imprese è competente il tribunale della località in cui la società ha sede. Il procedimento di iscrizione inizia con l’inoltro della richiesta, per che dev’essere redatta in una forma precisa. La richiesta va presentata dal 15° giorno dal soddisfacimento dei requisiti per l’iscrizione, ma può essere presentata anche più tardi.

 I dati necessari per l’iscrizione nel registro:
  • Persona fisica: numero unico di identificazione, nome e cognome e dati sull’indirizzo di residenza.
  • Persona giuridica: numero unico di identificazione, denominazione e dati sulla sede della società.
 
Dati necessari per presentare la richiesta di iscrizione nel registro delle imprese:
  • denominazione e denominazione abbreviata, se nel contratto societario è definito che la società opera con la denominazione abbreviata.
  • Sede (località) e indirizzo legale nella località della sede.
  • Forma giuridica (s.r.l.)
  • data dell’atto di costituzione in base alla quale la costituzione viene iscritta nel registro delle imprese.
  •  dati dei soci:
    • dati di identificazione,
    • tipologia e ambito di responsabilità per gli obblighi della società (per una s.r.l. i soci non rispondono degli obblighi della società),
    • dati sul versamento iniziale del singolo socio: importo nominale del versamento iniziale, quota sociale, che deve essere espressa nella stessa forma per tutti i soci, o in percentuale o in frazione, eventuali diritti di terzi riferiti alle quote sociali,
    • data di iscrizione, identica alla data di costituzione.
  •  attività della società
  • dati delle persone delegate alla rappresentanza:
    • dati di identificazione (numero unico di identificazione, nome e cognome e dati sull’indirizzo di residenza),
    • tipologia di rappresentante (direttore, procuratore),
    • modalità di rappresentanza (autonoma o congiunta),
    • data di conferimento della delega.
  •  dati sulla durata della società, se costituita a tempo determinato
  •  dati sui membri del collegio sindacale, se il contratto societario prevede l’esistenza di un collegio sindacale:
    • dati di identificazione,
    • data della nomina,
    • ammontare del capitale sociale.
 
Allegati da presentare al momento dell’iscrizione nel registro delle imprese:
  • originale o copia autenticata del contratto societario,
  • elenco dei soci e dei versamenti iniziali,
  • rapporto sui conferimenti in natura (se esistenti),
  • certificato della banca di versamento dei conferimenti in danaro con dichiarazione che la società può liberamente disporre della liquidità,
  • firma autenticata dei direttori e procuratori (se presenti),
  • rapporto del revisore delegato sui conferimenti in natura se il valore complessivo degli stessi supera i 100.000 EUR,
  • dichiarazione del fondatore (dei fondatori):
    • di non partecipare con capitale proprio ad altre società di capitali con oltre il 25 % oppure
    • che tutte le società di capitali alle quali partecipa con oltre il 25 % di capitale proprio hanno assolto gli obblighi relativi a tasse e altre imposte obbligatorie per le quali sia scaduto il termine, a eccezione di quelle per le quali è stata concessa una proroga oppure un pagamento a rate in conformità alla legge sul procedimento fiscale.
 
Il tribunale delle impresa è tenuto, al soddisfacimento dei requisiti sopra elencati, a effettuare l’iscrizione della società, conferendole così personalità giuridica. Questo significa che la società può iniziare con la propria attività solo dopo l’iscrizione nel registro delle imprese.
 
5. Iscrizione nel Registro commerciale della Slovenia (AJPES)
La società deve essere iscritta nel registro commerciale dopo l’iscrizione al registro delle imprese.
Per l’iscrizione nel registro commerciale sono necessari:
  • la richiesta di iscrizione nel registro commerciale compilata (modulo) e
  • copia della delibera di iscrizione nel registro delle imprese.
 

6. Pubblicazione nel Bollettino Ufficiale

Nel Bollettino Ufficiale vanno pubblicati i dati relativi a:
  • il tribunale presso il quale la società è iscritta,
  • il numero di iscrizione della società,
  • la denominazione e tipologia della società, il codice fiscale e il capitale sociale,
  • i fondatori,
  • le persone incaricate di rappresentare la società
  • la tipologia di attività svolte dalla società.
 
La pubblicazione nel Bollettino Ufficiale non è più necessaria, perché è sufficiente la pubblicazione dei dati alla pagina web della AJPES.
 
7. Iscrizione nel Registro fiscale della Repubblica di Slovenia (DURS)
Per l’iscrizione nel Registro fiscale sono necessari:
  • la richiesta di iscrizione nel Registro fiscale (modulo),
  • il certificato di iscrizione della società nel Registro delle imprese,
  • il certificato di iscrizione della società nel Registro commerciale.

L’associazione (non-profit) Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

NORME CIVILISTICHE

Le norme del codice civile distinguono tra:
  • associazioni,
  • fondazioni,
  • associazioni non riconosciute.
 
Associazioni e fondazioni riconosciute – persone giuridiche

Devono essere costituite con atto pubblico, ma la fondazione può essere costituita anche per testamento. L’atto costitutivo e lo statuto devono contenere alcuni elementi obbligatori: la denominazione, lo scopo, il patrimonio, la sede,  le norme sull’amministrazione, i diritti e gli obblighi degli associati nonché le condizioni per la loro ammissione. Per le fondazioni è obbligatorio indicare anche i criteri e le modalità di erogazione delle rendite. Lo statuto può contenere le norme in caso di estinzione e la devoluzione del patrimonio.

Gli amministratori rispondono verso l’ente, se partecipano agli atti che hanno causato il danno.

Almeno una volta all’anno deve essere convocata l’assemblea per l’approvazione del bilancio.

La qualità di associato non è trasmissibile, ma lo statuto può prevedere diversamente. Gli associati che hanno cessato di appartenere all’associazione, non possono richiedere il rimborso dei contributi versati, né hanno altri diritti sul patrimonio dell’associazione.

L’autorità pubblica esercita il controllo sull’amministrazione delle fondazioni e può nominare o sostituire gli amministratori, se le disposizioni dello statuto non possono attuarsi; può annullare le deliberazioni contrarie alla legge e all’ordine pubblico.

Associazioni non riconosciute

L’ordinamento di tali associazioni è regolato dagli accordi degli associati. I contributi degli associati e i beni acquisiti costituiscono il fondo comune dell’associazione. Per le obbligazioni assunte rispondono personalmente e solidalmente, oltre al fondo comune, anche le persone che hanno agito in nome e per conto dell’associazione.

 

NORME FISCALI

Per gli enti di tipo associativo le norme tributarie prevedono agevolazioni ai fini delle imposte sui redditi e IVA se l’attività è svolta nei confronti degli associati, in conformità alle finalità istituzionali. Le somme versate dagli associati a titolo di quote o contributi associativi non concorrono a formare reddito e non sono soggetti ad IVA. Per le associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche non si considerano commerciali, quindi non sono soggette ad imposte, le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli associati. L’agevolazione però non si applica per alcune cessioni di beni e prestazioni di servizi che si considerano in ogni caso di natura commerciale, quindi soggette ad imposizione, ad esempio: gestione di spacci aziendali, organizzazione di viaggi turistici, gestione di fiere commerciali, pubblicità commerciale, prestazioni alberghiere e di trasporto.

Per aver diritto alle agevolazioni le associazioni devono approvare lo statuto, regolarmente registrato presso l’Agenzia delle entrate, che deve contenere alcune clausole obbligatorie:
  • divieto di distribuire utili di gestione o riserve;
  • obbligo di devolvere il patrimonio dell’ente, in caso di scioglimento, ad altra associazione con finalità analoghe o ai fini di pubblica utilità;
  • il rapporto associativo deve essere uniforme, nel senso che la partecipazione alla vita associativa non deve essere temporanea; tutti gli associati maggiori di età devono essere il diritto di voto per l’approvazione e le modificazioni dello statuto e dei regolamenti, nonché per la nomina degli organi direttivi dell’associazione;
  • obbligo di redigere e di approvare annualmente un rendiconto economico e finanziario;
  • sovranità dell’assemblea, principio di voto singolo e libera eleggibilità degli organi amministrativi; lo statuto deve inoltre prevedere i criteri per l’ammissione ed esclusione dei soci e le modalità di voto in assemblea;
  • intrasmissibilità della quota associativa ad eccezione dei trasferimenti a causa di morte; le quote associative non devono altresì essere rivalutabili.
 
Gli enti che per un intero periodo di imposta esercitano prevalentemente attività commerciali perdono la qualifica di ente non commerciale, quando ad esempio:
  • i ricavi derivanti da attività commerciali sono prevalenti rispetto alle cessioni e prestazioni relative alle attività istituzionali;
  • i redditi derivanti da attività commerciali sono prevalenti rispetto alle entrate istituzionali, tra le quali si comprendono i contributi, le sovvenzioni e le quote associative. La perdita di qualifica di ente non commerciale opera dal periodo di imposta in cui vengono meno le condizioni: in tal caso l’ente deve entro 60 giorni redigere l’inventario di tutti i beni facenti parte del patrimonio e tenere poi regolare contabilità.

L’impresa startup Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Secondo una definizione formale, l’impresa startup è un'entità temporanea intenta a sviluppare un prodotto innovativo in circostanze incerte allo scopo di individuare un modello aziendale ripetibile e scalabile. A differenza di aziende e organizzazioni già affermate, l’impresa startup si trova ancora nella fase di avvio e di ricerca di un “product/market fit” e del relativo modello di business.

Una startup è un’azienda di nuova costituzione il cui scopo è sviluppare un nuovo prodotto o servizio, di norma innovativo, in circostanze incerte. Vanta un elevato potenziale di crescita, poiché il numero di nuovi posti di lavoro creati da un imprenditore medio con un alto potenziale di crescita può essere di ben tre volte superiore a quello di un imprenditore con un potenziale di crescita medio e di ben quindici volte superiore a quello di un imprenditore con un potenziale di crescita basso. Un terzo delle dinamiche di crescita economica degli Stati deriva dalla pianificazione dell’imprenditoria startup. Queste imprese necessitano tuttavia di un ecosistema imprenditoriale adeguatamente sviluppato.

Se una startup riesce a soddisfare i fabbisogni di un territorio più ampio a livello globale, si può affermare che possiede un elevato potenziale di crescita. Le startup svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo di prodotti innovativi, la creazione di nuovi posti di lavoro e l’aumento della competitività nell’ambiente imprenditoriale. In genere, questo tipo di aziende sperimentano all’inizio svariati modelli aziendali prima di trovare quello giusto. Per questo necessitano di un ecosistema imprenditoriale adeguatamente sviluppato.

 Per maggiori informazioni:

Che cos'è il finanziamento di massa? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il crowfunding o finanziamento di massa è un’iniziativa collettiva di raccolta fondi a sostegno di progetti di singoli individui o organizzazioni. La raccolta avviene tramite piattaforme web o in prima persona.

Grazie al crowfunding è possibile finanziare un progetto o un’azienda raccogliendo contributi finanziari da un elevato numero di individui, solitamente attraverso piattaforme web.

Il modello di crowfunding prevede tre tipi di partecipanti:
  • Il proponente dell’idea e/o del progetto che andrà finanziato;
  • I singoli individui o i gruppi di persone che decidono di sostenere l’idea;
  • L’organizzazione di intermediazione (“piattaforma”) che raggruppa tutti i partecipanti.

La piattaforma Kickstarter Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Kickstarter è la più grande piattaforma mondiale per il finanziamento di progetti creativi.

  1. Kickstarter rappresenta una nuova modalità di finanziamento di progetti creativi.

Kickstarter è ricco di progetti grandi e piccoli che prendono vita grazie al sostegno diretto di persone come voi. Proprio in questo momento, migliaia di progetti creativi stanno ottenendo risorse finanziarie grazie alla piattaforma Kickstarter.

2. Ogni progetto è indipendente.

Chiunque soddisfi determinati requisiti e criteri può pubblicare un progetto su Kickstarter.

3. I proponenti e i sostenitori rendono possibile l’avvio del progetto.

Se alle persone il progetto piace, possono decidere di finanziarlo per permetterne la realizzazione. Il progetto deve raggiungere gli obiettivi di finanziamento per ricevere i contributi raccolti.

4. I proponenti mantengono la proprietà del proprio lavoro o progetto.

I sostenitori investono sui progetti per permetterne la realizzazione e non per trarne un guadagno in denaro. In cambio, i proponenti del progetto offrono ai sostenitori una ricompensa materiale.

5. Promuovere un progetto va ben oltre al sostegno finanziario.

Significa investire sui sogni dei proponenti che desiderano realizzare un progetto unico al mondo.

6. La missione di Kickstarter è contribuire a dare il via a progetti creativi.

Per maggiori informazioni www.kickstarter.com.

 

La piattaforma Indiegogo Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Indiegogo consente di dare vita a una comunità globale al fine di realizzare delle idee. È la piattaforma di “crowfunding” più sviluppata al mondo. Offre due diversi modelli di finanziamento (flessibile o fisso) e la possibilità di pagamento tramite PayPal e carte di credito. Pertanto potete scegliere il modello che corrisponde maggiormente alle vostre esigenze. Non sono previste commissioni iniziali, pertanto non avete scuse per non realizzare la vostra idea.

Per maggiori informazioni www.indiegogo.com.

La lean startup Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

La lean startup è un approccio per lanciare aziende e prodotti, proposto per la prima volta da Erik Ries nel 2011. La lean startup fornisce un approccio scientifico alla costituzione e alla gestione di imprese e maggiore rapidità nel lancio dei prodotti. Il metodo lean startup spiega come guidare un’impresa di nuova costituzione, come gestirla e indirizzarla, quando tirarsi indietro, quando insistere per crescere con maggiore rapidità. È un approccio che consente lo sviluppo di nuovi prodotti.

Molte startup partono dall’idea di un prodotto che pensano possa interessare il consumatore. Poi trascorrono mesi, talvolta anni, a perfezionarlo senza mai mostrarlo, nemmeno nella sua versione prototipo, ai propri acquirenti. Il motivo di uno scarso interesse da parte dei clienti dipende spesso anche dal fatto che le aziende non interloquiscono con i futuri acquirenti per capire se questi considerino il prodotto davvero interessante. Quando i clienti dimostrano infine il proprio disinteressamento nei confronti dell’idea, la startup fallisce.

I principi di una lean startup sono:

  • Gli imprenditori sono dappertutto
    • Non è necessario lavorare in un garage per essere una startup.
 
  • Impresa significa gestione (ing. management)
    • La startup non è soltanto un prodotto bensì un’istituzione, pertanto necessita di una gestione appropriata ovvero di un nuovo sistema di gestione adeguato a questo contesto.
 
  • Apprendimento validato
    • La startup non nasce per produrre cose, creare denaro o servire clienti. Nasce per imparare a creare un business sostenibile. L'apprendimento può essere scientificamente giustificato attraverso l’attuazione di un esperimento, che ci permette di testare tutti gli elementi della nostra idea.
 
  • Contabilizzare le innovazioni
    • Per migliorare i risultati aziendali e stimolare la responsabilità degli imprenditori, è necessario concentrarsi su cose noiose: come misurare il progresso, come stabilire le tappe, come individuare le priorità professionali. Tutto ciò richiede un nuovo tipo di contabilità specifica per le startup.
 
  • Fai-misura-impara
    • La principale attività di una startup è trasformare le idee in prodotti, valutare le reazioni degli acquirenti e infine decidere se ritirarsi o insistere. Tutti queste azioni devono consentire dei feedback efficaci.
 
Per maggiori informazioni:
  • Eric Ries: The Lean Startup: How Today's Entrepreneurs Use Continuous Innovation to Create Radically Successful Businesses.
  • Ash Maurya: Running lean: Iterate from plan A to plan that works.
  • Steve Blank: Why the lean startup changes everything (http://www.usric.org/uploads/1/8/4/1/18419537/why_the_lean_start_up_changes_everything.pdf)
  • http://theleanstartup.com/principles

Che cos’è un acceleratore? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Gli acceleratori di business sono dei percorsi collettivi di durata limitata, costituiti da attività di tutoraggio e formazione. Raggiungono il culmine con un evento pubblico durante il quale i partecipanti illustrano i contenuti del proprio lavoro con brevi presentazioni (ingl. pitch). Mentre i tradizionali incubatori aziendali, spesso finanziati dai Governi, si concentrano su settori quali le biotecnologie, le tecnologie mediche e verdi o su aziende orientate al prodotto, gli acceleratori possono essere finanziati da risorse sia pubbliche sia private e si concentrano su un’ampia gamma di prodotti.

Quali sono le differenze tra gli incubatori d’azienda e gli acceleratori? Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Le differenze principali tra gli incubatori d’azienda e gli acceleratori sono:
  1. La procedura d’iscrizione è aperta a tutti, ma bisogna fare i conti con una forte concorrenza.
 

2. L’investimento iniziale in una startup avviene di norma in cambio di capitale sociale. Gli investimenti vanno in genere da 20.000 a 50.000 dollari ovvero da 10.000 a 50.000 sterline.

3. Viene data maggiore importanza a piccoli gruppi anziché a singoli imprenditori. Gli acceleratori ritengono che una sola persona non sia sufficiente per far fronte a tutti gli impegni che derivano da una startup.

4. Le startup devono “diplomarsi” entro una determinata scadenza, solitamente entro tre mesi. In questo periodo possono contare su attività di tutoraggio e formazione per acquisire informazioni importanti. Quasi tutti i programmi di accelerazione si concludono con una giornata finale, durante la quale le startup si presentano agli investitori.

5. Le startup vengono accolte e sostenute a gruppi. Il sostegno e i feedback assicurati dal gruppo rappresentano un importante vantaggio. Qualora l’acceleratore non fornisca spazi di incontro collettivi, i team si riuniscono comunque regolarmente.

Il principale valore aggiunto per un imprenditore deriva dalle attività di tutoraggio, dai contatti instaurati e dal riconoscimento di essere stati scelti per far parte dell’acceleratore. Il modello aziendale si basa sulla creazione di capitale di rischio e non sui canoni o imposte sui servizi.

Non è necessario che gli acceleratori di business forniscano spazi fisici, ma molti lo fanno. Il percorso affrontato dalle startup nell’ambito del programma di accelerazione può essere suddiviso in cinque fasi: sensibilizzazione, applicazione, programma, demo day, un’ulteriore demo day.

Fonte: Wikipedia.

Il business model CANVAS Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il business model, in generale, definisce i presupposti sui quali un’azienda produce, offre e accumula valore.

Il Business Model Canvas è un linguaggio collettivo per descrivere, visualizzare e modificare i modelli aziendali. Gli autori ritengono che un modello di business possa essere descritto attraverso nove sezioni chiave che identificano la logica aziendale, ovvero il modo in cui si intende produrre denaro. Le nove sezioni comprendono i quattro elementi chiave di un’impresa: i clienti, il valore offerto, l’infrastruttura produttiva e il modello finanziario. Il modello aziendale è la strategia che l’azienda adotterà e svilupperà attraverso la propria struttura, i propri processi e sistemi organizzativi.

Le nove sezioni del Business Model Canvas:

1. Segmenti di clientela (l’organizzazione soddisfa uno o più segmenti di clientela)
  • La sezione Segmenti di clientela individua i diversi gruppi di persone o organizzazioni che l’azienda intende intercettare e servire.
    • Per chi creiamo valore?
    • Chi sono i nostri clienti più importanti?
  • Esempi: mercati di massa, mercati di nicchia, mercati segmentati, diversificati o “multi-sided”.
 
2. Valore offerto (l’organizzazione si impegna a risolvere i problemi della clientela e a soddisfare le loro esigenze attraverso l’offerta di valore)
  • La sezione Valore offerto individua un gruppo di prodotti o servizi che creano valore per un determinato segmento di clientela.
    • Che tipo di valore stiamo creando per clientela?
    • A quale problema della clientela cerchiamo di rimediare?
    • Quali esigenze della clientela stiamo soddisfacendo?
    • Quali gruppi di prodotti o servizi offriamo ai vari segmenti di clientela?
  • L'azienda offre valore in vari modi quali la novità, le performance, la personalizzazione, “il chiavi in mano”, il design, il brand/status, l’accessibilità/convenienza, l’usabilità.
 
3. Canali (l’organizzazione produce valore offerto attraverso la comunicazione, la distribuzione e i canali di vendita.)
  • La sezione Canali individua il modo in cui l’azienda comunica e si relaziona con i segmenti della propria clientela offrendo loro valore.
    • Attraverso quali canali la nostra organizzazione si relaziona con i segmenti di clientela?
    • Come sono collegati tra loro i nostri canali? Quale tra essi funziona meglio?
    • Quali canali sono i più efficaci dal punto di vista dei costi/benefici?
    • Come si inseriscono nelle routine della clientela?
  • Tipi di canali: canali propri, canali partner, diretti/indiretti
 
4. Relazione con i clienti (l’organizzazione instaura e mantiene relazioni con tutti i segmenti di clientela.)
  • La sezione Relazione con i clienti individua il tipo di relazioni che l’azienda instaura con un determinato segmento di clientela.
    • Che tipo di relazioni desideriamo instaurare e creare con i segmenti di clientela?
    • Quali relazioni abbiamo già instaurato?
    • Quanto costano?
    • Quanto sono integrate con gli altri elementi del nostro modello aziendale?
  • Esempi: assistenza personale, self-service, servizi automatizzati, community, co-creazione.
 
5. Ricavi (i ricavi derivano da un’efficace produzione di valore offerto)
  • La sezione Ricavi individua il modo in cui un’azienda produce reddito da ogni segmento di clientela (per ottenere l’utile è necessario detrarre i costi dai ricavi.)
    • Per quale valore i nostri clienti sono effettivamente disposti a pagare?
    • Per cosa stanno pagando attualmente?
    • Come pagano? Come vorrebbero pagare?
    • Quanto i singoli ricavi contribuiscono ai ricavi totali?
  • Esempio: vendita di Asset, diritti d’uso, canone di abbonamento, finanziamenti/noleggio/leasing, licensing, commissioni di intermediazione, advertising.
 
6. Risorse chiave (le risorse necessarie per sostenere e supportare il business...)
  • La sezione Risorse chiave individua i mezzi necessari per garantire il funzionamento del modello aziendale.
    • Quali sono le risorse chiave per creare valore offerto? I nostri canali di distribuzione? Le relazioni con i clienti? I ricavi?
  • Esempi: fisiche, intellettuali, umane, finanziarie.
 
7. Attività chiave (…attuando numerose attività chiave.)
  • La sezione Attività chiave individua le attività più importanti per far funzionare il modello aziendale.
    • Quali sono le attività chiave per creare valore? I nostri canali di distribuzione? Le relazioni con i clienti? I ricavi?
  • Esempi: la produzione, la risoluzione di problemi, le piattaforme/reti.
 
8. Partner chiave (alcune attività vengono affidate a collaboratori esterni; alcune risorse vengono reperite all’esterno dell’azienda)
  • La sezione Partner chiave individua la rete di fornitori e partner che favoriscono il funzionamento dell’azienda.
    • Quali sono i nostri partner chiave?
    • Quali sono i nostri fornitori chiave?
    • Quali risorse chiave ci vengono fornite dai partner?
    • Quali attività chiave vengono svolte dai partner?
  • Tre motivi per la creazione di partenariati: ottimizzazione ed economie di scala, riduzione dei rischi e delle incertezze, acquisizione di determinate risorse e attività.
 
9. Struttura dei costi (gli elementi del modello aziendale sono parte della struttura dei costi.)
  • La sezione Struttura dei costi individua la dinamica dei costi necessari per garantire il funzionamento del modello di business.
    • Quali sono i costi principali del nostro modello aziendale?
    • Quali risorse chiave sono le più costose?
    • Quali attività chiave sono le più costose?
  • Due tipologie di strutture di costi di un modello aziendale: orientate ai costi (cost-driven) o orientate al valore (value-driven).
  • I costi possono avere le seguenti caratteristiche: costi fissi, variabili, economie di scala.
 

Le nove sezioni del modello aziendale sono la base dello strumento che definiamo Business Model Canvas.

 Fonte: Osterwalder A. & Pigneur Y. (2010). Business Model Generation.

Il modello di sviluppo della clientela Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Il Customer development è un modello sviluppato per la prima volta da Steve Blank, imprenditore di successo e professore di business. Il modello si suddivide in quattro fasi e mira a individuare il mercato giusto per una determinata idea, a creare le giuste caratteristiche di un prodotto per risolvere i problemi dei clienti, a testare il modello e le tattiche più appropriate acquisizione e trasformazione della clientela più appropriate, a sviluppare un’organizzazione efficiente e risorse giuste per aumentare il giro di affari.

Il modello di sviluppo della clientela di Steve Blank si suddivide in quattro fasi:

1. Ricerca della clientela – prevede l’elaborazione di ipotesi sui potenziali clienti e, successivamente, lo svolgimento di indagini presso i clienti per capire cosa vogliono, come lavorano, cosa odiano e cosa desiderano.

2. Validazione della clientela – prevede lo sviluppo di un percorso di vendita replicabile e difendibile. Solo i primi a “crederci” sono sufficientemente temerari per comprare.

3. Creazione della clientela – in base ai test di vendita effettuati, si passa a fare “il grande salto”. Si tratta di strategia, non di tattica.

4. Costituzione dell’azienda – prevede la (ri)costituzione dell’azienda e la sua gestione. In questa fase è necessario anche (ri)vedere la propria missione.

Fonti:
http://steveblank.com/2010/04/29/teaching-customer-development-and-the-lean-startup-%E2%80%93-topological-homeomorphism/
http://www.erichstauffer.com/technology/customer-development
http://market-by-numbers.com/customer-development/
 
Bibliografia essenziale: Steve Blank (2006).: The Four Steps to Epiphany.

L’ecosistema innovativo Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Le persone, le istituzioni, i politici e le risorse che promuovono la trasformazione di nuove idee in prodotti, processi e servizi, vengono considerati in genere come creatori di un ecosistema innovativo.

Il concetto di ecosistema innovativo si fonda sulla convinzione che il transfer di tecnologie e informazioni tra persone, aziende e istituzioni sia la chiave del processo innovativo. Tiene conto delle interazioni tra soggetti, necessarie per realizzare le idee e la loro trasformazione in processi, prodotti o servizi sul mercato.

L’ecosistema innovativo modella le dinamiche economiche di relazioni complesse tra soggetti, il cui obiettivo funzionale è favorire lo sviluppo tecnologico e le innovazioni. I soggetti comprendono risorse materiali (mezzi, attrezzature, spazi ecc.) e umane (studenti, facoltà, dipendenti, ricercatori nel settore economico, rappresentanti del mondo economico ecc.) che rappresentano le componenti istituzionali dell’ecosistema (ad es. università, politecnici, scuole di business, aziende, capitali di rischio, istituzioni economiche e universitarie, centri regionali di eccellenza e organizzazioni statali e/o locali di sostegno all’impresa, agenzie finanziarie, policy makers ecc.). L’ecosistema innovativo è composto da due strutture chiare ma in gran parte distinte, ovvero le organizzazioni di ricerca, alimentate dalla ricerca di base, e le organizzazioni commerciali, alimentate dal mercato.

Gli acceleratori in Slovenia Odpri
Ultima modifica: 06.01.2015

Acceleratore SGH/Geek House

È rivolto a startup innovative a elevato potenziale di crescita globale che desiderano affermare quanto prima la propria idea sul mercato (product/market fit). Alle startup offre:
  • 50.000 € di capitale sotto forma di prestito convertibile assicurato dal Fondo per l’impresa sloveno,
  • SGH Bootcamp – un corso di formazione intensivo della durata di tre mesi;
  • startup tutor, 
  • consulente personale,
  • spazi gratuiti per il “co-working”,
  • inserimento e visibilità internazionale.
 

Per maggiori informazioni http://www.startup.si/sl-si/programi/sgh-pospesevalnik.

Go:Global Slovenia

Destinato a startup innovative che hanno già individuato il proprio “product/market fit”. Alle aziende offre:
  • 200.000 € di capitale sotto forma di investimento societario pubblico (in collaborazione con il Fondo per l’impresa sloveno e il SK200),
  • un corso di preparazione all’investimento,
  • Go:Global for Growth, un corso di formazione e accompagnamento intensivo,
  • uno startup tutor personale,
  • assistenza nelle pratiche amministrative,
  • accesso alle infrastrutture degli incubatori e dei parchi tecnologici in tutta la Slovenia,
  • accesso alla rete di investitori ovvero a fondi nazionali ed esteri di capitale di rischio e acceleratori,
  • attività di promozione in territorio nazionale e all’estero.
 

Per maggiori informazioni http://www.startup.si/sl-si/programi/gg-pospesevalnik

Affinity marketing Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

L'appartenenza è un modello di profitto di un'impresa o di un gruppo di imprese che influisce sul modello di prezzo e si concentra sulla distribuzione dell'offerta a un gruppo selezionato di consumatori. È un modello in cui i membri, pagando un prezzo più alto, hanno diritto a servizi, offerte e vantaggi specifici che non sono disponibili per i non membri. Il prezzo più alto è rappresentato da una commissione che deve essere pagata di conseguenza all'abbonamento. Questa sensazione verrà applicata solo se il cliente è disposto a pagare di più per ottenere l'accesso a servizi aggiuntivi definiti. La tassa darà anche loro l'accesso privilegiato a sconti e offerte speciali. L'iscrizione è un metodo ben noto per fidelizzare i clienti. L'appartenenza offre lo stato e il riconoscimento dei clienti; in cambio, i membri tenderanno a trascurare gli aspetti negativi dell'offerta dell'azienda. Una possibile ragione per questo è la percezione di ricevere un trattamento migliore perché i clienti si sentano autorizzati a un servizio di qualità superiore. L'azienda che implementa questa strategia deve considerare la mentalità specifica che stabilisce tra i membri. Poiché l'azienda deve gestire una specifica "tribù", deve sviluppare una strategia di marketing più specifica per rivolgersi a questo gruppo di clienti. Internet è il modo più efficace per promuovere l'adesione al maggior numero possibile di clienti. Ci sono aspetti negativi dei programmi di iscrizione. I consumatori possono essere riluttanti a prendere parte ai programmi di adesione, soprattutto quando si tratta di adesione al Web.

 

Esempio di utilizzo: AMAZON PRIME

Amazon ha introdotto Amazon Prime nel 2005, un programma di iscrizione riservato a un gruppo selezionato di clienti disposti a pagare una tassa per accedere ai benefici. L'abbonamento offre una serie di vantaggi, quali: 1) consegna gratuita in giornata, 2) accesso a sconti speciali 30 minuti prima degli utenti regolari, 3) spazio di archiviazione cloud gratuito e illimitato per contenuti multimediali personali. L'abbonamento Amazon Prime include Amazon Video, la piattaforma di streaming istantaneo di film e programmi TV selezionati, senza costi aggiuntivi. Prime Music è un concorrente Spotify / Google Play Music che offre streaming musicale gratuito ai membri senza costi aggiuntivi. Gli utenti possono anche salvare e scaricare canzoni gratuitamente. La quota associativa annuale varia da paese a paese e gli utenti possono scegliere di pagare un prezzo totale più elevato e pagare su base mensile o pagare un prezzo totale più basso e pagare una quota annuale una tantum. Una prova gratuita di 30 giorni è disponibile per tutti gli utenti di amazon.com e i clienti possono decidere di non aggiornare l'iscrizione da una prova gratuita a un'iscrizione a pagamento.

L'aggregazione delle caratteristiche Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

L'aggregazione delle caratteristiche è un tipo di innovazione  che coinvolge sia prodotti esistenti che nuovi prodotti. L'aggregazione di caratteristiche consiste in combinando funzionalità già esistenti da differenti fonti in un'unica offerta. È anche una forma di competizione tra marchi, perché l'azienda che riesce a trovare il meglio combinazione di funzionalità può potenzialmente prendere il più alta quota di mercato. Un business di successo che vuole mantenere un alto mercato condividere la crescita deve migliorare le caratteristiche del prodotto, nuovo caratteristiche e un design migliore oltre a differenziarsi la sua offerta per soddisfare le esigenze dei diversi mercati segmenti. È fondamentale mantenere aggiornato il file prodotto, aggiungendo nuove funzionalità che non erano disponibili prima e migliorare la funzionalità del prodotto. Perché un prodotto sia migliorato, dovrebbe essere in grado di farlo semplificare e completare le attività che, prima del innovazione, i consumatori dovevano effettuare con due o più diversi prodotti. In questo modo i consumatori saranno ancora più attratti da il nuovo prodotto e la quota di mercato saranno continuamente crescere. Una ditta può migliorare diverse caratteristiche di il prodotto, vale a dire materiali, peso, dimensione, versatilità, sicurezza, funzionalità, ecc.

Esempio di utilizzo: GORILLA GLASS

Gorilla Glass è un tipo di vetro prodotto da Corning Inc., realizzato con un materiale progettato per essere sottile, leggero e ultra resistente. È essenzialmente un prodotto utilizzato sugli schermi dei dispositivi mobili come telefoni cellulari, laptop, tablet e così via. Le caratteristiche principali del vetro gorilla sono la resistenza e la resistenza ai graffi, il tutto combinato con uno spessore ridotto del vetro.
Gorilla Glass ha una grande chiarezza ottica, che lo rende una scelta ideale per schermi televisivi 3D ad alta definizione. Grazie a Gorilla Glass Corning ha guadagnato $ 700 milioni nel 2011, e ad oggi è utilizzato su oltre 500 milioni di dispositivi diversi. Gorilla Glass è utilizzato da LG, Motorola, Asus, Apple, Samsung, Nokia e altri dispositivi portatili.

Entrepreneur's Guide To The Lean Brand Odpri
Ultima modifica: 03.02.2020

Gardner e Cooper (2014) definiscono lo sviluppo del marchio come il ciclo di vita della maturazione della relazione tra impresa e consumatori.

Figura 1: Marchio come relazione

Fonte: Gardner e Cooper (2014)

Questo processo attraversa tre fasi: (1) la creazione di un marchio (creando una relazione nelle prime fasi del ciclo di vita), (2) la crescita del marchio (la crescita di questa relazione dopo aver creato una corrispondenza e un equilibrio a livello di prodotto - il mercato - marchio) e (3) gestione del marchio (prendersi cura di un marchio sostenibile). Soprattutto, sottolineano che il marchio ha da tempo superato elementi visivi come il nome del logo e simili (questo è un micro-significato) e suggeriscono la comprensione del marchio come relazione.

Il loro framework di sviluppo del marchio è progettato per funzionare in modo analogo alla metodologia lean business. Il framework è progettato per le aziende che utilizzano un modello aziendale snello. Come il lean business basato su "out of the building", il loro framework si basa sul lavoro con i consumatori (gli autori designano l'ambiente al di fuori dell'azienda come un pubblico, e la metodologia è chiamata "arrivare dall'altra parte"). La loro struttura, insieme alla metodologia lean business, fornisce una piattaforma per la progettazione di un modello di business, compreso lo sviluppo di un marchio efficace e di successo.

Il quadro è costituito da quattro fasi, tra cui le cosiddette lacune (possono anche essere intese come sfide). Se l'azienda vuole passare da una fase all'altra, deve dedicare un po’ 'di tempo a queste lacune e trovare soluzioni.

Nella prima fase della formazione di un marchio snello, la società pone presupposti e ipotesi, e questa fase è seguita da una lacuna di ipotesi.

 Figura 2: Il primo stadio (ipotesi) dello sviluppo di un marchio lean e il primo gap (il gap di ipotesi).

Fonte: Gardner e Cooper (2014)

Ogni azienda è in realtà impostata con una serie di ipotesi. Sulla base di questi presupposti, l'azienda inizia a sperimentare lo sviluppo e tenta con ipotesi su chi sono, perché dovrebbero essere importanti, cosa vogliono, cosa pensano e cosa credono. In questa fase, l'azienda deve capire perché farà impressione sul mercato e perché i consumatori acquisteranno i loro prodotti o utilizzeranno i loro servizi e perché i consumatori diventeranno i loro clienti fedeli.

Per riempire e superare la prima lacuna di ipotesi, deve prima formulare le assunzioni sopra menzionate e testare le idee generate con il pubblico iniziale. In questo modo, otteniamo le prime risposte e possiamo sintetizzare l'idea reale da diverse idee generate. Innanzitutto, l'azienda genera idee (utilizzando tecniche convenzionali come il pensiero progettuale, i compiti strutturati, l'osservazione, confrontandoli successivamente tra loro), creando nuovi presupposti, testando i più promettenti e meno conosciuti, e quindi seguendo la fase di sintesi.

Figura 3: La seconda fase (il marchio più semplice ma accettabile) dello sviluppo di un marchio snello e il secondo gap (gap di validazione)

Fonte: Gardner e Cooper (2014)

Il secondo gap che un'azienda deve riempire è un gap di validazione. In questo passaggio, l'azienda, attraverso la convalida e l'apprendimento, cerca di scoprire ciò che avrà successo sul mercato e ciò che non lo è. Se un imprenditore agisce emotivamente, cercherà di costruire la sua attività dalle sue ipotesi iniziali. Pertanto, in questa fase, evita l'emozione, e per questo scopo è preferibile trovare qualche prova empirica, ottenuta attraverso la sperimentazione.

Sperimenta in diversi cicli, ma usa sempre il feedback "Build-Measure-Learn". Un loop simile è stato originariamente utilizzato in modo efficace nel processo di innovazione, ma si è rivelato utile nel processo di sviluppo e innovazione del marchio. L'obiettivo di più iterazioni di questo ciclo è quello di creare una corrispondenza completa tra prodotto / servizio, marchio e mercato (prodotto in base al marchio del prodotto). A volte la società è sorpresa dal risultato dello sviluppo del marchio più semplice accettabile. Pertanto, si dovrebbe essere consapevoli del fatto che il marchio di base più accettabile è solo il punto di partenza per lo sviluppo del marchio. Rappresenta solo l'inizio di una relazione che un'azienda vuole creare con il suo pubblico. Il pubblico sarà colui dal quale la società ottiene le risposte più utili, sia qualitative (se il pubblico fosse collegato alla società o meno) e quantitativo (quante persone hanno partecipato e quanto erano connesse al concetto dell'azienda). Sempre, indipendentemente dal fatto che l'azienda abbia già stabilito una relazione con il pubblico o questa relazione sia ancora in via di sviluppo, l'azienda deve pensare a sé stessa come a un'organizzazione di apprendimento. Ciò significa che imparano costantemente dalle loro interazioni con i consumatori dell'azienda.


Figura 4: Terza fase (abbinamento prodotto-marchio-servizio), terzo gap (gap di crescita) e ultima, quarta fase (crescita)

Fonte: Gardner e Cooper (2014)

Nell'ambito della corrispondenza prodotto / servizio-mercato comprendiamo la connessione tra un mercato forte e un prodotto / servizio che soddisfa pienamente un determinato bisogno nel mercato. Tuttavia, se un'azienda vuole rimanere sul mercato in modo sostenibile, deve anche conseguire l'abbinamento del marchio. È necessario includere il livello emotivo e creare una relazione tra l'azienda e i consumatori utilizzando il marchio. Garantendo la connessione del mercato dell'azienda con il prodotto e il marchio, garantisce la crescita. Il problema è che il prodotto è tempestivo e il marchio rimane.

Il terzo gap è il divario di crescita. È essenziale passare da ipotesi basate su sentimenti a ipotesi di crescita.

Attraverso l'ipotesi di crescita, l'azienda verifica la domanda e allo stesso tempo controlla l'area di operatività della relazione generata con il pubblico. La crescita dell'azienda è interamente basata su soluzioni efficaci e sul corretto funzionamento del marchio nella direzione di attrarre, assicurare e dare forma al rapporto con i nuovi consumatori.


Figura 5: Corrispondenza prodotto / servizio - mercato - marchio

Fonte: Gardner e Cooper (2014)

 

Banner Advertising Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Il banner advertising è una forma di pubblicità che comporta l'incorporamento di un annuncio in una pagina Web. Lo scopo dei banner Web è quello di indirizzare gli utenti verso un sito Web collegandosi al sito web dell'inserzionista. La pubblicità online tramite banner è uno dei metodi più popolari di promozione online. Gli annunci banner hanno svolto un ruolo significativo nel consentire il rapido sviluppo della pubblicità a pagamento su Internet. Lo spazio banner può essere acquistato sui principali motori di ricerca o sui siti web. Lo spazio pubblicitario può essere acquistato con un metodo "Pay per Click" che lo rende più economico. I banner devono essere accattivanti e abbastanza attraenti da consentire al cliente di fare clic e visitare il sito Web dell'azienda. Un primo lavoro su questo argomento di Briggs and Hollis (1997) ha riscontrato un aumento della consapevolezza della pubblicità e delle percezioni del marchio nei confronti degli annunci di banner web per abbigliamento e beni tecnologici. Gli annunci pubblicitari funzionano come veicoli di marketing diretto, ma solo fino a quando gli utenti cliccano su di essi per il trasporto alla pagina web dell'inserzionista, dove viene implementata una strategia di marketing personalizzata. Uno dei vantaggi dei banner Web è che i risultati delle campagne pubblicitarie possono essere monitorati in tempo reale, aiutando le aziende a renderlo più mirato ed efficace. Molti utenti considerano questi annunci fastidiosi perché sono distratti dal contenuto effettivo della pagina web. I browser Web spesso includono opzioni di "adblock" del software per disabilitare i popup o bloccare le immagini dai siti Web selezionati. I banner live sono banner pubblicitari creati dinamicamente al momento del display, anziché essere pre-programmati con contenuti fissi.

Esempi di utilizzo: EBAY

Ebay è uno dei più grandi player nel settore della pubblicità di banner, non solo nel modo in cui investono molto denaro nella pubblicità display, ma anche come progettano i banner pubblicitari. Stanno vendendo un'emozione e inoltre stanno creando un'esigenza in ogni mente dell'utente che sta vedendo i loro banner pubblicitari.
Con 168 milioni di acquirenti attivi in tutto il mondo e 1B di annunci live sulla piattaforma, Ebay ha una visione completa dell'esperienza dell'acquirente. Ebay comprende ciò che alimenta le passioni degli utenti attraverso la ricerca sui prodotti e le tendenze di acquisto.
In qualità di partner di marketing, hanno una profonda conoscenza degli interessi e delle intenzioni degli utenti, il che si traduce in opportunità di generare vendite e informazioni utili per il marchio dei venditori. La potente suite di strumenti di Ebay, combinata con preziosi dati sugli acquisti, contribuisce a influenzare il percorso di acquisto del mercato target in ogni fase.

Brand Extensions Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Un'estensione del marchio è l'uso di un marchio consolidato per nominare un nuovo prodotto. Si riferisce a una delle strategie di estensione dell'azienda, che si occupa del marchio. Gli altri sono la creazione di un marchio totalmente nuovo o di strategie di co-branding. In letteratura, è possibile distinguere due diverse tipologie di estensione di marca, di linea e di estensione di categoria. Nel primo caso, l'estensione è praticata all'interno di una categoria in cui è già presente, ad esempio attraverso l'introduzione di una nuova varietà di gusto, l'aggiunta di un ingrediente o una nuova configurazione di prodotto per raggiungere un nuovo segmento di mercato. Nell'estensione del brand di categoria, invece, il marchio viene sfruttato per entrare in una nuova categoria di prodotti.
La strategia di estensione del brand ha molti potenziali vantaggi:
- aumenta la consapevolezza del marchio;
- aiuta l'azienda ad acquisire nuove conoscenze ed esperienze nella gestione del marchio;
- sfrutta le economie di scala;
- facilita l'accettazione da parte del consumatore di un nuovo prodotto;
- riduce i costi di pubblicità e promozione.

Tuttavia, questa strategia potrebbe anche presentare alcuni inconvenienti, nel caso in cui non venga applicata in modo appropriato. Infatti, potrebbe causare il disorientamento del consumatore se il nuovo prodotto è troppo diverso dalla categoria di riferimento del marchio, i potenziali danni alla marca se il nuovo prodotto fallisce, la perdita del significato distintivo del marchio se l'estensione è troppo accentuata e diversificato. Pertanto, la diversificazione della proposta di valore non può essere fatta in tutte le direzioni; la direzione è definita dal marchio stesso, poiché il marchio di solito proviene da un prodotto o un servizio, ma non è il prodotto o il servizio, ma il suo significato. Le ragioni alla base dell'applicazione di una strategia di estensione del marchio sono la crescita e la redditività, aumentando la potenza del marchio. Le estensioni del marchio sono un tema emotivo perché sono la prima occasione in cui viene ridefinita l'identità di un marchio, quando vengono contestate tutte le ipotesi non scritte che possono essere state tenute per decenni sul marchio all'interno dell'azienda.

Esempio di utilizzo: COCA-COLA

L'azienda Coca-Cola ha sempre cercato di sfruttare il proprio patrimonio di marca per lanciare diverse varianti dei propri prodotti regolari, in termini di sapori e ingredienti. A tal fine, nel 1982, Coca-Cola crea la sua prima linea di estensione: Diet Coke / Coca Cola Light. È una versione senza zucchero del suo prodotto di punta.

Esempio di utilizzo: APPLE

Fino al 2011, la società era fondamentalmente in movimento nell'area dei computer e già rinomata per il suo facile utilizzo.
Nel 2001 la società ha realizzato l'eminente iPod, un enorme atto di estensione di gruppo come strumenti musicali a portata di mano non erano stati la categoria di prodotto della società prima.

Branded Integrated Content Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

La definizione di Contenuto di marca è molto elastica, quindi il termine ha significati diversi. Il contenuto di marca è in generale la pratica del marketing attraverso la creazione di contenuti finanziati o prodotti dalla società pubblicitaria. I contenuti di marca sono prodotti dall'inserzionista e non necessariamente da promuovere, ma piuttosto da aumentare la consapevolezza associandola a contenuti multimediali che ne condividono i valori. Di solito gli studios o i produttori artistici finanziano interamente i contenuti multimediali, ma nei contenuti di marca gran parte della produzione è finanziata da ditte private. Queste aziende offrono fondamentalmente un prodotto che non appartiene al core business e all'offerta di prodotti tradizionali, implementando allo stesso tempo la strategia di marketing. Lo scopo dell'intrattenimento di marca è quello di fornire messaggi di marketing coinvolgendo i consumatori attraverso piattaforme di contenuti pertinenti piuttosto che metodi di pubblicità tradizionali. I contenuti di marca possono aiutare i marchi a raggiungere diversi obiettivi: maggiore consapevolezza del marchio, credibilità, targeting di nuovi gruppi, promozione di nuovi prodotti e altro ancora. Pertanto, quale tipo di brand con contenuti di marca scelgono di produrre molto dipende dal loro obiettivo di marketing. Una delle differenze tra marketing tradizionale e contenuti di marca è il passaggio da marketing "push" a "pull". I contenuti di marca si basano su una strategia di conversazione in corso, con l'obiettivo finale di stabilire una relazione duratura con i consumatori.

Esempio di utilizzo: RED BULL

Red Bull è una società di bevande energetiche che si è sostanzialmente trasformata in una società di media a causa della grande quantità di contenuti che crea. Il toro rosso è noto per aver prodotto contenuti negli ultimi 20 anni per promuovere il suo marchio, dove il loro logo è chiaramente visibile, ma la bevanda non viene quasi mai menzionata. Red Bull ha creato uno stile di vita completo attorno al marchio, in questo modo le persone pensano che l'azienda sia più di un semplice produttore di bevande energetiche. La consapevolezza del marchio che la Red Bull ha stabilito da sé è immensa.

 

Brand Leverage Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Il termine leva del marchio si riferisce alla pratica di prestare il marchio a un'altra società al fine di migliorare la propria immagine e reputazione. L'associazione di marchi, da definire come leva del marchio, deve essere attivamente ricercata dall'impresa, pertanto tutte le associazioni accidentali tra due imprese sono escluse da questa definizione. La leva del marchio è un modo importante di introdurre un prodotto perché dà ai consumatori un senso di familiarità attraverso le caratteristiche positive del marchio già noto. La necessità di espandere la base di clienti, sfruttando la reputazione di marchi affermati, si presenta con particolare urgenza alle aziende in crescita. Fino a poco tempo fa, le partnership tra i marchi erano partnership orizzontali e verticali; al giorno d'oggi sono sorte partnership "laterali" in cui il marchio è condiviso tra aziende che operano in settori diversi. La leva del marchio può fare riferimento all'associazione di marchi con 4 macroelementi: persone, luoghi, eventi / campagne o altri marchi. È di fondamentale importanza identificare le caratteristiche che un marchio deve possedere per essere efficacemente sfruttato da altre aziende. Per essere attraente per i clienti, un marchio deve avere una forte immagine, identità e qualità percepita. I vantaggi della leva del marchio possono essere identificati analizzando l'influenza diretta sui consumatori e sull'impresa stessa. Dal punto di vista dei clienti, la leva del marchio è efficace se semplifica il processo di acquisto, aiutandoli a riconoscere le qualità del prodotto associato a un marchio specifico. I vantaggi per l'azienda derivano dal mantenimento dell'attuale posizione competitiva. L'azienda utilizza la leva del marchio come strumento per mantenere la lealtà dei clienti e difendere la propria posizione competitiva. L'altro vantaggio è la crescita del mercato: uno degli obiettivi principali dell'azienda è la crescita dei ricavi, che è realizzabile espandendo la base di clienti. Consentendo agli altri di utilizzare il proprio marchio, l'azienda può essere notata dai consumatori al di fuori del segmento di mercato tradizionalmente mirato. Spesso il marchio di un'azienda non può entrare in nuovi segmenti di mercato con nuovi prodotti perché manca delle competenze tecniche o di un know-how specifico, causando così il fallimento della sua strategia. Ottenere credibilità per i nuovi prodotti sarà anche un ostacolo per il marchio. Per questi motivi, considererà molto più vantaggioso sfruttare il sistema di gestione del marchio di un'azienda già consolidata.

Esempio di utilizzo: SHELL E FERRARI

Shell è una multinazionale che opera nel settore petrolifero. Dal 2013 Shell è fornitore ufficiale del team corse Ferrari e con l'introduzione del nuovo prodotto Shell V-Power, caratterizzato da un'alta qualità percepita, è stato in grado di attirare nuovi clienti convincendoli della superiorità della sua benzina, usando la forte argomentazione data dalla presenza del marchio Ferrari.

Bricks + Clicks Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

La strategia Brick + Clic consiste nell'integrare la presenza online (clic) e offline (mattoni) per sfogliare, ordinare e ritirare i prodotti. Gilbert et al. (2012), propongono di affrontare le sfide del mercato sviluppando due linee di business separate: la filiale A mantiene il core business e la adatta al mercato perturbato, l'azienda B crea una nuova start-up che diventerà la principale fonte della società crescita. L'avvento di Internet ha consentito ai rivenditori di adottare questa strategia utilizzando la presenza offline e online per raggiungere i clienti. Gestire un canale di vendita online avrà un impatto sulle strategie e sui profitti del rivenditore. La strategia dei mattoni e dei clic è stata adottata principalmente da grandi aziende tradizionali; questo perché è più facile per un'azienda consolidata sviluppare una presenza online, piuttosto che avviare un'attività commerciale di successo esclusivamente online. Il problema con la vendita online sono i costi nascosti associati ai rendimenti dei prodotti. Ciò è particolarmente evidente quando i consumatori hanno bisogno di "toccare e sentire" il prodotto per determinare se si adatta alle loro esigenze e ai loro gusti. I consumatori possono ancora trarre vantaggio dalla presenza sul web dei rivenditori anche se effettuano l'acquisto finale nel negozio fisico.

Esempio di utilizzo: ARGOS UK

Molti rivenditori applicano il modello click and collect, che consente ai clienti di ordinare il prodotto online e ritirarlo nel negozio fisico. Argos Ltd è un rivenditore di cataloghi britannico operante nel Regno Unito e in Irlanda. Uno dei principali rivenditori digitali del Regno Unito, offre oltre 60.000 prodotti sia online che in negozio. L'azienda commercia attraverso negozi fisici e online, con oltre 845 negozi al dettaglio, 29 milioni di clienti di negozi all'anno e quasi un miliardo di visitatori online all'anno, rendendolo uno dei più grandi rivenditori di High Street nel Regno Unito. Il cliente può pagare online e ottenere l'articolo consegnato o "rintracciato rapidamente". Tuttavia, se la consegna è selezionata, gli articoli possono essere pagati e consegnati. Dopo la consegna della merce dopo aver ricevuto la ricevuta dalla cassa e l'articolo è stato ritirato dal cliente, la ricevuta viene timbrata "ricevuta" dal negozio per garantire che non possa essere riutilizzata.

Co-Branding Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Il co-branding non è altro che "un'alleanza tra due o più marchi noti che vengono presentati insieme al consumatore, dando origine a una nuova offerta o un'offerta percepita come diversa dal consumatore, grazie al supporto e alla presenza di un secondo marchio ( marchio invitato) "(Hillyer, et al., 1995, p. 123). Questa definizione richiama un concetto di alleanza strategica, mentre questo non è condiviso da tutti gli studiosi che si occupano di co-branding. Per alcuni di essi, infatti, rappresenta solo la piastrellatura di due marchi o solo uno strumento di marketing generale. Il concetto di co-branding è strettamente correlato all'importanza del valore del marchio: infatti, la comunicazione attraverso il co-branding è utile per ampliare la gamma dei suoi marchi, aumentare la reputazione dei marchi stessi, entrare in nuovi mercati, rinnovare la propria immagine, conoscere e prendere possesso delle nuove tecnologie e ridurre i costi attraverso economie di scala e / o condivisione (Bertoli, et al., 2014). In particolare, il co-branding consente di aumentare il valore di un prodotto attraverso l'associazione di due marchi con una proposta di valore di marca forte esistente. Esistono diversi tipi di co-branding: esclusivi: l'obiettivo è offrire un prodotto di qualità superiore con un posizionamento unico, ricavato dallo scambio di valore positivo tra i due marchi; non esclusivo: quando è possibile associare il marchio a prodotti diversi all'interno di una categoria; funzionale: l'obiettivo è trasferire un concetto di incremento di valore positivo attraverso l'uso di elementi tangibili; simbolico: l'associazione di un marchio con valori esperienziali e affettivi a un marchio produttivo che mantiene il ruolo di sviluppo del prodotto completo. I principali vantaggi per i consumatori sono: semplificazione del processo di acquisto; diminuzione del rischio percepito; identificabilità e riconoscimento del marchio come garanzia di qualità; benefici simbolici, psicologici ed esperienziali. L'azienda ottiene dal co-branding la possibilità di differenziare e rafforzare l'immagine del proprio marchio, entrare in nuovi mercati, nuovi canali di distribuzione e nuovi clienti, aumentare la visibilità del marchio. Tuttavia, questo potrebbe avere alcune implicazioni negative nel caso in cui non venga applicato nel modo migliore: per citare alcuni esempi, la possibilità di originare associazioni che riducono l'immagine di un marchio, nel caso in cui l'altro venga percepito come non avente la qualità prevista standard. Un altro rischio, è il cosiddetto "effetto alone" e accade quando uno dei marchi oscura l'altro, creando un sentimento di confusione nella mente dei consumatori. Infine, può accadere che il valore simbolico che i consumatori si connettono ai marchi partner non siano conciliabili.

Esempio di utilizzo: MILKA E FILADELFIA

Milka è leader nella produzione di cioccolato in Europa e ha un'immagine di marca molto forte; Philadelphia ha rivoluzionato il modo di cucinare presentando un prodotto unico in tutto il mondo. I due lanciarono un nuovo prodotto: Philadelphia con cioccolato Milka. combinando il loro savoir-faire per presentare un prodotto innovativo e di qualità superiore. Milka ha portato il suo attributo del gusto, che porta i consumatori all'acquisto d'impulso che consente loro di entrare rapidamente nel mercato e di espandersi rapidamente. Invece, Philadelphia porta il suo target di clienti attento alla salubrità dei prodotti.

Collaboration Platforms Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Le piattaforme di collaborazione forniscono una serie di strumenti e un ambiente informativo per la collaborazione tra le imprese. Le piattaforme di collaborazione possono concentrarsi su funzioni specifiche, come la progettazione e l'ingegnerizzazione collaborativa, o fornendo supporto al progetto con un team virtuale di consulenti. Le opportunità di business che sorgono per le aziende dalle piattaforme di collaborazione includono la gestione della piattaforma e la vendita degli strumenti specialistici (per la progettazione, il flusso di lavoro, la gestione dei documenti) (Timmers, 1998). Le piattaforme di collaborazione possono anche essere interne. Il termine si riferisce in questo caso a una categoria di software aziendale che aggiunge funzionalità di social networking ai processi di lavoro. Queste piattaforme di collaborazione tra i dipendenti hanno l'obiettivo di promuovere l'innovazione incorporando la gestione della conoscenza nei processi aziendali in modo che i dipendenti possano condividere le informazioni e risolvere i problemi aziendali in modo più efficiente.

Esempio di utilizzo: DEUTSCHE TELEKOM

Con il suo Telekom Data Intelligence Hub (Telekom DIH), la divisione clienti di Deutsche Telekom ha lanciato una piattaforma per la condivisione sicura dei dati. Ciò che lo distingue è che il traffico dati va direttamente e esclusivamente tra le società che forniscono dati e i loro partner con crittografia end-to-end, senza che i dati debbano essere archiviati esternamente o centralmente. Le aziende che forniscono dati mantengono il controllo completo dei loro dati e possono controllare in ogni momento chi ha accesso a quali dati e in quale misura. Questo serve a semplificare la condivisione dei dati tra produttori e fornitori nella pianificazione, produzione e logistica, ad esempio. Telekom DIH fornisce quindi un elemento chiave richiesto per la fabbrica digitale. Oltre alla semplice condivisione dei dati, Telekom DIH offre anche un facile accesso agli strumenti per l'elaborazione e l'analisi dei dati, come i servizi "Internet of Things" e le applicazioni per l'apprendimento automatico e l'intelligenza artificiale.

Content Targeted Advertising Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

La pubblicità orientata al contenuto implica la corrispondenza del significato e del contenuto di una pagina web con una pubblicità specifica. Ciò consente alle aziende di pubblicare annunci mirati e precisi in base al contenuto cercato dall'utente. La tecnologia dell'informazione e della comunicazione sta gradualmente sostituendo la pubblicità fisica con la pubblicità mirata online. I formati Web sono un forte driver nella pubblicità mirata. I principali motori di ricerca partecipano al targeting dei contenuti e ad altre forme di servizi pubblicitari. I servizi Web generano continuamente nuove opportunità di marketing per le aziende, sviluppando tecnologie che consentano loro di raccogliere informazioni sugli utenti. Questi servizi sono offerti alle aziende non solo dai motori di ricerca, ma anche dai social network e dalle app mobili. Le imprese sfruttano la pubblicità mirata per limitare gli sprechi pubblicitari e migliorare l'efficacia della strategia di marketing complessiva; in generale, il miglioramento del targeting aumenta i profitti di tutte le aziende. La maggior parte delle pagine di oggi usa già la tecnologia di targeting per identificare gli utenti, tenere traccia del loro comportamento e infine fornire loro offerte personalizzate. I consumatori possono trarre beneficio dalla visualizzazione di annunci più pertinenti, ma anche le conseguenze negative: il numero di annunci può aumentare, ma hanno maggiori probabilità di ricevere meno annunci preferiti rispetto a quando il targeting è meno preciso.

Esempio di utilizzo: GOOGLE

Il modello di business di Google fa molto affidamento sulla pubblicità dei contenuti. La società offre annunci mirati in diversi modi:
1) Targeting contestuale: la tecnologia di Google utilizza l'analisi delle parole chiave, la dimensione e lo stile dei caratteri e la struttura complessiva dei collegamenti della pagina web, al fine di determinare di cosa si tratta e abbinare esattamente gli annunci a ciascuna pagina.
2) Targeting per posizionamento: con targeting per posizionamento scelto dall'azienda pubblicitaria, in base all'oggetto del sito web, dove posizionare gli annunci. Questi possono essere meno rilevanti e non corrispondono esattamente al contenuto della pagina Web, ma le imprese hanno più controllo su dove collocarli.
3) Targeting per lingua: la tecnologia di Google può determinare la lingua principale di una pagina, al fine di indirizzare gli annunci nella lingua appropriata.
4) Pubblicità personalizzata: la pubblicità personalizzata consente alle aziende di raggiungere gli utenti in base alle loro caratteristiche psicografiche. I criteri utilizzati per profilare i consumatori sono interessi, dati demografici e altri criteri. Questa è la forma più precisa di pubblicità mirata, ma potrebbe essere meno efficace perché gli utenti possono disattivare la pubblicità personalizzata. Questo argomento è particolarmente critico poiché recentemente le questioni relative alla privacy sono state al centro di numerosi scandali e la consapevolezza dei consumatori su questo argomento è aumentata.

Customer Loyalty Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

La fidelizzazione del cliente è l'insieme di attività, basate su programmi di ricompensa, volte a rafforzare i rapporti tra marchi e clienti Questa strategia si basa sulla consapevolezza che mantenere i clienti esistenti è meno costoso rispetto all'acquisizione di nuovi a causa degli effetti di riduzione dei costi dovuti al ammortamento dei costi di acquisizione dei clienti nel tempo e l'esperienza dei clienti che li rende meno costosi da gestire (clienti). La fedeltà dei clienti si ottiene sia offrendo un prodotto di valore che da programmi incentive che creano una connessione emotiva tra i clienti e l'azienda. Quando è possibile, anche una semplice offerta speciale, riservata a clienti speciali, può essere utilizzata per migliorare la fedeltà dei clienti. (Processi esterni) I clienti sono quindi vincolati volontariamente alla società e effettuano acquisti ripetuti. Alcuni strumenti utilizzati nelle strategie di fidelizzazione dei clienti arte "carte fedeltà", "programmi premio miglia" e "carte club" che danno l'opportunità al proprietario di avere accesso a tariffe scontate e ottenere premi al raggiungimento di obiettivi specifici.

Esempio di utilizzo: AMERICAN AIRLINES

American Airlines con il programma AAdvantage® offre ai suoi clienti l'opportunità di accumulare miglia in vari modi. Sia quando voli con American Airlines e altre compagnie aeree partner, ma anche in più di 1000 altri modi, dal noleggio di auto a prenotazioni e cene in hotel.
Le miglia raccolte possono essere utilizzate dai clienti per ottenere voli premio, upgrade in business o in prima classe, per prenotare alberghi, noleggiare auto o per molti prodotti al dettaglio. La società ha inoltre fornito ulteriori vantaggi ai clienti fedeli con i programmi di élite di stato che forniscono 4 bande con benefici crescenti in cui sono collocati sulla base del denaro speso e sulle miglia percorse. I vantaggi di essere inclusi in una di queste bande sono molti e comportano l'upgrade gratuito per il cliente ma anche per qualsiasi ospite della classe superiore, il bonus per la raccolta di miglia, la priorità per il check-in, i bagagli a tariffe scontate o gratuite, assistenza personalizzata per prenotazioni o scambio aereo e altri vantaggi aggiuntivi.

Customer Relationship Management Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

CRM è un approccio a livello aziendale per comprendere e influenzare il comportamento dei clienti attraverso una comunicazione significativa. Si basa su una vasta gamma di implementazioni di strategie aziendali focalizzate sui clienti. Queste strategie mirano a identificare, attrarre, fidelizzare e collaborare i clienti al fine di creare più valore per l'azienda e per il cliente. (Clienti) Queste strategie hanno successo quando i clienti sono soddisfatti dalla proposta di valore e fedeli all'azienda e al marchio. Significa che possono costruire relazioni a lungo termine con l'azienda. I clienti beneficiano di un servizio più personalizzato, efficiente e reattivo, mentre l'azienda aumenta la fedeltà dei clienti più redditizi e strategicamente significativi perché analizzando e conoscendo le caratteristiche dei clienti è possibile sviluppare strategie di marketing appropriate e mirate. Il CRM non influenza l'organizzazione aziendale solo dal punto di vista del cliente, ma ha anche effetti significativi sui prodotti e sui servizi offerti. Grazie alla raccolta dei dati, alle preferenze del cliente e ai servizi, i prodotti possono essere sviluppati e progettati meglio per soddisfare le esigenze specifiche. Inoltre, il CRM può aumentare il valore del prodotto aumentando la qualità percepita dai clienti. Il valore può anche avere l'opportunità di partecipare alla produzione, alla consegna, al consumo e alle attività successive al consumo. Infine, le informazioni ausiliarie del prodotto sono importanti per le strategie di CRM, le attività di gestione delle campagne, il leadmanagement, la gestione fuori sede, la gestione dei contratti, la gestione dei servizi, il reclamo, la gestione delle interazioni e la gestione dei canali.

Esempio di utilizzo: GENERAL MOTORS

GM ha sviluppato GM BuyPower, un canale basato sul Web che consente ai clienti di cercare il veicolo che desiderano. Il loro contributo fornisce inoltre a GM e ai concessionari preziose informazioni sui clienti. I clienti possono visualizzare tutti i rivenditori in un codice postale scelto che trasporta il veicolo che stanno cercando, possono scegliere il rivenditore preferito più vicino, chiedere maggiori informazioni e richiedere il prezzo migliore del rivenditore.
GM ha anche creato uno strumento basato sul Web per la cura del cliente post-acquisto chiamato GM Owner Center. Usando GM Owner Center, i clienti possono creare profili personalizzati di tutti i veicoli GM di loro proprietà. Questi profili forniscono informazioni sul veicolo, attivano i promemoria sulla manutenzione e tracciano la cronologia del servizio. I clienti possono anche accedere alle versioni digitali dei manuali del proprietario, ai video delle procedure descritti nei manuali e ad altre funzionalità come le posizioni dei centri di assistenza. La controllata GM OnStar può offrire servizi potenzialmente illimitati. Attraverso OnStar GM ha realizzato una serie di componenti di una rete di fidelizzazione digitale, compresa l'implementazione di una rete integrata che collega l'azienda con fornitori, partner di alleanze, concessionari e clienti. GM ha anche adottato una nuova formula per la gestione del processo orderto-delivery. Il sistema OnStar può anche consentire ai conducenti di comunicare sulla strada con i rappresentanti e i fornitori del servizio clienti GM. La visione dell'azienda per il sistema OnStar è di "interagire quotidianamente con tutti i clienti", un obiettivo di sviluppo e rinnovamento delle relazioni con i clienti.

Database Marketing Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Il marketing di database implica la raccolta, l'analisi e la diffusione di informazioni elettroniche su clienti, prospetti e prodotti per aumentare i profitti. Il marketing di database è la chiave per mantenere record sui bisogni, le preferenze e il comportamento dei singoli clienti in modo che le aziende possano inviare informazioni pertinenti e personalizzate e comunicazioni persuasive in momenti strategici. Inoltre, grazie ad una conoscenza più approfondita dei clienti e delle loro preferenze, l'azienda può formulare strategie di vendita specifiche per i clienti target. La strategia di marketing del database può essere suddivisa in tre fasi:

a) La raccolta di dati per la creazione del database che può dar luogo a problemi relativi alla privacy.

b) Archiviazione e manipolazione dei dati che coinvolgono tecniche statistiche come il modulo di mining della regola dell'associazione (ARM) e il modulo di rete neurale (NNM).

c) L'uso di questi dati per fare previsioni e definire strategie di marketing.
Sulla base di queste previsioni, l'azienda può prevedere la domanda futura, i bisogni dei clienti, le possibilità di rispondere a una promozione, decidere come comportarsi per rendere il mercato più redditizio.

Esempio di utilizzo: AMAZON

Amazon utilizza il database marketing per personalizzare la propria offerta per ogni singolo cliente. Non appena i clienti si connettono al sito Web di Amazon, vengono immediatamente offerti una serie di prodotti consigliati in base alle informazioni, alle preferenze e agli acquisti precedenti effettuati dai clienti. Inoltre, Amazon esegue un "Promemoria per le occasioni speciali" con il quale ricorda ai clienti le occasioni speciali e offre regali personalizzati basati ancora una volta sulle loro preferenze.

Desegmented Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Dalla nascita del marketing strategico, a partire dagli anni '50, le imprese hanno avuto la possibilità di operare una strategia di marketing di massa (indifferenziata) o di segmentare il mercato tra gruppi omogenei di consumatori, concentrandosi su uno o più segmenti (marketing differenziato) . L'obiettivo della segmentazione del mercato è garantire la sincronia tra l'offerta dell'offerta e le esigenze della domanda. Un cluster è costituito da un gruppo di consumatori che condivide un comportamento comune in relazione a esigenze specifiche. La divisione di mercati ampi in segmenti più piccoli, sostanzialmente diversi tra loro, ha l'obiettivo principale di rispondere in modo più efficace alle esigenze dei clienti. Un'azienda può generalmente adottare tre livelli di segmentazione: una segmentazione completa (micro-marketing) Segmentazione intermedia (marketing di nicchia) Nessuna segmentazione (marketing di massa / indifferenziato) Il processo di de-segmentazione si riferisce al terzo livello. Per descrivere meglio questo processo, è importante analizzare due termini chiave: la strategia di ricostruzione e il marketing di massa. Invece di segmentare i consumatori tra ciò che li differenzia, viene adottato un approccio ricostruzionista, concentrandosi su ciò che hanno in comune. Ciò consente alle aziende di amplificare la base dei clienti. Secondo Kim e Mauborgne (2009), autori della "Blue Ocean Strategy", il concetto di strategia ricostruzionista fa riferimento a una visione in cui è la strategia per generare la struttura del mercato. La strategia Blue Ocean si concentra sullo sviluppo di una nuova massa di clienti che prima non esistevano, i cosiddetti "non clienti", quelli che non erano ancora stati contestati dai giocatori. D'altra parte, il concetto di mercato di massa identifica l'intero mercato come segmento obiettivo e un'azienda che si rivolge a esso deve gestire una strategia di marketing di massa. Implementando questa strategia, l'azienda ignora le differenze rilevanti tra i vari segmenti di mercato e progetta un piano di marketing che raggiungerà il maggior numero di possibili acquirenti. Allo stesso tempo, piuttosto che segmentazione, l'azienda dovrebbe implementare il marketing tribale, creare una comunità attorno al prodotto che offre, un gruppo di persone con gusti, background e comportamenti diversi ma allo stesso tempo condividere un interesse o una passione comune per il prodotto.

Esempio di utilizzo: WALT DISNEY

La Walt Disney Company è una delle più famose compagnie di produzione cinematografica di tutti i tempi. La famosa frase "se puoi sognarlo, puoi farcela", e la dichiarazione di intenti "rendere felici le persone", ha creato un'immaginazione collettiva e una strategia di comunicazione che esplora continuamente il tema della felicità come contenuto principale dei suoi prodotti , per rispondere a un bisogno universale. Ecco perché Walt Disney si rivolge indiscriminatamente a bambini e adulti. I parchi tematici sono la prova tangibile del mondo Disney, creato per portare felicità ad ogni famiglia.

Disintermediation Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

La vendita diretta tradizionale è la prima forma di commercio che risale all'era cristiana. Solo dal XX secolo, tuttavia, le vendite dirette hanno acquisito un ruolo importante. In effetti, l'avvento della crisi economica, l'aumento della disoccupazione e la necessità di nutrire la propria famiglia hanno permesso e facilitato la diffusione delle vendite dirette. Le prime vere tecniche di vendita diretta furono create nel dopoguerra dai migliori venditori americani, che avevano scoperto che un prodotto da vendere più facilmente non doveva essere presentato elencando le qualità, la praticità e le caratteristiche, ma doveva essere presentato in ordinarlo per andare incontro a un desiderio. In questo modo c'è stata una transizione da una tecnica basata sulla soddisfazione di un bisogno di una tecnica che va a soddisfare un desiderio. La vendita diretta è la distribuzione di prodotti e servizi al consumatore finale attraverso la raccolta di ordini di acquisto, che generalmente avviene presso il domicilio del consumatore o al di fuori delle imprese di società che utilizzano agenti di vendita. Infatti, attraverso le vendite dirette vengono saltati i tradizionali canali di distribuzione con intermediazione. La vendita diretta, anche se è il più vecchio dei modelli per la proposta e la vendita di beni e servizi, è già attraverso due modalità:

Porta a porta: la presentazione da parte di un venditore, per conto di un'azienda che effettua vendite dirette di prodotti e servizi a
un potenziale cliente individuale;
Vendita per un incontro (programma del partito): si svolge attraverso la presentazione, da parte di un responsabile, di prodotti e servizi a un gruppo di potenziali clienti raccolti a casa di un ospite, che viene attivato per invitare e ricevere partecipanti.
Questo modello consente di creare un rapporto molto stretto e affidabile con il cliente. Il venditore può dare molto più valore ai prodotti offerti perché sa cosa vende. In questo modo l'azienda ha molto più controllo sulle vendite.

Esempio di utilizzo: VORWERK

Vorwerk è un'azienda tedesca fondata nel 1883. Il suo core business è la vendita diretta di prodotti per la casa come aspirapolvere e piccoli elettrodomestici per la cucina. Questo metodo di vendita è stato scelto per consentire ai clienti di conoscere i vantaggi dei prodotti in un'atmosfera personale, che è di casa. L'obiettivo è quindi una vendita da persona a persona, che ci consente di fornire al cliente potenziale una consulenza completa.

Do It Yourself Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Nel modello fai-da-te, parte del processo di creazione del valore viene trasferito al cliente in cambio del prezzo più basso del servizio o del prodotto offerto. Il self-service è un'espressione che racchiude l'idea di autonomia. È una situazione in cui il cliente serve se stesso senza l'aiuto di un accompagnatore. Fino al secolo scorso, il cliente era solito entrare in un negozio e chiedere allo staff il prodotto che stava cercando. Il cliente si aspettava di ricevere un servizio completo in ogni negozio che ha visitato. Il self service è derivato da una necessità per una maggiore efficienza e un risparmio sui costi, poiché consente di assumere meno partecipanti, servire più clienti nello stesso tempo, essere redditizi e sfidare i concorrenti che offrono gli stessi prodotti con un prezzo inferiore e un servizio più veloce. Inoltre, se i dipendenti devono essere formati e informati correttamente prima di essere in grado di guidare un cliente nei suoi acquisti, questo porta a un processo lungo e costoso, dal momento che la persona deve essere addestrata e aiutata a sviluppare buone capacità di vendita. Per analizzare la forza del modello self-service, è essenziale comprendere i diversi passaggi che i clienti attraversano prima di prendere la decisione finale di acquisto e capire come affrontare da solo il processo di decisione e di confronto. Nel metodo self-service, il cliente deve imparare solo come funziona il processo e come trovare le informazioni. Quando impara questo è in grado di analizzare ogni tipo di prodotto, senza bisogno di aiuto da parte di un dipendente. Ma il sistema deve essere progettato in modo tale che sia facile per il cliente eseguirlo autonomamente.

Esempio di utilizzo: IKEA

IKEA ha trasformato non solo il mercato ma anche l'approccio alla produzione di mobili. I negozi sono grandi edifici principalmente divisi in tre parti: l'area dell'esposizione, il magazzino e l'area dei servizi. I clienti devono visitare tutta l'area espositiva seguendo un percorso forzato, scegliendo tra mobili e accessori. La particolarità maggiore è che anche la consegna e il montaggio sono fatti dal cliente da soli. L'assemblaggio è una fase di distinzione; istruzioni dettagliate e strumenti di base sono venduti con il mobile. I clienti assemblano i loro mobili a casa senza aiuto (viene fornito un costoso servizio di consegna e assemblaggio, ma i clienti preferiscono farlo autonomamente). Con questo modello strategico interamente votato al self-service, IKEA è diventato il leader mondiale nel suo mercato. Il self service non è solo una logica organizzativa del negozio, ma anche il fattore chiave che distingue IKEA da tutti gli altri concorrenti con valore di esperienza per il cliente.

Experience Selling Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Sempre più spesso in questi anni, l'esperienza acquisisce un'importanza incredibile, se si considera il processo di acquisto dei consumatori. Infatti, "ciò che la gente vuole veramente non è il prodotto stesso, ma l'esperienza ad esso correlata." (Lawrence Abbott). Per questo motivo, i marchi stanno cercando sempre più di soddisfare i consumatori non solo attraverso la qualità e la funzionalità dei loro prodotti, ma stanno cercando di vendere qualcosa di intangibile ma memorabile. Da questa considerazione, la gestione dell'esperienza del cliente (Customer Experience Management -CEM) è definita come segue: "Il termine CEM rappresenta la disciplina, la metodologia e / o il processo utilizzato per gestire in modo completo l'interazione e la transazione di esposizione cross-channel di un cliente con un azienda, prodotto, marchio o servizio. "(B. Schmitt). Tuttavia, secondo la logica del "servizio dominante", l'organizzazione non può creare valore per i soli consumatori. I consumatori stessi sono responsabili della creazione della propria esperienza. Le aziende devono studiare i loro consumatori, i loro comportamenti e le loro preferenze, cercando di sviluppare per loro sempre maggiori offerte personalizzate, dando un'importanza fondamentale agli aspetti esperienziali di questo processo. Nel libro "The Experience Economy", B. Joseph Pine e James H. Gilmore descrivono come l'individuo partecipa a ogni tipo di esperienza secondo il modello, in particolare:

- nell'esperienza di intrattenimento l'individuo assorbe passivamente ciò che accade, attraverso i sensi (ad esempio, ascoltando la musica);

-in esperienza educativa l'individuo assorbe l'evento partecipando attivamente con il corpo o la mente (esempio nel campo della formazione);

- nell'esperienza estetica l'individuo si immerge fisicamente in un evento ma rimane passivo (ad esempio, visitando una galleria d'arte o guardando il sole che sorge sul mare);

- nell'esperienza della fuga: l'individuo è totalmente immerso nell'esperienza e partecipa attivamente (ad esempio il casinò).

L'azienda deve quindi stabilire non solo il tipo di esperienza che desidera offrire ai propri clienti, ma deve anche stabilire il modo in cui dovranno partecipare alla proposta; esperienze più ricche comprendono aspetti di tutti e quattro i campi. Un'altra importante classificazione delle esperienze include quella di Bernd H. Schmitt, che classifica le esperienze in 5 forme esperienziali strategiche: Senso (significato): l'esperienza che coinvolge i sensi; Feel (sentimenti): l'esperienza che coinvolge sentimenti ed emozioni; Pensa (pensato): l'esperienza cognitiva; Agire (azione): le esperienze che coinvolgono la fisicità; Relazione (relazione): esperienze che derivano da interazioni e relazioni con gli altri. L'azienda deve quindi proporre l'esperienza come un processo che coinvolge tutti questi elementi.

Esempio di utilizzo: SEPHORA

Sephora è una catena di profumerie fondata in Francia nel 1973 che sta rivoluzionando il concetto di customer care reinventando i cosmetici nei negozi. I venditori all'interno dei negozi sono dotati di un iPod, attraverso il quale possono accedere ai titolari della carta fedeltà e seguirli professionalmente e individualmente; all'interno dei negozi ci sono anche micro location, dove i clienti possono seguire piccoli ma dettagliati corsi di make up. La proposta più interessante della catena, tuttavia, è la prova della realtà aumentata, attraverso la tecnologia kinect è possibile trovare il trucco ideale selezionando i colori proposti nella tavolozza virtuale attraverso un avviso touch screen.

Flexible Pricing Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Contro il modello a prezzo fisso si regge il modello di prezzo flessibile. Nel modello di prezzo flessibile, il prezzo non è definito in precedenza ma può avvenire una negoziazione tra l'acquirente e il venditore. Tuttavia, il prezzo negoziato non può essere arbitrariamente deciso, ma deve esserci un determinato intervallo di prezzo determinato dal venditore prima della negoziazione. La strategia flessibile dei prezzi può aiutare l'impresa a diversificare i clienti in base alle loro esigenze di acquisto; per esempio. il prezzo può essere modificato in base al numero di articoli che il cliente è disposto ad acquistare. Questo modello di pricing sembra essere più efficace per quei settori che possono vendere online, dove il prezzo proposto è determinato da algoritmi. Per essere competitivi sul mercato, un'azienda che adotta i prezzi flessibili deve analizzare:

- il profitto target

- i concorrenti, il loro comportamento e la strategia dei prezzi.

 La strategia di determinazione dei prezzi flessibile ha un impatto significativo sul profitto dell'azienda, pertanto la fissazione di un profitto target può aiutare a determinare il margine che deve essere applicato e, di conseguenza, la fascia di prezzo per sostenere il business. È anche importante identificare la strategia alla base del prezzo offerto dai concorrenti. Per fare ciò, è essenziale identificare il modello di pricing monitorando costantemente il loro comportamento durante l'anno. Oltre al prezzo effettivo, l'impresa deve comprendere il posizionamento strategico dei concorrenti, poiché il posizionamento determinerà una politica di prezzi diversa, sia che adottino la leadership dei prezzi, sia che differenzino offrendo una qualità superiore. Ci sono alcune conseguenze sul mercato dall'uso di prezzi flessibili. Il semplice confronto che i consumatori possono fare per quei prodotti con una domanda altamente elastica, costringerà di conseguenza i venditori ad abbassare il prezzo. Ciò significa che i concorrenti che non possono accedere alla tecnologia per applicare il modello di prezzo flessibile e ridurre i costi di produzione, usciranno dal mercato. D'altra parte, i prodotti unici con domanda inelastica sono offerti con prezzi più alti a causa della grande base di clienti potenziale. In pratica, i prezzi flessibili non sono sempre favorevoli per i consumatori.

Esempio di utilizzo: RYANAIR

Le compagnie aeree a basso costo offrono il loro servizio agli utenti che applicano prezzi flessibili. Su un volo, potrebbero essere applicate fino a 20 diverse tariffe in base a diversi fattori come l'acquisto anticipato, la durata del soggiorno in una destinazione. Il prezzo cambia seguendo un algoritmo specifico; questi algoritmi sono segreti commerciali, ma ci sono alcuni parametri ricorrenti:

- il prezzo sale più interesse l'acquirente mostra per un volo,

- il prezzo sale se viene cercata una rotta specifica più volte al giorno, questo è per spingere il cliente all'acquisto

- il prezzo scende in date precedentemente ricercate se l'interesse del cliente si sposta in altre date.

Free Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Negli ultimi anni c'è stata un'esplosione di offerte di servizi gratuiti, soprattutto su Internet. È chiaro che l'offerta di prodotti o servizi a prezzi zero genera una domanda molto più elevata rispetto agli stessi prodotti e servizi offerti a qualsiasi altro prezzo. Ma tutti possono chiedere se è davvero possibile generare entrate dall'offerta gratuita di prodotti o servizi. Solitamente in un modello di business gratuito, almeno un segmento di clienti può beneficiare di un'offerta gratuita e questa fetta di clienti non paganti è finanziata da un'altra parte del modello di business o da un altro segmento di clienti. Secondo Chris Anderson, la crescita di nuove offerte gratuite è strettamente correlata alle peculiarità economiche dei beni e dei servizi digitali. Infatti, questo strumento è tipico di quelle aziende che offrono ai nostri clienti spazi di stoccaggio ad un prezzo molto basso: ciò consente di ridurre il costo di produzione di alcune offerte. Esistono molti tipi di questo modello di modello di business; i più importanti e usati che sono in grado di bilanciare il concetto di "libero" con quello di "valore" sono:

  • freemium;
  • più lati;
  • Esca e gancio


Ciascuno di questi modelli di business è caratterizzato da due diversi tipi di clienti: i clienti non paganti e i clienti paganti. L'ultima categoria supporta i costi dell'azienda per la creazione di prodotti e servizi per ogni tipo di clienti. Lo strumento influenza anche i prodotti offerti: sono strettamente legati all'offerta digitale come spazio di archiviazione, servizi digitali e servizi sociali e di comunicazione. L'ultimo elemento interessante è il modello di entrate: è composto da una parte libera e una parte di pagamento come abbonamento.

Esempio di utilizzo: SPOTIFY

Spotify, la famosa compagnia musicale, è la prima azienda ad adottare il modello di business gratuito. Infatti, offre la possibilità di ascoltare tutte le canzoni e la musica del mondo in modo gratuito. Le formule offerte da Spotify sono essenzialmente due: Free e Premium. Il primo non include alcun costo ma ovviamente impone alcune limitazioni agli utenti, anche se nel tempo si è evoluto in modo significativo. Il secondo invece richiede un abbonamento mensile, attraverso il quale è possibile usufruire di alcune funzionalità extra come l'ascolto di brani in modalità offline o lo streaming senza alcun tetto da smartphone e tablet. Questo è un esempio di pattern libero sotto forma di piattaforma multisede e può essere possibile solo attraverso il canale digitale.

Freemium Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Il servizio di base è gratuito, si paga di più: questo è essenzialmente l'essenza del modello di business freemium. Il termine "freemium" è stato coniato da Jarid Lukin e reso popolare dal blog del venture capital Fred Wilson e si riferisce a quei modelli di business, basati principalmente sul web, che offrono servizi gratuiti a tutti gli utenti e la possibilità, dietro pagamento di un prezzo, a accedere al servizio premium che è quello di ottenere un servizio più ampio e migliorato. Di solito il servizio gratuito è soggetto a limitazioni nel suo utilizzo. Generalmente, solo meno del 10% degli utenti decide di accedere al servizio premium e questo spiega come la tendenza è quella di utilizzare il servizio gratuito per sempre a meno che non vi sia un limite di tempo per utilizzarlo come membro gratuito. Affinché questo modello di business sia efficace, questa piccola fetta di utenti premium deve essere in grado di coprire i costi della maggior parte degli utenti non paganti. In un modello freemium i parametri chiave da valutare sono:

- il costo medio del servizio a un cliente gratuito;

- le percentuali con le quali gli utenti gratuiti si convertono in clienti paganti.

Attualmente, possono essere identificati quattro diversi modelli di freemium:

- limitazione temporale;

- con funzionalità limitate (es. Spotify);

- limitare il numero di utenti;

- limitare il tipo di cliente.

Secondo Chris Anderson, noto giornalista ed editore della rivista Wired dal 2001 al 2012, la crescita di nuove offerte gratuite è strettamente legata alle peculiarità economiche dei beni e dei servizi digitali. Un esempio è la costante diminuzione dei costi degli spazi di archiviazione online che consente di ridurre il costo di produzione di determinate offerte. Il coinvolgimento è l'acceleratore chiave per i servizi freemium, di solito i giochi. Ci sono alcune tecniche e strategie utilizzate per tenerti impegnato mentre usi il servizio. Ottieni una di queste tecniche. Giochi come cotta di caramelle ti tengono impegnato, anche quando non li stai giocando, facendoti aspettare che le vite si rigenerino.

Esempio di utilizzo: CANDY CRUSH

 Candy Crush, è il famoso gioco di caramelle diffuso attraverso Facebook, con oltre 45 milioni di utenti al mese e 567 milioni di dollari di profitti (budget 2013). Il gioco è gratuito, puoi scaricare l'app per smartphone gratuitamente dal negozio e iniziare a giocare in modo totalmente gratuito. Successivamente, durante il gioco, devi affrontare livelli di difficoltà crescente che costringono l'utente a uno sforzo maggiore e un maggiore uso del tempo; inoltre, il tempo di gioco è limitato, poiché il giocatore ha solo un numero limitato di tentativi per superare ogni livello; se il giocatore vuole avere più tentativi, o se vuole ottenere aiuto per accedere ai livelli successivi, è costretto a pagare. Anche allora, non è obbligatorio per tutti gli utenti pagare; tuttavia, coloro che decidono di pagare, contribuiscono entrambi alla copertura del numero totale di utenti e creano un profitto che supera i 500 milioni di dollari all'anno!

Gamification Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

La gamification è l'applicazione di elementi di gioco e tecniche di progettazione di giochi digitali a problemi non di gioco, come le sfide aziendali e di impatto sociale. È un termine relativamente nuovo molto vicino ai giochi per motivare le persone nel processo di apprendimento. La gamification viene utilizzata dalle aziende per migliorare il coinvolgimento degli utenti, la produttività organizzativa, il flusso, l'apprendimento, il reclutamento e la valutazione dei dipendenti, motivare i dipendenti, creare sana competizione tra i team, generare buzz o prove sociali e incoraggiare la fedeltà dei clienti, tra gli altri vantaggi e facilità d'uso e utilità dei sistemi, esercizio, violazioni del codice stradale e apatia dell'elettore. Si riferisce principalmente a un processo di creazione di sistemi, servizi e attività divertenti, piacevoli e motivanti. All'interno di un modello di business, i processi di gamification possono quindi rivolgersi a diversi stakeholder. La gamification è chiamata external se è indirizzata a migliorare il rapporto con i clienti. Le tecniche e gli strumenti di Gamification sono usati per:

a) Coinvolgere i consumatori nel marchio: attraverso incentivi a partecipare alle attività organizzate dalla società (clienti);

b) Supportare la fedeltà e il rapporto con l'azienda (clienti e processi esterni);

c) Coinvolgere i consumatori in una serie di attività e operazioni che consentono all'azienda di raccogliere molti dati utili (processi esterni e interni).

d) Innovare: è possibile condividere idee tra azienda e consumatori (o comunità) per innovare e migliorare i meccanismi e i processi interni dell'azienda attraverso il coinvolgimento dei giocatori e lo scambio di informazioni (processi interni);

Gli elementi di gioco che possono essere utilizzati nel processo sono divisi in tre categorie:

  • dinamico: limiti, emozioni, trama, progressione del partecipante e relazioni sociali;
  • meccanica: sfide, distrazioni, competizione, cooperazione, premi e nuove competenze;
  • componenti: risultati, avatar, boss fight, premi, classifica, livelli, punti e squadra.


Esempio di utilizzo: NIKE

Nel 2012 Nike lancia l'applicazione "Nike + Fuelband": un braccialetto, collegato allo smartphone, misura i movimenti eseguiti dal consumatore, le calorie consumate, la distanza percorsa e il tempo. Tutti questi dati, opportunamente analizzati direttamente dall'app, ti consentono di ottenere un punteggio espresso in Nike Fuel. Gli utenti, attraverso l'app, possono definire i loro obiettivi, visualizzare i progressi, impostare i record, condividere i risultati attraverso i social network e sfidare gli amici. Con questo processo di gamification, Nike aiuta i consumatori a stimolare i cambiamenti nel comportamento al fine di mantenere i propri consumatori sani e in forma.

Leverage Customer Data Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

La valorizzazione dei dati dei clienti è un modello strategico del mercato bilaterale, in cui viene creato un nuovo valore attraverso la raccolta e l'organizzazione dei dati. I ricavi derivano sia dalla vendita di informazioni a società terze interessate che dallo sfruttamento per migliorare l'offerta di prodotti. La raccolta di dati viene utilizzata per profilare i consumatori. I singoli profili possono contenere centinaia di informazioni diverse. Considerando l'elevato numero di dati disponibili, si stima una crescita del 100% all'anno. Non sorprende che alcuni gruppi di raccolta di dati abbiano nomi specifici: "Big Data" è il termine usato per descrivere l'insieme di dati che non possono essere calcolati da database di tradizione o sistemi gestionali classici. Grazie alle innovazioni tecnologiche degli ultimi decenni, le aziende possono analizzare i dati su larga scala in modo più efficiente rispetto al passato. Le possibili applicazioni dei Big Data sembrano essere largamente indipendenti dai settori in cui operano le imprese. Il settore manifatturiero, energetico, finanziario e sanitario sfrutta i Big Data. Sfruttare i dati dei clienti può aiutare a garantire un vantaggio competitivo, identificando potenziali risparmi, effettuando analisi dirette e offrendo pubblicità mirata. Le aziende possono inoltre individuare errori nelle operazioni individuando i modelli quando i clienti si lamentano e di cosa si lamentano, evidenziando processi specifici che non mantengono gli standard aziendali. I consumatori hanno iniziato a divulgare informazioni sulle loro abitudini e interessi quando Internet è diventato una parte importante della vita di tutti i giorni: questo ha semplificato il compito della raccolta dei dati per i rivenditori e le aziende in generale. Ora sono in grado di disegnare un profilo della loro base di clienti; allo stesso tempo, il nuovo utilizzo dei dati dei clienti sta aumentando la consapevolezza sui problemi di privacy.

Esempio di utilizzo: FACEBOOK

Facebook è un classico esempio di mercato a due lati. Facebook è un social network ad accesso libero in cui gli utenti registrati possono creare un profilo per condividere vari contenuti. Il servizio include principalmente utenti, rivenditori e sviluppatori. Facebook consente ai rivenditori di raggiungere gli utenti e le informazioni che condividono. Attraverso la piattaforma i venditori possono utilizzare questo sistema per misurare e ottimizzare le prestazioni della loro attività fisica e online. Facebook consente agli sviluppatori di utilizzare i servizi offerti per creare, espandere e monetizzare le app che interagiscono con la piattaforma. Facebook consente agli sviluppatori di utilizzare i servizi offerti per creare, espandere e monetizzare le app che interagiscono con la piattaforma. Il modello di business di questa piattaforma è diviso in due parti principali: la pubblicità e il pagamento delle tariffe. I ricavi dell'azienda sono generati dalla visualizzazione della pubblicità sul social network e dai clic fatti dagli utenti. Facebook riconosce i ricavi dal momento in cui l'annuncio è visibile agli utenti. Altre tariffe includono i ricavi derivanti dagli acquisti online effettuati dagli utenti grazie alle app integrate al social network. Gli utenti possono effettuare transazioni e pagamenti tramite carte di credito, paypal, carte regalo e altri metodi di pagamento digitali.

Lock-in Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

L'obiettivo finale di un'azienda non è solo quello di attirare i clienti, ma di realizzare un profitto superiore attraverso la creazione di un vantaggio competitivo sostenibile. Nei mercati soggetti a esternalità di rete, il controllo sugli standard è la base principale per il vantaggio competitivo. Lock-in, è la situazione in cui i clienti dipendono da un singolo produttore o fornitore per un determinato prodotto (un bene o un servizio) e non possono trasferirsi a un altro fornitore senza costi e / o inconvenienti sostanziali. Questi costi sono noti come costi di commutazione, che sono uno dei sette modelli di business model che le società possono utilizzare per progettare modelli di business superiori. Ciò fa riferimento, non solo all'aspetto monetario stesso, ma anche al tempo necessario per passare a una nuova opzione e ottenere il know-how su di esso. Arthur's (1994) e David's (2000) descrivono, nelle loro carte, la dipendenza dal percorso (intesa come l'insieme delle decisioni che un individuo affronta per una determinata circostanza è limitato dalle decisioni prese in passato, anche se le circostanze passate potrebbero non essere più rilevante) come "il risultato di eventi caotici minori che creano processi auto-rafforzanti. I processi auto-rafforzanti aumentano i costi per passare a un altro percorso fino a un punto in cui questi costi superano i benefici di questo altro percorso. Dal loro punto di vista gli shock esterni possono cambiarne uno rispetto a un percorso scelto ". Inoltre, affermano che la dipendenza da path è il risultato di eventi minori apparentemente irrilevanti. Ci sono quattro caratteristiche economiche che generano il rendimento crescente e che possono creare un effetto lock-in. Due di queste sono le condizioni di fornitura, vale a dire grandi costi fissi e effetti di apprendimento e due sono le condizioni della domanda, gli effetti di coordinamento e le aspettative adattive. Ciò che è comune in tutta la letteratura sulla dipendenza da percorsi è il significato degli eventi passati, la necessità di rendimenti crescenti, il presente di problemi di coordinamento e che le deviazioni dal percorso scelto comportano costi. Se i costi di commutazione aumentano nel tempo, questo aumento potrebbe alla fine essere in grado di causare un lock-in se i costi superano i benefici. Un lock-in è secondo Arthur e David, un equilibrio locale in cui l'economia si è evoluta. Una società può implementare il lock-in in tre modi diversi.

-Ingrandamente: scrivendo contratti con clausole risolutive severe.

-Tecnologicamente: creando prodotti o effetti Lock-in basati sui processi.

Esempio di utilizzo: GILETTE

Nel 1890, King Camp Gillette ebbe quella che era l'idea imprenditoriale originale: vendere la parte duratura del sistema a basso costo e quindi godere di entrate ricorrenti vendendo le parti usa e getta a prezzi convenienti. Inizialmente Gillette utilizzava il premio per il manico del rasoio e vendeva le lame a basso costo. Ciò ha avuto l'effetto di insegnare ai consumatori che potevano smaltire le lame anziché affilarle e riutilizzarle. Per impedire ad altre aziende di entrare nel mercato con prodotti accessori, il marchio ha rafforzato il controllo attraverso una serie di brevetti.

Multi-Level Marketing Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Il marketing multilivello, noto anche come Network Marketing, è un metodo speciale di vendita diretta in base al quale prodotti e servizi possono essere trasmessi (Marketing) direttamente dal produttore al consumatore finale attraverso una rete (Network) di incaricati indipendenti. Questo sottoinsieme del settore della vendita diretta ha un piano di compensazione che consente ai venditori o ai distributori di ottenere un compenso dal gruppo di vendita o dai distributori che vengono reclutati nella rete dei loro distributori. Un gruppo di vendita è formato dallo stesso gruppo di distributori che continuano a reclutare o sponsorizzare nuovi arrivati ​​come nuovi distributori nella loro rete. Quando i nuovi arrivati ​​o i distributori si uniscono alla rete, tendono prima a provare i beni o i servizi. Una volta che questi nuovi distributori acquistano beni o servizi, hanno diritto a determinati "punti" che possono essere calcolati come sconti e commissioni. Il Network Marketing è il movimento di prodotti o servizi dal produttore al consumatore direttamente attraverso i distributori tramite il marketing del passaparola. Questo meccanismo è implementato attraverso il coinvolgimento del cliente nella commercializzazione diretta del prodotto da parte dei networker che, dopo aver condiviso la propria esperienza personale di utilizzo con gli stessi clienti, hanno la possibilità di arruolarsi come promotori, grazie poi alla rete di distribuzione gradualmente ampliato diventando sempre più complesso fino a raggiungere un'ampia copertura distributiva del prodotto. Inoltre, il venditore multilivello, che non ha alcun rapporto con la società stessa o come dipendente o come rappresentante indipendente, può ricevere una doppia retribuzione o guadagnare, così come la vendita diretta del prodotto o del servizio, anche indirettamente da le commissioni derivanti dalle vendite fatte da coloro che lui stesso ha arruolato.

Esempio di utilizzo: AVON

Avon è l'azienda di cosmetici con la più grande rete di vendita diretta al mondo. La realtà Avon impiega oltre 6.000.000 di presentatori in tutto il mondo e i loro prodotti possono essere acquistati in più di 100 paesi. Permette a chi vuole unirsi, di creare la propria attività direttamente da casa attraverso il coinvolgimento di amici e parenti nel lanciarlo. L'iscrizione a questa comunità avviene tramite l'invio di una e-mail a un conoscente o un amico che è già un presentatore e questo, a sua volta, collegherà il presentatore di area al nuovo host. I guadagni globali derivano da una percentuale di vendite che aumenta in base alla posizione occupata.

No Frills Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Un servizio o prodotto senza fronzoli è uno per il quale sono state rimosse le caratteristiche non essenziali per mantenere basso il prezzo. Le aziende si concentrano sulla semplificazione dei prodotti e di conseguenza sul risparmio dei costi, raggiungendo i clienti con una bassa intenzione di acquisto e un basso potere d'acquisto, al fine di ottenere una leadership di costo e vendite in volumi elevati. Allo stesso tempo, può essere dannoso per l'immagine e la reputazione dell'azienda offrire solo prodotti economici e convenienti. Il modello senza fronzoli si basa sull'ottimizzazione della supply chain, escludendo fasi inutili che non aggiungono valore al prodotto finale. I canali di distribuzione sono semplici e diretti, consentendo una connessione tra l'impresa e il cliente attraverso lo scambio diretto di prodotti, servizi, denaro e informazioni. Le aziende cercano di raggiungere direttamente il cliente con i loro prodotti, senza passare attraverso l'intermediazione del sistema di distribuzione su vasta scala organizzato, per ridurre i costi del canale di distribuzione. La vendita diretta consente alle aziende di costruire relazioni con i clienti al fine di avere un riscontro immediato sui prodotti. Semplificare può essere costoso, a volte la soluzione semplice non è la più economica. Per offrire un prodotto senza fronzoli, le aziende devono spendere una parte significativa del loro budget per la ricerca e lo sviluppo. Le imprese affrontano il cosiddetto paradosso semplicità - complessità, perché per semplificare il prodotto devono essere affrontati grandi problemi tecnologici e difficoltà. In linea con questa linea di pensiero, il modello senza fronzoli non è solo una strategia di riduzione dei costi, ma è un concetto più profondo che consente agli utenti di avere interazioni più facili con i prodotti, senza dover sacrificare la qualità.

Esempio di utilizzo: FORD

Henry Ford è stato in grado di applicare le teorie di Taylor e costruire un modello per gli imprenditori del suo tempo. Prima dell'introduzione del "fordismo", la produzione di automobili era interamente realizzata su misura. Ford ha capito che abbandonare la personalizzazione di ogni vettura a favore di un significativo aumento del volume di produzione, unitamente a una riduzione dei costi e di conseguenza a una riduzione del prezzo per il cliente, potrebbe avere un impatto importante sulla produzione mondiale di automobili. Ford ha concentrato la sua produzione sulla standardizzazione delle auto, vendendo solo un modello sul mercato. Questo modello unico, la famosa Ford "T", divenne finalmente accessibile a tutte le classi sociali che prima non potevano permettersi un'auto.

One Stop Shopping Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Questo è un modello di business che è diventato un luogo comune. Consiste nell'utilizzare un'ampia selezione e accesso onnipresente per attrarre acquirenti indaffarati che pagheranno un premio per convenienza. La teoria è che, fornendo molti servizi in un unico luogo, i negozi possono offrire ai clienti la comodità di ottenere i loro bisogni in un'unica soluzione. Ciò è particolarmente vantaggioso per i dettaglianti di generi alimentari che, fornendo grandi supermercati, sono stati in grado di assorbire la maggior parte delle consuetudini che prima erano servite da fornitori specializzati. Le grandi catene di supermercati si sono espanse dalla vendita di cibo e ora forniscono praticamente tutti gli acquisti che i clienti domestici potrebbero desiderare: vestiti, farmacia, musica ecc. Questo tipo di vendita al dettaglio ha beneficiato della maggiore affluenza di famiglie che hanno due genitori che lavorano e dalla disponibilità in diminuzione di parcheggi nei centri storici, che sono diventati una caratteristica comune della maggior parte delle società occidentali.

Esempio di utilizzo: ONE STOP UK

One Stop è un franchising di vendita al dettaglio con oltre 850 negozi e un'attenzione particolare per essere il miglior negozio per i clienti del quartiere. La rete in franchising offre assistenza completa su come gestire i negozi. Questi si trovano in tutta l'Inghilterra e il Galles. Aperto 7 giorni a settimana, mira a soddisfare le esigenze di tutti i suoi clienti locali. Dal 2003 siamo una filiale di Tesco. È aperto dalle prime ore del mattino fino a tarda notte, al fine di catturare la domanda dei professionisti sul loro modo di lavorare e sulla strada di casa. Un altro punto di forza del modello di business di One Stop è l'apertura durante il fine settimana, che consente all'azienda di servire i consumatori quando altri negozi sono chiusi. In molti negozi offrono anche servizi che fanno risparmiare tempo e fatica. Questi includono un bancomat gratuito, l'ufficio postale, la lotteria nazionale, il punto di pagamento (dove puoi pagare le bollette). Oltre a ciò, One Stop offre anche ricariche elettroniche per il tuo telefono cellulare in ogni negozio.

Online Sales Promotions Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Lo scopo principale della promozione delle vendite è incoraggiare l'acquisto. La strategia di promozione delle vendite online dell'azienda dovrebbe analizzare attentamente i comportamenti dei consumatori. Una volta che l'azienda ha determinato i suoi consumatori target e quali comportamenti dei consumatori influenzare la campagna, è necessario decidere gli strumenti di promozione delle vendite. Questi strumenti di promozione sono scelti per raggiungere l'obiettivo della campagna di marketing (Lamb et al., 2009). La promozione delle vendite online si riferisce all'uso di internet per inviare campioni di prodotti gratuiti o buoni sconto ai clienti. La promozione delle vendite al consumo è rivolta ai consumatori, mentre le promozioni commerciali sono rivolte ai rivenditori e all'ingrosso. Ma online, i consumatori sono più sensibili ai prezzi, a causa del diverso processo di pensiero dell'acquisto online. Gli acquirenti online sono più sensibili al prezzo grazie al confronto prontamente disponibile. I consumatori possono facilmente cambiare rivenditore al momento dello shopping online, semplicemente navigando su un altro sito Web, rispetto allo shopping fisico dove devono andare in un altro negozio. Per questo motivo, gli sconti online possono essere molto redditizi per i rivenditori. D'altra parte, i pacchetti bonus non sono così efficaci online a causa dello scetticismo dei consumatori (di truffe o frodi) che potrebbero derivare dall'accordo. Secondo Thomason e Larissa (2004), ci sono alcune strategie di promozione online per aumentare le vendite:

1) Incoraggiare gli acquisti d'impulso offrendo "prodotti correlati". In questo modo, saranno stimolati i bisogni del consumatore e prenderà in considerazione l'acquisto di un oggetto in più.

2) Offrire promozioni speciali online. Offrendo promozioni disponibili solo online e per un breve periodo di tempo, il consumatore sarà ulteriormente incoraggiato all'acquisto d'impulso.

3) Spedire più grandi ordini gratuitamente. Fornendo la spedizione gratuita per i clienti per l'acquisto di una grande quantità di prodotti, il cliente vorrà acquistare di più.

Esempio di utilizzo: GROUPON

Groupon è il pioniere della rivoluzione degli affari online; Guadagna come intermediario che collega le imprese ai clienti. È un mercato di e-commerce online che consente alle aziende e ai clienti locali di interagire tra loro. I prodotti e i servizi elencati sul sito web sono offerti con enormi sconti e sono indicati come accordi e la società sfrutta il principio di scarsità per venderli. La piattaforma migliora anche l'esperienza degli utenti utilizzando pubblicità mirate e e-mail personalizzate che consentono loro di risparmiare di più sui loro acquisti. Groupon porta più clienti ai commercianti e li carica commissioni per lo stesso. Le aziende traggono vantaggio dalla collaborazione con Groupon in quanto non solo ottengono più clienti, ma anche perché è probabile che i clienti visitino nuovamente il commerciante.

Orchestrator Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Lo scopo dell'orchestrator aziendale è integrare conoscenze e competenze esterne nella catena del valore. Il modello di "virtual value chain orchestrator" è definito come "un modo di creare e catturare valore strutturando, coordinando e integrando le attività di mercati precedentemente separati e correlando queste attività a operazioni interne con l'obiettivo di sviluppare una rete di attività che creano mercati fondamentalmente nuovi "(Hinterhuber, 2002). L'ambiente esterno sta cambiando molto rapidamente e le aziende sono inclini a disaggregare il processo di produzione. A causa del dinamismo dell'ambiente esterno, le organizzazioni che desiderano rimanere competitive devono sviluppare sistemi in grado di reagire rapidamente alle esigenze dei clienti e dell'ambiente. Operatori di logistica di successo sono in grado di eseguire parti o l'intero processo di distribuzione, ma allo stesso tempo sono in grado di guidarli e coordinarli per conto dei loro clienti. Il termine "orchestratore" è spesso associato a "outsourcing": questa attività introduce un nuovo tipo di organizzazione sul mercato, i cosiddetti fornitori di servizi logistici di terze parti (3PL), le imprese che si occupano dell'attività logistica dei loro clienti offrendo al servizi di logistica integrati allo stesso tempo. Esistono limiti all'efficacia dei 3PL, causati principalmente da un'infrastruttura tecnologica inadeguata e dall'incapacità di ottimizzare sistematicamente costi e processi. Vi è la necessità dei cosiddetti fornitori di servizi logistici a 4 parti, aziende che gestiscono l'intera catena di approvvigionamento. La trasformazione dalla tradizionale organizzazione integrata orizzontalmente all'orchestrator non è facile. In generale, gli orchestratori di successo hanno le seguenti caratteristiche:

1) Capacità di gestire il cambiamento.

2) Capacità di costruire una "torre di controllo" efficace per prendere le giuste decisioni.

3) Capacità di gestire le informazioni all'interno della catena di approvvigionamento.

4) Capacità di fornire risorse per gestire le risorse.

Esempio di utilizzo: TOYOTA

La casa automobilistica giapponese "Toyota Motor Corporation" è una multinazionale fondata nel 1937 con sede a Toyota, in Giappone. La gestione strategica della catena di fornitura Toyota si basa sul Toyota Production System (TPS). Questo modello non si basa sull'introduzione di nuove tecnologie nel sistema di produzione, ma sulla riorganizzazione industriale che produce un nuovo modo di produrre e un nuovo schema organizzativo generale. Toyota utilizza una produzione just-in-time, che si basa sul concetto di produzione contemporaneamente alla richiesta di un bene, evitando la creazione di scorte eccessive, che danneggerebbero l'azienda.

Pay Per Use Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Pay per use è un modello che consente al cliente di acquistare solo quei beni o servizi che utilizza e di pagare solo ciò che il cliente utilizza. Il pagamento è, quindi, proporzionato all'uso. Questo modello è possibile principalmente attraverso il web e il New Media, può essere diverso per caratteristiche e variazioni a seconda del campo di applicazione. Negli ultimi anni, tuttavia, anche altri settori non legati al web hanno visto la progressiva affermazione della pratica. Questo modello si stabilisce in questo periodo perché cambiano le abitudini di acquisto dei consumatori: il consumo diventa una priorità rispetto alla proprietà, orientata più a un concetto di "pay per use" che di "proprietà". In sostanza, grazie a questo tipo di modello, i clienti pagano i servizi in base al loro utilizzo effettivo anziché a una tariffa fissa. Questo modello permette di offrire ai clienti una semplice proposta, a seconda del suo consumo, non di più. Si basa sul principio che le persone possono decidere quanto vogliono consumare. I progressi nella tecnologia di rete hanno aumentato la popolarità di questo modello, per tutti quei beni il cui valore non dipende dalle loro caratteristiche fisiche, ma dalle informazioni che contengono. Il concetto generale di pay per use è una macro-categoria in cui possono essere fondati altri approcci più specializzati. Queste categorie sono: pay per view, pay per click, pay per drive e pay per mile. Il pay-per-use può essere riassunto da cinque cambiamenti concettuali: il passaggio dalla vendita dei prodotti a quella delle soluzioni; dall'output al risultato; dalle transazioni alle relazioni con i clienti; dai rapporti di fornitura alle partnership; dagli individui agli ecosistemi. Gli impatti principali di questo modello sono:

a) la trasformazione di prodotti da fisici a servizi o soluzioni che diversificano l'offerta di concorrenti;

b) la personalizzazione dei servizi in base alle caratteristiche di ciascun cliente che utilizza tale servizio;

c) il rapporto migliore e più duraturo con i clienti attraverso una più profonda conoscenza dei clienti e delle loro abitudini di utilizzo;

d) maggiore flessibilità strutturale del cliente;

e) l'evoluzione del cliente in utente, che usa tutto ciò che compra.

Esempio di utilizzo: CAR2GO

Car2go è una consociata di Daimler AG, lanciata nel 2008, che fornisce servizi di car sharing nelle città europee e del Nord America offrendo esclusivamente auto a due posti dalla sua controllata Smart. Questa società è diventata veramente importante perché offre un framework Pay-per-Use, che consente di pagare esattamente ciò che consumano. L'azienda è innovativa perché presta ai clienti auto a 0,29 cent / min, che includono l'assicurazione, la benzina e il parcheggio a pagamento. A febbraio 2015, Car2Go opera in 29 città in tutto il mondo. Attualmente ha una base di clienti di oltre 1 milione.

Pay What You Want Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Il Pay What You Want (PWYW) è un metodo di determinazione del prezzo in cui gli acquirenti stabiliscono il prezzo che ritengono equo da pagare per determinati beni o servizi offerti dall'azienda. I consumatori possono decidere qualsiasi livello di prezzo, anche zero, a meno che non sia fissato un prezzo minimo. La strategia "paga quello che vuoi" elimina l'incertezza durante la fase di valutazione del processo decisionale di acquisto, così come qualsiasi rimorso del compratore dopo l'acquisto. Dal punto di vista del venditore, il PWYW riduce notevolmente i costi di pricing. Secondo Chen et al (2009), il modello PWYW può essere redditizio se applicato dalle imprese in determinate situazioni. Il modello è un modo efficace per attuare la discriminazione di prezzo. Le imprese non possono competere sul prezzo, possono solo competere su altre qualità dei prodotti. Il primo prerequisito affinché il modello sia redditizio è l'imparzialità dei consumatori, cioè devono seguire determinate regole sociali e morali. Se tutti gli acquirenti fossero razionali e massimizzassero la loro utilità, il modello non poteva essere applicato da nessuna impresa redditizia. Kim et al (2009) sostengono che nei prezzi PWYW non c'è concorrenza tra gli acquirenti, a meno che non vi sia una disponibilità limitata per il prodotto offerto. In questo modello di prezzi, la maggior parte dei clienti decide di pagare una certa somma di denaro anche se potrebbe ottenere il prodotto gratuitamente, questo perché le normali norme che regolano il mercato (offerta e domanda) non sono più valide. Un insieme di norme morali e sociali influenza il comportamento degli acquirenti nel modello PWYW. Inoltre, il modello PWYW è più redditizio se le asimmetrie informative sono particolarmente basse per gli acquirenti. In caso contrario, questo modello di prezzi incoraggia gli acquirenti a pagare un prezzo troppo basso per un prodotto che potrebbe avere costi fissi elevati. Gli individui sono anche più propensi ad acquistare un prodotto PWYW da un'organizzazione senza scopo di lucro piuttosto che lo stesso prodotto esatto da una società for-profit. Infine, il modello PWYW è molto efficace, in un monopolio, per penetrare nel mercato. In questo caso gli acquirenti sono disposti a pagare un prezzo che copre i costi e consente al venditore di continuare la produzione.

Esempio di utilizzo: RADIOHEAD

La famosa rock band inglese Radiohead è stata la prima ad offrire l'album del 2007 "Rainbows" con il sistema PWYW. Per la prima volta, è stata implementata la politica del pay-what-you-want per realizzare profitti. Più di 1,8 milioni di persone hanno scaricato l'album e solo il 40% di loro ha deciso di pagare una somma di denaro per questo album. La band è riuscita a guadagnare 1,6 milioni di dollari dalla vendita dell'album, facendo più ricavi usando il sistema PWYW che se avesse usato i prezzi tradizionali.

Perceived Value Based Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Quando si imposta il prezzo di un prodotto, un'azienda deve addebitare un prezzo che copra i costi di produzione e vendita del prodotto, incluso un equo ricavo per gli sforzi e i rischi. Il valore percepito è il prezzo che il cliente è disposto a pagare per l'offerta di prodotti. Poiché questa è una percezione soggettiva, i diversi clienti percepiscono un valore diverso all'interno dello stesso mix prodotto / servizio. In una situazione ideale, l'azienda addebita a ciascun cliente un prezzo diverso in base al valore percepito dal cliente dell'offerta di prodotti che il cliente riceve. Per applicare efficacemente il modello di valutazione del valore percepito, i responsabili marketing devono valutare i loro attuali metodi di raccolta delle informazioni su cui basare la loro decisione sui prezzi. Le informazioni relative ai costi da sole non forniscono più i dati dettagliati necessari per una decisione critica sui prezzi. L'azienda deve concentrarsi sugli obiettivi di determinazione del prezzo, sulla domanda del mercato e sulle opportunità di marketing in evoluzione. Nel modello di valutazione del valore percepito, i livelli dei prezzi richiedono aggiornamenti costanti in risposta a cambiamenti nei gusti dei consumatori e cambiamenti nei fattori ambientali. Ci sono degli svantaggi nel valutare i prezzi. Esiste il rischio che i clienti sentano che la società stia caricando un prezzo esagerato per l'offerta di prodotti e che vi sia un segmento di acquirenti attenti al prezzo, che conoscono le specifiche tecniche dell'offerta e il loro valore esatto, che non vogliono pagare extra il prodotto offerto. Il vantaggio di utilizzare i prezzi percepiti arriva quando l'azienda offre più valore rispetto ai suoi concorrenti.

Esempio di utilizzo: DIAMANTI

Oggi, comprare un diamante per un anello di fidanzamento è diventato uno standard perché il diamante è il simbolo del matrimonio. Questo simbolo è uno che il diamante durerà per tutta la vita di una donna, perché è "per sempre". I diamanti si prestano bene a questo concetto poiché sono così duraturi fisicamente. DeBeers è leader nel settore dei gioielli con diamanti. Lo slogan di DeBeers è "un diamante è per sempre"; l'azienda ha scelto di commercializzare questo valore percepito perché i diamanti sono costosi. In realtà, i diamanti non sono così rari come sembrano ai consumatori. Il premio di prezzo proviene da un grande sforzo di marketing da parte di De Beers. Inoltre fanno un ottimo lavoro nel creare una scarsità percepita che costringe le persone a pagare molto di più di quel piccolo rock.

Premium Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Il prezzo premium è la strategia di stabilire un prezzo più alto rispetto alla concorrenza per un prodotto o servizio, al fine di ottenere una qualità percepita più elevata. La strategia di pricing premium implica grandi investimenti per promuovere i prodotti, sottolineando funzionalità, qualità ed estetica attraverso la pubblicità. L'immagine superiore può essere comunicata attraverso un design migliore, un packaging di fantasia e un marchio ben pensato del prodotto. Ciò che distingue la società di prezzi premium dalla concorrenza è l'aumento di due aspetti: 1) qualità del prodotto, 2) prezzo del prodotto. La "qualità del prodotto" si riferisce alla qualità percepita, che è diversa dalla qualità stessa. In una strategia di prezzo premium, l'aumento del prezzo non è solitamente proporzionale all'aumento della qualità: il prezzo è spinto oltre il limite che può essere giustificato da una maggiore qualità. Ci sono vari gradi: potrebbe esserci un aumento o un basso aumento della qualità seguito da un moderato aumento del prezzo, o un basso aumento della qualità con un aumento significativo dei prezzi. Maggiore è la sproporzione tra l'aumento del prezzo e il riso in termini di qualità, maggiore è il potenziale profitto per l'impresa; allo stesso tempo, più alto è il prezzo, più piccolo diventa la base di clienti. Uno dei motivi della maggiore qualità percepita è il fatto che prezzi più alti significano che meno persone possono permettersi il prodotto, dando al prodotto una certa esclusività. I tradizionali fattori di successo per questa strategia di pricing sono i seguenti:

- La convinzione che un prezzo elevato indichi alta qualità

- La percezione che la spesa simbolizzi maggiormente uno status sociale più elevato

- L'aspettativa di un servizio superiore nel processo di acquisto e una prestazione superiore del prodotto premium

In conclusione, la strategia dei prezzi premium si concentra sull'immagine del prodotto vista dal consumatore (qualità percepita) piuttosto che sulla qualità effettiva intrinseca del prodotto. Se l'impresa non riesce ad aumentare la qualità percepita attraverso i prezzi premium, questa strategia non avrà successo e non darà alcun vantaggio competitivo all'azienda.

Esempio di utilizzo: NESPRESSO

Nespresso è il leader nelle cialde di caffè e prodotti correlati. Il punto di forza dell'azienda è la cosiddetta "trilogia Nespresso": la combinazione di caffè di alta qualità, macchine eleganti e funzionali e un servizio clienti esclusivo. Nespresso sceglie con grande cura i paesi d'origine per le sue miscele di caffè. I baccelli sono il risultato di un'accurata selezione di caffè e conferiscono al prodotto un'elevata qualità percepita. Per quanto riguarda i canali di distribuzione, i negozi Nespresso Boutique sono progettati come luoghi rilassanti in cui il cliente può acquistare e degustare vari tipi di miscela di caffè, con l'assistenza del personale ben preparato.

Reverse Auction Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

L'asta al ribasso consiste nell'impostare un prezzo massimo per un prodotto o servizio e chiedere ai partecipanti di abbassare il prezzo. In un'asta al ribasso, vengono fatti annunci pubblici di offerte gradualmente decrescenti fino a quando rimane un solo offerente, che accetta lo scambio di servizi o beni al prezzo dell'ultima offerta. Questa è anche conosciuta come un'asta di prezzo aperta-discendente. Aste guidate dall'acquirente in cui i venditori anziché gli acquirenti competono per offrire il prezzo più basso per le merci. Le aste inverse mobili sono aste Business-to-consumer (B2C) che consentono ai consumatori di fare offerte su un prodotto. Tuttavia, è nel settore B2B che l'e-commerce ha il maggiore potenziale di crescita e impatto sulle prestazioni dell'azienda. L'applicazione più comune dell'asta inversa è per l'e-procurement. Questa è una forma speciale di approvvigionamento che ha ricevuto un maggiore interesse. Consente ai venditori di competere online in tempo reale e sta cambiando il modo in cui le aziende selezionano e si comportano con i loro fornitori in tutto il mondo. Grazie alle offerte online, le aziende possono facilmente raggiungere nuovi fornitori e creare catene di fornitura più efficienti; inoltre, il processo diventa più dinamico e competitivo grazie alle offerte in tempo reale via Internet. Ciò crea una rapida pressione al ribasso dei prezzi che normalmente non può essere raggiunta con i processi di offerta statica basati su carta. L'acquirente ha la possibilità di scegliere tra tutti i venditori: può scegliere l'azienda che ha offerto il prezzo più basso o il fornitore con le caratteristiche preferite. Le aste inverse vengono utilizzate in contratti di valore elevato e di valore ridotto per organizzazioni pubbliche e private.

Esempio di utilizzo: FREEMARKETS

FreeMarkets, fondata nel 1995 da Glen Meakem, è la società pioniera nell'asta al ribasso. La società è stata creata dopo che Meakem non è riuscito a trovare un supporto interno per l'idea di una divisione di asta inversa nella sua precedente azienda, la General Electric. FreeMarkets ha creato team di "market maker" e "commodity manager" per gestire il processo di esecuzione del processo di gara online e creare operazioni di mercato per gestire le aste su base globale. La crescita della società è stata aiutata in gran parte dal clamore del boom della tecnologia dell'informazione. I clienti di FreeMarkets comprendevano BP, United Technologies, Exxon Mobil e Royal Dutch Shell. Dopo il grande successo, un gran numero di piccole start-up e di grandi giocatori si sono precipitati a partecipare al mercato delle aste al ribasso.

Segmentation Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

La segmentazione potrebbe essere definita come "lo studio delle differenze inerenti alla massa dei consumatori, con l'obiettivo di separare una domanda globale eterogenea in molte sottocategorie, differenziate ma internamente più omogenee". Secondo questa definizione, quindi, la segmentazione è una caratteristica naturalmente inerente al mercato, anche se con diversi gradi di intensità, e non un attributo che può essere stampato dall'esterno. Non è corretto parlare di una strategia di segmentazione dal momento che un'azienda è sempre in grado di scegliere di servire non solo uno (o pochi) segmento (s) ma affrontare la massa indistinta dei consumatori.Quando la società opta per servire un particolare segmento della domanda, è necessario definire quale segmento, in particolare, deve essere servito.In questo caso la segmentazione è più vicino al concetto di strategia di posizionamento: un altro concetto che è spesso trattato da affinità parallele alle strategie di segmentazione e posizionamento è il concetto di differenziazione. il suo comportamento strategico consente tradizionalmente di servire esclusivamente una determinata quota di mercato, garantendo comunque una redditività che è più che sufficiente per competere con i concorrenti. Questa strategia può essere vista in due modi diversi:

  • un processo attraverso il quale un'azienda può provare ad adeguare i propri prodotti alle preferenze dei consumatori in modo continuo e incrementale, fino a quando non identifica un mix di caratteristiche che rendono il prodotto soddisfacente per una quota sufficientemente ampia del mercato (segmento);
  • la "formulazione di programmi differenziati per uno o più segmenti, tra quelli identificati",
    quindi la segmentazione del mercato è vista come un comportamento attivo che le aziende sviluppano ad hoc e implementano per raggiungere i loro obiettivi.


Esempio di utilizzo: MAX MARA

Max Mara è una casa di moda italiana fondata nel 1951 e sviluppata in particolare negli anni '80. Durante la sua vita, ha lanciato più linee di moda e creato diversi marchi. Il marchio Max Mara punta a un segmento di mercato medio-alto, proponendo capi classici. Max & Co. è orientata su prodotti di qualità e prezzo medio, invece è rivolta a clienti più giovani. Questo è un tipico esempio di segmentazione operata da variabili demografiche, in cui l'età opera come una distinzione tra i segmenti dei due marchi. La linea Weekend, d'altra parte, è destinata a un segmento di mercato con meno potere di spesa e offre abbigliamento casual.

Shop-in-Shop Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Il modello del negozio in negozio si basa su una sorta di accordo tra diversi attori in cui uno di loro "affitta" una parte del proprio spazio commerciale a uno o più partner di marca, in modo che questi a loro volta inizino la propria attività commerciale indipendente in uno spazio che altrimenti sarebbe inutilizzato. Nella sua ipotesi più semplice, il modello si basa su due soggetti: un soggetto concessionario e un soggetto ospitante. Il primo è generalmente un rivenditore (rivenditore), che commercializza una varietà di prodotti e marchi diversi. Il secondo, di solito, è un produttore (produttore), che per definizione vende i prodotti che ha creato. Il punto fondamentale della coesistenza dei due o più partner all'interno dello stesso spazio commerciale è che i diversi soggetti hanno piena autonomia per quanto riguarda la loro politica commerciale; ciò significa che, sebbene i soggetti siano ospitati in uno spazio commerciale di proprietà di terzi, hanno piena autonomia di scelta in materia di prezzi, assunzione, corsi di formazione e così via. Naturalmente, i marchi dovrebbero avere alcune caratteristiche particolari di complementarità al fine di rendere il rapporto simbiotico tra i due partner trasformarsi in un gioco a somma positiva, garantendo rendimenti economici favorevoli ad entrambi. Gli altri fattori responsabili del corretto funzionamento del negozio nel modello di negozio sono:

  • Sostituibilità tra i prodotti offerti
  • Prestazioni del servizio offerto e assistenza
  • Traffico e numero di clienti raggiunti
  • Intensità della concorrenza dei prodotti offerti a livello di vendita al dettaglio.


I soggetti principali che traggono vantaggio dal "negozio-in-un-negozio" sono tre: rivenditore (rivenditore), proprietario (produttore) e consumatore. Per il concessionario il vantaggio maggiore è dato dalla possibilità di avere un reddito periodico fisso e certo. Il rivenditore, in breve, può contare su un determinato reddito e per ottenerlo non deve fare nulla, deve solo concedere lo spazio commerciale al produttore che poi lo gestirà in modo completamente indipendente. Dal lato del consumatore finale la presenza di store-in-a-store nella maggior parte dei casi si trasforma in un vantaggio di prezzo, o in un costo inferiore del prodotto, poiché tutto ciò che l'acquirente spende arriva nelle casse del produttore, senza alcun intermediario essere interposto e chiedere un margine sulla vendita. Il modello shop in shop consente al produttore di raggiungere direttamente il consumatore finale, utilizzando il canale di vendita preferito disponibile per il rivenditore.

Esempio di utilizzo: MURRAY'S CHEESE

Nel 2015, l'iconico rivenditore di formaggi di New York ha aperto un negozio nell'outlet di Fry's Food Stores a Phoenix, in Arizona. L'idea alla base dell'accordo tra le due società era quella di fornire ai newyorkesi che vivono fuori dal centro città l'opportunità di avere una nuova selezione di formaggi nei loro negozi, con un impatto ancora maggiore poiché è fornita da un noto marchio come Murray's Formaggio. Il negozio all'interno di un negozio è caratterizzato dal design e dal mix di prodotti tipici del formaggio Murray, oltre all'aggiunta di alcuni prodotti locali, mentre la funzione di inventario rimane responsabilità del supermercato.

Status and Recognition Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Al fine di catturare nuovi segmenti di clienti o al fine di rafforzare i collegamenti esistenti con i consumatori, una società potrebbe investire in azioni volte a coinvolgere i clienti e dare loro uno status e un riconoscimento. Ci sono due modi con cui la società potrebbe ottenere un vantaggio attraverso questa strategia: attraverso il coinvolgimento dei clienti tramite piattaforme di social media o attraverso l'identificazione dei clienti con l'azienda. Questo secondo caso, fa riferimento all'identificazione con valori, con un sentimento di lusso (ovvero il guadagno di uno stato dovuto all'acquisto di un prodotto), con un coinvolgimento diretto di clienti appassionati da parte dei venditori. Questo tipo di direzione strategica, rende la sua forza punto nel concetto di "coinvolgimento del cliente". Infatti, l'obiettivo qui è quello di coinvolgere il cliente al fine di poter dare loro un certo status e un certo grado di riconoscimento. Per fare questo ci sono molteplici modi potenziali:

-Competenza: aiuta i clienti ad acquisire una grande competenza o conoscenza relativa ad un'attività definita, sviluppando sistemi di riconoscimento dei clienti e coinvolgendo il cliente in tale attività.

-Comunità e senso di appartenenza: consentono ai clienti di sentirsi parte di un gruppo attraverso l'aiuto dei social media.

- Curazione: definire un punto distintivo unico al fine di dare ai clienti esattamente quello che vogliono, ottenendo l'allineamento identitario della società e dei suoi clienti.

-Fantasy e personalizzazione: umanizzare l'offerta attraverso brand e messaggi per renderli vivi agli occhi dei clienti.

Quindi, detto questo, la definizione del concetto di Status and Recognition potrebbe essere la seguente:

- "Fornire suggerimenti significativi che consentano agli utenti ea coloro che interagiscono con loro di sviluppare e nutrire aspetti della loro personalità".

- "Le innovazioni nel coinvolgimento dei clienti implicano la comprensione delle profonde aspirazioni di clienti e utenti e l'utilizzo di queste conoscenze per sviluppare connessioni significative tra loro e la società".

Per continuare con l'analisi, è importante comprendere i tre livelli di riconoscimento:

-La sfera della socialità primaria: in cui cerchiamo affetto e amore.

-La sfera pubblica, o socialità secondaria: in cui aspiriamo al rispetto.

-La sfera del lavoro: in cui cerchiamo la stima che pensiamo di meritare, in relazione al nostro contributo produttivo.

Esempio di utilizzo: DIOR

Dior ha implementato una strategia di status e riconoscimento che offre ai clienti la possibilità di condividere contenuti e appartenenza a una comunità. Attraverso la piattaforma online Tumbrl / Dior è possibile condividere foto, video, condividere la passione per la moda di lusso e seguire le ultime tendenze della moda e le sfilate di moda. Rendendo l'esperienza più personale ed esclusiva per i consumatori, Dior è in grado di creare una base di clienti fedele.

Total Customer Experience Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Ogni azienda fornisce un'esperienza del cliente inconsciamente e questa esperienza può essere positiva o negativa, ma il fatto che le organizzazioni abbiano clienti, significa che l'azienda interagisce con quei clienti fornendo loro prodotti e servizi e i clienti hanno un'esperienza con il marchio. Al fine di creare un'esperienza complessiva di successo per i clienti, le aziende devono comprendere il viaggio del cliente, dalle aspettative che hanno prima che l'esperienza si verifichi alla valutazione che sono in grado di fare quando finisce. Quindi, gestire la Total Customer Experience significa che le aziende sono in grado di orchestrare tutti gli "indizi" funzionali ed emotivi che le persone raccolgono nel processo di acquisto. Ci sono alcuni aspetti che devono essere considerati per gestire l'esperienza del cliente:

- ambiente sociale: creazione di interazioni fisiche o virtuali positive da cliente a cliente che possono influenzare gli acquisti del cliente;

- sistemi di erogazione di servizi basati sulla tecnologia: l'adozione di questi sistemi può modificare il comportamento del cliente e le sue scelte;

- marchio: la percezione del marchio del cliente e l'esperienza del cliente sono strettamente collegate, pertanto l'esperienza del cliente in termini di attributi e vantaggi del marchio è determinante per l'equità del marchio basata sul cliente;

- dinamiche dell'esperienza del cliente: la combinazione di esperienze come ricerca, acquisto, consumo e attività post vendita è fondamentale per l'esperienza del cliente;

L'attenzione per l'intero percorso del cliente è una strategia di onnipresenza che consiste nella comprensione del comportamento del cliente attraverso tre fasi: pre-acquisto, acquisto e post-acquisto. Total Customer Experience offre una gestione olistica dell'esperienza del consumatore lungo il ciclo di vita di un'offerta: determina quindi un impatto sui clienti e sui processi esterni, ma anche sui prodotti perché l'offerta è arricchita da nuove esperienze.

Esempio d'uso: DUCATI

Ducati, l'azienda motociclistica, al fine di implementare un'eccezionale Customer Relationship Management e Customer Experience ha creato una comunità di clienti, "Ducatisti". Sono dotati di un servizio premium per l'intero ciclo di vita: dalla lettera di benvenuto all'acquisto di un prodotto nuovo di zecca. Le iniziative sono implementate per coinvolgere clienti e fan nella comunità Ducati ma anche nel supportare i Club Ufficiali Ducati in tutto il mondo; la possibilità di partecipare a gare Superbike e MotoGP da tribune Ducati; la possibilità di prendere parte alla World Ducati Week e alla Ducati Riding Experience. Queste sono esperienze che si aggiungono all'offerta tradizionale e differenziano efficacemente la Ducati dagli altri concorrenti.

Try Before You Buy Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

Prova prima di acquistare l'opzione si riferisce all'opportunità che l'azienda fornisce al cliente per testare il prodotto prima di completare la transazione, dando al cliente il diritto di non completarlo. Il potenziale cliente può essere già inteso ad acquistare il prodotto specifico, ma potrebbe non essere sicuro. Il cliente è presumibilmente già informato sulle possibili opzioni sul mercato e considera questo prodotto specifico come prezioso. La Prova potrebbe essere il test effettivo del prodotto che precede il potenziale acquisto. In questo senso, la strategia è trainata proprio dal cliente: l'azienda offre la possibilità alla clientela di testare il prodotto prima di sostenere l'investimento e quando si tratta di acquistare è il cliente che attiva l'input cercando qualcosa di simile o quello stesso prodotto. Un'altra forma di strategia Try Before You Buy è il campionamento del prodotto. Questo si riferisce alla pratica di dare ai consumatori una forma ridotta del prodotto, ma completa di tutte le caratteristiche, gratuitamente. Il campione del prodotto viene fornito gratuitamente al potenziale cliente per poter essere provato prima di assumere l'impegno dell'acquisto. La differenza tra il campionamento del prodotto e il test del prodotto è che nella pratica del campionamento del prodotto il campione viene fornito a un potenziale cliente che potrebbe non essere a conoscenza dell'esistenza del prodotto e viene provato; in Test Drives il potenziale cliente è già informato sulle opzioni del mercato e sta dando consapevolmente una prova per il prodotto. Prova prima di acquistare è stato recentemente applicato all'e-commerce. Spendere soldi per l'acquisto online senza sapere che aspetto ha un prodotto in 3D può scoraggiare molti potenziali acquirenti. La soluzione di e-commerce a questo che diventerà quasi sicuramente sempre più mainstream poiché più acquirenti spendono soldi online è la prova prima di acquistare la strategia. Ciò offre al cliente tutta la comodità dello shopping online combinato con la "sicurezza" della vendita al dettaglio. Il tentativo prima di acquistare la strategia è vantaggioso anche per i rivenditori online, perché riduce i costi di elaborazione dei resi, ma aiuta anche a creare clienti più fedeli.

Esempio di utilizzo: INTEGRATED TEST DRIVES

Il test drive è il classico esempio di Try Before You Buy. Un test drive consiste in una prova precedente l'eventuale acquisto. È un metodo spesso utilizzato dai rivenditori di automobili. Un test drive può essere offerto da un rivenditore o di default a causa della politica aziendale. Esempi di guida di prova integrati si possono trovare soprattutto nel settore del lusso. Le case automobilistiche come Mercedes-Benz, Porsche e Mini Cooper collaborano con hotel di lusso per offrire agli ospiti l'uso di un'auto con chilometraggio illimitato durante il loro soggiorno; un pieno di benzina ogni mattina e parcheggio notturno. Secondo gli hotel Ritz Carlton, decine di ospiti hanno acquistato una nuova auto basata su questi test drive integrati.

Crowdsourcing Odpri
Ultima modifica: 17.05.2019

"Crowdsourcing" è l'atto di svolgere un compito tradizionalmente eseguito da un agente designato e di esternalizzarlo effettuando una chiamata aperta a un gruppo indefinito ma ampio di persone. [..] Crowdsourcing è il meccanismo con cui tale talento e conoscenza è abbinato a chi ne ha bisogno. Pone una domanda allettante: cosa accadrebbe se le soluzioni ai nostri più grandi problemi non fossero in attesa di essere concepite, ma esistessero già da qualche parte, aspettando solo di essere finanziate, nella trama e nella trama di questa vibrante rete umana? "[Howe, 2006] . Nel diciottesimo e diciannovesimo secolo, le iniziative di crowdsourcing furono prese principalmente per l'innovazione scientifica e si concentrarono solo in Europa. Tuttavia, nel 20 ° secolo, iniziative di crowdsourcing sono state prese per diversi campi come arte e cultura, innovazione scientifica, movimento sociale, ecc. E sono state raggiunte in tutto il mondo. Ad esempio, nel 1936, Toyota annunciò un concorso di logo per ridisegnare il suo logo3. Dal lancio di Wikipedia nel 2001, il crowdsourcing si è espanso rapidamente permettendo ai cittadini di connettersi l'uno con l'altro, i governi di connettersi con la massa comune, coordinare il lavoro di risposta alle catastrofi, mappare conflitti politici, acquisire informazioni rapidamente e partecipare a problemi che interessano il giorno -giorno vita dei cittadini. Il crowdsourcing è un modello organizzativo che consente alle aziende di creare valore coinvolgendo un ampio gruppo di utenti al di fuori dei confini dell'azienda. Il crowdsourcing è una forma di outsourcing diretto alla folla sotto forma di gara aperta (chiamata aperta) tramite una piattaforma internet. È importante sottolineare che l'invito non dovrebbe essere limitato agli esperti o ai candidati preselezionati. Tra le varie tipologie di crowdsourcing, è particolarmente notevole menzionarne 5: Crowdcontest, Crowdfunding, crowdsourcing auto-organizzato, Microtask, Macrotask. I prodotti "User Design" si riferiscono al crowdcontest: questo è spiegato come la possibilità data al consumatore, di accedere a una piattaforma online, dove è possibile condividere idee e opinioni, in particolare per lo sviluppo di un prodotto. Ai consumatori viene data la possibilità di sviluppare i propri prodotti, secondo un sistema di concorrenza (gamification) poiché solo le migliori idee vengono prese in considerazione per la fase di realizzazione. In sostanza, le aziende chiedono alla folla di calcolarne alcune e, tra queste, quella selezionata verrà premiata. Il potenziale del progetto sta nella lealtà incrementale che i consumatori possono ottenere in risposta alle attività dei marchi.

Esempio di utilizzo: LEGO

Lego è un produttore di giocattoli danese, conosciuto a livello internazionale per la sua linea di mattoni per il montaggio. L'azienda, fondata nel 1916 da Ole Kirk Christiansen, dal 1949 ha iniziato a produrre i famosi mattoni, ma solo dal 1958 hanno assunto la forma particolare che ancora oggi caratterizza i suoi assemblaggi. Recentemente, anche Lego si è trovato a corto di idee e grazie allo sviluppo di software avanzato, la società ha adottato il modello di business crowdsourcing per la produzione di nuovi giochi progettati dall'utente. Infatti, tutti gli appassionati possono partecipare attivamente alla creazione dei giochi, anche se solo i migliori saranno realizzati.

Smarter branding; Without breaking the bank Odpri
Ultima modifica: 03.02.2020

Bence (2011) sottolinea in particolare l'importanza del cliente nel processo di branding. Sostiene che senza clienti non ci sono entrate e senza entrate non ce l’azienda. Afferma che ogni azienda ha molte proprietà e risorse (anche in marketing) che devono essere utilizzate in modo intelligente.


Figura 1: Forme di proprietà dell'azienda che devono essere utilizzate nello sviluppo di un marchio

Patrimonio n. 1

Posizionamento del marchio

È molto importante posizionare il marchio sul mercato. Questo è il punto di partenza fondamentale nel processo di crescita del marchio.

Patrimonio n. 2

I clienti

Non c'è business senza clienti. Ancora più importante è rendersi conto che gli acquirenti possono essere generatori di idee e contribuire notevolmente alla creazione di un marchio forte.

Patrimonio n. 3

Prodotti e servizi

L'azienda deve costantemente sforzarsi di mettere i suoi prodotti e servizi in prima piano.

 

Patrimonio n. 4

Team

Alcune aziende comprendono il team di marketing come pochi dipendenti. Non è vero. In azienda dobbiamo creare un mega-team che lavorerà per rafforzare la potenza del marchio.

 

Patrimonio n. 5

Concorrenti

È vero che i concorrenti possono contribuire allo sviluppo del marchio dell'azienda? Certo. Ed è divertente sapere che i concorrenti non sono consapevoli di aiutarti in questo processo.

Fonte: Bence (2011)

Posizionamento del marchio è come vogliamo che rispetto alla concorrenza i nostri clienti percepiscono il nostro marchio, cosa pensare di esso e come dovrebbe sentire il (Bence, 2011). La percezione del marchio è la realtà del marketing. E giusto che siamo soddisfatti di come i clienti percepiscono il nostro marchio. Ciò che gli acquirenti pensano e sentono del marchio può portare alla fedeltà a lungo termine e aumentare le entrate.

Bence (2011) sottolinea l'importanza dei sei fattori che determinano se un marchio sul mercato avra successo o meno. Questi sono:

(1) Pubblico - Chi sono i clienti del vostro marchio, sono uomini, donne, classe ricca, i poveri, istruiti? Quali sono i sogni o le paure di queste persone?

(2) Bisogni – Quali sono i bisogni dei clienti?

(3) Competitività - Quali marchi potrebbero i clienti scegliere sul mercato? Va notato che un più marchi sono concorrenti per lo stesso cliente. Perché il cliente sceglie uno e non l'altro?

(4) Vantaggi - Cosa offre ai clienti il ​​vostro marchio? Quali sono i vantaggi?

(5) Le ragioni- Perché il pubblico si fida del vostro marchio?

(6) Carattere del marchio- il marchio deve avere una personalità. Come descriveresti il ​​vostro marchio, se fosse una persona?

 Questi sei fattori sono fondamentali per tutto il business. Nella figura 7 è illustrata la influenza di questi fattori.

Figura 2: Il posizionamento del marchio

 Fonte: Bence (2011)

Esercizio: per ciascuno dei summenzionati sei fattori chiave del posizionamento del marchio, preparate uno strumento di misura. O altrimenti, formulare domande per un colloquio con un imprenditore. Aiutatevi con il libro Smarter Branding Without Breaking the Bank (Bence, Brenda, 2011).

La proprietà numero 2 è rappresentata dagli acquirenti. Bence (2011) gli chiama i diamanti nascosti. Molta attenzione deve essere prestata agli acquirenti esistenti, mentre se ne acquisisce continuamente di nuovi. Sottolinea la necessità di comunicare con i clienti. A tale scopo, è utile pubblicare blog, inviare newsletter, notifiche, questionari e così via. Dovrebbe essere stabilito un dialogo aperto con i propri clienti e tutte le risposte alle loro domande dovrebbero essere personali. Spesso hanno bisogno di essere ringraziati per la loro lealtà e invitati a vari eventi.

Prodotti e servizi sono la proprietà numero 3. Se si dispone di tali prodotti e servizi che sono migliori rispetto ai prodotti e servizi della concorrenza, allora è possibile celebrare. Tuttavia, se ritieni di avere prodotti e servizi simili, come i tuoi concorrenti, allora devi lavorare per assicurarti che i tuoi clienti continuino a pensare che i tuoi prodotti e servizi siano i migliori. È necessario assicurarsi che i propri prodotti e servizi siano diversi e trasformare questa differenza in superiorità. Puoi aiutarti con gli stessi sei fattori che abbiamo citato come chiave per il posizionamento del marchio. Se gestisci in modo intelligente il gruppo target, i bisogni, la competitività, i vantaggi, le ragioni e le caratteristiche del marchio, molto probabilmente sarai in grado di creare una percezione della superiorità dei tuoi prodotti e servizi con i clienti.

La tua squadra rappresenta la risorsa numero 4. Siamo probabilmente d'accordo con la dichiarazione di David Packard (co-fondatore di Hewlett-Packard), che ha dichiarato: "Il marketing è troppo importante per essere lasciato al dipartimento marketing". Le persone che si preoccupano del tuo marketing sono molto più di quanto tu possa pensare. Ciò include tutti i dipendenti, i venditori di prodotti e servizi, i clienti, i membri di varie associazioni, altri imprenditori, i tuoi amici, i fornitori e altro ancora.

 Infine, la proprietà numero 5 è la concorrenza. Devi conoscere l'azienda e il business dei tuoi concorrenti e della tua azienda. Conoscere i tuoi concorrenti può diventare uno strumento importante nello sviluppo del tuo marchio. Puoi anche usare i sei fttori sopra menzionati qui. Cerca di scoprire chi sono il target dei vostri concorrenti, quali sono le esigenze dei loro clienti, che vantaggi offrono i loro prodotti e servizi, quali sono le loro ragioni per cui i clienti gli vedono come salvatori dei loro problemi, e qual è il carattere dei loro marchi.

Startup Branding Funnel Odpri
Ultima modifica: 03.02.2020

Gli autori Maja K. Ruzzier e Mitja Ruzzier hanno presentato un punto di vista innovativo sullo sviluppo del marchio nel libro Startup Branding Funnel (2015). Hanno usato il cosiddetto approccio a canalizzazione. Ciò significa che il marchio deve essere visto da due angolazioni, dal gestore / imprenditore e dai clienti / utenti.


Figura 1: Vista bidimensionale del marchio

Fonte: Konečnik Ruzzier e Ruzzier, 2015

 Al fine di sviluppare il processo di sviluppo del marchio, hanno condotto diverse interviste con imprenditori in quattro continenti. Sono costretti a start-up perché credono di essere più dinamici nel processo di sviluppo del marchio, mentre le società più grandi e "più vecchie" sono più statiche. Per lo più hanno lo stesso modo di comunicare con i clienti per molti anni. Le start-up sono più consapevoli della necessità di concentrarsi interamente sull'utente e di adattare la comunicazione alle esigenze dei clienti. Le start-up stanno cercando di offrire agli utenti un'esperienza emozionale unica, rendendo gli utenti più consapevoli del marchio.

Dobbiamo comprendere l'approccio dell'imbuto nel processo di sviluppo del marchio (SBFunnel) come approccio dinamico, come un anello, attraverso il quale entriamo e riadattiamo sempre tutti i elementi del marchio. L'approccio di canalizzazione è proprio a causa di queste dinamiche adattate alle start-up. Il ciclo costringe un imprenditore a soddisfare continuamente, solo un tale miglioramento può portare al successo. Attraverso il ciclo, la comunicazione ha luogo a due vie, dall'imprenditore all'acquirente e viceversa.

Il concetto, che rappresenta il processo di sviluppo del marchio, consiste in quattro fasi: ricerca, sviluppo, implementazione, certificazione e valutazione. La figura 2 mostra i cinque elementi del marchio (visione come un elemento fondamentale; elementi contestuali (industria, concorrenza, io, utenti), gli elementi dello sviluppo (storia, elementi visuali), gli elementi di implementazione (brand developmnet, comunicazione, canali) e gli elementi di confermazione/validazione (valore) e gli elementi che gli compongono. Tutti questi elementi sono necessari nel modello di canalizzazione per il funzionamento del ciclo.

Figura 2: Gli elementi del marchio

Fonte: Konečnik Ruzzier e Ruzzier, 2015.

 Il punto di partenza dell'intero processo di sviluppo del marchio è la visione. Senza una visione, un imprenditore non può iniziare la sua strada. Avere una visione significa comprendere il significato del marchio, sapere quali sfide chiave (tecnologiche, sociali, ambientali ...) risolverà l’azienda nei prossimi cinque o dieci anni e quale sarà il ruolo e l'impatto del tuo marchio entro cinque anni. Avere una visione significa anche sapere che giocatore importante diventerete dopo un certo periodo di tempo.

 Gli elementi contestuali includono i seguenti elementi il settore, concorrenza, sé e utenti. Il elemento settore significa conoscere le tendenze nel proprio settore e come utilizzare queste tendenze. È importante conoscere i principali concorrenti nei segmenti chiave della tua attività e bisognia analizzare cosa puoi fare meglio o in modo diverso rispetto alla concorrenza in modo che il gruppo di clienti chiave lo apprezzi. Devi prendere provvedimenti per posizionarti meglio dei tuoi concorrenti, ma devi anche essere in grado di comunicare questo vantaggio. Un elemento importante dei elementi contestuali sono i utenti. Devi conoscere il loro dolore, per questo è necessario stabilire un dialogo con loro e scoprire cosa pensano della tua idea e del tuo marchio. Il elemento “sé” significa l'intero team di persone che insieme cercano di sviluppare un marchio di successo. La conoscenza del “sé”  significa conoscere i vantaggi e gli svantaggi dell'azienda, essere consapevoli della disponibilità delle risorse, conoscere il volume delle risorse finanziarie che si possono dedicare allo sviluppo del marchio e conoscere la forza della propria rete aziendale. La squadra deve avere le conoscenze appropriate, più è eterogenea, meglio è.

 Nella fase che chiamiamo sviluppo, una storia deve essere formata e presentata con diversi elementi visivi (nome, slogan, logo, dominio). Il marchio è il punto di partenza per sensibilizzare i consumatori sul tuo marchio, quindi è molto importante. Quando si sceglie un nome, bisogna considerare quanto sia facile da memorizzare, il significato, la simpatia del nome la protezione. Il logo e il packaging influenzano la percezione del marchio tra i tuoi utenti target, perciò devono essere utilizzati per mostrare il nucleo del marchio. La confezione è quella che nella maggior parte dei casi rappresenta il primo contatto del tuo marchio con il consumatore e spesso influenza la decisione di acquisto. Il ruolo dello slogan è presentare l'identità del marchio e portare il messaggio che vuoi dare ai tuoi utenti. La storia è una parte invisibile del marchio, quindi gli elementi visivi sopra menzionati con cui si presenta una storia sono molto importanti. Oltre agli elementi visivi, l'identità del marchio è importante anche per la creazione di una storia, questa sostiene di caratteristiche, vantaggi, valori, cultura, relazioni e prezzi. La storia dovrebbe includere le informazioni sulle funzionalità chiave del marchio, la differenza dai concorrenti, i vantaggi del marchio, valori, tratti di personalità, l'unicità degli elementi del marchio, il rapporto tra il marchio e i prodotti dell'azienda / servizi sull'origine della marca, e altro ancora. Progettare una storia che spiega tutto il marchio è un processo impegnativo e sono necessarie molte conoscenze ed esperienze. Una buona storia racconta all'utente cosa vende l’azienda, a chi vende, cosa è diverso dai suoi concorrenti e qual è l'identità del marchio all'interno dell'azienda. Fai che la storia sia unica.

 Nella fase di implementazione, è necessario costruire il marchio in azienda, definire modalità di comunicazione e selezionare i canali, attraverso i quali l'idea del marchio si diffonderà oltre l'azienda. Per costruire un marchio all'interno di un'azienda, ci deve essere una cultura, valori e norme specifici all'interno dell'azienda. L'ambiente deve essere creativo e dare ai dipendenti un incentivo sufficiente per partecipare allo sviluppo del marchio. Gli autori ritengono che negli ultimi tempi, e specialmente nelle start-up, vengano utilizzate principalmente strategie di marketing, che sono ampiamente adattate agli utenti finali. La comunicazione di marketing è cambiata e spesso vengono utilizzati strumenti come marketing bocca a bocca, marketing interattivo, pubbliche relazioni, pubblicità, vendite personali, marketing diretto. L'obiettivo di ogni start-up è, ovviamente, trovare la combinazione più adatta e conveniente di strumenti pubblicitari innovativi e, soprattutto, è necessario selezionare diversi strumenti, come quelli utilizzati dai marchi concorrenti.

 Nella fase di validazione e valutazione, il marchio deve essere valutato e il suo valore determinato. Un noto valore del marchio aiuta a trovare la risposta alla domanda su come gli utenti percepiscono il marchio e quale sia la percezione del marchio. La consapevolezza del marchio deve essere valutata, questo ci dice quanto il marchio è presente nelle menti degli utenti. I autori Konečnik Ruzzier e Ruzzier propongono alle aziende di chiedere agli utenti la loro percezione del marchio e aiutarli con associazioni riflessive. Gli autori sottolineano l'importanza della percezione della qualità e suggeriscono che l’azienda in fase di validazione si adattati alla situazione e secondo le specifiche desiderate decide quali metodi e strumenti saranno utilizzati per la validazione e la valutazione del marchio dal punto di vista degli utenti. Il processo di convalida non può mai essere completato, anche dopo che il marchio è stato immesso sul mercato. Allo stesso tempo, proviamo a valutare anche l marchio. La convalida e la valutazione dovrebbero essere intese come processi complementari, insieme aiutano a comprendere le informazioni ottenute dai consumatori.

 L'uso del framework SBFunnel è un approccio innovativo allo sviluppo del marchio. Con il suo dinamismo, una visione bidimensionale e un ciclo infinito significano un passo avanti rispetto ai modelli statici di sviluppo del marchio.

 

 

 

 

 

 

Supporting cluster marketing and branding Odpri
Ultima modifica: 03.02.2020

TACTICS (Transnational Alliance of Clusters Towards Cooperation Support Support) è una federazione internazionale che collega sette leader nazionali / cluster regionali, vale a dire VINNOVA (SE), TMG Alta Austria (AT), Manchester Metropolitan University (Regno Unito), la navigazione interna Agenzia per le Fiandre (BE), Veneto Innovazione (IT) e PARP (PL). Tattiche Guida è che il clustering contribuisce al successo di un ambiente favorevole per l'innovazione, per il rinnovo dell'industria europea, di integrare le PMI nei vari programmi di ricerca e programmi che incoraggiano l'innovazione, cluster svolgono un ruolo importante nelle strategie di specializzazione intelligente, in particolare il cluster più facile per raggiungere la competitività nei processi di internazionalizzazione. A causa delle loro dimensioni, i cluster sono più evidenti e attraenti (Tactis, 2012).

 In Europa, la nuova forma di nuovo cluster, il che significa che anche clsutri competere nel mercato globale, così dovrebbe cercare di adoperarsi per l'eccellenza e l'unicità. In un ambiente così competitivo e dinamico, i cluster devono differenziarsi, ed è per questo che hanno iniziato a concentrarsi sul marketing, sulle strategie di marketing e sullo sviluppo del marchio.

Per diventare competitivi a livello internazionale, il cluster dovrebbe essere interessante per gli stakeholder esterni, sia per gli individui con competenze e competenze appropriate che per gli investitori. Allo stesso tempo, i cluster dovrebbero essere interessanti per gli stakeholder interni al fine di voler anche rimanere connessi nel cluster. Il marketing e il marchio sono quindi diventati fattori chiave nel processo di competitività e crescita del cluster. Le strategie di sviluppo del marchio devono essere uniformi tra tutti i partner del cluster.

 Ciò certamente aumenta le opportunità e la visibilità. Marchi forti forniscono una più robusta e proficua collaborazione, la visibilità al di fuori del cluster, il mercato in modo più efficace raggiungere, ridotto il trasferimento di tecnologie tempo, un accesso più rapido e più coerente ai risultati della ricerca, ridurre alcuni costi, l'accesso maggiore partner fedeltà più veloce alle risorse economiche, l'occupazione i migliori talenti, minori costi di comunicazione. I cluster di successo e le loro efficaci strategie di marketing portano benefici alle regioni e ai paesi in quanto contribuiscono all'immagine di un'area. Le regioni e i paesi hanno un forte interesse per l'esistenza di marchi efficaci di tali cluster di successo in quanto sono di grande beneficio per l'intera regione e il paese. Rappresentano una vera calamita per individui di talento, aziende e investitori e hanno un effetto moltiplicatore su opportunità e risorse.

 Il punto di partenza nel processo di sviluppo del marchio è la definizione dell'identità (attributi chiave e valore unico per il cliente) clustra. Usando il marchio, posizionerai il cluster tra gruppi target e stakeholder. Un marchio indica un gruppo di prestazioni all'interno del cluster da parte di membri e prestazioni al di fuori del cluster da parte di clienti, aziende e altri soggetti interessati. Pertanto, tutti questi gruppi dovrebbero essere inclusi nel processo di sviluppo del marchio. Il coinvolgimento di tutti i membri del cluster è essenziale, poiché sentiranno solo che i loro bisogni e desideri sono ascoltati e integrati nell'identità e nei valori del marchio. Questo è importante per due ragioni. In primo luogo, il marchio è stato progettato in conformità con tutti i membri, e in secondo luogo, l'unica via da tutti i membri prendere la propria, che porterà alla coerenza e la cooperazione di tutti i membri nel processo di consolidamento del marchio.

 Dopo aver deciso l'identità del marchio nel cluster, hanno bisogno di aggiungere una personalità e definire il suo messaggio. Dal momento che i cluster sono di solito incorporati in un certo ambiente e per loro non c'è il supporto per questo ambiente, abbiamo bisogno di essere in procinto di sviluppare una strategia di marketing del marchio di prendere in considerazione e ha sviluppato il territorio contrassegno, dove si trova il cluster. Tutti questi marchi dovrebbero essere armonizzati, in quanto ciò può impedire la confusione tra i messaggi delle singole marche.

Figura 1: Livelli del marchio

 

 

Fonte: Tactics 2012, p 22

I concetti con cui aiutiamo nel processo di sviluppo del cluster di marchi sono di solito gli stessi dello sviluppo di marchi di singole società, ma solo in alcuni elementi sono adattati ai cluster. Questo aggiustamento a volte non è così facile come sembra. Mentre ammonta sviluppo a un marchio per un particolare prodotto o servizio gestito da una sola società, abbiamo bisogno di sviluppare e poi a marchio Cluster gestione includiamo vista su un gran numero di giocatori, in cui ciascuno di essi può preferisce una strategia di marketing diverso. Da un lato, di fronte lo stesso problema di multinazionali, che deve decidere una strategia che sosterrà l'intero marchio aziendale, allo stesso tempo mantenere l'identità e consolidare il valore del marchio di tutte le loro linee e prodotti. Se la forza dei membri del cluster è già elevata sul mercato, è meglio formare un marchio di cluster in modo che tutte le marche dei singoli membri siano evidenziate. Tuttavia, quando i cluster sono per lo più piccole e medie imprese, è meglio sviluppare una nuova marca di cluster. A volte è ancora più efficace prendere la via di mezzo.

Una volta che il concetto di marca (compresa l'identità e i valori chiave che comunica) è progettato e adottato tra i suoi membri, è necessario decidere come utilizzare questo marchio ora. È necessario un piano di marketing, devono essere definiti obiettivi, gruppi target, canali di comunicazione e attività promozionali. Il piano di marketing funge anche da strumento per la gestione dei fondi destinati a tali attività, nonché per il monitoraggio dei termini. I gruppi target sono rappresentati da membri esistenti e potenziali nuovi membri del gruppo, investitori, proprietari, responsabili politici, media, potenziale nuovo personale e partner. Normalmente, per ciascun gruppo target dovrebbero essere determinate diverse attività e canali di comunicazione.

 Probabilmente siamo d'accordo che è meglio competere con la competizione globale se siamo connessi in qualsiasi rete o cluster. E i cluster devono combattere in questo gioco. Inoltre, i cluster devono concentrarsi sulla dimensione culturale della globalizzazione nelle loro strategie di marketing. I cluster devono essere consapevoli del fatto che hanno bisogno di nuovi concetti che affrontino le tendenze globali utilizzando le specifiche locali. Devono tenere conto delle seguenti linee guida:

- allocazione intelligente ed efficace delle risorse per il marketing e il branding

- Valorizza i marchi territoriali

- assicurare la partecipazione di tutte le parti interessate al processo di sviluppo del marchio

- promuovere l'uso di una nuova generazione di strumenti di comunicazione.

 

 

 

 

 

 

Value preposition design Odpri
Ultima modifica: 03.02.2020

Soddisfare le esigenze dei clienti è un processo che si svolge continuamente in tutte le fasi del ciclo di vita dell'azienda. A tal fine, sono stati sviluppati diversi approcci per consentire agli imprenditori di identificare con successo le esigenze dei segmenti target e formulare un'offerta che soddisfi al meglio queste esigenze. Kanvas offre valore, gli autori di Osterwalder, Pigneur, Bernard, Smith e Papadakos (2014), è uno di questi strumenti ed è presentato in maggior dettaglio di seguito.

Kanvas Value Offering è uno strumento sviluppato per supportare gli imprenditori nello sviluppo e nel miglioramento del valore del valore dell'azienda e quindi nella massimizzazione delle esigenze dei segmenti target. L'approccio offerto da Kanvas offre valore appropriato per gli imprenditori principianti che stanno avviando un nuovo progetto, nonché per i project manager di un'azienda creata all'interno di un'organizzazione esistente.

 Lo strumento è composto da due parti. La prima parte rappresenta il profilo dell'acquirente in cui l'azienda presenta la sua comprensione e la visione del cliente. Nella seconda parte, chiamata la mappa dei valori, la società descrive come creerà valore per il cliente. Un'offerta di valore può essere definita come una serie di vantaggi che l'acquirente può aspettarsi dal prodotto o servizio dell'azienda selezionata. Da una parte di Kanvas abbiamo una fornitura che siamo progettati per acquisire clienti e, dall'altra parte, le caratteristiche dell'acquirente, che abbiamo elaborato ipotizzando, osservando e convalidando il mercato. Quando l'offerta di valore è coerente con il profilo dell'acquirente, viene raggiunta la conformità ("fit") tra le due parti di Kanvas. A quel tempo, i prodotti e i servizi dell'azienda creano modi per alleviare il dolore ei benefici che sono coerenti con le attività, i dolori e i benefici che sono importanti per l'acquirente.

 Profilo del cliente

 Il profilo del cliente (segmento) in modo strutturato mostra lo specifico segmento di destinazione nel modello di business della società. La presentazione del profilo acquirente comprende tre elementi: 1) compiti, 2) dolore e 3) benefici (Figura 1). L'obiettivo di creare un profilo cliente è visualizzare i singoli elementi rilevanti per il segmento di destinazione. Il risultato di questa attività è mostrare il profilo dell'acquirente su un lato.

 Figura 1: Profilo del cliente

 Fonte: Osterwalder, Pigneur, Bernarda, Smith e Papadakos, 2014

 Le attività del cliente comprendono le attività che l'acquirente desidera svolgere durante un ufficio o nel tempo libero. Possono essere i compiti che desidera realizzare o finire, i problemi che vuole risolvere o le esigenze che desidera soddisfare. Nell'analisi dei compiti, è sempre necessario procedere dal punto di vista dell'acquirente e delle sue priorità. Le attività possono essere classificate in attività funzionali, sociali, personali / emotive e di supporto:

  • Parliamo di compiti funzionali nei casi in cui i clienti desiderano svolgere un compito specifico, risolvere un certo problema (mangiare sano, scrivere un rapporto, ecc.).
  • Parliamo di affari sociali quando i nostri clienti vogliono apparire belli o acquisire forza e status. I compiti appartenenti a questo gruppo descrivono come il nostro cliente desidera che il suo ambiente sia percepito (ad es. Tendenze come acquirente, competenza come esperto, ecc.).
  • Quando un cliente cerca uno stato emotivo specifico (ad esempio, benessere, sicurezza - riconciliazione con una decisione di investimento, sicurezza del lavoro), stiamo parlando di personale o compiti emotivi.
  • Durante la ricerca per l'acquirente del valore svolge anche attività di supporto derivanti dai suoi tre ruoli: 1) valore per il cliente (l'acquirente di acquistare, confrontare le offerte differenti, tra i quali agisce, in attesa in fila per fare un acquisto, l'acquisizione di beni, etc.), 2) co-creatore di valore (attività relative alla creazione di valore con la società - i commenti / recensioni su prodotti e servizi, la partecipazione alla progettazione del prodotto, ecc), 3) la trasmissione dei valori (compiti connessi al completamento del ciclo di vita offre un valore - unsubscribe, scartando il prodotto , rivendita, donazione, ecc.).


Gli ordini del cliente di solito variano a seconda del contesto in cui vengono creati (la visita al cinema è diversa a seconda di cosa andiamo al cinema - con i bambini o con il partner). Va inoltre notato che tutte le attività non sono ugualmente importanti per tutti i clienti. Per alcuni, alcuni compiti saranno irrilevanti, altri lavoreranno in relazione al lavoro più importanti di quelli nella vita privata, ecc. È fondamentale identificare le attività rilevanti per il nostro segmento di destinazione.

Il dolore dell'acquirente illustra tutto ciò che disturba l'acquirente prima di esibirsi, durante o dopo l'esecuzione di un determinato lavoro, semplicemente impedendogli di fare il lavoro. Il dolore comporta il rischio che il risultato del nostro lavoro sia cattivo o cattivo. il lavoro non può essere completato.

Il dolore può essere classificato in tre classi:

1) Rsultati, problemi e caratteristiche indesiderati Il dolore può essere funzionale (la soluzione non funziona, non funziona bene, ha effetti collaterali negativi, ecc), emozionale (sentirsi male a fare qualcosa), ausiliario (disaccordo legati alla visita di un negozio per acquistare il prodotto). Ciò include anche proprietà indesiderate (come cattiva progettazione).

2) Ostacoli. Ciò include tutto ciò che impedisce al cliente di svolgere il lavoro o il lavoro. rallenta (ad esempio, mancanza di tempo, soluzione troppo costosa, ecc.).

3) Rischi o rischi. risultati indesiderati. Qui ci chiediamo cosa può essere sbagliato o no. che può avere conseguenze negative (ad esempio perdita di credibilità quando si utilizza una particolare soluzione, ecc.).

Allo stesso modo, l'importanza delle singole attività varia da cliente a cliente, quindi il grado di dolore varia tra i clienti. Questo può essere solo estremo o moderato.

 I vantaggi per il cliente comprendono i risultati e i vantaggi che il cliente desidera ricevere. I vantaggi includono utilità funzionale, benefici sociali, sentimenti positivi o risparmi in denaro. Possono essere classificati in quattro gruppi:

1) Vantaggi richiesti. Questi sono i vantaggi senza i quali la soluzione non funzionerebbe. Ad esempio, lo smartphone deve essere in grado di effettuare chiamate.

2) Benefici attesi. Questi sono benefici relativamente basilari che ci aspettiamo dalla soluzione, sebbene non siano necessari. Ad esempio, Poiché Apple ha progettato l'iPhone, ci aspettiamo che il telefono abbia un design piacevole e un aspetto gradevole.

3) I benefici desiderati. Questi sono benefici che vanno ben oltre le nostre aspettative, ma siamo felici se possiamo riceverli. Ad esempio, Vogliamo che il nostro smartphone sia connesso ad altri dispositivi.

4) Vantaggi inaspettati. Questi sono benefici che vanno al di là delle nostre aspettative e desideri. Ad esempio, touch screen - prima di lanciare il touch screen su Apple, nessuno ci pensava come parte integrante dello smartphone.

Proprio come il tasso di dolore è diverso da quello dell'acquirente al compratore, così anche i benefici sono di diversa importanza per gli acquirenti: possono essere cruciali o semplicemente "belli da avere" ("essenziale" o "bello da avere").

Quando si crea un profilo cliente, è necessario attenersi alla seguente procedura:

1) Seleziona un segmento cliente. Seleziona il segmento di clienti che desideri profilare.

2) Definire le attività del cliente. Chiedi quale tipo di attività / attività desidera il tuo acquirente. Scrivi ogni lavoro su un biglietto post-it.

3) Determina il dolore del compratore. Che tipo di dolore hanno i tuoi clienti? Indica il maggior dolore possibile, compresi ostacoli e rischi.

4) Definire i vantaggi del cliente. Quali sono i risultati e i vantaggi che il compratore desidera ottenere? Fornire tutti i benefici possibili.

5) Ordina compiti, dolori e benefici in base all'importanza secondo il cliente. Ordina compiti, dolori e benefici nelle colonne, con i compiti più importanti nella parte superiore della colonna, il dolore più estremo e i migliori vantaggi chiave. Nella parte inferiore della colonna dovrebbero esserci compiti meno importanti, dolori moderati, benefici "belli da avere".

Gli errori più comuni nel creare un profilo acquirente sono i seguenti:

  • integrazione di più segmenti di clienti in un unico profilo,
  • sostituzione delle attività con i risultati,
  • concentrandosi esclusivamente sui compiti funzionali e sull'incuria dei compiti sociali ed emotive,
  • determinare compiti, dolore e benefici dal punto di vista del valore dell'azienda,
  • identificare il numero insufficiente di compiti, dolori e benefici.
  • Descrizione troppo generale del dolore e dei benefici.


Di seguito è riportata una mappa di valori.

Mappa (offerta) valori

La mappa dei valori in modo strutturato mostra le caratteristiche di un'offerta di valore specifica all'interno del modello di business dell'azienda. Colloca l'offerta di valore su prodotti e servizi, amanti del dolore e creatori. L'obiettivo della creazione di una mappa del valore è descrivere esplicitamente in che modo i prodotti e i servizi di un'azienda generano valore. Il risultato di questa attività è presentare un'offerta di valore su un lato.

L'immagine sotto mostra tre elementi della mappa dei valori: 1) prodotti e servizi, 2) creatori di benefici e 3) modi per alleviare il dolore.

 Figura 2: Mappa dei valori

Fonte: Osterwalder, Pigneur, Bernarda, Smith e Papadakos, 2014

 Prodotti e servizi rappresentano l'offerta dell'azienda. È un elenco di tutti i prodotti e servizi su cui si basa il valore. Questo insieme di prodotti e servizi aiuta il cliente a svolgere compiti funzionali, sociali o emotive, aiutandoli a soddisfare i bisogni di base. Prodotti e servizi non creano ancora valore. Il valore viene creato quando prodotti e servizi risolvono le attività, il dolore e i benefici desiderati di uno specifico segmento di destinazione. L'elenco di prodotti e vantaggi può anche includere attività di supporto dell'azienda, che supportano il cliente nello svolgimento di varie applicazioni (ruolo del cliente - confronto delle offerte, ruolo di co-creatore - progettazione del prodotto, ruolo del laptop - rimozione del prodotto).


L'offerta di valore è composta da quattro gruppi di prodotti e servizi:

1) Fisico / tangibile (ad es. Manufatti)

2) Inaccettabile (ad es. Diritti d'autore, attività post vendita)

3) Digitale (ad esempio download di musica, consigli online)

4) Finanziario (es. Fondi di investimento, assicurazione)


È importante ricordare che non tutti i prodotti e i servizi hanno lo stesso significato per il cliente. Alcuni prodotti e servizi sono fondamentali per offrire valore, altri sono "belli da avere" e "belli da avere".

Gli antidolorifici mostrano come i prodotti e i servizi dell'azienda allevia il dolore specifico dei clienti. Indicano in che modo la società intende rimuovere o ridurre le preoccupazioni selezionate che gravano sull'acquirente tra prima, durante e dopo l'esecuzione di un determinato lavoro, gli impediscono di fare il lavoro. Le migliori offerte di valore si concentrano solo sul dolore del cliente più importante (estremo). Invece di affrontare tutti i dolori del cliente, preferiscono concentrarsi sui più importanti ed eliminarti nel modo migliore.

Allo stesso modo, quando si ordina il dolore da una più importante a una meno importante, l'azienda può classificare gli analgesici sulla loro importanza per l'acquirente ("essenziale" o "bello da avere").

I creatori di benefici mostrano come prodotti e servizi generano vantaggi per il cliente. Sono una panoramica di come l'azienda intende modellare le soluzioni e i benefici che i clienti richiedono, aspettano o vogliono. Quest'ultimo si riferisce a utilità funzionale, benefici sociali, sentimenti positivi e risparmi in denaro. Con i creatori, la società non ha bisogno di affrontare tutti i benefici identificati dal profilo dell'acquirente, ma solo quelli più importanti per l'acquirente, dove prodotti e servizi possono essere differenziati dagli altri ("essenziale" vs. "bello avere").

Di seguito sono riportati i passaggi della sequenza per la creazione di una mappa di valori:
1. Fornire un elenco di prodotti e servizi. Elenca tutti i prodotti e servizi all'interno della tua offerta esistente.

2. Identificare i modi per alleviare il dolore. Annota come attualmente i tuoi prodotti e servizi mentono ai clienti per alleviare il dolore rimuovendo risultati indesiderati, ostacoli o rischi. Utilizzare un ticket post-it per ciascuna modalità.

3. Identifica i benefici dei creatori. Spiega in che modo i tuoi prodotti e servizi generano attualmente i risultati attesi o desiderati e i vantaggi per i clienti. Utilizza un ticket post-it per ciascun creatore a beneficio.

4. Ordina per rilevanza. Ordina prodotti, servizi, modi per alleviare il dolore e i creatori di benefici in base alla loro importanza per l'acquirente.

Gli errori più comuni nella mappatura della mappa sono i seguenti:

  • elencando tutti i prodotti e i servizi dell'azienda, anziché solo quelli che sono collegati a un segmento specifico di clienti,
  • il posizionamento di prodotti e servizi tra gli operatori del dolore e i beneficiari,
  • determinare il dolore e i buffer di beneficio che non sono correlati al dolore e ai benefici del segmento target,
  • (non realistico) cercare di far sì che l'azienda affronti tutti i problemi e i benefici del cliente.


La tela offre valore

La coerenza tra la mappa e il valore del profilo di committente (Figura 3) si ottiene quando i clienti entusiasti di offerta dell'azienda, che si verifica quando un valore offrendo società affronta i compiti importanti allevia il dolore estremo e la creazione di benefici chiave che sono importanti per il cliente. Raggiungere un equilibrio tra le due parti di Kanvas è un compito estremamente impegnativo ed è la base per creare un'offerta di valore in un'azienda.

 Figura 3: Value preposition canvas

Fonte: Osterwalder, Pigneur, Bernarda, Smith e Papadakos, 2014

 
L'obiettivo di determinare la coerenza tra l'offerta di valore e il profilo dell'acquirente è verificare che la società in effetti affronta questioni importanti per l'acquirente. I risultati di questo processo sono l'associazione di prodotti e servizi dell'azienda con gli affari, i dolori e i benefici dell'acquirente.

 

Nel determinare la conformità, tutti gli esperti del dolore e i beneficiari identificati dovrebbero essere analizzati (uno per uno) e controllati se corrispondono a compiti, dolori e benefici precedentemente identificati dell'acquirente. Ogni articolo che corrisponde al profilo dell'acquirente è contrassegnato in modo appropriato. Se la corrispondenza tra l'elemento e il profilo non viene trovata, significa che l'elemento selezionato non porta valore al cliente.

 Esistono tre tipi di conformità:
1. Problemi e soluzioni corrispondenti. Quest'ultimo è raggiunto quando stabiliamo (e dimostriamo) quali compiti, dolori e benefici sono importanti per l'acquirente. Quando una società forma un'offerta che si rivolge esattamente a questi elementi, il problema e la soluzione sono coerenti.
2. Abbinamento della soluzione e del mercato. Quest'ultimo risultato si ottiene quando i nostri prodotti / servizi, i nostri specialisti del dolore e i creatori beneficiano di benefici per i nostri clienti e aprono la strada al mercato.
3. Abbinare il modello di business. Una volta che hai la conferma che il valore dell'offerta può diventare parte di un modello di business redditizio.

Lean Branding, Creating Dynamic Brands to Generate Conversion Odpri
Ultima modifica: 03.02.2020

L'approccio a uno sviluppo del marchio più vivace (Busche, 2014) si basa sul riconoscimento che il marchio è simile a quello dei prodotti, vale a dire che non sono mai definitivi. Devono costantemente cambiare e adattarsi in base ai cambiamenti nel mercato.

 I marchi non sono solo un insieme di caratteristiche specifiche, ma rappresentano molto di più. I marchi sono dinamici e devono essere in grado di rispondere rapidamente e adattarsi alle mutevoli esigenze e necessità dei clienti. Lo sviluppo snello dei marchi si sforza di creare il cosiddetto. marchi di camaleonte. Le caratteristiche dei marchi chameleon sono le seguenti:

  • Verifica e personalizzazione di ipotesi,
  • attività snella orientata all'innovazione,
  • azione agile,
  • camuffamento per la sopravvivenza.

 

Come cambia la percezione del consumatore di se stesso (i suoi ideali, desideri, bisogni, paure, aspirazioni, ecc.), Anche il marchio deve essere cambiato. La missione del marchio è aiutare il cliente ad avvicinarsi alla persona che desidera diventare.

 Le aziende di solito non si lanciano sul mercato del prodotto finito, ma lo sviluppano e lo completano gradualmente in base al feedback ricevuto dai clienti. I prodotti sono costantemente adattati ai desideri e ai bisogni modificati dei segmenti target. Lo stesso vale per i marchi, che devono anche impegnarsi per un costante adattamento e sviluppo. A causa di quest'ultimo, nello sviluppo dei marchi, stiamo parlando di una continua iterazione tra le tre attività: 1) sviluppando (facendo), 2) misurando (misurato) e 3) apprendendo (cognizione) (Figura 1).

 Figura 1: Lean Branding

 

Fonte: Busche, 2014.

 

Lo strumento di sviluppo snello del marchio mostra 25 elementi componenti del marchio. Il processo inizia con lo sviluppo di un marchio. Non appena possibile, la prima versione del marchio dovrebbe essere sviluppata, commercializzata sul mercato e identificata le linee guida per il suo ulteriore sviluppo.

Il primo passo nel processo di sviluppo del marchio è creare una storia. I marchi sono un mezzo per consentire ai consumatori di avvicinarsi a ciò che vogliono diventare in futuro. Per questo motivo, la storia è essenziale nel processo di design del marchio. Gli elementi della storia sono i seguenti:

  1. Nome (come ti chiami?)
  2. Posizionamento (come puoi usare me?)
  3. Promessa (cosa prometti che farai per me?)
  4. Persone (cosa voglio / voglio da te?)
  5. Esperienza utente (cosa ottengo accanto al prodotto?)
  6. Personalità (chi sei?)
  7. Strategia dei prezzi (quanto mi costerà?)

 

La domanda chiave a cui la società deve rispondere è la seguente: "Perché l'acquirente dovrebbe decidere per me?". Posizionando, la società identifica il luogo che desidera occupare con i consumatori e deve essere più veloce della concorrenza. Quando si progetta un posizionamento, l'azienda può aiutare con le seguenti domande:

  • Chi sono i nostri segmenti target?
  • Quali preferenze del consumatore saranno indirizzate al marchio?
  • Quali fattori costringeranno i consumatori a comprare da noi?
  • Chi è il nostro principale concorrente?
  • Cosa ci rende diversi dal nostro concorrente?


La società ha un forte posizionamento sul mercato davanti ai suoi concorrenti. Il posizionamento dovrebbe essere comunicato ai consumatori con una singola frase (vale a dire, promesse), con la quale cattureremo l'essenza del nostro valore. Questo è il motivo per cui i consumatori tornano da noi (es. Subway - "Mangia fresco"). Ogni storia ha bisogno di persone con problemi reali. A questo scopo, le aziende hanno inventato persone con bisogni e desideri reali, che contribuiscono allo sviluppo di tutto ciò che il marchio presenta, crea e comunica. Attraverso la costruzione di storie intorno a queste persone, i consumatori sono più facilmente identificabili con il marchio. Il marchio deve esprimere la personalità dell'azienda, in quanto è l'unico modo in cui il consumatore si identifica con il marchio.

Il secondo passo nello sviluppo di una storia è la creazione di simboli che combina i seguenti elementi:

  1. Logo
  2. Tavolozza dei colori
  3. Tipografia
  4. Immagini
  5. Biglietto da visita
  6. Presentazione del marchio su un lato
  7. Presentazione di lucidi

 

Se un'azienda vuole influenzare in modo efficace la percezione del marchio da parte del consumatore, deve essere in grado di applicare strategicamente questi elementi. Ad esempio, scegliere una tavolozza di colori è fondamentale perché può incoraggiare o scoraggiare il consumatore dall'acquisto. Allo stesso modo, il logo, il biglietto da visita e la selezione dei caratteri, che co-creano la prima impressione del consumatore.
Il terzo passo nella creazione di un marchio di successo è creare una strategia di comunicazione. La storia e i simboli sono destinati ad essere comunicati ai loro consumatori attraverso vari canali. I componenti della strategia di comunicazione sono i seguenti:

  1. Commercializzazione di social network
  2. Pagine di destinazione
  3. Ottimizzazione del sito
  4. Content marketing
  5. Pubblicità a pagamento
  6. Email marketing
  7. Video
  8. Sistema di valutazione
  9. Pubbliche relazioni
  10. Ottimizzazione del processo di acquisto
  11. Partnership di branding


I componenti sopra menzionati di una strategia di comunicazione sono i modi in cui un'azienda può comunicare

 

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